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Presentato anche a Roma “Verso di me”, di Silvana Salsano: un emozionato ed emozionante racconto in prosa e poesia nel tunnel della malattia… e oltre

CAVA DE’ TIRRENI (SA) e ROMA. Una vita terremotata dall’arrivo di un “inquilino abusivo” nel corpo, il disorientamento di giorni sbandati dall’altalena tra disperazione e ricerca di vie d’uscita, le terapie logoranti e deformanti, eppure salvifiche, ore annaspanti appena addolcite dal calore protettivo della famiglia, ore notturne avvolte da abissali fantasmi, poi la luce in fondo al tunnel e la riconquista della vita e la riscoperta di una nuova se stessa, in un’inesausta e inesauribile voglia di primavera. Questo il “romanzo interiore” dei frammenti di luce in una notte buia che la cavese Silvana Salsano ha intessuto in una successione di prose e poesie che ha pubblicato col titolo bivalente Verso di me (Ed. Area blu),e che ha presentato il 4 dicembre a Cava nella sala del Comune e sabato tre febbraio anche a Roma, nel Club “Il seminterrato”, diretto da Massimo Leone, in via Siena.

In tutte e due le serate, nessuna relazione “letteraria”, come si usa spesso durante le presentazioni di libri, spesso ahimé verbose e troppo “azzeccose”. In tutte e due le serate hanno parlato i versi e le confessioni di Silvana stessa.

A Cava, nel Salone d’Onore di Palazzo di Città, affollatissimo ma tutto oscurato, con la magia di una piccola luce sui lettori (la stessa Silvana, la figlia Ida Accarino, Maria Teresa Kindjarsky, Silvana Pisapia, il sottoscritto scrivente) e di un fascinoso creatore di rinascite in note, come il pianista Ernesto Tortorella. A Roma, con un emozionato pubblico “fatto in casa”, in una sala più piccola e raccolta, sempre in penombra, ma senza buio, con la lettura delle new entry Anita Trincia e Francesca Ferraioli e dei “veterani” (la stessa Silvana, Ida e il sottoscritto) e la musica di Jonio Worzel, armoniosamente coniugata ai testi.

Tutte e due le volte, la magia di un incontro “vero”, con momenti ora di alta Empatia con la S maiuscola (la S di Sensibilità e di Silvana), ora di avvolgenti voli nelle nuvole dei ricordi, ora di fascinose scoperte-riscoperte, ora di stimolanti riflessioni sul coraggio di raccontare e la capacità di lottare, sui disvelamenti a se stessi e ad altri al di là delle maschere, delle apparenze, dei ruoli e dei pregiudizi,.

Tutte e due le volte la storia di una malattia e di una ri-scoperta è uscita fuori dalla persona di Silvana per diventare una storia di tutti i presenti, perché ognuno di noi è attraversato da caverne e da fantasmi e, ogni volta che ne sente gli spifferi del buio, apre il cuore all’abbraccio solidale della comune fragilità.

Ed è stato un cammino, che nella sua realtà comune intender non lo può chi non lo prova, mentre nella sua realtà immaginaria regala un ponte di anime e il sapore dolce della ricostruzione.

Accanto a questa “lezione di condivisione”, la percezione della vita.

Silvana racconta il tutto con lo spirito della reduce, da una guerra e/o da un lager. Comunque, da un Inferno.

E, se la malattia è l’Inferno intriso di buio, già il Purgatorio, cioè la convalescenza, assume la luce piena del Paradiso. E tutto appare circondato da un alone diverso. In quel lungo dialogo con se stessi che ogni malato è costretto a fare, risulta assai feconda la rivisitazione delle emozioni e dei sentimenti finora vissuti e in attesa di ritorno. Tutto riappare, ma con la sua altezza “reale”. E ogni segno, ogni sorriso, ogni scintilla di vita ridiventano calore, ogni frammento della proprio esistenza assume un senso e la forma di un desiderio. Al confronto, ti torna a vibrare il cuore e si apre all’immenso respiro del cielo. E piano piano, mentre contestualmente riesci a vedere la luce che è in fondo al tunnel e la speranza riprende corpo, ti reimpossessi di te e l’amore ti scoppia nel cuore, ed emerge una persona più coraggiosa, più vorace, più sicura, più temeraria. Un’altra se stessa.

