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Cava de’ Tirreni (SA) Festa totale per il Tennis Tavolo Cava: il Torneo Avella, le nozze d’oro col ping pong … e la SerieA!
Palestra Gino e Mauro Avella, a Pregiato di Cava de’ Tirreni. Sabato 21 maggio: finali del Torneo Gino e Mauro Avella, con la partecipazione anche di ospiti internazionali. Domenica 22 maggio, la Grande Festa dei nuovi traguardi per il gruppo in volo del Tennis Tavolo di Cava de’ Tirreni, sotto lo sguardo gongolante sia del Sindaco di Cava Vincenzo Servalli con i suoi assessori Senatore e Baldi sia del Presidente Regionale del Centro Sportivo italiano, Enrico Pellino.
Che serate, ragazzi!
Tanti piccioni con una fava! La ripresa di un torneo che è nell’anima stessa della Società… Il ritorno ad una festa collettiva, con le famiglie, gli atleti e i dirigenti…. la cclebrazione del mezzo secolo di vita dell’Associazione, sia pure quasi al cinquantatreesimo compleanno e non al cinquantesimo, ma l’importante era arrivarci… e soprattutto la meta raggiunta dopo un lungo, faticoso, divertente, palpitante, oscillante, formativo, frizzante cammino tra le serie dei vari campionati: la Serie A! E serie A è un marchio di qualità, il segno che non solo gli atleti sono stati e sono a livello, ma anche che alle spalle hanno goduto dell’appoggio e del lavoro serio e appassionato di dirigenti e compagni di viaggio che hanno dato l’anima e hanno avuto il coraggio di pensare in grande.
Perciò sprizzavano faville dalle pupille del gruppo: c’era la passione che veniva da lontano, l’orgoglio del presente, lo sguardo del futuro, la soddisfazione di esserci stati, il piacere di esserci, la voglia di esserci ancora. E allora diciamoli ad alta voce i nomi dei nocchieri presenti di cotanta traversata: il Presidente del CSI Pasquale Scarlino, il Presidente della Squadra Raffaele Della Monica, i Dirigenti di sempre Pietro Guarino, Eliseo Pisapia, Roberto Pisapia. Con loro, i magnifici quattro della squadra titolare: il capitano Alessandro Gammone, Alexandru Petrescu, Pietro Della Brenda, Claudio Grillo, le grandi chiocce di una movimento giovane sempre più ampio ed entusiasta. E poi, tutti gli altri di questi cinquant’anni, presenti fisicamente o anche assenti-presenti “in altri modi”…
Ora però, dopo il doveroso, gioioso e sentito urrah, abbassiamo la voce e penetriamo più sommessamente nei meandri del cuore, della memoria e della riflessione.
Brividi sottili penetranti e striscianti si sono diffusi nell’evocazione di coloro che ci hanno lasciati: dal Grande Padre fondatore Gerardo Canora ai carissimi Gino e Mauro Avella (nomi e impronte della palestra), dall’anima attiva della società Pino Senatore a Gaetano Lupi fino a Ugo Flauto… Già, Ugo, stroncato dal Covid troppo presto, che agli inizi dell’attività della squadra, prima di darsi poi al calcio, era una delle perline più splendenti, tanto è vero che, comportandosi da brillantissimo protagonista, fece parte del tris che, in quella che allora si chiamava ancora serie C, ottenne ad Ischia la prima storica vittoria in campionato. In quella squadra, si conceda il richiamo personale, anche il sottoscritto scrivente Franco Bruno Vitolo e Eliseo Pisapia, sempreverde e sempre presente, in questa storia…
Durante la serata, come piccole scosse elettriche, anche tanti brividi positivi di soddisfazione, a pensare a quale fermento e quanti frutti di socializzazione,sano spirito competitivo, esperienze, formazione umana sono stati generati dalla lungimiranza di quel lontano giorno del 1969 in cui l’indimenticato e indimenticabile Presidente Gerardo Canora, nell’ambito di tutta la linfa che egli offriva al movimento sportivo giovanile, diede vita alla squadra CSI del Tennis Tavolo Cava, pur in una sede umida e improbabile come i semidegradati locali dell’ex Carcere. Ma egli capì bene la qualità e la quantità del fermento che gli stava di fronte … Poca favilla gran fiamma seconda, direbbe padre Dante…. E fiamma è stata ed è ancora accesa.
