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A Davimedia è il Dylan Dog Day. Venerdì 21 novembre Roberto Recchioni e Bruno Brindisi ospiti della rassegna

dylan-dog-day-davimedia-salerno-novembre-2014-vivimediaSALERNO. Roberto Recchioni, sceneggiatore e curatore editoriale di Dylan Dog e Bruno Brindisi, tra i più noti fumettisti italiani, sveleranno tutti i segreti e le novità del nuovo corso della storica testata targata Sergio Bonelli Editore nella masterclass promossa da Davimedia venerdì 21 novembre nel Teatro dell’Università degli Studi di Salerno Ateneo.

La giornata sarà dedicata interamente alle avventure dell’Indagatore dell’Incubo:

ore 9.45: proiezione Dylan Dog – Vittima degli eventi, scritto da Luca Vecchi e diretto da Claudio Di Biagio;

ore 11.30: proiezione Dellamorte Dellamore, diretto da Michele Soavi e tratto dall’omonimo romanzo di Tiziano Sclavi;

ore 14.30: Incontro con Roberto Recchioni e Bruno Bridisi. 
L’evento e la proiezione del film “9×10 Novanta” cui prenderanno parte i registi Alice Rohrwacher, Marco Binfanti e Roland Sejko, è stato rimandato invece a mercoledì 3 dicembre. 

In programma anche l’incontro con l’istrionico attore napoletano Vincenzo Salemme. 

Martedì 9, invece, all’Università di Salerno sarà la volta di una grande cantautrice ed interprete, Fiorella Mannoia che alle 14.15 nel Teatro di Ateneo incontrerà gli studenti cui racconterà il suo straordinario percorso artistico e le emozioni del nuovo album “Fiorella” che si avvale di collaborazioni eccellenti. 

Tutti gli eventi Davimedia sono aperti anche al pubblico fino ad esaurimento posti. 

Davimedia 2014-2015, che si avvale della direzione scientifica di Marco Pistoia e di quella artistica di Roberto Vargiu, è realizzato in collaborazione con MSC Crociere, Camera di Commercio di Salerno, Comune di Fisciano, con la partecipazione di Radiouno Rai, Federazione Italiana Circoli del Cinema, Comicon, Giffoni Film Festival, Sammontana, FIAT e JEEP con il patrocinio della Regione Campania. (Anna Bisogno)

“Rosso caldo”, al Rodaviva l’ultimo romanzo di Patrizia Rinaldi

rosso-caldo-patrizia-rinaldi-cava-de'-tirreni-ottobre-2014-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Sabato 1° novembre il “Rodaviva” di Cava de’ Tirreni (Sa) ospiterà Patrizia Rinaldi, che presenterà il nuovo lavoro editoriale “Rosso caldo” (Edizioni E/O). Al centro del romanzo, ambientato in una piovosa primavera napoletana, due nuove indagini che vedono impegnati la sovrintendente di polizia, Blanca Occhiuzzi, e gli inarrestabili compagni di viaggio, l’ispettore Liguori, il commissario Martusciello e l’agente scelto Carità. In compagnia dell’autrice interverranno al Bar Libreria metelliano Luca Badiali e l’attrice-regista Brunella Caputo, che leggerà alcuni passi del libro.

Sullo sfondo la città di Napoli e le storie di personaggi, cosiddetti “minori”, che per la prima volta hanno una voce più nitida e potente. Al centro del racconto una morte misteriosa nel sotterraneo di un palazzo antico. Il “Rodaviva” di Cava de’ Tirreni (Sa) si prepara ad accogliere Patrizia Rinaldi, che sabato 1° novembre, alle ore 18.30, presenterà il suo nuovo lavoro editoriale, “Rosso caldo” (Edizioni E/O), in compagnia di Luca Badiali e Brunella Caputo, che leggerà alcuni passi del libro.

