Archivio

ricerca per autore

 

Ivan il terribile colpisce ancora. Il nuotatore cavese Ivan Carucci, in forza alla Carpisa Acquachiara di Napoli, vince il titolo italiano di categoria nel mezzofondo

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Diciassette appena i suoi anni: ed è un numero fortunatissimo, almeno per lui, il cavese doc Ivan Carucci, lucente promessa del nuoto regionale e ora anche nazionale.

Già da qualche anno ha dimostrato di essere un gran pesce d’acqua, sia per la naturalezza con la quale quotidianamente “tritoneggia”, sia soprattutto per la progressione galoppante con cui ha sposato il talento con la tecnica e la tenacia. Dopo alcune significative affermazioni del passato, come nella traversata dello Stretto di Sicilia e nel circuito itinerante di gare attraverso le coste più spettacolari del nostro mare (allora era un “pulcino” di Cava Sport e del gran Maestro Diego de Sio), quest’anno è definitivamente esploso. Ha conquistato due ori, un argento e un bronzo e si è laureato Campione d’Italia di categoria nel mezzofondo (3 Km a mare), superando il toscano Martino Singuaroli (Sesto- Grosseto) ed il napoletano Pasquale Sanzullo (Canottieri Napoli) e classificandosi dodicesimo nella graduatoria assoluta piena di big!. Una soddisfazione grandissima per lui, per la sua nuova squadra, la Carpisa Yamamay Acquachiara di Napoli e per il suo magnifico allenatore, Tommaso Cerbone, che sta riuscendo a trarre veramente il meglio di Ivan e da Ivan, come è degno e giusto per un Maestro di vita e di sport come lui.

Insomma, gioventù in fiore, alle spalle una squadra, un allenatore e, diciamolo a voce alta, una famiglia di quelli che è bello sapere che ci sono, fisico già poderoso ma armonioso e non ponderoso, muscolatura forte e ben distribuita, volontà di ferro, splendidi margini di miglioramento, tanta voglia di nuotare, ancora maggiore voglia di volare…

Come non sognare che il delfino possa diventare uno squalo e azzannare le più belle vittorie?

Parte il 10 novembre, all’Auditorium di Sant’Alfonso, la “Scuola di Pace e non violenza attiva, rivolta a laici e credenti, con temi e relatori di rilievo nazionale

pax-christi-novembre-2016-cava-de-tirreni-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). A partire dal 10 novembre p.v., alle ore 18, con cadenza mensile e fino a primavera inoltrata, si svolgeranno a Cava de’ Tirreni presso l’Auditorium della Parrocchia di Sant’Alfonso, a via Filangieri, gli incontri de La Scuola di Pace e della Non Violenza attiva, organizzata dal Punto Pace Pax Christi di Cava de’ Tirreni e patrocinata dall’Arcivescovo dell’Arcidiocesi Amalfi – Cava de’ Tirreni, Mons. Orazio Soricelli..

ispirati al rinnovamento evangelico promosso a tutto campo dal magistero e dall’esempio di Papa Francesco e figli dell’insegnamento fondamentale di don Tonino Bello, indimenticato Vescovo di Molfetta “papafrancescante” prima del tempo, gli incontri vedranno la presenza di figure di alto prestigio e di rilievo nazionale, anzi internazionale, come ad esempio la teologa Giuliana Martirani, che aprirà l’iniziativa con una relazione sul valore e la pratica della Misericordia, intesa come primo ed irrinunciabile strumento di Pace.

Anche se organizzati dal Punto Pace e patrocinati dall’Arcivescovado Amalfi –Cava de’ Tirreni, proprio in linea con le aperture di Papa Francesco, trattano temi di interesse comune che vanno ben oltre i confini della religione. Tali sono il rapporto tra noi e gli altri, la soluzione dei conflitti tra le persone, la gestione del proprio corpo attraverso il respiro, il disarmo degli eserciti e dei cuori, l’obiezione di coscienza (vedi l’esempio del Presidente dell’Azione Cattolica tedesca che pagò con la vita il rifiuto di giurare fedeltà ad Hitler).

Qui si parla dell’uomo, della società, della storia, delle luci possibili di ogni giorno. Insomma, chiunque partecipi (e magari aderissero anche gli studenti, guadagnandoci per di più il credito scolastico…), ne uscirà certamente arricchito, o nella fede o almeno nella propria umanità.