Bisogna però tenerla bene accesa, questa fiamma.
Ora più che mai, ora che splende sulle vette più alte.
Il fuoco sono le risorse economiche ed e umane, innanzitutto. E su quelle non ci piove. È compito delle società tenerle vive e fruttuose. Ma fuoco primario sono anche le strutture: e su quelle le istituzioni pubbliche, in tante realtà come nella nostra di Cava, svolgono un ruolo fondamentale, per la loro esistenza, per il loro mantenimento, per le spese di gestione da imporre.
La sopportabilità e la sopportabilità sono vitali e per questo bene hanno fatto durante la cerimonia di festa il Presidente Scarlino e gli altri dirigenti a sollecitare il Sindaco perché l’Amministrazione sia colonna solida e non friabile appoggio della futura attività. Per il Tennis Tavolo e per gli altri sport di base che non sono calcio prof o semiprof, è lì che si gioca la qualità valoriale di un tessuto sociale.
Il Sindaco non si è tirato indietro. E questo ha alimentato ulteriormente lo spirito della Festa, che si è chiusa con una di quelle belle foto di gruppo sugli spalti con decine e decine di pongisti vestiti della maglietta invitante a volare alto.
Foto di memoria, ma di quella memoria che vuole accendere nuovi fuochi, non solo rimestare ceneri calde.. E fuochi siano, nel bel volo che attende ancora il Tennis Tavolo di Cava …
Cava de’ Tirreni (SA). Convegno per i trent’anni da Capaci, un gran ponte tra le generazioni
Fin dall’inizio, nella sala del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni si è sentito il brivido di questi trent’anni trascorsi dall’attentato di Capaci che uccise Giovanni Falcone, la moglie e la sua scorta. Ma si è sentito anche quel brivido tutto nostro del momento in cui, solo poche settimane dopo l’esplosione, in quella stessa sala entrò Maria, la sorella di Giovanni, per parlare dell’evento e ricevere la cittadinanza onoraria della nostra Città. Tutti in piedi, due minuti di applausi, parlando solo con la commozione che tracimava da tutte le parti. Per chi c’era, come il sottoscritto, un ricordo che ha lasciato un segno indelebile.
Con questo fermento, l’opportuno e stimolante convegno (Educazione alla legalità, Criminalità organizzata e confisca dei beni) organizzato lunedì 23 maggio scorso dal Comune di Cava de’ Tirreni, guidato dal Sindaco Vincenzo Servalli e dall’Assessore alla Cultura Armando Lamberti e con la presenza anche attiva degli studenti delle scuole superiori, ha potuto avere un effetto intenso, che viene da lontano e guarda lontano. Questo anche grazie alla qualità assoluta dei relatori, un vero e proprio parterre de rois, moderato abilmente al mattino da Giuseppe Blasi e nel pomeriggio da Mariano Ragusa: Marcello Ravveduto, docente universitario di Storia, Leonida Primicerio, Procuratore Generale della Corte d’Appello, Vito Di Nicola, Consigliere di Corte di Cassazione, Giuseppe Borrelli, Procuratore Capo del Tribunale di Salerno, Antonio Centore, Procuratore capo del Tribunale di Nocera Inferiore, Guido Casalino, Presidente del Consiglio dell’Ordine Forense di Nocera Inferiore, Vincenzo Sirica, Presidente del Consiglio dell’Ordine Forense di Nocera Inferiore, Silverio Sica, Presidente del Consiglio dell’Ordine Forense di Salerno, Andrea Castaldo, Ordinario universitario di Diritto Penale, Tino Iannuzzi, Amministrativista, Rossella Sessa e Federico Conte, della Camera dei Deputati.
Anche grazie all’avvio scattante e coinvolgente, dovuto ai video presentati dai ragazzi del Liceo Scientifico “Genoino” e del Liceo “De Filippis Galdi” (che ha vinto anche un premio nazionale), ed all’introduzione illuminante, vivace, profonda, attualizzante del prof. Marcello Ravveduto, l’attenzione e l’ascolto si sono mantenuti sempre ad alto livello, con possibilità di ricaduta futura decisamente alte.
