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Cava de’ Tirreni (SA). Mostra-Concorso, presentazione di libri, eventi show: riapre alla grande l’Accademia “Arte e Cultura”

Festa grande il 27 giugno scorso al Complesso Monumentale di San Giovanni di Cava de’ Tirreni, a coronamento dei sette giorni di eventi della Mostra Concorso indetta dall’Accademia “Arte e Cultura”, fondata e presieduta da Michelangelo Angrisani. Basata su un ampio numero di sezioni (Pittura, Scultura, Fotografia, Artigianato Artistico, Poesia, Lingua e Vernacolo, Narrativa e Giovani Poeti), l’iniziativa ha festeggiato le sue nozze d’argento col territorio, in linea con la storia dell’Accademia organizzatrice, che da quasi trent’anni è linfa di creatività e umanità per l’Agro nocerino-sarnese, da cui proviene, e per la Valle metelliana, dove oramai è radicata da quasi dieci anni.

Alla festa finale hanno dato colore, calore e sapore i prestigiosi ospiti intervenuti: il prof. Armando Lamberti, Assessore alla Cultura del Comune di Cava de’ Tirreni, che ha patrocinato e sostenuto la manifestazione; Edda Cioffi, psicologa, attiva nelle varie forme della comunicazione, presentatrice e conduttrice televisiva; Angelo Ianniello, ambasciatore del sorriso nel mondo e prestigioso testimonial della figura di Pulcinella, che ha riproposto nel corso della serata suscitando fresche risate ma anche stimolanti riflessioni sulle criticità del mondo di oggi; il giovane e già affermato pianista Ernesto Tortorella, bravissimo non solo nell’esecuzione ma anche nella composizione di trascinanti brani musicali; la dottoressa Antonella Cicale, poetessa ed esponente di punta della giuria letteraria e già madrina nella scorsa edizione.

La manifestazione ha avuto inizio ore Sabato 19 Giugno, con l’apertura della mostra e la presentazione itinerante di tutte le opere in concorso, con la guida del patron Michelangelo Angrisani e del sottoscritto scrivente Franco Bruno Vitolo, che hanno gestito insieme tutti i vari eventi della settimana. È stata una serata particolare, perché il cammino itinerante ha permesso un dialogo costante e libero tra artisti e pubblico e di conseguenza ha aperto una finestra significativa ed a tratti emozionante non solo sul protagonismo culturale, ma a tratti anche sulla persona che lo genera.

Lunedi 21 Giugno è stata la volta della presentazione del libro “Zampilli a colori”, frizzante raccolta di racconti “di viaggio nelle città e nella vita” di Annamaria Santoriello, a cura di Franco Bruno Vitolo, con la relazione di Maria Olmina D’Arienzo, già insegnante e dirigente scolastica.

Sono intervenuti: Michelangelo Angrisani, Presidente dell’Accademia, Armando Lamberti, Assessore alla Cultura del Comune di Cava de’ Tirreni, Chiara Savarese, illustratrice di qualità di tutti i racconti del libro. In chiusura di serata, ad integrazione della manifestazione è stato proiettato il video “Pensiero nel mare” (collegato al libro attraverso uno specifico QRCode) con testo poetico e musica della stessa Annamaria Santoriello, voce del soprano Dorothy Manzo, realizzazione di Ivan Iannone, esecuzione dello stesso Ivan Iannone e di Anna Squitieri. Belle e suggestive le immagini, intensa di palpiti e forte di sentimenti la musica, alto e coinvolgente lo zampillio di emozioni.

Venerdi 25 giugno, a cura di Franco Bruno Vitolo, in dialogo con le autrici e col supporto delle bellissime illustrazioni contenute nei due volumi, sono stati presentati due libri fratelli di tre sorelle: “Anche gli Angeli fanno l’autostop” di Rosanna Rotolo e del libro “Una sfida da vincere” di Teresa Rotolo (con due contributi di Luigia Rotolo). Sono due libri fratelli di tre sorelle, che, da angolazioni diverse (il primo in chiave più spirituale, il secondo più legato agli atteggiamenti ed alle scelte della vita quotidiana), affrontano entrambi il tema cruciale e problematico della ricerca e della realizzazione del Sé.