Già protagonista del laboratorio di pittura e scrittura andato in scena nello scorso mese di maggio, Patrizia Rinaldi torna al Bar Libreria metelliano, sito in via Montefusco 1, con una nuova indagine narrata nella quale “riaffiorano” i personaggi di “Blanca” e “Tre numero imperfetto”. In libreria dallo scorso giugno, “Rosso caldo” – terzo libro della serie – vuole raccontare questi personaggi nei loro cambiamenti: il commissario Martusciello, l’ispettore Liguori, l’agente scelto Carità, Ninì (la figlia adottiva di Blanca), Gianni Russo (il padre di Ninì). Ma anche una coppia di finte cugine, le cugine Rosselli, che si amano da una vita e che sentono di notte strani rumori provenire dal sotterraneo del seicentesco Palazzo de Pignatta.

Siamo a Napoli, nel Commissariato di Pozzuoli. È primavera, ma di quelle fredde e piovose. Il commissario Martusciello rimpiange la capacità di memoria degli anni passati. La sovrintendente Blanca vive una crisi amorosa con l’ispettore Liguori. L’agente scelto Carità è tornato nei suoi silenzi. Tutti dovranno dimenticare le loro irrequietezze per occuparsi di due omicidi. Le vittime lavoravano nello stesso ufficio postale di zona, ma questo pare l’unico legame, perché le morti si riferiscono a contesti diversi: spiriti e voyeurismo pseudoartistico da una parte e crimine di rapine e ricatti dall’altra.

Intanto Gianni Russo, il padre di Ninì (la figlia adottiva di Blanca), in carcere per aver confessato l’omicidio della moglie, scappa dall’ospedale dove è ricoverato. Cerca Ninì e la fa sprofondare di nuovo nell’incertezza da cui la ragazza si sta liberando. Il rapporto tra Blanca e Ninì si incrina, Russo ferisce gravemente il commissario Martusciello e le vite di tutti si frantumano.

«In questo terzo libro della serie ho voluto raccontare i personaggi nei loro cambiamenti – spiega Patrizia RinaldiNella vita reale è difficile somigliarsi sempre ed in tutti gli aspetti dell’esistenza: ho scelto quindi di proporre questa circostanza anche nel romanzo. Il rischio è stato quello di non fare ritrovare ai lettori le caratteristiche fisse cercate. Ma ho voluto correrlo, cercando quindi un equilibrio tra costanza e variazione».

Nata a Napoli nel 1960, Patrizia Rinaldi vive e lavora nel capoluogo partenopeo. È autrice di diversi gialli, tra cui si ricordano “Il commissario Gargiulo” (Stampa alternativa 1995), “Napoli-Pozzuoli. Uscita 14” (Flaccovio editore 2007), “Ninetta Ridolfi e gli oggetti affettuosi” (Mondadori 2008, primo premio al concorso Profondo giallo 2007). È anche autrice di libri per ragazzi, tra cui “Rock sentimentale” (El 2011) e “Mare giallo” (Sinnos 2012), e di numerosi racconti e novelle apparsi in diverse antologie. Nel 2012 le Edizioni E/O hanno pubblicato “Tre, numero imperfetto”, il noir più votato dalla giuria popolare del Premio Scerbanenco 2012 – tradotto anche in inglese ed in tedesco – e nel 2013 “Blanca”.

La cavese Elvira Notari, la prima regista italiana, sarà ricordata con una mostra evento al “Laceno d’oro” in Provincia di Avellino

CAVA DE’ TIRRENI (SA) e AVELLINO.  Ci è giunto in data 31 luglio 2014, da parte dell’arch. Carmine Salsano, commissario dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Cava de’ Tirreni, un comunicato relativo ad una notizia bella e stimolante, per noi cavesi per quanto riguarda il personaggio in questione, per tutto il cinema italiano, perché riguarda il rilancio, in provincia di Avellino, di una manifestazione meritoria e non sempre giustamente coccolata come Il Laceno d’oro

Si è tenuta ieri nella sala Giunta della Regione Campania, presieduta dall’Assessore regionale al turismo Pasquale Sommese, la presentazione della rassegna cinematografica “Laceno d’oro”, che si terrà nella provincia di Avellino dal 18 agosto al 5 settembre prossimo. In tale ambito è previsto uno speciale con una mostra- rassegna dell’ artista cavese Elvira Notari.