Questo viaggio, pur se con un lungo travaglio di non facile “stappamento”, Silvana ha trovato attraverso il libro la voglia, la, forza, il coraggio di raccontarlo. Da questo viaggio lei è andata e tornata tante volte verso di sé. E con lei ognuno di noi verso di lei. E alla fine, sperabilmente, ognuno di noi verso di noi stessi. Grazie anche a lei… e ai lampi di luci che ci ha regalato dalla sua nottata.

Alla Festa dei Giornalisti l’Associazione “Lucio Barone” celebra un anno ricco di iniziative, di eventi e di ospiti super, come Duccio Forzano e Federico Buffa

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Se il 24 gennaio dello scorso anno, la Festa dei Giornalisti rappresentò la prima uscita pubblica del nuovo Presidente dell’Associazione Giornalisti di Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “L.Barone”, Emiliano Amato, quella di quest’anno ne ha rappresentato la consacrazione.

Infatti egli, nel suo intervento al termine della Celebrazione Eucaristica officiata nella Chiesa di Sant’Alfonso dall’Arcvescovo Mons. Orazio Soricelli in onore del patrono dei giornalisti San Francesco di Sales, ha potuto presentare un bilancio estremamemte positivo di questo suo primo anno da Presidente.

Un anno ricco di interventi specifici in campo giornalistico, a cominciare dai corsi a punteggio distribuiti tra la primavera e l’estate in tutto il territorio. Un anno di incontri significativi con autori di libri e giornalisti di rilievo nazionale, tra cui naturalmente spiccano i nomi di Duccio Forzano e Federico Buffa, superbig di Rai (Che tempo che fa, Forzano) e Sky (i grandi ritratti-documentario dei campioni dello sport, Buffa). Un anno d innovazione, culminato nei premi ComunIcare, assegnati il 5 dicembre, in occasione proprio dell’incontro con Federico Buffa. Un anno di riconoscimenti e di performance dei membri dell’Associazione: ad esempio, i tre podi giornalistici estivi di Antonio Di Giovanni, tra cui anche un premio insieme con Franco Di Mare, il libro di Patrizia Reso sul Fascismo a Cava, quello del sottoscritto FBVitolo sulla Civiltà Contadina e, dulcis in fundo, l’espansione “internazionale” del Presidente stesso…. Un anno di fresco e rinnovato fermento all’interno dell’Associazione, con la partecipazione attiva e propositiva di tutti i membri del Direttivo.

Tutto questo con giusto orgoglio è stato ricordato dal Presidente e rievocato dal Vescovo Soricelli e dai membri dell’Associazione.

Quanto detto non vuole però fare ombra al clou della manifestazione, che era il ricordo del giorno in cui la salma del Vescovo francese Francesco di Sales (1567 – 1622) fu traslata definitivamente da Lione ad Annecy e da cui è partito il cammino della memoria che ne ha fatto il santo patrono dei giornalisti. Francesco di Sales è stato uno dei più grandi maestri di spiritualità di un periodo ricco di fermenti e di tensioni. Si distinse come sacerdote zelante, instancabile e creativo. Infatti, per fronteggiare la crisi delle partecipazioni, andava in giro per le case dei fedeli a distribuire fogli volanti con gli insegnamenti da trasmettere, motivo per cui è considerato un profeta della comunicazione.

Interessanti anche gli spunti dell’omelia, in cui, oltre ad evidenziare il ruolo “seminatore” della Parola e dei suoi messaggi, Mons. Soricelli ha richiamato il documento papale sul giornalismo, in cui Papa Francesco, come al solito stimolante e concreto, ha ricordato la necessità della Verità e il rifiuto netto delle fake news, che sono l’opposto di quello spirito costruttivo sociale e umano al quale si dovrebbe conformare naturalmente un giornalista.