Sono intervenuti: Il presidente Michelangelo Angrisani per un breve saluto; Luigia Rotolo, autrice di due saggi in appendice al libro Una sfida da vincere; Ernesto Tortorella, pianista. Nel corso della serata è stato proiettato, con intimi fremiti a battito di cuore, il video “Lettera a un seme di primavera” (ispirato ad un frammento del libro di Teresa Rotolo), realizzato con professionale maestria e calda, paterna partecipazione, da Marco Sada, su testo di Franco Bruno Vitolo, con la collaborazione maternamente musicale di Patrizia Siani e con un’apparizione, dolcissima, della piccola Cristina Sada.

Sabato 26, la premiazione delle opere relative alla Sezione Letteraria, secondo le valutazioni della Giuria, composta da Antonella Cicale, Antonietta Ciancone, Fabio Dainotti, Paola La Valle, Franco Bruno Vitolo. Queste le risultanze:

Sezione Poesia in Lingua italiana:

1° Premio: Luisa Di Francesco (Taranto); 2° Premio: Occhipinti Emanuele (Cava de’Tirreni – Sa) ; 3° Premio: Fiorello Doglia (Genzano – Roma) ; 4° Premio: Susy Troncone (Mercato San Severino – Sa); 5° Premo ex aequo: Annamaria Santoriello (Cava de’ Tirreni – Sa); Elvira Venosi (Nocera Superiore – Sa); Francesco Terrone (Mercato Sanseverino).

Segnalazioni di Merito:

Antonio Arpaia (Pompei – Na) – Giuseppe Romano (Malcesine – Verona) – Sergio Zappia (Salerno) – Angela Maria Tiberi (Pontinia – Latina) – Luciana Capece (Roma) – Sofia Colaiacovo (Latina) – Giuseppina Amendola (Castel San Giorgio – Sa) – Iolanda Della Monica (Cava de’ Tirreni – Sa) – Paola De Lorenzo Ronca (Avellino) – Rita Palmieri (Campagna – Sa) – Fabrizio Cacciola (Messina) – Katia Marotta (Messina) – Maria Stimpfl (Padavena – Belluno)

Sezione Poesia in vernacolo

1° Premio: Amalia Viti (Napoli); 2° Premio ex aequo: Lucia Ruocco (Atrani – Sa), Natalina Stefi (Napoli); 3° Premio: Ignazio De Rosa (Salerno)

Sezione Narrativa:

1° Premio Annabella Mele (Novara); 2° Premio Lucia Ruocco (Atrani – Sa); 3° Premio Anna Toscano (Venezia)

Premi Speciali:

Francesco Terrone (Mercato San Severino – Sa): Ambasciatore della poesia nel mondo;

Ana Correa (Santo Domingo dell’Ecuador): per la forza della sua poesia e la sua voce che sa volare oltre i confini.

Antonio De Caro (Castel San Giorgio – Sa): Medaglia del Presidente della Camera dei Deputati – Giovanissimo scrittore che attraverso un racconto ben articolato ha saputo fare sfoggio di fantasia e dare una significativa lezione di coscienza civica ed ecologica.

Domenica 27 Giugno, Premiazione della Sezione Arti visive, secondo le valutazioni della giuria presieduta da Michelangelo Angrisani, coadiuvato da Raffaele Citarella e Franco Bruno Vitolo.

