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Il centro urbano si veste di luci
ALBANELLA (SA). Luci e colori per tre giorni all’insegna del divertimento e della tradizione con gli occhi puntati sull’artigianato ed enogastronomia natalizia.
Al via il prossimo 16 dicembre i “Mercatini di Natale” organizzati dalla Asd Albanella, presieduta da Ahmad Abdallah, e patrocinati dal Comune di Albanella, guidato dal sindaco Renato Josca.
Un percorso di 400 metri, abbellito con caratteristiche luminarie natalizie, che si snoda proprio al centro del borgo lbanellese e collega la piazza del Poliambulatorio con quella di via Roma.
L’area mercatini sarà allestita presso il oliambulatorio, con oltre 50 stand dedicati all’artigianato locale. Lungo il percorso, invece, saranno collocati gli stand astronomici, che proporranno dolci natalizi e tipicità del territorio.
Lungo la caratteristica scala in pietra, che collega via Roma dal Tabacchino Cortazzi all’ambulatorio, sarà invece allestito un presepe vivente.
Nella piazza parcheggio di via Roma, infine, prenderà vita il villaggio di Babbo Natale, con addobbi, regali, spettacoli e tanti giochi per i più piccoli.
Gli stand apriranno i battenti alle 17, mentre domenica 18 dicembre, giornata conclusiva dell’evento, resteranno aperti per tutto il giorno a partire dalle 10.
Alla tre giorni è abbinata anche la “Lotteria dei mercatini”, cinque i premi in palio e per il primo classificato uno splendido presepe artigianale realizzato dall’albanellese Nicola Casalaspro.
A fare da cornice a questo evento unico nel suo genere, le più belle musiche della tradizione natalizia trasmesse in filodiffusione lungo tutto il percorso.
Non mancate divertimento e allegria assicurati.
Oltre alla degustazione delle bontà enogastronomiche natalizie per i più golosi.
Il Fiume Sarno ancora ostaggio di scarichi, rifiuti, pesticidi e consumo di suolo. Presentati risultati di Goletta del Sarno
SARNO (SA). Il fiume Sarno continua a versare in uno stato di forte sofferenza causato da scarichi di reflui urbani e industriali non depurati, inquinamento da fertilizzanti e pesticidi dell’agricoltura e difese naturali ridotte ai minimi termini. E se qualche risultato si intravede all’orizzonte, resta ancora tanto da fare considerato che ancora oggi più del 55% della popolazione che risiede nell’area non è servita da un impianto di depurazione. A conferma delle criticità ancora presenti i dati dei monitoraggi effettuati dai volontari di Legambiente: la metà dei punti campionati lungo l’asta principale del Sarno presentano criticità e l’80 per cento dei campionamenti lungo canali e corsi secondari presenta livelli di inquinanti considerevoli.
Legambiente rinnova quindi alla Regione Campania e agli enti preposti di avviare tutte le azioni per completare al più presto l’indispensabile rete di infrastrutture depurative e intraprendere controlli sempre più serrati contro chi continua a scaricare abusivamente.
Sono questi, in sintesi, i risultati delle indagini condotte da Goletta del Sarno, la campagna di monitoraggio del fiume Sarno, giunta alla sua terza edizione, promossa da Legambiente Campania e realizzata dal circolo Legambiente Valle del Sarno in collaborazione con la rete dei circoli Legambiente del Bacino del Sarno e il supporto tecnico della azienda Hach. Il dossier è stato presentato questa mattina presso il Dipartimento di Chimica e Biologia “Adolfo Zambelli” dell’Università degli Studi di Salerno nel corso di un seminario con gli studenti del Corso di laurea in scienze ambientali.
“I vari enti interessati al disinquinamento del Sarno hanno sicuramente proposto ambiziose soluzioni in questi anni, ma ad oggi è evidente che non solo non si riesce a porre un freno all’inquinamento del corso dell’acqua, ma neanche si è riuscito ad arrestare il consumo di suolo, il disordine insediativo e l’abusivismo edilizio che interessa l’area – dichiara Antonio Giannattasio, Segreteria Legambiente Campania -. Fermare i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano il Sarno è sicuramente una delle priorità, come quella di procedere alla bonifica delle falde contaminate. Occorre però finalmente adottare in modo sistematico e trasversale criteri di riqualificazione fluviale che orientino qualsiasi intervento in ambito fluviale, a partire dal Grande Progetto Sarno fino alle manutenzioni che a vario titolo si realizzano. Non servono gli interventi spot o le spesso dannose azioni post-emergenza, ma un approccio integrato che passa necessariamente anche per la formazione e la sensibilizzazione della cittadinanza e degli amministratori pubblici.”