Al termine, abbraccio fraterno e altrettanto fraterna agape, a base di cibi ben saporiti, di un panettone al bacio e di caldi dialoghi di condivisione, in cui sono riemersi alla memoria i momenti più significativi dell’ultimo periodo, in particolare dell’Avvento di fuoco, che è iniziato a fine novembre con il battesimo poetico di Alfonso Apicella, autore della raccolta in lingua napoletana Sunagliera, proseguendo con il sorprendente poema in versi Il segreto di Nonna Ninna (Ed. Europa) di Anna Maria Santoriello, con l’avvolgente noir Rosso Lupo di Francesco Puccio, e poi decollando il 4 dicembre con l’emozionante reading del libro Verso di me” (Area Blu), di Silvana Salsano, con la lettura recitata in penombra di versi e prose (e musica da fuoriclasse di Ernesto Tortorella) a raccontare l’inferno della malattia, il Purgatorio della speranza e della convalescenza e il Paradiso della Vita nuova riconquistata. Il giorno dopo la Salsano, l’esplosione con il duo Buffa-Catozzi.

Martedì 5 dicembre, infatti, nella grande e spettacolare Sala del Consiglio del Palazzo di Città, di Cava de’ Tirreni, davanti ad un pubblico foltissimo, è stato presentato il libro “Muhammad Ali, un uomo decisivo per uomini decisivi” (Ed. Rizzoli), appassionata ed appassionante biografia di Cassius Clay, “il più grande”, il pugile che nella seconda metà del secolo scorso ha fatto la storia dello sport ed anche della società. Con un’affabulazione avvolgente che ne ha fatto quasi un romanzo e che ha spaziato ad ampio raggio tra sport e storia, musica e società, il volume è stato realizzato da una coppia magnificamente assortita: il giornalista Federico Buffa, che è oggi in Italia il maggior aedo multimediale dello sport, e la giovane ricercatrice cavese Elena Catozzi.

L’incontro è stato ricchissimo di stimoli e di emozioni. Questo certamente è dipeso dalle mille sfaccettature del personaggio Clay: lo stile da farfalla-ape, il carattere esuberante e fortemente mediatico, gli epici scontri con Foreman, Liston e Frazier, il passaggio all’Islam col cambio di nome, il rifiuto pacifista, pagato caro e personalmente, di partecipare alla guerra del Vietnam, l’impegno per i diritti civili e la dignità della minoranza nera, la parkinsoniana accensione del tripode alle Olimpiadi di Atlanta, l’umana generosità e la bellicosa aggressività… Bisogna però ringraziare anche e soprattutto l’empatica capacità di comunicazione sia di Federico Buffa, affabulatore per eccellenza nel giornalismo nazionale, sia della giovane Elena Catozzi, che di fronte al pubblico di casa si è sentita caricata del ruolo di scrittrice in questo caso “alla pari” rispetto al grande compagno e di quello aggiuntivo di campionessa in patria rispetto ad una città orgogliosa di lei e felice per un salto di qualità che potrebbe anche essere decisivo nella sua carriera.

Oltre ai discorsi sportivi, i due autori hanno anche tracciato storie personali di incontri reciproci e riflessioni sulla forza di accettare le sfide e sui rapporti con le personali fragilità, come per Buffa la scelta della memoria nell’affrontare monologhi teatrali, compensativa rispetto al trauma dell’Alzheimer materno, o per Elena il passaggio dall’iniziale timore del salto troppo lungo per le sue gambe alla grinta superba nell’allungare le sue gambe.

Simpatici anche i siparietti col pubblico, come il duetto con un quattordicenne che aveva percepito lo spirito di scommessa del loro incontro, o il faccia a faccia con l’allenatore della Cavese, Bitetto, che fu uno degli eroi di quella squadra che nel 1982 in serie B andò a vincere in casa del Milan, squadra del cuore e della coratella per il buon Federico.

Importante l’epilogo della serata: su conduzione del Past President della “L.Barone” Antonio Di Giovanni, sono stati assegnati i primi premi ComunIcare (dove il finale I care richiama il famoso motto di Luther King) a enti o persone meritevole nel settore della comunicazione.