Sezione Scultura

1° Premio ex Aequo, Paolo Polli (Annone di Brianza – Lecco); Fiorello Doglia (Genzano – Roma)

Sezione Fotografia

1° Premio: Pasquale Esposito (Cava de’ Tirreni – Sa)

2° Premio: Flora Cocchi Mican (Arezzo)

3° Premio Lucia Ruocco (Atrani – Sa)

Segnalazione di merito: Giorgio Vezzaro (Vicenza)

Sezione Pittura Grafica

1° Premio: Emanuela Borrelli (Cava de’ Tirreni)

Sezione Pittura non figurativa

1° Premio: Giuseppe Citro (Castel San Giorgio – Sa)

Per la Pittura Figurativa

1° Premio ex aequo: Amel Hajjar (Monastir – Tunisia); Paola Cetani (Sorrento –Na)

3° Premio ex aequo: Luigi Cr’o (Caserta); Lina Di Lorenzo (Vallo Della Lucania – Sa)

4° Premio ex aequo: Enrico Di Filippo (Siano – Sa); Susy Tronconi (Mercato San Severino – Sa)

5° Premio: Carmela Alfano: (Mercato San Severino – Sa); Nunzia Alfano (Mercato San Seveino – Sa)

Segnalazioni di merito:

Per la Pittura figurativa: Rita Di Novi (Battipaglia – Sa) – Mohamed Larachiche (Algeria) – Paolo Polli (Annone Brianza – Lecco) – Dina Zilberberg (Ra-anna Israele) – Pilar Segura Badia (Barcellona – Spagna)

Rosanna Ferraiuolo (Artigianato Artistico)

Premio speciale fuori concorso:

Liliana Scocco Cilla (Arezzo) – Per la carriera artistica di assoluto prestigio nazionale.

Salerno. Letteratura: donata dalle Arti Grafiche Boccia una spettacolare scultura in carta cristallizzata del maestro Vincenzo Vavuso

Nell’ambito delle iniziative di Salerno Letteratura, venerdì 25 giugno u.s. si è sviluppato un interessante e stimolante connubio tra Letteratura, Arte e Industria. Infatti nella manifestazione serale presso il Duomo di Salerno, in cui per la circostanza era previsto l’incontro con l’attore Lino Guanciale, il magnifico interprete della serie televisiva de “Il Commissario Ricciardi”, le Arti Grafiche Boccia, nella persona del Presidente dott. Vincenzo Boccia (già leader della Confindustria nazionale), hanno donato all’organizzazione e di riflesso alla Città un’istallazione artistica, dal titolo La chiave rossa, commissionata al Maestro Vincenzo Vavuso,.

L’iniziativa delle Arti Grafiche Boccia va inquadrata nei festeggiamenti per il sessantesimo compleanno dell’Azienda, che per l’occasione sta effettuando uno spettacolare restyling dell’intero complesso industriale, con materiale riciclato collegato alla carta e alla sua produzione (Dallo scarto all’arte è il titolo dell’intero lavoro) e con sculture, murales e istallazioni sul tema dell’acquisto perenne donato dalla stampa (e di riflesso dalla carta stessa) e dalla sua imprescindibile necessità per una società veramente a portata della dignità dell’uomo. L’esecuzione sta avvenendo sotto la Direzione Artistica, appunto, del Maestro Vincenzo Vavuso, il quale, oltre a realizzare varie opere personali in tema, guida un team laboratoriale di artisti provenienti da varie parti d’Italia.

In tale contesto va inserita l’opera La chiave rossa, tipica della tecnica e dei contenuti del maestro, che si caratterizzano per l’utilizzo e il riciclo, con valore aggiunto, di oggetti e materiale materico, avendo come obiettivo primario il messaggio a difesa della Cultura e della Lettura, diffuso negli ultimi anni anche attraverso l’Associazione Maric, fondata proprio da lui, e che sta intervenendo nel restyling stesso (nelle persone degli artisti Stefania Maffei, Monica De Maio, Gerardo Iorio, Mario Formica).

L’opera è formata da copie di giornali usati, a suo tempo stampati dalle Arte Grafiche Boccia, ora rilavorati, plasmati, agglomerati in forme particolari e cristallizzati, in modo da garantire una “immortalità” simbolica alla carta ed alla storia umana di cui si fa portatrice.

