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Il Fascismo e Cava, città di confino: un argomento tutto da esplorare, nel nuovo libro di Patrizia Reso, speleologa della microstoria locale. La presentazione in Biblioteca Comunale
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Giovedì 23 febbraio 2017, alle ore 18, presso la Biblioteca Comunale di Cava de’ Tirreni, in via Prolungamento Marconi, sarà presentato il libro di Patrizia Reso “Il Fascismo e Cava, città di confino” (Ed. Paguro). La manifestazione è patrocinata dal Comune di Cava de’ Tirreni e dall’Associazione Giornalisti Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi”.
Interverranno Vincenzo Servalli, Sindaco del Comune di Cava de’ Tirreni, Laura Capobianco, presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza “Vera Lombardi”, Emiliano Amato, neopresidente dell’Associazione Giornalisti “Cava e Costa d’Amalfi”, e Franco Bruno Vitolo, insegnante e giornalista, che farà anche da conduttore.
Il volume, dopo un’ampia e documentata introduzione sulla presa di potere del Fascismo e sui suoi metodi repressivi e coercitivi, effettua un’originale, stimolante e altrettanto documentata zoomata sulla storia locale, su un tema finora esplorato da pochi, tracui citiamo il prof. Giuseppe Foscari e un gruppo di studio dell’Istituto “Filangieri”, guidato dalla prof. Gabriella Liberti, per una ricerca pubblicata con le Edizioni Marlin.
Il libro si concentra sui personaggi invisi o sospetti che il regime tendeva ad emarginare anche fisicamente, isolandoli in luoghi di confino, costringendoli a permanenze non propriamente ascrivibili a villeggiature, come qualche “benpensante” usava dire per dileggio.
Cava, per la sua posizione e la sua qualità di vita, era uno dei luoghi di confino più ospitali, o meno inospitali. E non pochi “ospiti” politici vissero sotto i portici: tra loro anche personalità di alto rango, come il ministro Belotti, il giornalista Engely, il podestà Blonda, l’imprenditore Gualino, il “Sindaco del pane” Zanardi. Nel contempo, però, anche tanti cavesi erano invisi o sospetti all’occhialuto regime fascista e vennero emarginati altrove, o costretti all’esilio. Con loro Patrizia Reso va ancora più a fondo nella sua speleologica operazione di ricerca storica. E vengono disseppellite storie emblematiche di cavesi doc, come Filippo D’Ursi, Vittorio Violante, Mario Santoli, etc…
Patrizia Reso non è nuova a ricerche di questo tipo. Nell’ultimo decennio si è infatti caratterizzata per essere una speleologa della microstoria, capace però di non perdere mai di vista la cornice della macrostoria. Con questo spirito, ha indagato sui partigiani e deportati cavesi, sulle radici metelliane di Elvira Notari, prima donna regista del cinema italiano, sulle vittime del Treno della morte, la cui fermata nella galleria di Balvano causò la morte per asfissia di oltre seicento persone, tra cui trentacinque cavesi. Insomma, un’apostola della storia ignorata… e una stella polare per farci essere meno ignoranti della nostra storia…
Presentata la quinta edizione dell’Annuario Arte e Cultura dell’Accademia di Michelangelo Angrisani: una festa di qualità, una bella promozione di creatività
CAVA DE’ TIRRENI (SA) e CASTEL SAN GIORGIO (SA). Gran festa presso la Sala del Consiglio Comunale di Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, per la pubblicazione di Parole,segni e colore, quinta edizione dell’ annuario dell’Accademia Arte e Cultura, una ultraventennale istituzione artistica fondata dal cavese Michelangelo Angrisani con sede a Castel San Giorgio, paese natio del fondatore.
L’Accademia ha alle spalle un’attività intensa e prestigiosa: un’azione incisiva di promozione sul territorio, annuali corsi di formazione, valorizzazione di numerosissimi artisti locali e non, spazio per ii “baby artisti”, gran vivaio di Cultura, istituzione di un Concorso Internazionale di Pittura e di Letteratura, apertura di legami stabili con altri paesi, in primis la Romania (ma esistono rapporti anche con pittori israeliani, francesi, belgi, brasiliani e spagnoli).