I riconoscimenti sono stati assegnati agli Uffici stampa dei Comuni di Cava de’ Tirreni e Amalfi ed a quelli dei rispettive Centri Vescovili, alla Protezione Civile di Cava de’ Tirreni, all’Ente Sbandieratori Cavensi, all’emittente metelliana Quarta Rete RTC, alla stessa Elena Catozzi e, dulcis in fundo, proprio a Federico Buffa, nella sezione Pontegiovane, riservata a personalità o situazioni o enti capaci di stabilire un ponte tra le generazioni per aprire finestre di speranza ai giovani. E più ponte di quello creato tra Buffa e la Catozzi…

Il “dopo Buffa” è stato degno dello scoppiettante inizio, con la doppia presentazione (15 dicembre a Cava e 27 dicembre a Vietri) del giovane e geniale poeta Alessandro Bruno, autore della raccolta Feste, festine e maletiempo (Ed. Gaia), con poesie in lingua napoletana che stanno già facendo il giro del territorio, e poi con la strepitosa performance di Dino Benvenuti, il novantenne “viaggiatore” di Valenza Po, venuto a presentare il suo libro Shambhò, in cui racconta l’incredibile avventura di quarant’anni fa, con trentamila chilometri in auto dal Piemonte all’India per ritrovare la figlia Lorena, andata in India in cerca di una nuova spiritualità. E lui, in cerca della figlia, trovò se stesso. E poi, ancora, presentazione con l’Anaima del Diario-Agenda di Noitre, ricco di poesie e brani d’autori classici e locali, e la serata di beneficenza con Il Germoglio, le poesie di Alfonso Apicella e le straordinarie invenzioni pittofotografiche di Franco D’Auria. A gennaio, la prima raccolta d poesie di Teresa D’Amico, dal titolo accattivante Non sono solo come sono (Ed. Il quaderno). E ora, l’attesa di nuovi eventi, a cominciare dall’arrivo a Cava del nuovo libro di Mario Avagliano, 1948, previsto il 23 febbraio, per festeggiare l’ulteriore volo di un Cavese nel mondo che oggi figura nel Gotha dei maggiori storici nazionali.

Sono tutte testimonianze di una presenza viva nel territorio, come si conviene ad un’associazione che considera il giornalismo una fonte vitale d ossigeno per una società e nello stesso tempo ne apre la dimensione fino a farne un collettore fecondo di cultura e incontro.

Insomma, una piccola grande festa dell’intelletto e della comunicazione. Non la panacea della crisi attuale, ma almeno una stella di riferimento in un cielo troppo spesso oscurato da eventi negativi e da sonni della ragione… E che la festa continui …

Il Maric non si ferma: prosegue a Curti la ricolorazione artistica di un intero paese … e venerdì 19 cena spettacolo di beneficenza al Ristorante “Il Pescatore”, con Espedito De Marino

VIETRI MARINA (SA) – CURTI (CE). Si terrà, venerdì 19 gennaio, alle ore 21, la cena con spettacolo di beneficenza al ristorante di Vietri sul mare Il pescatore.

Una cena di fronte al mare, data la posizione del locale, e Sulle onde del MARIC, cioè il Movimento Artistico per il Recupero delle Identità Culturali, che è l’ente organizzatore.

Oggetto della beneficenza è sta la raccolta di fondi per la realizzazione di una Casa della Cultura nella terremotata Accumoli, raccolta iniziata un anno fa e felicemente vicina al traguardo finale.

Il titolo, La Tenuta dell’Amore, è apparentemente misterioso, ma è tutto un programma. Il termine si riferisce infatti alla prestigiosa Tenuta San Domenico, di Sant’Angelo in Formis, che ospita nella sala d’onore un’esposizione permanente delle opere di artisti del Maric e in collaborazione con la quale, per una convenzione firmata il 30 dicembre scorso, sono in allestimento iniziative di grande rilievo culturale.

L’Amore, in vista di San Valentino, è il tema di intrattenimento della serata, grazie agli interventi poetici di commensali che faranno da “spettattori” ed alle musiche del grande Espedito De Marino, già chitarrista privilegiato di Roberto Murolo.

A completamento, da parte del vulcanico presidente e fondatore del Maric, Vincenzo Vavuso, la presentazione delle prossime iniziative, la prima delle quali sarà una mostra d’Arte a Roma, alla Biblioteca Morante, inaugurata il 3 febbraio.

Come “cornice e tavolozza di colori”, la cena, naturalmente a base di pesce, preparata dai maghi cucinieri de “Il Pescatore”.