Al centro dell’opera, due libri, anch’essi cristallizzati: uno aperto uno chiuso, a proporre la scelta se continuare nella valorizzazione della lettura oppure chiudere il libro ed abbandonarsi all’ignoranza senza nessuna voglia di disarmarla. Su tutte le componenti sono conficcate delle chiavi rosse, che hanno un significato ben preciso: i giornali, i libri, la Cultura sono nostri e a nostra disposizione, ma bisogna saperla guardare e aprire le pagine di Vita vera che essa regala. La Chiave per aprire è nella volontà, nell’intelligenza, nella sensibilità di ognuno di noi. L’imprinting da dare a questo tipo di chiave è il colore rosso, perché rosso è il fuoco che ha plasmato questi oggetti, rossa è l’energia interiore che occorre per aprire i varchi della conoscenza.

E sono tante qui, le chiavi rosse, perché non sono solo i singoli ma è l’intera società che deve essere concorrere all’obiettivo; il titolo però è al singolare (La chiave rossa) perché gli attori sono tanti, ma lo strumento è uno e irrinunciabile.

La donazione fa il paio con la spettacolare mostra di qualche anno fa “L’oro de La Città”: opere d’arte in carta di scarto del Giornale La Città prodotto dalle Arti Grafiche Boccia. Proprio quella mostra ha dato vita al sodalizio di Vincenzo Boccia con Vincenzo Vavuso.

E il rosso della chiave del titolo, simbolicamente, richiama anche “La porta rossa”, la serie televisiva di cui proprio Lino Guanciale è stato gran protagonista. È un buon auspicio, perché di quel rosso che è fuoco dell’energia ed energia dell’anima e anima della creatività abbiamo bisogno come il pane, in questo momento di delicata resilienza e appassionata speranza.

E allora grazie alle Arti Grafiche Boccia, grazie al maestro Vavuso, grazie a Salerno Letteratura per la fiaccola che avete acceso. E quel fuoco sia con noi, e con il nostro spirito …

Cava de’ Tirreni (SA). “Matematica vedica”: divertimento e magia nella “variante indiana” di Michele Baldi

Il libro presentato nella Sala del Consiglio giovedì 27 maggio.


E la bestia nera diventò più chiara, quasi bianca. Così può apparire agli occhi degli studenti la matematica se la si studia e applica non solo con la rigidità dei calcoli classici, ma anche con la “variante indiana” della matematica vedica, che favorisce una sorprendente velocità e crea un gioco divertente e catturante.

L’ha proposta, e la ripropone, Michele Baldi, dottore in Fisica, esperto- innamorato, di didattica informatica e matematica, soprattutto se sperimentale, già fondatore del Centro Intermedia a Cava de’ Tirreni, da anni motore della cultura scientifica del territorio e promotore di una serie di iniziative ad hoc per e con le scuole, le associazioni specializzate ed anche semplici cittadini.

La sua iniziativa è sfociata per ora in un delizioso libro “libera-mente”, dal titolo emblematico, Matematica vedica, divertimento e magia.

Ha una copertina così colorata e fantasiosa che sembra un libro per bambini. Ed in effetti lo è, ma strizza occhio e occhiolino anche agli adulti. L’idea della sua pubblicazione è nata da un’interazione tra il dott. Baldi e docenti e dirigenti della scuola primaria, che si sono appassionati loro per primi e si sono entusiasmati quando hanno visto la reazione possibile che il metodo vedico ed i giochini annessi potevano scatenare nei piccoli discenti. Si è sviluppata così una sinergia tra la ricerca scientifica e l’istituzione scolastica, che ha avuto il suo corollario finale nel sostegno dell’Amministrazione, dato che il libro è stato pubblicato dal Comune di Cava, diventato artefice di un esperimento non certo comune nel nostro paese e quindi tale da ergersi a modello per altre esperienze analoghe.