Sono venute fuori tematiche fondamentali, tutte evidenziate con chiarezza e lucidità dai relatori e di cui cercheremo di sottolineare solo le più eclatanti:
La strage di Capaci è stato momento aperto di guerra tra la mafia e lo Stato, ma ha anche definito il passaggio tra la prima e la seconda Repubblica ed una rottura dichiarata rispetto ad un passato politico e sociale solo da poco in lenta fuoruscita da silenzi e connivenze. È diventata un punto di sutura rispetto al futuro, con la nascita di una nuova e più vera coscienza civile da parte delle nuove generazioni e non solo, come dimostra emblematicamente il bellissimo film di PIF “La mafia uccide solo d’estate”. Ed ha anche stabilito, per effetto dell’uccisione della scorta, un minore gap tra le forze dell’ordine e la gente, come si intravede ad esempio nella canzone “Signor Tenente” di Giorgio Faletti presentata al Festival di Sanremo poco dopo la strage. Insomma, da allora le idee di Falcone e Borsellino hanno cominciato a camminare sulle nostre gambe….
La dimensione di Falcone è stata quella di un eroe involontario, perché egli voleva solo perseguire veramente e seriamente lo scopo per cui era stato delegato dalle istituzioni, ma proprio per questo si è trovato in progressivo isolamento, come capita a tutti coloro che vogliono aprire strade nuove. E lui, a parte il coraggio di andare fino in fondo, ne ha avute di idee innovative, a cominciare dall’idea che la mafia esiste, è organizzata e si può combattere, ma non da soli, per continuare con l’importanza di saper definire i fili della mafia moderna, quella invisibile, che ha gangli finanziari e “professionalmente qualificati” dappertutto ,in questo mondo super globalizzato e tecnologizzato. In tal senso è stata fondamentale l’esperienza di Falcone come inquirente prima che come magistrato, perché è passato attraverso settori illuminanti, come quello finanziario e fiscale.. Un’esperienza che, nella lotta attuale e sempre viva tra lo strapotere della politica e la difesa di autonomia della magistratura, si tende a cancellare con la separazione delle carriere, definita in corso di convegno una colossale sciocchezza.
È pericolosa e deleteria l’incertezza della pena detentiva nel perseguimento della criminalità organizzata. Giusto che oggi la semplice adesione ad una cosca, anche senza reati flagranti, può essere reato penale, però, dati la lentezza, il garantismo spesso opportunistico e le scappatoie varie dei processi, in carcere ci vanno veramente in pochi e tardi. La pena detentiva perciò è temuta ben poco dalle persone scaltre, aduse all’abuso e al crimine, mentre lo è paradossalmente dagli onesti, che in questo senso sono meno scaltriti. Per questo la vera punizione è cominciata ad essere la confisca dei beni, che è una ferita concretissima e che sta diventando, sulla scia delle prime proposte di Pio La Torre, uno dei primi assassinati, lo strumento più importante di lotta alla mafia.
Il rapporto tra criminalità organizzata e sottosviluppo sociale va rivisto in chiave molto più dinamica. Non è il sottosviluppo che produce la criminalità, ma è la criminalità che produce sottosviluppo, coartando e condizionando tutte le vitali attività economiche. E una dimostrazione in tal senso è data proprio dal fatto che la seconda regione più ricca di criminalità organizzata oggi sembra essere la Lombardia…
Va affrontato anche il problema di quella che viene chiamata zona grigia, sulla scia della definizione di Primo Levi, che la individuò nel lager in quei deportati che in qualche modo sii adeguavano e si compromettevano con alcune regole e con le persone degli aguzzini. Ma per neutralizzare questa zona, che è molto diffusa, occorre sia un salto culturale sociale sia una moltiplicazione dell’attestato di fiducia che le istituzioni devono poter offrire.
Questo e tant’altro. Carne a cuocere nelle menti dei giovani e dei cittadini, oltre che degli “addetti ai laori”. Ma l’importante è tenere vivo il fuoco sotto e sopra la cenere, soprattutto in un momento in cui l’attenzione verso i fenomeni mafiosi, da parte della società e della politica, sta vistosamente e pericolosamente calando. Perciò ben vengano convegni del genere. Sono tonificanti e mantengono vivo il ponte con le nuove generazioni, che è il fattore più importante. E allora prepariamoci già per il luglio commemorativo di Borsellino…
Beato il paese che non ha bisogno di “eroi”, diceva Bertoldt Brecht. Verissimo, ma se questi eroi ci sono, allora facciamo crescere un giardino intorno al loro modello …