L’annuario è sempre più bello ed elegante, oltre che impreziosito già dall’anno scorso dalle notazioni critiche relative alle opere pubblicate, scritte per la parte letteraria dallo scrivente Franco Bruno Vitolo e per quella artistica da Luigi Crescibene, con la partecipazione qualificata di Fabio Dainotti. La sua pubblicazione è l’ennesima riprova della crescita dell’Accademia e soprattutto della feconda opera di sostegno dell’attività creativa, in campo pittorico e letterario.
È giusto elencare i nomi dei protagonisti, che sono la linfa feconda dell’Accademia:
Luigi Abbro, Nancy Avellina, Antonio Arpaia, Nunzia Alfano, Carmelina Alfano, Carmine Avagliano,Filomena Baratto, Saverio Barone, Daniele Biondi, Vincenzo Caccamo, Giuseppina Califano, Maria Cappuro, Maria Rosella Cetani, Paola cetani, Antonietta Ciancone, Anna Cervellera, Ettore Cicoira, Antonietta Maria Ilaria Cicale, Maria Flora Cocchi, Sofia Colajacovo, Daniela Conti, Lucia D’Aleo, Donato D’Angelo, Paola De Lorenzo, Fiorello Doglia, Marco Ghilardi, Assunta Gneo, Giuseppe Di Mauro, Nina Esposito, Emanuela Ingenito, Marilena Fanfani, Contrut O’Ion, Rosanna Ferraiuolo, Adriana Ferri, Anna Ferry-Ferrentino, Anna Mara Lombardi, Gianna Formato, Rosalba Ferilli, Laetitia Lescoat, Marina Marini, Stefano Ortolani, Jeanine Lucci, Rosaria Minosa, Annabella Mele, Concetta Masciullo, Valeria Nastri, Gennaro Pascale, Emanuele Occhipinti, Pasqualina Petrarca,Raffaele Picarella, Nicolae Adrian Popescu, Pierre Paul Marchini, Giuseppe Romano, Maria Raffaele, Giovanni Rotunno, Lorenzo Siani, Maria Stimpfl, Lucia Sottili, Francesco Terrone, Angela Maria Tiberi, Liliana Scocco Scilla, Giancarlo Trapanese, Pilar Segura Badia, Sergio Zappia, Dina Zilberberg, Francesca Vitagliano, Rosaria Zizzo, i Baby Artisti Enrica Maria Aiello, Andrei Dumitru Baciu, Mariana Larisa Dragomir, Vincenzo Middei, Denisa Paraschiva Juganariu, Constantin Iulian Lucaci, Immacolata Diana Turica, Nicoleta Andreea Onisimiuc, Bianca Elena Raileanu, Mihai Gabriel Ursulean, Francesco Volpicelli, Andrea Zappia, i collaboratori esterni Elena Mancusi Anziano, Luigi Crescibene, Fabio Dainotti, Rita Occidente Lupo, Franco Bruno Vitolo.
La manifestazione, presentata dalla giornalista Rita Occidente Lupo, sempre ottimamente “sul pezzo”, ha goduto del patrocinio morale del Comune di Comune di Cava de’ Tirreni ed è stata onorata dalla presenza del Presidente del Consiglio Comunale Lorena Iuliano e del professor Fabio Dainotti, oltre che dalle performance poetico letterarie della socia scrittrice-attrice Rosaria Zizzo.
È stata festa per gli artisti, ma lo è stata anche per il suo fondatore Michelangelo Angrisani, prestigioso e pluripremiato artista, che, doppiando l’attività della sua Accademia con l’organizzazione di iniziative non solo a Castel San Giorgio ma anche a Cava, da anni riesce ad offrire un importante punto di riferimento e di lancio per il territorio.
A riprova, i tre concorsi e le sei mostre che ha organizzato nella Città metelliana negli ultimi tre anni, di cui l’ultima nel dicembre scorso nel complesso monumentale di Santa Maria al Rifugio, dove tra l’altro ha ancora una volta sperimentato con felice esito l’accoppiata pittura-poesia
Angrisani, oltre che maestro di pittura e arti visive, è un signore dei pennelli, un padrone del disegno, interessato a creare dal disegno stesso e dalle increspature materiche le sfumature e le vaghezze capaci di esprimere lo stato d’animo perennemente inquieto di un artista alla ricerca costante di nuove espressioni e di una persona che con l’Arte vuole trasmettere ora il messaggio di una religiosità oltre le forme rituali, dolorosamente gioiosa e pacatamente egualitaria, ora il senso di una inesauribile vitalità interiore, intrisa di un’etica sensualità.