Il piacere, l’utilità e la qualità dell’intera iniziativa sono stati sottolineati con forza ed entusiasmo durante la presentazione del libro, avvenuta giovedì 27 maggio nella Sala del Consiglio Comunale, in un’incontro ricco di partecipanti, in presenza e a distanza, comprese anche delle classi intere di ragazzi.

La prof. Gabriella Liberti, Dirigente scolastica, dopo aver proclamato che Michele Baldi è stato capace di riconciliarla con la matematica, ha evidenziato che quest’esperienza riesce a superare la classica divisione che vede da una parte l’umanesimo depositario della creatività e dall’altra la matematica ferma davanti al muro del rigore logico. E quindi è un’iniziativa che viene da lontano e guarda lontano.

La prof. Raffaelina Trapanese, anche lei Dirigente Scolastica, ha evidenziato proprio la collegialità che ha portato all’adozione della proposta Baldi, aggiungendo che tali sinergie e il dialogo ad esse sotteso, unite all’uso intelligente delle tecnologie, come è emerso negli ultimi tempi, possono essere le basi su cui costruire la scuola aperta del futuro.

Gongolante per la qualità dell’iniziativa, il Sindaco di Cava Vincenzo Servalli ha esaltato la vivacità propositiva che ad ogni occasione emerge nelle scuole cittadine e che fa il paio con la generale tendenza della Città verso l’innovazione tecnologica (e il Centro dell’ex Mercato coperto ne è un esempio luminoso).

Quando poi Michele Baldi ha preso la parola per spiegare i meccanismi e la funzionalità del suo libro, il cervello di tutto il pubblico, coinvolto in prima persona in calcoli, giochi e indovinelli, si è tinto di divertiti colori. Alla fine, tante oscurità iniziali si sono schiarite e si è compreso meglio il nocciolo del progetto e di questo metodo.

La Matematica vedica è un sistema di calcolo veloce, anche mentale, risalente alle secolari tradizioni della cultura indiana, rilanciato a metà del secolo scorso dal matematico Tirthaji e poi applicato soprattutto nei paesi anglosassoni, anche nelle scuole superiori e con buoni risultati generali, in particolare nello stimolare l’approccio alla disciplina dei ragazzi svantaggiati, in difficoltà nel mantenere il passo rigoroso della cultura ufficiale.

In effetti, questo sistema, che, ripetiamo, integra ma non sostituisce in toto la matematica ufficiale, favorisce l’agilità mentale perché, oltre ad essere alternativo, ipotizza anche una certa gamma di scelte, come ad esempio calcolare leggendo sia da destra a sinistra che da sinistra a destra, oppure scegliendo volta per volta il metodo.

Il metodo rapido di calcolo da sempre ha incuriosito e stimolato i ragazzi, a prescindere dal luogo di nascita. Valgano gli esempi del “nostro” Leonardo Fibonacci, il futuro “inventore” dello zero, e di Carl Gauss, che facendo in pochissimi minuti la somma di tutti i numeri da uno a cento stupì il suo stesso maestro, che invece aveva dato un compito “punitivo” per la sua lunghezza.

Ma qui siamo andati oltre e siamo entrati anche nel campo dei giochi e dei quiz matematici di cui Michele Baldi ha infiorato il suo libro. Quiz e giochi che hanno lasciato noi del pubblico in sala sorridenti… e pure in sospeso… magari con la curiosità di sapere come si può individuare l’età di una persona sapendo che ha gli occhi celesti…

Come si fa a saperlo? Basta prendere il libro… e giocarci a sorsi, come se fosse un caffè… e senza chiedersi se non sarebbe comunque più facile di fronte ad un calcolo interrogare la calcolatrice dello smartphone così sollecita e veloce…

Ma il cervello della calcolatrice ha i chip, non i muscoli, il nostro invece i muscoli ce li ha e vanno adoperati. E un cervello muscoloso aiuta a vivere meglio e, udite udite, rafforza anche il sistema immunitario.