Un quadro ancora più ampio, che abbraccia già varie città e regioni d’Italia, lo sta dipingendo il Maric, grazie alle continue iniziative proposte e promosse dal Presidente Vavuso, che è motore primo ed è lui stesso un tigre nel motore, con la collaborazione di artisti e scrittori sempre più convinti di percorrere la strada difficile ma fascinosa della produzione-protezione dell’Arte e della Cultura.

A parte l’avanzare della raccolta di fondi per la Casa della Cultura di Accumoli, da dicembre il Maric sta lasciando un segno visibile ed affascinante: ha portato pennelli, amore e fantasia nel paese di Curti, in provincia di Caserta, ha iniziato un’azione di restyling dell’ambiente urbano e sta ricolorando, abbellendo, dipingendo piazze, muri, strade, vicoli, panchine.

Gerardo Iorio, Piero Sani, Lucia De Sanctis, Mario Formica, Andrea Dubbini, Valentino Annunziata e naturalmente il Presidente Vavuso, oltre alle poetesse Teresa D’Amico, Stefania Maffei, Lucia De Sanctis: per ora sono stati loro, creativi dal Cilento al Rubicone, dal Sud al Centro Nord dell’Italia, a operare, nel tempo libero dal lavoro personale e con pieno spirito di volontariato. A dare slancio, il patrocinio ufficiale dell’Amministrazione Comunale, e anche il sostegno dei cittadini, che seguono da vicino le operazioni e godono a veder nascere un volto nuovo del loro ambiente urbano.

Nel corso dei mesi presumibilmente altri creativi si aggiungeranno e lasceranno il loro segno, fino al compimento del lavoro, previsto per l’ estate, ma sempre con la possibilità di un ritocco in fieri. È un esempio di arte-vita, il segno pioneristico, pur se non unico ai tempi d’oggi, di un’azione collettiva e volontaria a costo zero o minimo, l’apertura di una strada che, se diffusa ad ampio raggio, stabilirebbe un rapporto più stretto dei cittadini con l’ambiente di vita quotidiana, stimolerebbe vitalità attraverso le tonalità dei colori, recupererebbe forza d’immagine e di vivibilità anche per paesi e territori subordinati o emarginati rispetto al prevalere della grande Città. E sarebbe l’ennesima vittoria, o rivincita, del Bello che si agita dentro di noi e che non sempre riesce a liberare le sue energie.

Insomma, con la cena al Pescatore si apre un semestre cruciale per il Maric ed anche per i cittadini coinvolti, da beneficiari o protagonisti, nelle sue iniziative. Se andrà tutto bene, come si spera e si può, l’Arte e la Cultura potranno fare un sorriso in più, ma soprattutto un sorriso nuovo. E, si sa, il sorriso è contagioso …

 

 

 

 

 

 

Sarà presentato in Comune “Non sono solo come sono” di Teresa D’Amico

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Sarà uno stimolante ed emozionante “battesimo adulto”, quello di Teresa D’Amico, che domenica 14 gennaio, alle ore 18,15, nella bellissima Sala di Rappresentanza del Palazzo d Città di Cava de’ Tirreni, presenterà la sua prima raccolta poetica, Non sono solo come sono (il quaderno edizioni).

La presentazione consisterà in un mix di conversazione e di letture, guidato dalla stessa autrice e dal conduttore Franco Bruno Vitolo, che ha anche curato l’editing e la prefazione del volume. La serata sarà introdotta dai saluti del Sindaco Vincenzo Servalli e del presidente dell’Associazione Giornalisti Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “Lucio Barone”, Emiliano Amato. Interverranno anche Stefania Spisto, pimpante e intraprendente editrice, (recentemente ha al suo attivo anche un Premio per l’impegno editoriale contro la camorra, oltre la produzione di un film, Felicissime condoglianze, tratto da un romanzo di Tonino Scala, anch’esso edito da “Il Quaderno”), Autilia Avagliano, avvocato, operatrice sociale e culturale, ex assessore del Comune di Cava, e Chiara Savarese, che ha illustrato la bella copertina, in un azzurrino intriso di gocce d’acqua sfuggenti, evanescenti, eppure gravide di vita e collegate tra loro da fili forti e sottili.

L’accompagnamento musicale sarà curato dal Taidé Trio, formato da Ivana Pisacreta (violoncello), Marco Saraceno (flauto), Miriam D’Amico (pianoforte). 