Nel corso della sua oramai ventennale carriera, nata da un amore connaturato fin dalla tenera età, egli ha maturato uno stile e delle tecniche raffinate, che, attraverso la varietà delle forme espressive usate (figurativo classico, figurativo simbolico, figurativo vago su materia, sculture) gli permettono di rendere con più convinzione il messaggio morale e religioso che è il fulcro della sua azione.
La novità più interessante e significativa viene dal cosiddetto colore del legno, cioè dalla tensione a dipingere nel legno e senza stravolgerne le tonalità cromatiche originali. Un’operazione che egli del resto attua anche con altre materie, prima di tutto il marmo. Non è un vezzo, perché egli parte dall’idea che l’Arte è anche un ponte rispettoso tra uomo e materia e quindi tra uomo e natura e quindi tra uomo e Dio.
Tra la visibilità degli artisti e degli scrittori e il giusto riconoscimento all’opera del fondatore dell’Accademia, è stata proprio una doppia festa, ma, con tali premesse, la vera festa è quella della Cultura e dell’Arte, che da iniziative come Arte e Cultura traggono la linfa per una reale speranza di futuro.
Buon viaggio, amici!
Nella mattinata dedicata a “Lolita D’Arienzo, una libellula che ha ripreso le ali”, è stato presentato agli studenti il Cortometraggio “Lolita, in punta d’ali”: la vittoria della Vita sul Dolore
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Duecento studenti, un cortometraggio poetico e stimolante, un regista maestro di cinema, una vicenda umana ad alto tasso di emozione e coinvolgimento, una mattinata diversa, una feconda lezione di vita.
Venerdì 10 febbraio 2017, presso l’Aula Consiliare di Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, promossa dal Comune e dall’Associazione Amici di Lola, è stata presentata la manifestazione Lolita D’Arienzo, storia di una libellula che ha ripreso le ali, con la prima proiezione cavese del cortometraggio Lolita, in punta d’ali, basato sulla vicenda di Lolita e diretto da Luca Guardabascio, regista e documentarista RAI.
Apollonia (Lolita) D’Arienzo, l’ex ballerina e maestra di danza, originaria di Vietri e residente a Cava de’ Tirreni, da diciotto anni vive immobilizzata dalla SLA e può comunicare solo con battiti di ciglia e con la luce sempre vivissima dei suoi occhi, espressione di una mente e di un cuore palpitanti, attivi, propositivi.
Nonostante la disabilità fisica, negli ultimi anni, da quando ha deciso di convivere attivamente con la malattia e di aprirsi al mondo, Lola ha fatto della sua casa un allegro porto di amicizia, ha partecipato a tante iniziative ed ha scritto tante poesie e ben quattro libri. All’ultimo di questi, In punta d’ali, è ispirato, sia pure alla lontana, il cortometraggio, che è stato presentato nel corso della manifestazione, il cui obiettivo primario era quello di far conoscere ai giovani una storia eccezionale di dolore e di capacità di reazione, che può valere per ognuno come una fondamentale lezione valida per tutta la vita.
Sono intervenuti Nunzio Senatore, Vicesindaco di Cava de’ Tirreni, Autilia Avagliano, Assessore alle Politiche Sociali, Lorena Iuliano, Presidente del Consiglio, Paola Landi, consigliera comunale, Luca Guardabascio, regista del cortometraggio, Carla Russo e Kevin Capece (rispettivamente Lola e il marito nella fiction), Maria Rosaria D’Arienzo, vicepresidente dell’Associazione “Amici di Lola” e sorella di Lola, Vittorio Tenneriello, figlio di Lola, Luigi Ferrone, ballerino del Teatro del San Carlo, Emilia Persiano, ex Dirigente del Liceo Scientifico “A.Genoino”, l’ex deputata regionale Anna Petrone e, con una nota scritta affidata a Vittorio, il neurologo Fernando Diasco, l’illustratrice della locandina, Eleonora Corrado. Via video, ha inviato il suo messaggio Enzo De Caro, noto attore TV, che ricopre nel corto la parte del dottore. Il tastierista Ernesto Tortorella e il soprano Margherita De Angelis (cantante del Teatro San Carlo) hanno “ciliegiato” la mattinata con brillanti pezzi musicali, insieme con Carla Russo, che ha letto significativi testi dagli scritti di Lolita. La conduzione è stata affidata allo scrivente.