Ergo, meditiamo, gente, meditiamo. E facciamo bene i nostri calcoli …

Salerno. “Padre Camorra”: urlo ribelle per un “next generation book”

Vittorio Vavuso: a venti anni, un romanzo per le scuole.


Non capita tutti i giorni che una Casa Editrice di livello nazionale pubblichi un testo di narrativa per le scuole scritto da uno studente di venti anni. E ancora più raramente capita che quest’opera sia stata scritta ed edita quando l’autore non aveva ancora diciotto anni.

Il “ben capitato” nel nostro caso è Vittorio Vavuso, salernitano, ex allievo del Liceo Classico “Tasso” e oggi universitario di Giurisprudenza; il romanzo in questione è Padre Camorra, già pubblicato nel 2018 da “Il Quaderno Edizioni” e oggi ristampato, integrato e distribuito in tutta Italia dalla Casa Editrice Simone.

Se nel suo piccolo non è un vero e proprio “caso letterario”, poco ci manca.

Il merito di questo brillante successo, oltre che naturalmente nella chiarezza e scorrevolezza della scrittura e nel ritmo narrativo “a presa di lettore” dalla prima all’ultima pagina, è anche nell’attualità e forza di coinvolgimento della trama e delle tematiche.

Antonio, ragazzino quattordicenne, è cresciuto in una cittadina della Campania senza mamma e con poca scuola: figlio di Gennaro, gestore di un avviato negozio di kebab, svolge regolarmente piccole commissioni per il padre, nel quale lui ha piena fiducia e stima ma che in realtà è un piccolo boss di quartiere. Un giorno però, proprio mentre sta portando a termine uno di questi “incarichi”, Antonio ritrova il cadavere di un uomo, barbaramente assassinato, ed è costretto a fuggire insieme al genitore e ad alcuni “amici”.

Ha così inizio il suo percorso di “scoperta” e “form-azione” che lo metterà di fronte a un’agghiacciante verità, difficile da comprendere e ancora più difficile da superare. Facendo appello a tutto il suo coraggio e a una innata inclinazione al bene, Antonio cercherà di svincolarsi dalle maglie della criminalità organizzata. Per farlo, dovrà affrontare un feroce conflitto con il padre, ma lungo il suo cammino troverà anche un’alleata in una ragazzina coetanea, che condivide con lui la voglia di liberarsi di una paternità così asfissiante.

E il finale sarà ricco di sorprese e di colpi di scena che faranno venire i brividi, in tutti i sensi.

Come si può intuire, ce n’è di carne a cuocere: la crescita adolescenziale e le sue scoperte, la piaga della criminalità organizzata, i conflitti familiari e sociali, un urlo ribelle, il ruolo delle istituzioni nei confronti delle nuove generazioni, il sogno di una vita e di una società migliori, la palingenesi attraverso l’Amore e gli affetti sinceri…

Alla base, l’intento di un messaggio di alto profilo, così dichiarato dal giovanissimo scrittore:Mi rivolgo soprattutto ai ragazzi perché noi siamo la società del futuro e dobbiamo combattere contro i soprusi, l’omertà e l’illegalità. Possiamo e dobbiamo farcela!

Proprio per sostenere questo messaggio forte, Vittorio Vavuso nei prossimi mesi, quando la scuola sperabilmente sarà tornata ad una normalità in presenza, si è dichiarato disponibile a girare su invito per tutti gli istituti scolastici e incontrare gli “studenti fratelli”. E farà la sua bella figura di oratore e comunicatore, come è già avvenuto nel giro di presentazioni della prima edizione, in Campania e non solo.

Oltre che del messaggio sociale, Vittorio è quindi coscientemente il testimone di una generazione.. Chi critica i giovani ritenendoli ignoranti e superficiali pensi anche a lui ed a quanti come lui sono ricchi di cultura e di valori e sono disposti ad un impegno personale e attivo per uscire dalle sabbie mobili di quel futuro terribilmente privo di incognite che sarà consegnato a loro proprio da quelli che li criticano. Come non pensare alle ondate recenti di movimenti giovanili, anche a livello internazionale, per la legalità, per l’ambiente, per una società più equa e solidale?