Una storica foto di Elvira Notari davanti alla sua casa ai Pianesi di Cava

“Elvira Notari (nata Maria Elvira Giuseppa Coda; Salerno, 10 febbraio1875Cava de’ Tirreni, 17 dicembre 1946) è stata la prima donna regista italiana e una delle prime della storia del cinema mondiale, il cui rilievo storico è accostabile, per importanza, a quello di Alice Guy-Blaché. Fu la prima autrice cinematografica italiana oltre che la più prolifica, con una produzione, tra il 1906 e il 1929, di oltre 60 lungometraggi e centinaia tra cortometraggi e documentari, tutti usciti dalla sua casa di produzione. La sua opera è considerata precorritrice del Neorealismo.

Ci si augura una riedizione di tale evento nella sua terra di origine, per il quale si sta già lavorando.

Arch. Carmine Salsano 

Di fronte all’auspicio della riedizione dell’evento nella sua terra di origine (Elvira, oltre che morta a Cava nella sua casa ai Pianesi, era figlia di Diego Coda, cavese cugino del Parroco don Pasquale Coda), non possiamo che essere lieti, ma ci sia concesso anche di essere un po’ scetticamente perplessi, perché è da quando è stato presentato quattro anni fa il libro originale ed illuminante di Patrizia Reso, Elvira Notari, tracce metelliane di una pioniera del cinema (Ed. Terra del Sole), le autorità cittadine sono state ripetutamente, ma invano, sollecitate a ricordare ufficialmente la figura della Notari, se non con il recupero dei suoi film pionieri, almeno con una targa sotto casa sua, o con l’intitolazione di una strada, accompagnate possibilmente da un convegno.

La frase finale dell’arch. Salsano ci autorizza ancora una volta a sperare, sia per la volontà espressa sia anche perché egli ha l’autorità, non solo di auspicare, ma anche di proporre ed organizzare con le varie istituzioni cittadine e regionali, e direi anche nazionali, una manifestazione adeguata.

Comunque, per chi non la conoscesse ancora, ripercorriamo in breve la figura della nostra regista pioniera.

Elvira Notari nei primi anni del Novecento si è distinta come la prima donna regista su grande scala della neonata settima arte cinematografica.

Nata a Salerno nel 1875 da una famiglia di origine cavese, come già detto, si trasferì a Napoli, dove insieme col marito Nicola fondò un apprezzato studio fotografico, presto strutturatosi in produzione di documentari e di video, la Dora film. Nel giro di pochi anni, fino al 1920 circa, ne produsse, scrisse o diresse decine e decine, di grandissimo successo e con i migliori attori (con lei cominciò a recitare la grande Tina Pica).

Le sale dove venivano proiettati questi mediometraggi (duravano allora una ventina di minuti) erano sempre affollate di spettatori, appartenenti sia a quella cultura borghese attenta alle nuove forme di creatività, sia alla gente del popolo, che in tante di quelle storie si riconosceva. Erano tempi da pionieri: alcune pellicole erano “colorate” a mano, fotogramma per fotogramma. Ed anche in questo lei era maestra. Erano gli anni delle grandi novità tecnologiche, carichi degli entusiasmi e delle speranze della Belle Époque. Ed Elvira, con la sua attività, seppe impersonare in pieno queste attese, delle volte anche andando controcorrente, perché il potere, sia quello liberale che quello borghese, non amava la crudezza purtroppo reale di alcune vicende.

Eppure lei continuava ad essere amata e conosciuta anche oltre oceano, dove era naturale che venissero spediti tanti suoi film o documentari.

Con l’evolversi dei tempi, lo sviluppo del Fascismo, l’avvento del sonoro, le vicende familiari, la sua stella si offuscò e negli ultimi anni della sua vita, verso il 1930 circa si trasferì a Cava, nella città delle sue radici.

Radici che, a dire il vero, fino a poco tempo fa non erano riconosciute più di tanto neppure dagli storici del cinema che si sono reinteressati alla figura della nostra Elvira. Ma, come già ricordato, sono state riscoperte, con ricerche minuziose, appassionate ed emozionate, dalla nostra cara “archeologa della storia nascosta”, Patrizia Reso, che le ha pubblicate quattro anni fa nel già citato volume, che ancora oggi circola e viene presentato nelle rassegne. Un libro che ha dato un contributo importante sia alla storia locale che al mondo nazionale della ricerca.