Ecco il programma.

1)10 Novembre Misericordiando

*laboratorio esperienziale: Nutrire misericordia – La rivoluzione della tenerezza

Conduce: Giuliana Martirani

2) 2 dicembre: Gesu’ di Nazaret e la non violenza sanante

*laboratorio esperienziale: Il risanamento della relazione con sé e con gli altri

Conduce: Antonio Lombardi

3) 13 gennaio 2017: Perdono consapevole

*laboratorio esperienziale: Perdonarsi, perdonare, farsi perdonare… e cambiare

Conduce: Massimo Siani

4) 17 febbraio 2017: Obiezione di coscienza: l’esempio di Josef Mayr Nusser

Tirolese, presidente dell’Azione Cattolica, Nusser si rifiutò di giurare obbedienza a Hitler

e per questo pagò con la vita. Sarà fatto beato nel marzo 1917.

*laboratorio esperienziale: Le varie forme di coscienza e le campagne sostenibili

Conduce: Francesco Comina

5) 17 marzo 2017: Trasformare la rabbia, accrescere la fermezza

*laboratorio esperienziale: come non farci condizionare da rabbia e risentimenti

Conduce: Lorena Tari Benvenuto

6) 21 aprile 2017: So… stare nei conflitti: introduciamo la non violenza in noi

*laboratorio esperienziale: il conflitto non come scontro, ma come confronto

Conduce: Silvana Barbirotti

7) 19 maggio 2017: Maria donna disubbidiente

*laboratorio esperienziale: La lezione alternativa e umana di una figura divina

Conduce: Suor Rita Giaretta

8) mese di Giugno (data da definire) : Il cammino della felicità. Marcia delle Beatitudini.

“Pompei in cartolina”, la nuova raccolta-tesoro di antiche immagini firmata da Alfonso Prisco e Area Blu. Sarà presentata l’11 novembre a Palazzo di Città

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Da anni, con lo spirito da collezionista doc quale è e con la passione per la Cultura che è nel DNA della sua famiglia, Alfonso Prisco attraversa scantinati e ripostigli alla scoperta e riscoperta delle antiche cartoline, facendo lo speleologo della Posta e il postino della storia. Il suo personale regno del sottoscala è oramai abitato da migliaia e migliaia di esemplari splendidi ed emozionanti chicche di rarità. E la libreria, sua e di tanti appassionati, è abbellita già da cinque opere di gradevole lettura e spettacolare consultazione, tutte di cartoline d’epoca. Opere nate da un matrimonio felice e prolifico di Prisco con la casa editrice Area Blu, cavese di origine, sanseverinese di adozione, qualità internazionale per vocazione. È un matrimonio che proprio in questi giorni festeggia l’ennesimo parto.

L’ultimo nato di questo Grand Tour in cartolina (il sesto dopo Lady cava uno e due, La Divina Costiera, Salerno e Napoli) è Pompei in cartolina – il paesaggio, il santuario e la mitica città ritrovata nelle antiche cartoline.

Sono ben quattrocento le cartoline ritrovate (dalla fine dell’800 agli anni ’50 del Novecento), in 240 pagine, con incisione a caldo sulla copertina, l’immagine evocativa di una cartolina storica, la possibilità di personalizzare il volume con acquisti plurimi e soprattutto la solita, magnifica grafica di qualità firmata Area Blu e Ernesto Manzolillo, un grafico veramente coi baffi.

Si tratta di un percorso affascinante attraverso il paesaggio pompeiano, diviso in quattro sezioni : Saluti da Pompei, Il Paesaggio urbano, Il Santuario, La Città ritrovata.

Dopo un viaggio sugli scenari della Città, per la quale fino a un secolo fa le cartoline preferiscono la dizione Valle di Pompei, la ricerca si concentra alla grande sulle mutazioni dovute alla nascita del santuario e sulle benemerite istituzioni fondate dal Beato Bartolo Longo. Essendo questi cambiamenti avvenuti dalla fine dell’Ottocento, le immagini documentano con chiarezza la rivoluzione anche scenografica avvenuta: ed è un’emozione riscoprire la progressiva occupazione della grande spianata da parte di un luogo di culto mariano diventato tra i più significativi d’Europa. E vengono brividi a pensare alle mille storie nascoste dietro i volti degli orfanelli e dei figli dei carcerati accolti nelle grandi strutture fondate da Bartolo Longo, con l’appoggio della consorte, la Marchesa Di Fusco.