Ottanta poesie, quattro sezioni… e un titolo, generale e anche della prima sezione, Non sono solo come sono, che è già tutto un programma: emblematico di una donna che vuole aprire qualche finestra in più su quella se stessa che finora è stata illuminata molto dal ruolo sociale e dall’immagine pubblica (Teresa è titolare col marito Antonio Senatore del negozio di abbigliamento Anter, oltre che attivista del Movimento Culturale e Artistico MARIC) e molto meno da interessi e zone d’ombra non tutti prevedibili o scontati.

I titoli delle altre sezioni sono altrettante finestre sullo sguardo aperto e sul cuore della poetessa.

Siamo è uno sguardo fuori dall’ombelico, ora polemico, ora ironico, ora allegro, ora critico, ora disincantato, sempre appassionato sulla prismatica società di oggi.

L’eco che (non) risponde al suono… è il canto degli affetti familiari: una cascata di sentimenti, che forma un fiume sempre gorgogliante di acqua fresca, ma non privo di frenanti pietruzze, a volte in debordante smarrimento rispetto allo scorrere sicuro nel suo letto naturale, ma decisamente avviato verso l’Oceano mare dell’affetto, dell’amore… e del gusto pieno della vita.

Sulle onde del MARIC… fissa in versi fluidi ed espressivi le sue esperienze all’interno di questo giovane movimento, fondato dal maestro salernitano Vincenzo Vavuso ed impegnato a fondo nella promozione e nella “protezione” della Cultura e dell’Arte. Tra queste, spicca l’impegno, a lungo termine, per la realizzazione di una Casa della Cultura nella terremotata Accumoli. Dall’esterno sociale e dall’interno del cuore la D’Amico racconta la navigazione, sempre a vele spiegate, su quella che lei stessa ha definito una “nave sognante”: un viaggio emozionato ed emozionante nell’arte e nella sua missione ora creativa ora solidale. Una di quelle esperienze che abbassano i ponti levatoi verso una vita nuova e dinamica, o almeno diversa.

Come del resto è nuova l’esperienza poetica della D’Amico, che ora si distende in un affresco aperto al mondo, dopo che nel suo primo scritto, Fili (sempre con Il Quaderno editore), si era cimentata in un autoritratto in prosa, incentrato sulle sue “crisi” di donna e di nonna e dedicato al nipote Filippo, detto Fili, affetto da disabilità.

Si trattava di uno scritto in prosa, ma già era già una finestra aperta sulla rombante energia lirica che bolle dentro di lei e che ora finalmente si è tradotta in una raccolta di poesie a tutti gli effetti.

Il 24 novembre a Palazzo di Citta’ “Il segreto di Nonna Ninna”, di Anna Maria Santoriello, storia agrodolce di un’infanzia in chiaroscuro

il-segreto-di-nonna-ninna-cava-de-tirreni-novembre-2017-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Sarà una serata ricca di risvolti letterari ed umani, quella del 24 novembre prossimo, presso la bellissima Sala di Rappresentanza del Comune di Cavade’ Tirreni, dove alle 18,15 sarà presentato il libro della cavese Anna Maria Santoriello “Il segreto di Nonna Ninna”, edito da Europa e illuminato dalla prefazione di una personalità di grande livello come Andrea G. Pinketts, che a suo tempo è stato un brillante e geniale enfant prodige della letteratura nazionale.

La serata è organizzata con il patrocinio del Comune di Cava de’ Tirreni e dell’Associazione Giornalisti “Lucio Barone”, che saranno rappresentati dal Sindaco Vincenzo Servalli e dal Presidente Emiliano Amato. Le letture saranno affidate all’autrice stessa, a Rosanna Rotolo e al conduttore, lo scrivente Franco Bruno Vitolo.

Se la firma di Pinketts dà un tocco di prestigio, la grande pennellata di originalità è offerta dalla struttura dell’opera. Si tratta di un “romanzo in versi”, composto da circa sessanta capitoli brevi, ognuno preceduto da una breve sintesi “di atmosfera”, sul modello dei racconti di un tempo e con chiave vagamente favolistica.