A dimostrazione che la mancata depurazione resta ancora una delle principali cause di inquinamento di questo corso d’acqua vi sono i dati al 2015 di copertura del servizio. Tra lavori mai progettati, altri in corso o ancora da appaltare la situazione è tutt’altro che rosea: il servizio di depurazione copre infatti appena il 45% del carico inquinante, espresso in abitanti equivalenti (AE), che arriva dal territorio. In pratica vengono convogliati in impianti di depurazione soltanto i reflui corrispondenti a 900mila abitanti equivalenti sui circa due milioni dell’area. Comuni importanti (Pompei, Ottaviano, Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano, Striano, Terzigno, Corbara, San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Boscoreale, Casola di Napoli, Santa Maria la Carità) non sono ancora oggi serviti da nessun impianto di depurazione. Per diversi altri, invece, il grado di copertura non supera il 60% (Sant’Antonio Abate, Castel San Giorgio, San Marzano sul Sarno, Castellammare di Stabia e Gragnano) e per altri resta comunque inferiore all’80% (Mercato Sanseverino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Sant’Egidio del Monte Albino, Siano, Torre Annunziata e Trecase).
Eppure da tempo l’Europa richiama l’Italia ad avere corsi d’acqua in buono stato. Nel 2015 è scaduto il termine per il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla direttiva 2000/60, in termini di conseguimento (o mantenimento) del “buono stato ecologico” per tutti i corpi idrici.
“Ad oggi però circa il 60 per cento delle acque dei fiumi italiani si trova in uno stato di qualità insufficiente e un italiano su quattro non è servito da adeguata depurazione – sottolinea Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente –. I ritardi in questo settore costano multe salatissime all’Italia. Soldi che potrebbero essere spesi per mettere finalmente fine all’emergenza depurativa. Oggi, grazie alle legge sugli ecoreati, che prevede anche il reato di inquinamento ambientale, c’è finalmente un valido strumento per magistratura e forze dell’ordine, per contrastare chi continua a scaricare illegalmente. Serve però soprattutto la volontà politica, perché una corretta gestione della risorsa idrica deve prevedere azioni e strumenti precisi coinvolgano tutti gli attori interessati per poter arrivare a coniugare la qualità dei corpi idrici con la mitigazione del rischio e lo sviluppo socio economico delle comunità locali”.
Il monitoraggio svolto da Legambiente non vuole assolutamente sostituirsi o compararsi con quello realizzato dall’Arpac, unico soggetto in Campania titolato a valutare la qualità ambientale dei fiumi, attività che deve essere svolta secondo le articolate modalità definite dalle vigenti disposizioni di legge. Tuttavia, il monitoraggio realizzato consente di effettuare valutazioni utili per favorire la ricerca delle cause della contaminazione e promuovere interventi coerenti a conseguire sicurezza e qualità ambientale come previsto dalle Direttive “Acque” e “Alluvioni”. I campionamenti sono stati effettuati tra il 22 e il 25 agosto 2016.