Grazie a quei volti ancora oggi così vivi ed a quei gruppi foltissimi rappresentati nelle cartoline, queste immagini parlano e raccontano di grandi storie di misericordia e di pietà e di solidarietà, ma sottintendono anche terribili drammi sociali ed umani.

Il cuore della raccolta di Prisco è ovviamente rappresentato dal viaggio tra le immagini degli scavi.

È una scoperta emozionata ed emozionante, con immagini che sono belle e parlanti.

È una mano tesa agli studiosi, in quanto possono rivedere scenari antichi oggi cambiati dall’usura del tempo e delle mutazioni dovute all’uomo, ora meritorie ora deprecabili.

È una sorpresa continua, soprattutto quando si vede che buona parte delle antiche cartoline presuppongono un percorso un po’diverso da quello più comune ai nostri tempi. E che bello rivedere al meglio quella straordinaria Casa dei Vetti che ora per un motivo ora per l’altro è stata sottratta per anni al piacere della visita turistica!

È un viaggio intrigante per tutti, per l’affetto ed il ruolo che Pompei ricopre nel cuore e nell’immaginario delle persone ed il ruolo centrale che ha nell’identità culturale e religiosa del nostro territorio.

È una passeggiata accanto a personaggi straordinari, a cominciare naturalmente da Bartolo Longo e dalla consorte, la Contessa Marianna De Fusco. E con la sottintesa presenza del geniale archeologo pompeianista Matteo Della Corte, cavese doc.

Il libro sarà presentato a Cava l’11 novembre, alle ore 17, nella bellissima Sala di rappresentanza del Palazzo di Città. Saranno presenti, oltre all’autore, il SindacoVincenzo Servalli, i titolari di Area Blu, a cominciare dall’AD Gerardo Di Agostino, il grafico Ernesto Manzolillo, il pozzo di cultura isp. Agnello Baldi, con la conduzione dello scrivente FBVitolo. Nel corso della serata sarà anche effettuata una passeggiata diretta tra le cartoline delle varie sezioni, con il commento come sempre coinvolgente e vibrante di Prisco e di Manzolillo.

Insomma, da non perdere, perché, anche se siamo cavesi, per certi versi siamo tutti pompeiani …

Si è spento Raffaele Bellucci l’ultimo superstite del treno della morte di Balvano. Fu salvato da un pugno di neve

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Raffaele Bellucci, spentosi a 89 anni il 28 ottobre nella “sua” Cava de’ Tirreni, era l’ultimo superstite e testimone vivente della spaventosa tragedia avvenuta il 3 marzo del 1944, quando il treno a vapore Potenza-Napoli si ingolfò nella Galleria delle Armi, presso Balvano, causando con le esalazioni del carbone la morte di quasi seicento passeggeri. Questi erano quasi tutti cittadini dell’asse Napoli Battipaglia, ancora sofferente per la guerra, in cerca di provviste alimentari per loro e le loro famiglie. Tra loro ben trentasei provenivano da Cava de’ Tirreni.

Allora Raffaele Bellucci aveva 17 anni ed andava spesso a Potenza e dintorni prima per il suo lavoro di boscaiolo, poi per necessità alimentari. Quel giorno sul treno stava con il fratello Giuseppe. Nel convoglio, pieno fino all’inverosimile, si sistemarono alla meno peggio tra un vagone e l’altro, ma in posizione tale da poter scendere e salire anche col treno in movimento. Prima di ogni galleria, infatti, erano soliti slanciarsi a terra per prendere un pugno di neve e creare così una sacca di ossigenazione durante l’attraversamento, che era sempre pericoloso proprio per le esalazioni di ossido di carbonio. La neve, in quell’occasione, salvò la vita ai due giovani, mentre il grosso rimase intrappolato e fu intossicato fino alla morte.

