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RAGUSA e VIETRI SUL MARE (SA). La rivoluzione giovane della poesia al Campionato Italiano di Slam Poetry

Tra i finalisti di Ragusa, anche il vietrese Alessandro Bruno.


Centinaia di partecipanti, selezioni territoriali, un campione per ogni regione, ventuno finalisti, meeting finale a Ragusa distribuito in tre giorni, con ospitalità e viaggio tutti a carico delle istituzioni locali, due semifinali dislocate i città e la finalissima in un moderno e attrezzato skate park, platea affollata e tifo da stadio, tre vincitori sul podio più alto (nell’ordine, Emanuele Ingrosso, Jaime Andrès De Castro, Giuliano Logos De Sanctis), festa finale, tutti insieme appassionatamente. E tra i finalisti e il pubblico l’età media non superava i trentacinque anni…

Stiamo parlando di musica, o di sport, o di gastronomia fast o slow food? Nossignore! Stiamo parlando nientemeno che di poesia, ragazzi! Vale a dire del genere più bistrattato a livello commerciale e più emarginato a livello mediatico, nonostante una pratica personale comunque abbastanza diffusa ma comunque molto individuale.

Stiamo parlando della sesta edizione del Campionato Italiano di Slam Poetry, organizzato dalla LIPS (Lega Italiana Poetry Slam), che ha avuto il suo epilogo il 14 settembre a Ragusa, nell’ambito del Festiwall, altra manifestazione tutta rock in cui i ragazzi, e non solo loro, oltre a incontri ludici e musicali, si dedicano al restyling dei quartieri della città.

Stiamo parlando di un miracolo?

Assolutamente no! Quando un gran numero di persone aderisce ad un’iniziativa, un motivo c’è sempre. Ed in questo caso il motivo è la concezione dinamica e diremmo quasi postmoderna della poesia. Una concezione che cozza non solo con la tradizionale dimensione scolastica, in cui lo studio, per quanto animato dal bravo docente di turno, non può che essere anche tecnico e letterario e storico, ma anche con la logica stessa dei tanti concorsi e premi, dove la poesia è valutata innanzitutto per come è scritta, per la strutturazione dei versi, per la pregnanza e la liricità.

Diciamo subito che molte delle poesie presentate al Campionato LIPS ai concorsi sarebbero tagliate dopo pochi secondi, perché quasi sempre troppo lunghe o non corrispondenti ai canoni poetici o anche strutturate come similprose o addirittura monologhi teatrali di stampo lirico o perfino sketch televisionabili.

Diciamo altrettanto subito che comunque sono poesie, perché non è scritto a nessuna parte cosa è poesia e cosa non lo è: chi avrebbe definito poesia a suo tempo M’illumino d’immenso di Ungaretti o le pittopoesie futuriste a base di rumori e giochi grafici?. Soprattutto però sono poesie perché si sposano indissolubilmente con l’identità di colui che le ha scritte e che le presenta e quindi nella valutazione conta non tanto la dizione del verso quanto la recitazione performante dell’insieme. È questo che rende così attraenti manifestazioni del genere: ogni poesia è uno spettacolo a sé, con scelte di interpretazione, invenzioni sceniche, tonalità ora usuali ora stravaganti, ma sempre coinvolgenti. Ogni esibizione è una sorpresa.

E i contenuti non sono quasi mai quelli a volte troppo cerebrali e/o raffinati dei poeti laureati, le cui opere spesso saranno anche piccoli capolavori letterari, ma hanno difficoltà a far presa su ampi gruppi di fruitori. I contenuti dello Slam sono quasi sempre di presa immediata e di tematica coinvolgente. Ad esempio, nella finale a nove di Ragusa si è parlato dell’identità perduta del migrante, delle ingiustizie economiche e sociali, dei crimini contro l’ambiente, della solitudine metropolitana, del consumismo esasperato e conformistico anche nelle forme di creatività, della disoccupazione giovanile, delle meditazioni sul senso della vita e dell’oltre… e così via. Si è riso davanti alla meditazione estatica di un poeta di fronte ad un petto di pollo in supermercato o alle dichiarazioni d’amore alla grillina o formato ignoranza di un imbranato cronico, ci si è emozionati di fronte al colombiano che al ritorno in patria dopo tanti anni si sente estraneo, ci si è commossi