L’atmosfera dell’incontro è stata molto coinvolgente: si è formato idealmente un gruppo a cerchio, nonostante la sala fosse rettangolare. Merito della convergenza “a squadra” di tutti gli intervenuti e della sensibilità di allievi e docenti, che hanno seguito con concentrato silenzio ed attenzione per tutti i novanta minuti.
E merito anche di alcuni momenti che sono rimasti profondamente impressi nella memoria.
La sigla iniziale, con la canzone “La donna cannone” (l’amore tra due “fenomeni da baraccone” che voglio affermare il diritto di sentirsi persone), armonicamente donata dalla soprano con una grintosa ed applaudita full immersion in mezzo al pubblico…
L’emozionata partecipazione delle figure istituzionali, che in quest’iniziativa comune in Comune hanno mostrato ai ragazzi il gusto possibile della “politica dal volto umano”…
La visione del cortometraggio… diciotto minuti di poesia e di riflessione, con al centro l’incontro di Lola con la malattia, impersonata da una danzatrice (Carmela Bucciarelli), che implacabilmente si impossessa di lei e la stronca fino al momento in cui lei decide “di farsela amica”, cioè, non potendo disfarsene, di imparare a convivere con lei. E potrà finalmente e consapevolmente sciogliersi i capelli della femminilità e riprendere la dignità del suo ruolo di donna, di madre, di persona. Un cortometraggio infiorato da una musica incalzante e pertinente, da un suggestivo alternarsi di dialoghi, danze, voci fuori campo, flashback, flash forward, ben organizzati da una regia dinamica, che ha saputo gestire con maestria le onde del montaggio e la persuasiva recitazione, verbale e gestuale, degli attori.
Le testimonianze, a squadra, del regista e degli attori del corto, che recitando hanno vissuto e rivissuto una storia la cui risonanza umana ed affettiva arriva fin nel più profondo del cuore…
L’emozionato messaggio visivo di Enzo De Caro, che ha sempre e ripetutamente esaltato la capacità di Lola di vincere la battaglia per far prevalere la dignità della persona sulle ombre soffocanti della malattia.
Le testimonianze, sempre a squadra, dei familiari e degli “Amici di Lola”… La vita di Lola è parte profonda della loro vita. In particolare, ha colpito la richiesta della sorella Maria Rosaria di partecipare con Lola ad incontri di formazione per un “volontariato professionale”. Ed ha emozionato la presenza del figlio Vittorio, che ha fatto capire tutti gli “spifferi” del suo travaglio familiare, della riconquista reciproca tra lui e la madre con tutti i sospiri di sollievo e di affetto annessi, ed anche, e diremmo quasi soprattutto, la possibilità di avere un dialogo normale tra madre e figlia, comprese coccole e discussioni, senza lasciarsi condizionare più di tanto dall’immobilità fisica.
E la consegna finale della targa degli “Amici di Lola” ad un Luca Guardabascio sorpreso ed emozionato, oltre che addolcito dalle parole di zucchero: A Luca, che ha addolcito la voce del dolore con la poesia della vita, che ci ha donato la maestria del suo occhio e il sorriso della sua amicizia, con sincera gratitudine e caloroso affetto… in punta d’ali.
Alla fine, tutti a casa, più caldi e più ricchi. I ragazzi hanno scoperto un nuovo mondo e nuove possibilità di vivere la vita ed affrontare le difficoltà Hanno capito, speriamo, che “anche il movimento del dito mignolo non è un diritto, ma un privilegio” e forse avranno un occhio in più per capire la magia che ci circonda.