La nostra Patrizia ha fatto “il suo”, ma le autorità quando è che faranno “il loro”?

Architetto Salsano, sarà la volta buona?

Ciak si gira: sabato 5 luglio, dalle 18:00, “Sbandieratori Cavensi … Eroi del Vento …”

sbandieratori-cavensi-cava-de'-tirreni-luglio-2014-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Nel 1973 l’Associazione “Sbandieratori Cavensi” apre la sua attività come cultori delle tradizioni cavesi.
Nasce come ente storico-educativo-culturale e si prefigge come scopo ultimo la divulgazione della storia e elle tradizioni della Città della Cava nel XV° secolo. Gli Sbandieratori Cavensi possono essere considerati come i diretti eredi egli alfieri quattrocenteschi della rinascimentale “Università della Cava”.
Con i loro fastosi costumi e le bandiere dagli infiniti colori che rievocano gli stemmi e gli emblemi delle famiglie gentilizie dell’epoca sono diventati i beniamini di grandi e piccini. La loro scuola è stata sempre polo di attrazione per tanti giovani che, incantati dal gioco di bandiere, si sono avvicinati per far parte del sodalizio.
Nasce così la la “scuola di bandiera” che già dal 1988, offre a questi ragazzi la possibilità di socializzare in un contesto formativo sano, ed imparare contemporaneamente l’antica ed affascinante arte dello sbandieratore.
Da una scrupolosa ricerca sulle insegne gentilizie e sulle tradizioni di Cava all’epoca aragonese, sono stati disegnati e confezionati costumi e bandiere di foggia rinascimentale, che riproducono fedelmente gli stemmi delle famiglie quattrocentesche e dei vari casali che all’epoca formavano la città: i colori sono quelli originali, riscoperti grazie ad antichi manoscritti e ad altre testimonianze conservate nelle antiche chiese cittadine.
antonio-di-giovanni-sbandieratore-cavense-cava-de'-tirreni-luglio-2014-vivimediaQuesti costumi, perfezionati ed abbelliti nel corso degli anni, sono indossati dagli sbandieratori e dai figuranti del Corteo Storico, che impersonano i maggiori esponenti della Città della Cava all’epoca aragonese.
Quest’anno, sabato 5 luglio, a coronamento di un percorso così bello e degno, in occasione della sfilata per il Corso di Cava de’ Tirreni, verrà girato un documentario, curato da Antonio Di Giovanni, dal titolo “Sbandieratori Cavensi. Eroi del Vento”. Un omaggio al modo di essere Sbandieratori, con una attenzione particolare alle sensazioni ed alle emozioni. Le telecamere si soffermeranno sul backstage per poi riprendere la sfilata e le esibizioni che coloreranno i portici della citta di Cava.
Ed è lo stesso Antonio Di Giovanni che ci racconta cosa prova, ancora oggi, uno sbandieratore cavense quando, tra mille sguardi stupiti, sfida il vento con la sua bandiera.