Il primo e principale monitoraggio ha riguardato 21 prelievi di acqua lungo l’intero bacino del Fiume Sarno, compresi i torrenti Cavaiola, Laura e Solofrana utilizzando il LIMeco, un indice sintetico introdotto dal D.M. 260/2010 per la determinazione dello stato ecologico dei corsi d’acqua. Riguardo all’asta principale del Sarno, i campionamenti svolti in prossimità delle sue tre principali sorgenti nel comune di Sarno (Santa Maria a Foce, Mercato Palazzo e Santa Marina) danno risultati, con classi di qualità del LIMeco rispettivamente di elevato, scarso e buono. Peggiora la situazione rispetto allo scorso anno di Rio Palazzo, mentre Rio Santa Marina migliora rispetto allo scorso anno. Procedendo verso valle per i due punti di campionamento successivi di Striano, San Marzano lo stato è sufficiente; quello successivo di Scafati è scarso e peggiora ulteriormente a Pompei dove si rileva una classe di qualità “cattivo”. L’ultimo punto di campionamento alla foce del Sarno a Castellammare di Stabia è risultato “scarso” come lo scorso anno. Passando ai tributari, per il torrente Solofrana quest’anno sono stati campionati otto punti: il primo in località Bocche alle sorgenti del Solofrana ha una classe elevata. Nei punti successivi da Montoro a Nocera Inferiore si è rilevata una classe di qualità del LIMeco attestata su “scarso”, ad eccezione dei punti in località San Vincenzo e Piazza del Galdo di Mercato S. Severino che è risultata invece “sufficiente”. Effettuato anche il campionamento delle acque del torrente Laura a Montoro, per entrambi i campioni prelevati lo stato di qualità è “buono”. Per la Cavaiola il primo punto di campionamento a Cava dei Tirreni è risultato cattivo mentre per il secondo a Nocera Superiore è stata registrata l’assenza di acque. Infine è risultato con un indice “cattivo” il primo punto sull’Alveo Comune a Nocera Inferiore e “scarso” il secondo punto a Pagani.
A questo monitoraggio chimico fisico è stato associato quello biologico condotto con le metodologie IFF e IBE, con cui sono stati rilevati prevalenti livelli di funzionalità tra “mediocre” e “pessimo” stabiliti con l’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) laddove, trattandosi dei tratti della Solofrana e del Sarno prossimi alle sorgenti, c’era da attendersi i risultati migliori. Analogo riscontro ha fornito il monitoraggio condotto con l’Indice Biotico Esteso (IBE) in due stazioni prossime alle sorgenti, in località Foce e località Lavorate a Sarno, e quindi da attendersi messe meglio, che sono risultate corrispondenti ad una “classe III” di qualità ed a un giudizio di qualità “ambiente alterato”.
Un secondo monitoraggio ha riguardato, invece, i canali secondari ed altre criticità segnalate dai cittadini a Legambiente: valloni situati nell’alto Sarno (Solofra e Montoro), canali del basso e Medio Sarno (San Valentino Torio, Poggiomarino, Scafati, Angri, Pompei e Torre Annunziata, gli scarichi provenienti dalle vasche Pianillo e Fornillo e infine il torrente Vernotico a Castellammare di Stabia. Ben dodici dei quindici punti monitorati presentavano criticità rispetto a diversi parametri presi in esame. Per questo monitoraggio i valori riscontrati sono stati confrontati con quelli previsti dal decreto per il riutilizzo ai fini agricolo e/o industriale delle acque reflue depurate (tra gli inquinanti verificati ammoniaca, azoto, fosforo, nitrati). Un confronto che permette di valutare la qualità delle acque, relativamente a questi parametri, e capire quanto queste, prelevate principalmente in canali di bonifica che nascevano per il drenaggio e per l’irrigazione, sono lontane dagli standard di qualità per un loro possibile riutilizzo.
All’interno del dossier vengono inoltre presentate alcune delle criticità riscontrate lungo il tratto fluviale e segnalate dagli stessi cittadini. Esempi che raccontano molto della difficile compresenza delle abitazioni, delle attività agricole, delle attività produttive e delle aree naturali: la forte presenza di rifiuti solidi urbani di varia natura o a scarti delle attività produttive, la strana colorazione delle acque e la presenza di schiume che fanno presumere agli abitanti la presenza di scarichi civili e scarichi pericolosi, ai cattivi odori che rendono l’aria irrespirabile per i residenti lungo i corsi d’acqua. A questa problematica va aggiunta quella legata ai fenomeni che si verificano in concomitanza con le piogge quando canali e vasche inondano in particolare vaste porzioni di aree urbane e aree agricole con danni per il raccolto, oltre alla preoccupazione per la distribuzione degli inquinanti nei suoli sui quali in seguito si continuerà a coltivare. Ancora, i danni che gli inquinanti solidi e liquidi provocano alle aree dall’elevato valore naturalistico, paesaggistico e ambientale.
La Guardia Costiera sequestra 900 ricci di mare e 130 kg. di tonno rosso, sanzioni
SALERNO. La Guardia Costiera di Salerno in questo periodo sta effettuando una serie di operazioni mirate per l’accertamento e la repressione di violazione in materia di pesca prestando particolare attenzione al contrasto della pesca illegale di tonno rosso.