Forse, ancora una volta la scuola è riuscita in quella che dovrebbe essere la sua funzione magica di sempre: trasformare uno specchio in una finestra. E dietro quella finestra c’è comunque la Vita, quella che comunque ci aspetta e che, per dirla con la Mannoia, dobbiamo imparare a tenerci stretta. E che sia benedetta …
Prima uscita pubblica del neopresidente dell’Associazione Giornalisti “Lucio Barone”, Emiliano Amato, in occasione della Festa dei Giornalisti
CAVA DE’ TIRRENI (SA) e AMALFI (SA). Il ventiquattro gennaio è il giorno in cui la salma del Vescovo francese Francesco di Sales (1567 – 1622) fu traslata definitivamente da Lione ad Annecy e da cui è partito il cammino della memoria che ne ha fatto il santo patrono dei giornalisti. Come ogni anno, gli operatori della comunicazione si riuniscono per un momento di festa e di riflessione. L’Associazione Giornalisti di Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “Lucio Barone” non è mai venuta meno a questa tradizione, che la vede stretta intorno all’Arcivescovo di Amalfi – cava Mons. Orazio Soricelli. Quest’anno, l’incontro, seguito poi da uno stimolante dibattito e da una deliziosa conviviale, si è svolto nella Parrocchia di Sant’Alfonso, dove l’Arcivescovo ha celebrato l’Eucarestia e l’ha nobilitata con un’omelia chiarificatrice e propositiva.
Ha ricordato innanzitutto la figura di San Francesco di Sales, uno dei più grandi maestri di spiritualità di un periodo ricco di fermenti e di tensioni. Studente geniale e precoce, appassionato cultore di teologia e filosofia, spinto da una fede intensa e incrollabile, si distinse come sacerdote zelante e instancabile ed anche innovativo e creativo. Infatti, per fronteggiare la crisi delle partecipazioni, andava in giro per le case dei fedeli a distribuire fogli volanti con gli insegnamenti da trasmettere, motivo per cui è considerato un profeta della comunicazione ed è stato poi proclamato patrono dei giornalisti. Esercitava la sua missione con profondità intellettuale unita ad una particolare disponibilità umana. Si faceva particolarmente amare per la sua comprensione e la sua dolcezza, tipica di chi preferisce sbagliare per troppa bontà che per troppo rigore.
Interessante anche lo spunto evangelico della predica, nel corso della quale l’Arcivescovo ha commentato l’episodio in cui Gesù proclama la superiorità della parentela spirituale su quella di sangue, dichiarando fratelli e sorelle tutti coloro che con lui si avvicinavano allo spirito divino. Nel nome di questa fratellanza, Mons. Soricelli ha anche invitato i giornalisti ad esercitare la loro professione con spirito costruttivo di amore, e quindi a non lesinare mai la diffusione di buone notizie ed a guardare gli eventi con lo sguardo e le lenti dell’onestà intellettuale e del lievito di speranza che possono contenere.
In piena corrispondenza con le esortazioni di Mons. Soricelli, alla fine della Messa ha portato il suo saluto il neopresidente dell’Associazione Giornalisti, il trentacinquenne Emiliano Amato, Direttore e fondatore della rivista web Il Vescovado (il cui gruppo di gestione ha recentemente rilevato il portale “Il Portico”), primo presidente costaiolo della “L. Barone” (è di Ravello). In assoluto il presidente più giovane di sempre, succede a Antonio De Caro, Antonio Di Giovanni e Walter Di Munzio, che tuttora sono nel Consiglio Direttivo, insieme con Vito Pinto, Franco Romanelli, Patrizia Reso, Nino Maiorino, Rosanna Di Giaimo, Andrea De Caro e Franco Bruno Vitolo.
Amato ha promesso un deciso cambio di passo per l’Associazione, che nell’ultimo anno, pur dopo momenti di assoluta qualità, ha vissuto un leggero momento di stallo e che necessita ora di un adeguamento alle nuove sfide che la tecnologia e i moderni sistemi di comunicazione impongono. Amato non poteva parlare per tutti in nome della fede, essendo la “L. Barone” un’associazione laica, ma ha giustamente sottolineato come i valori cristiani, paladini della dignità e della fratellanza, possano e debbano continuare a rappresentare delle stelle polari di riferimento per la vita dell’associazione e dei suoi associati.
Alla fine, è stato donato un magnifico dipinto religioso all’Arcivescovo, in segno di affetto e di riconoscenza per la vicinanza che da sempre garantisce alla “L. Barone”. Ed è cominciato il cammino di un nuovo anno e di una nuova gestione, che, visto anche lo slancio e l’entusiasmo mostrati dal neo presidente, promette momenti degni di moderni e tecnologici “mi piace”.