ascoltando il detenuto in permesso provvisorio per la serata mettere in poesia amara e consolatoria la sua vita quotidiana tra pareti chiuse… e così via. E noi di Cava-Vietri abbiamo in particolare gioito per la presenza tra i ventuno finalisti del “nostro”Alessandro Bruno, che tra prestazioni tutte in rigorosa lingua italiana ha sparato alla grande la bella lingua napoletana, inveendo contro la giornata internazionale della gogna (l’8 marso delle tante donne non liberate) e confrontando provocatoriamente i tatuaggi giovani di oggi con quelli criminali targati Auschwitz.

Ciliegina sulla torta: i giurati manche dopo manche cambiano e sono comunque scelti al momento tra il pubblico e il voto è pubblico. È evitato così il rischio di combine o di pregiudiziali favoritismi e la platea diventa protagonista in diretta. Si obietterà: ma così il giudizio è aleatorio e si corre il rischio di una riluttività tipo piattaforma Rousseau. Forse è vero, ma qui non stiamo in politica, signori, qui al centro di tutto e comunque vincente è pur sempre la poesia!

A prescindere, direbbe Totò… anche se, a dire di qualcuno dei poeti, non è detto che la poesia non serva anche a cambiare il mondo, che è come un bambino che si è cagato addosso e non aspetta che di essere cambiato… D’altra parte, dove sta scritto che la poesia non cambia il mondo? Dai tempi dei canti di guerra dei lirici greci o di quelli d’amore di Alceo e Catullo fino ai tempi dei poeti vati stile D’Annunzio o dei cantautori epocali come De André, Gaber o i Beatles, sono innumerevoli i messaggi lanciati proprio dai poeti. Che, non a caso, i loro versi li cantavano e li recitavano…

Insomma, più o meno facevano come i loro epigoni della LIPS. Forse stiamo scoprendo, come ha detto anche uno dei protagonisti, che c’è un filo rosso che lega gli slam poeti ad Omero o a Saffo o a Catullo o ai trovatori medievali. E questo rende ancora più affascinante la loro bella rivoluzione, che viene da lontano ma guarda anche tanto lontano…

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Arte e Cultura, dal Concorso alle esibizioni … e tra poco a San Giovanni

Un bel successo alle spalle e un’attesa brillante per l’Accademia Arte e Cultura di Michelangelo Angrisani, nata a Castel San Giorgio e oramai radicata a Cava e nel territorio, con diramazioni in tutta Italia e perfino in otto paesi stranieri. Il 30 giugno è stata effettuata a Palazzo di Città la Premiazione del XXIII Concorso Internazionale artistico-letterario e con la presenza delle principali autorità cittadine, come l’Arcivescovo Mons. Orazio Soricelli, il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura Armando Lamberti, il prof. Fabio Dainotti, poeta e scrittore, la professoressa e giornalista Rita Occidente Lupo. Ha allietato la serata il Maestro Musicista Martino D’Amico, batterista e percussionista.

Questo il podio dei vincitori, indicati in ordine di classifica, sezione per sezione:

Poesia in lingua: Giuseppe Romano, Annamaria Santoriello, Fiorello Doglia, Maria Raffaele, Maria Cuccurullo.
Poesia in vernacolo: Antonio Ranucci, Raffaele Imparato, Vincenzo Di Fiore, Pasqualina Petrarca. Narrativa: Annabella Mela, Annamaria Santoriello, Miriam Claps.
Pittura figurativa: Lina Di Lorenzo, Sergio e Federica Grilli, Ioana Irina Ducra.
Pittura non figurativa: Eugenia Di Leva, Maria Raffaele,Dalupe Pablito.
Fotografia: Pasquale Esposito, Flora Cocchi,Gianna Burrone.
Baby artisti: Becica Mihaela Adriana, Loredana Buliga, Lavinia Vacarean.
Giovani poeti: Andrea Zappia, Sara Coppola, Miriam Claps.
Premi speciali: Francesco Terrone (alla carriera) –Maria Panetti (alla memoria), Anna Esposito (Medaglia del Presidente del Senato – alla carriera), Miriam Russo e Rosa Scarpa (alla qualità emergente).