Nei giorni scorsi dopo un’intensa attività di monitoraggio, i militari hanno fatto scattare i controlli in costiera bloccando un pescatore sportivo che aveva raccolto 900 ricci di mare, a fronte di un quantitativo massimo previsto di 50 esemplari.
Il prodotto è stato sequestrato e successivamente restituito in mare.
La scorsa notte sono proseguite le verifiche in materia di pesca, congiuntamente al personale dell’Ufficio Locale Marittimo di Maiori.
Dopo una lunga fase di osservazione, il personale della Guardia Costiera ha rinvenuto, celati in appositi contenitori 64 esemplari di Tonno Rosso (Thunnus thynnus) tra i 35 ed i 50 cm di lunghezza. Il prodotto è stato sequestrato e si è proceduto alla distruzione in quanto dichiarato non commestibile dalle Autorità Sanitarie.
La Guardia Costiera di Salerno ricorda come la pesca del novellame di tonno incida profondamente sull’ecosistema marino e che la pesca del tonno rosso è consentita solo se il pesce raggiunge i 115 cm di lunghezza o i 30 kg di peso e può essere effettuata solo in determinati periodi dell’anno.
La Guardia Costiera nei prossimi giorni continuerà i controlli sia a terra che in mare a tutela delle specie ittiche e dei pescatori che operano nel rispetto delle norme e dell’ambiente marino.
Contrasto alla pesca illegale, massiccio intervento in mare della guardia di finanza
ATRANI (SA). La Guardia di Finanza, nel corso di un’operazione posta in essere mediante l’impiego di mezzi navali in forza alla Stazione Navale di Napoli ed alla Sezione Operativa Navale di Salerno, ha inflitto un altro duro colpo al fenomeno della pesca illegale nel Golfo di Salerno.
L’operazione, che rientra nel più ampio dispositivo di controllo predisposto dal Reparto Operativo Aeronavale di Napoli, si è svolta fra la notte del 20 e la mattina del 21 u.s., ed ha visto coinvolte le unità navali dei due Reparti campani della Guardia di Finanza, che hanno effettuato un’accurata perlustrazione costiera del golfo di Salerno, monitorando i movimenti dei motopescherecci, alcuni dei quali già noti alle Fiamme Gialle, dediti alla pesca a strascico sotto costa, vale a dire entro un miglio e mezzo dalla riva, ove vige il divieto assoluto per questo tipo di pesca.
L’attenta perlustrazione, effettuata in simultanea sia dalla direttrice settentrionale che da quella meridionale, in costante coordinamento fra le unità impegnate, hanno permesso di sorprendere, una unità da pesca della marineria salernitana, nella zona compresa fra Capo D’orso e la spiaggia di Atrani , nell’illiceità attività di pesca.
I rilievi della posizione, prontamente effettuati dalle unità navali della Guardia di Finanza mediante le strumentazioni di bordo, hanno confermato, in modo inequivocabile, l’illiceità della battuta di pesca, in relazione alla ridotta distanza dalla costa.
Oltre al sequestro degli attrezzi e del pescato, al trasgressore sono state irrogate le previste sanzioni amministrative; si è inoltre provveduto a richiedere alle competenti autorità la trascrizione dei punti di penalità sui titoli professionali a carico del comandante, come previsto dalle vigenti disposizioni legislative.
Come di consueto, il pescato posto in sequestro, dopo aver passato il positivo giudizio di commestibilità da parte dei dirigenti veterinari dell’ASL di Salerno – distretto 66, è stato devoluto in beneficenza ad istituti caritatevoli della provincia di Salerno.
L’operazione offre un importante contributo all’opera di contrasto di tutte le attività illecite perpetrate in mare, opera nella quale la Guardia di Finanza è costantemente impegnata. La pesca a strascico sotto costa, in particolare, costituisce una grave forma di aggressione all’eco-sistema marino, con danni che si ripercuotono anche sull’economia di un settore, quello della pesca, già fortemente provato da grosse difficoltà. Numerose sono infatti le segnalazioni di tale attività illecita fatte proprio dagli stessi pescatori che, operando nella legalità, sono i primi ad essere danneggiati da questo tipo di pratica.