Raffaele Bellucci era diventato una pagina vivente di storia. L’ultima uscita pubblica è avvenuta nel marzo scorso, quando, in occasione dell’anniversario dell’evento, aveva incontrato a Palazzo di Città gli allievi delle scuole di Cava de’ Tirreni per raccontare la sua vicenda, emblematica di una condizione di disagio e di povertà tipica di quei tempi drammatici. E lo ha fatto come era suo solito, con un’affabulazione chiara, comunicativa, coinvolgente, ricca di costruttivo spirito civico, di fermenti emotivi e positivi valori di vita. La sua testimonianza, calda e stimolante, è rimasta incisa nella memoria di tutti i presenti, così come il calore trasmesso dalla vicinanza della sua famiglia (di cui fa parte anche Dina, popolare e “storica” dipendente del Comune), in cui lui per una vita intera ha trasmesso in pieno la sua “carica innamorata” di marito e di padre.

Sue testimonianze dirette si ritrovano in réportage di televisioni locali ed in alcuni volumi, tra cui “Senza ritorno” di Patrizia Reso, che rievoca la tragedia e dettaglia le singole storie dei cavesi che erano sul treno.

Diversamente che altri Comuni, Cava de’ Tirreni non ha ancora dedicato nemmeno una targa alla tragedia in ricordo dei suoi caduti, anch’essi considerabili di guerra. Ci si augura che almeno dopo la scomparsa dell’ultimo testimone ciò possa avvenire, e in forma solenne. Allora sì che il quaderno con le pagine vive di storia rimarrebbe “sul tavolo” e non finirebbe colpevolmente chiuso in un cassetto.

Consegnati agli studenti giurati i libri del Premio Badia. Marsullo, Catozzella e Ferrara gli scrittori finalisti dell’XI edizione. Che avrà un cinguettìo in più

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il concepimento è sempre faticoso, l’aborto fa spesso capolino dietro la finestra, il parto è travagliato, ma la stimolante importanza dell’iniziativa e la ventosa bellezza di ricreare la nave dei libri e della lettura e di imbarcarvi tanti giovani è tale da far sostenere ogni disagio e superare ogni difficoltà.

E così finalmente, nella bellissima e strapiena Sala di Rappresentanza del Palazzo di Città, è partita la fase finale dell’undicesima edizione del Premio Letterario “Badia di Cava de’ Tirreni”, organizzato dal Comune. Alla presenza del Sindaco Vincenzo Servalli e del Consigliere Delegato alla Cultura Giovanni Del Vecchio, si è svolta una cerimonia scattante e coinvolgente, condotta sapientemente dalla Dott. Filomena Ugliano, gestita dalla Commissione Scientifica, impreziosita dall’esposizione della Pergamena Bianca, orgoglio della Città, e dall’esibizione dei bravissimi concertisti del Liceo Musicale Galdi (Ludovica Ventre, Carmen Senatore, Alessia Sorrentino, Vincenzo Della Monica), coordinati dal prof. Ivan Iannone. Ai circa cento studenti giurati, provenienti dagli istituti superiori della Città, sono state consegnate le copie dei tre romanzi finalisti, opere di autori italiani viventi e pubblicati negli ultimi tre-quattro anni.

Gli studenti, dopo averli letti, daranno il loro voto e determineranno il vincitore lo scrittore vincitore dell’Edizione 2016-2017. Contestualmente, scriveranno delle recensioni, che saranno sottoposte al vaglio di commissioni interne dei singoli istituti superiori. Gli autori delle tre migliori opere di ogni scuola si sfideranno in una prova estemporanea di critica e di creatività relativa al un frammento di uno dei romanzi finalisti. La stessa Commissione Scientifica che ha scelto i romanzi valuterà i lavori dei ragazzi e determinerà delle classifiche di merito, in cui accanto a graduatorie assolute sono previste anche alcune di singoli Istituti, in modo che in ognuno di essi ci sia almeno un premiato.

Nella primavera prossima, o al limite a settembre, ci sarà l’incontro ravvicinato di terzo tipo con gli scrittori e contestualmente la premiazione in un festoso galà, che sancirà l’arrivo in porto della colorata nave dei libri e della lettura.

I romanzi finalisti dell’edizione 2016-2017 sono stati scelti in coerenza con il tema base, che è quello del conflitto, inteso in senso lato (familiare, sociale, interiore, politico, etc.) e non come rottura irreparabile, ma il più possibile come seme fecondo di conoscenza, di incontro e di crescita.