Segnalazioni speciali:

Per la Pittura a Antonietta Ciancone, Giammaria Trotta, Liliana Scocco Cilla. Sempre per la Pittura, segnalazioni di merito a Enrico De Filippo, Carmine Maccaferri, Adriana Ferri, Stefania Siani, Dina Zilberberg (Israele), Pilar Segura Badia (Spagna). Mohamed Larachiche (Algeria). Per la Fotografia segnalazione di Merito a Giorgio Vezzaro, Lucia Ruocco, Myriam Russo, Rosa Scarpa.

Per la Poesia, in lingua italiana e/o napoletana, menzioni speciali a Antonio Arpaia, Gianni Terminiello, Giuseppina Califano, Valeria Nastri, Nicolae Adrian Popescu (Romania). Segnalazioni di merito a Angela Maria Tiberi, Anna Tartaglia, Emanuela Ingenito, Giuseppina Amendola, Myriam Russo, Sergio Grilli, Daniela Cannella, Manuel Mascolo, Alessio Mattoni, Anna Cervellera, Myriam Russo, Antonino Tamigi, Lucia Ruocco, Sergio Zappia.

Per i Baby artisti, segnalazioni di merito a Premio Segnalazione di Merito a Iulia Halip Istrade, Macovei Ana Maria, Nechita Evelina, Prelipceare Ariana, Semeniuc Diana, Terpez Iulian (Romania).

Dopo l’estate, è ripresa l’attività dell’Accademia con il secondo incontro di “Noi creativi” (poesia e arti figurative), meeting culturale svoltosi presso il Bar Gelateria “La Torretta”. In questo incontro, oltre a prefigurare corpose novità (una nuova sede anche a Cava, l’apertura alla Musica e al Cinema, l’ingresso di nuovi soci, una imminente mostra a San Giovanni, la prima in quella prestigiosa location, una personale del fotografo Pasquale Esposito, sempre a San Giovanni), si sono esibiti soci e non soci creativi, in una successione brillante e stimolante.

I protagonisti, oltre al Presidente Michelangelo Angrisani, al prof. Fabio Dainotti, al sottoscritto scrivente Franco Bruno Vitolo, alla giornalista Paola La Valle (al tavolo della conduzione), sono stati: il Maestro di Musica Biagio Napolano, il regista Fausto Di Lorenzo con l’attrice Margherita Bisogno, Daniela Cannella, Guglielmo Cirillo, Giuseppe Iannone, Carlo Pepe, Pasqualina Petrarca, Antonio Ranucci, Annamaria Santoriello, Stefania Siani, Antonino Tamigi, Elvira Venosi.

Insomma, un bel fermento di Cultura e di Creatività, un’oasi nel rischio di desertificazione che incombe spesso e volentieri in questi nostri tempi. Con l’augurio che l’oasi riesca ad innaffiare almeno un poco il deserto … e non viceversa …

CAVA DE’ TIRRENI (SA) – ROMA. Il giovane regista Domenico Onorato, di radici cavesi, trionfa al Festival Internazionale del Corto

Per il racconto attento e sensibile dello smarrimento di un adolescente alla ricerca della propria identità: turbamento, violenza e dolore sono rappresentati con sincerità e al tempo stesso con pudore, raggiungendo momenti di autentica commozione.


Con questa bella e gratificante motivazione, la Giuria del Premio Tulipani di seta neraFestival Internazionale del corto, indetto da Rai Cinema e dedicato a giovani talenti emergenti, ha assegnato il primo premio al trentaseienne regista Domenico Onorato per il cortometraggio Due volte, premio che gli è stato consegnato nel corso di un gala importante e significativo, andato in onda su RAI 1.

Domenico Onorato, nato a Napoli nel 1983, è cresciuto a Cava de’ Tirreni, dove ha fatto i suoi primi passi nello spettacolo con il Gruppo teatrale Arte Tempra di Clara Santacroce e Renata Fusco. In questa fase, nel 2005, è stato anche il lettore ufficiale dei testi nel corso di una grande edizione del Premio Badia, in cui l’altra lettrice era Valeria Monetti e tra i premiati c’era Carlo Lucarelli … Tanto nomine ….