In chiave di flash back totale, come ricordo personale della protagonista, dopo la quotidiana sonata al suo amato pianoforte, il libro racconta di Silvia, per necessità pratiche affidata, fin dalla primissima infanzia, a Ninna, una Nonna che non le era nonna di sangue, ma solo “di fatto”, essendo stata anche colei che aveva allevato la madre Marta. La situazione, nonostante non le mancassero un ambiente confortevole ed una piccola rete di amicizie, non è priva di disagio per la bambina. Vivendo la famiglia vera (madre, padre e fratelli) a poca distanza, in un villaggio vicino della Valle di Cava de’ Tirreni, lei si sente in una condizione di emarginazione e quasi di rifiuto, accentuata dal fatto che Nonna Ninna, nonostante l’impegno e l’estrema serietà, ha un carattere spinoso e per certi versi anaffettivo, che solo verso la fine del romanzo scopriremo causato da un doloroso segreto che da anni le imprigionava e le mordeva il cuore. Ricordi agrodolci, quindi, che si snodano tra buchi d’amore e da slanci bloccati. tra sorrisi e fantasmi, calde vicinanze e abbracci mancati, tra attese vibranti e delusioni cocenti.

Nonostante le tematiche non sempre allegre, si ride e si sorride non poco, nel corso nella narrazione, grazie ad episodi vivaci ed anche buffi di quotidiana ordinarietà ed alla descrizione di un ambiente di pittoresca umanità, corredato da personaggi che danno calore e colore alla storia, in un insieme che apre una interessante finestra sull’Italia ancora semicontadina del secondo dopoguerra. I versi sono scorrevoli, coinvolgenti e spesso “musicali”, tali da far dimenticare le difficoltà tradizionali nell’impatto con la poesia, per cui ci si abbandona alla lettura come ad un romanzo in prosa gradevole, ricco di stimoli di emozione e spunti di riflessione.

Altro tocco originale, in quarta di copertina c’è un Q code che permette di ascoltare la Canzone per Silvia, scritta e musicata dall’autrice ed eseguita da Daniela Schillaci (soprano), Gaetano Costa (pianoforte) e Ivan Iannone (violoncello). Quest’ultimo, tra l’altro, oltre ad essere un attivissimo docente del Liceo Musicale “Marco Galdi”, è anche il figlio carissimo dell’autrice e di suo marito Gregorio Iannone, già per tanti anni DSGA della Scuola Media Giovanni XXIII di Cava.

A corredo dei versi, sono inseriti nei capitoli circa cinquanta disegni in bianco e nero, realizzati da Chiara Savarese, con funzione illustrativa, caratterizzati da riconoscibilità delle figure, chiarezza dei gesti, espressività dei volti e dei corpi, tali da dare vivacità alle pagine, incisività ai versi e attrattività all’intero lavoro. Nel complesso è un’opera per nulla pesante o seriosa, ma ricca di vitalità e con personaggi e situazioni che possono tranquillamente solleticare la fantasia anche dei più piccoli. Inoltre scatena una tenera empatia con la piccola protagonista e lascia un retrogusto agrodolce per le riflessioni che emergono e per la rievocazione di un tempo in cui di “Silvie” ce n’erano tante.

È un lavoro originale e aperto al mondo, ma anche una sfida personale.

anna-maria-santorello-big-vivimediaAnnamaria Santoriello, al suo battesimo di scrittrice, nata e residente a Cava de’ Tirreni (Sa), docente di Educazione musicale in pensione e pianista di intensa attività didattica (gli interventi musicali nel corso della presentazione saranno effettuati da lei stessa, al pianoforte), non ha inteso solo raccontare una storia d’infanzia, in parte autobiografica, ma anche dare per la prima volta corpo e parole alle emozioni che le hanno danzato nel cuore per tutta una vita, senza trovare uno sbocco.

Quindi la sua sfida ha non solo una valenza letteraria, perché lei finalmente ha potuto dimostrare cosa sa fare con la penna (e non è da tutti riuscire in un’impresa del genere), ma anche e soprattutto una valenza esistenziale.

È il disvelamento liberatorio di una parte importante di se stessa, è la condivisione della propria sensibilità, è un arco lungo una vita proiettato in versi verso l’agognata impronta negli anni a venire… e anche oltre, nei sempre fioriti paradisi della memoria …