I magnifici tre, presentati con interventi mirati e con l’ausilio di video illustrativi targati You tube, sono:

  • Ero cattivo, di Antonio Ferrara (San Paolo edizioni): la parabola, dura e dolce, amara e

poetica, di un ragazzo trattato come “cattivo”, ma semplicemente vittima di un forte disagio familiare e di colpevoli atteggiamenti di rifiuto degli adulti, a scuola e in famiglia. Ritroverà se stesso e scintille di speranze attraverso l’incontro con un sacerdote intelligentemente aperto e l’esperienza in una comunità di recupero.

  • Il grande futuro di Giuseppe Catozzella (Feltrinelli): una storia avvincente ambientata in

un’Africa devastata da lotte tribali e scontri di potere eppure tale da conservare vivo il seme dell’identità più profonda che nasce dal legame con la terra, con la comunità di villaggio e i suoi valori. È un’opera di respiro cinematografico, arricchita da liriche passeggiate nel cuore ma resa spinosa dalla descrizione di conflitti feroci e violenti. Un’opera in cui aleggia l’ala nera della morte, ma non manca mai il soffio di speranza per costruire finalmente un possibile, grande futuro.

  • I miei genitori non hanno figli, di Marco Marsullo (Einaudi). Un romanzo originale, dal

titolo provocatoriamente rivelatore, dal sapore “malincomico”. Il punto di vista e di narrazione è quello di un giovane universitario, figlio di genitori separati, che si appassionano nella ricerca di una vita personale ed intanto perdono di vista l’empatia necessaria per costruire un serio dialogo con il figlio, abbandonato alle sue onde. Nella sua navigazione, il ragazzo non naufraga: si fa sostenere da una lucida capacità di analisi, da un distacco ironico e sarcastico che produce episodi anche divertenti e terribili nello stesso tempo. La lettura procede facile e gradevole come una gazzosa a luglio, ma lascia un retrogusto amaro e le bollicine non sono facili da digerire e continuano a far ribollire lo stomaco.

Questi tre lavori sono stati prescelti su una rosa di nove, a loro volta preselezionati qualche

mese fa. Le sei opere “semifinaliste, sono:Voglio vivere una volta sola, diFrancesco Carofiglio (Piemme); Gli sdraiati, di Michele Serra (Feltrinelli); Il giudice delle donne, diMaria Rosa Cutrufelli (Frassinelli editore); Secolo XXI , di Paolo Zardi (Neo edizioni);Tutto quello che siamo, di FedericaBosco (Mondadori); La tristezza ha il sonno leggero, diLorenzo Marone (Longanesi)

A preparare e gestire il tutto, finora è stata una apposita Commissione Scientifica, coordinata per conto del Comune dalla Dott. Filomena Ugliano e, nella sua fase finale, composta dal Presidente onorario prof. Antonio Avallone (come ex Presidente del “defunto” Distretto scolastico, cofondatore del Premio), dall’avv. Giovanni Del Vecchio, Consigliere Delegato alla Cultura, dalla Direttrice della Biblioteca Comunale Teresa Avallone, dagli ideatori del Premio Annamaria Armenante e Salvatore Russo, dai docenti Maria Pia Vozzi, Annamaria Senatore, Mariella Lo Giudice, Lucia D’Urso (succeduta alla prof. Gabriella Liberti, oggi Dirigente Scolastico), Rosa Rocco, da un esponente del Forum dei Giovani, dagli esperti esterni Marianna Porfido (studentessa plurivincitrice dell’ultima edizione), Giacomo Casaula (sul podio della penultima edizione ed in scena come showman nell’ultima), e lo scrivente Franco Bruno Vitolo (docente in pensione e collaboratore del Badia fin dalla fondazione).

E ora, la parola alle pagine dei libri e la voce agli studenti. Ma… non sarà solo una voce: sarà anche un cinguettìo… Quest’anno, per iniziativa della Commissione Scientifica e con la sponsorizzazione dell’Associazione Giornalisti di Cava e Costa d’Amalfi “Lucio Barone”, saranno dati dei premi speciali ai migliori giudizi twittati, vale a dire concentrati in due righe, sul modello di Twitter, il popolarissimo social il cui nome significa, appunto, cinguettio…

E speriamo che cinguettando cinguettando il “Badia” ancora una volta riesca a volare… e non si faccia impallinare da niente e da nessuno …