Poi Onorato ha preso il volo per specializzarsi nel mondo dello spettacolo, in particolare nel cinema e nella regia cinematografica. Ha studiato a Siena e a Parigi e dopo l’Università si è diplomato in regia alla Scuola di Teatro “Paolo Grassi”. Ha lavorato come assistente ad alti livelli: tra l’altro, al Piccolo Teatro di Milano e alla Scala e al SELA Performing Arts di Tel Aviv.

Il 2015 è stato l’anno della svolta: ha girato il suo primo lavoro, Avvocato di strada, una docuserie ambientata nel dormitorio Rostom di Bologna, presentata al Milano Film Festival, e ha incontrato Marco Tullio Giordana (il grande autore de “La meglio gioventù”), di cui è stato assistente di regia.

Dopo vari spot e videoclip, ha prodotto questo cortometraggio coraggioso sui temi delicatissimi della maturazione adolescenziale, della diversità e dell’omologazione all’interno del gruppo (o del branco…).

Con il premio ricevuto, che corona la prestigiosa candidatura al David di Donatello 2018 e altri riconoscimenti, Domenico ha cominciato ad essere veramente Onorato….

Un bel traguardo per una bella ripartenza. Buona scalata al monte dei sogni!

LAURINO-BATTIPAGLIA (SA). Alla scoperta-riscoperta del pittore Amerigo Schiavo, ad un anno dalla scomparsa

Emozione e commozione a Laurino per la manifestazione “Questa è casa mia!”, in cui è stata ricordata la figura umana e artistica di Amerigo Schiavo, pittore e scultore laurinese scomparso un anno fa a Battipaglia, dove risiedeva da qualche tempo, dopo una lunga permanenza a Roma.

La manifestazione, promossa dalla famiglia Schiavo e patrocinata dal Comune di Laurino, si è svolta lunedì 19 agosto nella sala dei convegni dello storico convento francescano di Sant’Antonio, alla presenza del Sindaco Romano Gregorio, della madre di Amerigo, Ada, delle sorelle Almerica, Cinzia, Elvira Lina e Rossella e di un nutrito stuolo di familiari, amici e conoscenti. Ha condotto e relazionato lo scrivente, Franco Bruno Vitolo, accompagnato dalle letture di Almerica Schiavo, sorella di Amerigo e attrice di teatro, dalle musiche del pianista Fabio Schiavo, dagli interventi e dalle testimonianze del Sindaco Romano Gregorio, del Presidente della Pro loco, l’ex Sindaco Gaetano Pacente, della giovane Fiamma, nipote dell’artista, dell’amico Bruno, di Luca Archibugi, documentarista RAI e prestigioso autore di teatro, appositamente venuto da Roma.

Non c’è stato solo il commosso, emozionato ed emozionante ricordo dell’esistenza di una cara persona, ma anche, e diremmo soprattutto, la scoperta-riscoperta di un artista di vaglia dalla scoppiettante e fantasiosa intelligenza creativa.

Formatosi in Accademia sul modello suggestivo dei grandi artisti dell’Avanguardia e della Transavanguardia, in seguito, con i toni fortemente chiaroscurali della sua umanità e con uno stile originale sospeso l’astratto e il realismo lirico, è esploso come lava da un vulcano in circa cinquemila opere, di cui non poche degne di entrare del salotto buono dell’arte moderna. Molte di queste sono state mostrate in video nel corso della manifestazione, ed è emerso tutto un mondo parlante, ora di forme umane e naturali riconoscibili e comunicative, ora di immagini e concrezioni informali o simboliche, ora di giocosa ironia, ora di avvolgenti oscurità, ora di aggrovigliati colori di un’anima a tinte forti che riusciva ad esprimersi soprattutto con spifferi di silenzio.

Un mondo vario e complesso, così come prismatica era la dimensione esistenziale di Schiavo. Un mondo di mattanze a caccia dell’ultimo mostro in filanti grovigli sanguigni, o di occhi di donna che si profilano come buchi neri, ma anche di sguardi incrociati e complici nell’incontro tra un giovane sognante ed un cane scodinzolante.

Un mondo di radici abbraccianti, trasfigurate nei vari colori del cuore, tra profili di monti, fioriture di frutti e agrodolci stilettate di cipressi.