In questo fermento, Padre Camorra è un piccolo ma significativo “vaccino” contro l’ignoranza, la superficialità, il pregiudizio, l’ingiustizia. Un vaccino da diffondere a macchia d’olio, senza preoccupazioni ma con tante speranze di arrivare alla “salute”, pur attraverso le difficoltà. Come dicevano i Latini, per aspera ad astra

Una gran bella prospettiva, in un tempo dominato dal cammino per aspera ad astrazeneka…

Cava de’ Tirreni (SA). Cento anni dalla nascita di Settimia Spizzichino, reduce da Auschwitz e concittadina onoraria

La memoria sarà onorata con una serie di iniziative nel dopoCovid prossimo venturo.


La memoria non è cenere, ma fuoco che arde”. Parole sacrosante, quelle pronunciate giovedì 15 aprile dal Sindaco di Cava de’ Tirreni Vincenzo Servalli dopo la meditazione silenziosa e la posa della corona di fiori davanti all’iscrizione marmorea della strada dedicata a Settimia Spizzichino. L’occasione era il centenario della sua nascita, in una manifestazione promossa dal Comune di Cava de’ Tirreni e dall’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) cittadina.

E di fuoco ne fa bruciare tanto, quasi esplodere, il ricordo di Settimia, ebrea romana, cittadina onoraria di Cava de’ Tirreni, l’unica donna sopravvissuta alla deportazione del 16 ottobre 1943 dal ghetto di Roma ad Auschwitz, testimone attivissima della Shoah, paladina della dignità umana.

Arde, e come, il dovere di ricordare quel pozzo nero della storia che è stata la persecuzione razzista contro gli Ebrei, sfociata nella tremenda soluzione finale dello sterminio di marca nazista, ma giunta al termine di un cammino discriminatorio radicato nei secoli. Un ricordo la cui fiamma deve essere capace di illuminare sempre la coscienza di un’umanità che purtroppo non ha smesso di dividere le persone in categorie etniche o culturali o religiose o sociali o sessuali e considera troppo spesso solo una parola l’invito sempre attuale del “fratelli tutti” che viene da lontano e che è il marchio luminoso non solo dell’enciclica ma dell’intero pontificato di Papa Francesco.

Quel fuoco si propaga ardente dalla figura di Settimia, che non ha mai smesso di parlare, testimoniare, accusare, invitare tutti a ricordarci di ricordare. Ed è, o dovrebbe essere, la benzina di energia perché ognuno di noi nel suo piccolo dia il suo contributo, la sua “goccia”, per costruire l’oceano di una società più giusta.

È un fuoco che per noi cavesi ha un livello di gradazione in più. È a Cava che, nel lontano 1995, decollò la voce di Settimia, che, pur se già forte, non aveva ancora lo strumento principale della comunicazione ad ampio raggio, cioè una pubblicazione scritta che raccontasse la sua vicenda.

Fu un decollo indimenticabile: l’invito da parte dell’Amministrazione Comunale, Sindaco Raffaele Fiorillo e il sempre rimpianto consigliere Franco Prisco in primis, l’incontro in Comune con oltre mille studenti e centinaia di cittadini per tre giorni “di fuoco”, la nascita o il consolidamento di un’amicizia “oltre la Shoah” con il gruppo organizzatore e il “grande gancio” Angela Benincasa…

E poi, finalmente, Lui, il libro della Memoria.