Sbandieratori Cavensi … Eroi del Vento …

Man mano che i minuti scorrevano e ci si preparava alla “battaglia” nei corpi degli Sbandieratori Cavensi
scorreva sempre più veloce l’adrenalina, ed era talmente alta che la si poteva quasi toccare.
Mai si erano viste tante persone dello stesso posto contemporaneamente fuori dalle case,nelle strade, sui balconi e fuori dai negozi,nello stadio.
Ti sentivi addosso gli sguardi di quelli che si aspettavano da te … un’emozione!
E tu gliel’avresti data! … Negli occhi del tuo compagno di bandiera coglievi l’orgoglio e la fierezza di un momento che sarebbe rimasto indelebile, ed eri pronto a librare nell’aria la tua bandiera, fiero, orgoglioso, sicuro … erano passati quasi cinquant’anni … ma tu eri di nuovo lì … tu … la tua bandiera, il tuo compagno, la tua squadra … il tuo esser di nuovo “Cavense”… .
Quegli sguardi della gente tu li volevi, li cercavi, li “pretendevi”, erano il”senso” del tuo essere Sbandieratore, eri “narciso”, sapevi di esserlo e non ne facevi mistero mentre sfilavi, ma eri anche come la bandiera che portavi, libero, leggero, sincero, fantasioso, meravigliosamente in balia del VENTO … E TU DOVEVI DOMARE IL VENTO … Ci saresti riuscito, come avevi sempre fatto … .
Ed allora le chiarine iniziarono a squillare, il rullio dei tamburi divento’ sempre più frenetico, come una danza africana, densa d’amore e di erotismo … e tu accarezzavi la bandiera come una eterna, fedele amante … .
E le bandiere iniziarono a roteare, libere, leggere, come drappi nel vento che ammantavano di piacere il Vento e ne diventavano “amanti” sinceri … erano farfalle con ali d’oro e d’argento … gli occhi della gente erano persi nel cielo ed il sole baciava i loro volti … e tu lanciavi … lanciavi … .
Il sudore perlava le fronti degli Sbandieratori, ma il sorriso era stampato sulle loro labbra e non lasciava denotare alcun segno di tensione, ma solo felicità e concentrazione …
Ma la tensione era alle stelle … come alle stelle arrivavano i lanci … altissimi fino a baciare il sole … non una caduta di bandiera, non un errore, non un passo fuori tempo … ed alla fine il saluto, li’, in ginocchio davanti alla folla che ti acclamava. Eri stato bravissimo … Eri stato bellissimo … Eri stato uno Sbandieratore … Cavense!

di Antonio Di Giovanni (giornalista) (Sbandieratore Cavense anno 1981/1982)

Sequestro record di stupefacenti nel Mediterraaneo: 40 tonnellate di hashish. 16 narcotrafficanti arrestati

gdf-sequestro-nave-con-hashish-vivimediaTRAPANI. Ancora un maxi sequestro di droga operato dai militari della Guardia di Finanza nel Mare Mediterraneo. Una nave cargo battente bandiera del Togo è stata fermata dai mezzi navali delle Fiamme Gialle nelle acque territoriali dell’Isola di Pantelleria con a bordo circa 40 tonnellate di hashish.
La nave sospetta è stata individuata dall’ATR 42MP del Comando Operativo Aeronavale di Pratica di Mare mentre era in navigazione nel Mediterraneo Occidentale e tenuta sotto osservazione fin quando, giunta a breve distanza dalle coste nazionali, è stata raggiunta ed abbordata dalle unità navali d’altura della Guardia di Finanza, dopo che il comandante si era rifiutato di fermarsi all’intimazione di “alt” per essere sottoposto a controllo.
Rilevata la presenza a bordo dell’ingentissimo quantitativo di droga, i finanzieri hanno sottoposto a fermo di polizia i 16 membri dell’equipaggio ed hanno scortato il cargo, trainato da un rimorchiatore, nel porto di Trapani.
Le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Trapani. La droga sequestrata avrebbe reso sul mercato decine di milioni di euro. La complessa operazione internazionale è stata condotta in collaborazione tra il II Reparto del Comando Generale della Guardia Comando Operativo Aeronavale Guardia di Finanza Ufficio Operazioni – Sezione Stampa e Relazioni Esterne Comunicato Stampa Pomezia (Pratica di Mare), 25 giugno 2014 di Finanza, il Maritime Analysis and Operations Centre (MAOC-N) di Lisbona, le Autorità doganali francesi e la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga (DCSA) di Roma.
L’operazione ha richiesto l’impiego di aerei dotati di sofisticate apparecchiature di rilevamento e delle unità navali d’altura della Guardia di Finanza che effettuano vigilanza aeronavale nel Canale di Sardegna e nello Stretto di Sicilia per il monitoraggio delle rotte commerciali e la prevenzione e repressione dei traffici illeciti verso le coste italiane e comunitarie. 

Il maxi sequestro si aggiunge a quelli già eseguiti nelle precedenti operazioni condotte dal Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza che, nell’ultimo triennio, hanno portato al sequestro di oltre 154 tonnellate di droga (80 di hashish, 67 di marijuana e 7 di cocaina) e di 302 imbarcazioni utilizzate nei traffici illeciti.