Un mondo di edenici tuffi e perduti Eden, di angeli svolazzanti in falsi movimenti e demoni divoranti.

Un mondo di sbarre e lontananze, ma anche di abbracci dolci e/o vagheggiati, come quelli delle sue (Ma)donne con bambino, in cornici colorate o contornate di nero, o con lo sfondo cosmico del firmamento nel più dolce afflato dell’amore-affetto-protezione.

Tutto questo con tocchi di colori e di forme a volte stilizzati, a volte distonicamente esplosivi, con accoppiamenti analogici alla Magritte, destrutturazioni di immagini alla Cézanne, deformazioni formali alla Picasso, fantasiosi voli alla Chagall, ma pur sempre elaborati alla Schiavo, diremmo quasi “schiavizzati”, se non fosse impropria questa evocazione di prigionia per un artista che si è tuffato nella creatività per cercare, anche nel fondo degli abissi, la sua personale libertà.

È proprio per tale elettricità di emozioni e capacità di espressione che prima lo abbia candidato ad entrare nel salotto buono dell’arte contemporanea.

Perché tale “entrata” avvenga, occorre comunque fare un’adeguata e meritoria operazione di memoria, di studio e riconoscimento della sua arte. Sarebbe giusto che il primo passo in tal senso fosse fatto proprio dalla sua terra. Per questo al termine dell’incontro è partita la proposta di effettuare una retrospettiva antologica delle sue opere (in una mostra e poi in un catalogo più completo di quelli, parziali, tuttora esistenti) e di indire un concorso annuale intitolato a lui.

Sarebbe un tributo buono e giusto alle sue qualità… ed anche l’inizio della rinascita di una persona che purtroppo non è stata ricambiata dalla vita con lo stesso slancio con cui l’ha amata.

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Un interessante ventaglio di novità per Cava estate di agosto

Con la speranza della candidatura a Capitale nazionale della Cultura nel 2022.


Interessanti novità nella programmazione di Cava Estate – Agosto 2019, presentata a Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni mercoledì 7 agosto in un intenso e affollato incontro presieduto dal Sindaco Vincenzo Servalli.

È la “zona solleone” di un programma a ventaglio, come evidenziato dalla forma simbolica della brochure, un ventaglio, istoriato con immagini di pittura paesaggistica della Cava XIX secolo, voluto dall’Assessore alla Cultura e Vice Sindaco Armando Lamberti per caratterizzare le iniziative che da giugno in poi, e sperabilmente fino al 2021, daranno sostanza alla vita culturale cittadina e rappresenteranno la base su cui prospettare la candidatura della nostra Città a Capitale nazionale della Cultura 2022. Una candidatura che avrà bisogno anche del sostegno delle istituzioni regionali, con la speranza che non ricadano in “sviste pericolose” come la classificazione al centoquarantacinquesimo posto della nostra Città nella graduatoria dei comuni finanziabili per le attività culturali (come a mettere la Roma o il Napoli in serie B….), una svista grave che ha scatenato anche altrettanto sgradevoli polemiche interne a Cava, ma che, a detta del Sindaco e del Vice Sindaco, si potrà ancora aggiustare, una volta riesaminate “consapevolmente” le pratiche a disposizione

Al centro del programma, Musica e Cinema, con il Festival delle Torri a completamento delle grandi iniziative folkloriche di Luglio, il coinvolgimento delle parrocchie, collettori fondamentale di vita cittadina, e e l’inserimento originale di due incontri di teologia sulla figura di Maria e sul dogma dell’Assunta (6 e 13 agosto, ore 20, presso l’oratorio della Chiesa del Purgatorio), che, come esplicitato dal parroco don Antonio, toccheranno anche tematiche di ampio respiro storico e culturale, grazie anche alla qualità delle relatrici, le prof.sse Anna Paola Borrelli e Lorella Parente.