Fu il Comune di Cava a pubblicare l’autobiografia di Settimia, “Gli anni rubati”, stesa con il contributo di Isa di Nepi Olper, in un’edizione curata dalla Biblioteca Comunale nelle persone di Teresa Avallone e Federica Clarizia insieme con il sottoscritto scrivente Franco Bruno Vitolo. Tre edizioni, centinaia e centinaia di copie distribuite in tutta Italia, la raccolta di offerte destinate ad un viaggio collettivo ad Auschwitz. E con quei soldi studenti e cittadini cavesi, unitamente a lei e ad un gruppo di reduci romani o loro familiari, visitarono i lager con chi li aveva sperimentati. Difficile rendere a parole l’emozione e la lezione che quel viaggio donò e dona ancora. In compenso, sia la terza edizione de “Gli anni rubati”, con le testimonianze dei ragazzi, sia il libro che racconta il viaggio, cioè “Cioccolato ad Auschwitz”, sono tuttora strumenti che circolano nelle scuole e aiutano a ricordare ed a tenere acceso il fuoco. E una delle foto simbolo di Settimia e della Shoah, con il suo volto in primo e lo sfondo dei fili spinati, usata anche per il manifesto della deposizione della corona, fu scattata proprio nel corso di quel fatidico viaggio.

Intanto, tra un incontro e l’altro in Italia e nei luoghi deputati dei media, Settimia non aveva mai smesso di frequentare Cava, la sua amica-sorella-figlia-“mamma” Angela e la sua famiglia, e il gruppo di amici, abituati ormai a considerarla non la reduce Settimia ma l’amica Settimia.

E così, venne naturale la concessione della cittadinanza onoraria, poco prima della scomparsa, avvenuta il 3 luglio del 2000. Ma la sua memoria mai è rimasta cenere. Uscì postuma la terza edizione di “Gli anni rubati”, con testimonianze anche di Walter Veltroni, Francesco Rutelli, del Rabbino capo. Fu consegnata alla comunità romana a Roma in occasione dell’intestazione di una scuola proprio a lei.

E poi, il film monografico su di lei, “Nata due volte” , montato su materiale originale (di cui gran parte della Fondazione Spielberg) dal regista Giandomenico Curi. Il titolo evocava la data della sua seconda nascita, cioè la liberazione dal lager avvenuta proprio il giorno del suo compleanno e attraverso una fuoruscita “uterina” dal rifugio provvisorio sotto un mucchio di cadaveri.

E poi, l’intitolazione a Cava della traversa di via Filangieri, che presto dovrebbe diventare uno stradone di collegamento.

Di recente, l’avveniristico Ponte Spizzichino sul Tevere, disegnato da un superbig come Calatrava. E proprio il 15 aprile perfino un francobollo emesso dallo Stato!

E ancora tanti, tanti giri delle sue parole e del suo messaggio attraverso i libri, i video, i testimoni indiretti.

Insomma, la figura di Settimia, come quella di altri reduci, è ancora una caldaia bollente in cui far cuocere il cammino verso una società più giusta.

Una caldaia il cui fuoco va alimentato anche dalla Comunità cavese. È questo il senso delle parole del Sindaco, che valgono come promessa. Promessa di un convegno autunnale proprio in occasione del centenario, di un arricchimento di notizie nel sito web comunale, di una quarta edizione de “Gli anni rubati”, tuttora molto ricercato in tutta Italia, di un’adeguata celebrazione anche in Città nelle future giornate della memoria, magari, con l’indizione di un concorso letterario riservato ai giovani.

Perciò siano seme e germoglino presto le parole del Sindaco Servalli, non a caso pronunciate avendo accanto l’ex Sindaco Raffaele Fiorillo, che accolse Settimia per primo, e Luca Pastore, giovane Presidente dell’ANPI, che porterà la fiaccola accesa nei giorni a venire, Ce n’è tanto bisogno, di quel germoglio, e non solo per il ricordo della Shoah, ma anche per rafforzare uno dei picconi necessari per abbattere i muri tuttora presenti e predisporre praterie di giustizia per quello strano e tuttora misterioso mondo del dopoCovid che si prospetta davanti alla nostra umanità smarrita.

A quel fuoco, sotto quella caldaia, non sono chiamate solo le istituzioni, ma ognuno di noi… Insomma, commuoviamoci pure, ma poi muoviamoci…