A modo sua decisamente nuova anche la rassegna cinematografica, Cinema al chiaro di luna. In primis per la location: è la prima volta che si svolge nel bellissimo complesso di San Giovanni. In secundis per la gratuità: negli anni scorsi, che fosse allo stadio o in un locale, occorreva sempre pagare il tradizionale biglietto, sia pur in entità ridotta. Ora invece l’Amministrazione, su impulso e iniziativa del prof. Lamberti, ha fermamente voluto l’apertura, proprio per aprire al massimo le porte alla fruizione della cultura. In tertiis per la scelta dei film, quasi tutti di quella produzione nazionale sempre troppo bistrattata attraverso la promozione di mercato che favorisce lo strapotere della grande industria internazionale. Anzi, il punto di partenza è stato proprio il cinema di origine locale e territoriale: le prime due proiezioni sono state infatti E se mi comprassi una sedia?, del cineasta e imprenditore cavese Pasquale Falcone (al suo quinto film e a suo tempo promotore di una prima rassegna al Borgo, con lo schermo addirittura collocato in mezzo ai portici), e Smetto quando voglio, la folgorante opera prima del regista salernitano Sidney Sibilia, già diventata un cult con due sequel, incentrata con brillante leggerezza e acuto spirito di riflessione sull’amaro tema della disoccupazione intellettuale giovanile. A seguire, Basilicata coast to coast (10 agosto), Passione (11 agosto), Pane e tulipani (12 agosto), Il racconto dei racconti di Matteo Garrone (13 agosto), Il piccolo Principe (mercoledì 14 agosto). Sabato 17 agosto, serata finale con ospiti d’onore con il bellissimo Il cuore altrove, di Pupi Avati, con Neri Marcoré, Isabella Incontrada e un sorprendente Nino D’Angelo.

E poi, come da trentatré anni a questa parte, Le corti dell’Arte, i grandi concerti di musica da camera, jazz e classica (e non solo) negli spazi a dimensione umana delle corti del nostro Borgo. Uno dei fiori all’occhiello dell’intero dopoguerra culturale cittadino, le Corti sono il frutto dell’iniziativa del Maestro Felice Cavaliere, eccellenza cavese nel settore, attualmente direttore del Conservatorio di Potenza, e dell’Accademia Jacopo Napoli, da lui fondata e punto di riferimento per giovani musicisti di tutta Europa. Le Corti si sono aperte con il Concerto super a San Giovanni di due grandi del jazz nazionale, Fabrizio Bosso e Xavier Girotto (organizzato in sintonia con il pub Il moro), per proseguire poi con Io Sheherazade (9 agosto nella Corte del Teatro Comunale), Ensemble sottovoce (martedì 20 nella Corte del Teatro Comunale), La noche de Tango (sabato 24 a San Giovanni),Klaidi Sahatci e Merita Rexa Tershana (lunedì 26 nella Corte del Teatro Comunale), Joe Barbieri (giovedì 29 a San Giovanni), i concerti cameristici del 18,19,21,22,23,25,26,27,28,31 a San Giovanni, il Concerto aperitivo (a Palazzo di Città, domenica 18, ore 11,30). Le Corti si concluderanno ai primi di settembre.

Sempre nell’ambito della programmazione di agosto, va segnalata la proposta interessantissima del Gruppo giovanile MAC,che venerdì 30, dalle 10 alle 24, organizza il MAC Fest di Musica, Arte e Cultura, incentrato soprattutto sul nuovo modo di fare cultura giovane e sul modo intelligente delle nuove tecnologie.

A queste iniziative, vanno poi aggiunte le tradizionali danze di liscio in Piazza Abbro organizzate dagli Amici della Terza Età (sabato 10 e sabato 24), La notte di plenilunio di venerdì 16 con l’Associazione Alema a San Liberatore), il Concerto di Marino Cogliani (venerdì 16 a San Giovanni), i mercatini degli hobbisti (sabato 3 e 4 e 24-25 a Piazza Amabile), il Torneo di Beach Volley a Largo Cuomo (26-31 a Largo Cuomo), il Teatro dei Burattini (dal 26 a Piazza Amabile).

Insomma, un programma ricco, con eventi pressoché giornalieri, ma il ventaglio non si chiuderà ad agosto: si riaprirà di nuovo a settembre con le iniziative teatrali e quelle collegate alla Festività patronale.

E naturalmente soffierà anche quando farà meno caldo, con le iniziative autunnali e natalizie. Se si vuole qualche chance nella candidatura del 2022, occorre fare molto vento …