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Cava de’ Tirreni (SA). Record di presenze per il Vertikal

Record di presenze a Cava de’ Tirreni per il Vertikal Fest che si è svolto stamattina domenica 24 aprile con il “Cava Green Valley”, due percorsi su sentieri da 10 e 21 km. con partenza dalla località Badia. La kermesse di corsa in montagna è giunta alla sua sesta edizione ed organizzata dal Team Animatrail, con il patrocinio del Comune di Cava de’Tirreni.

Il percorso gara ha attraversato Ponte Frestola, l’acquedotto Romano, Iaconti, Albori, Dragonea, Acqua del Cesare, Cetara, il Santuario dell’Avvocata e la Vetta a quota 1000 metri slm, per poi scendere sul sentiero 300 dell’Alta Via dei Lattari fino a raggiungere la sorgente Acquafredda, Cappella Vecchia e l’Abbazia millenaria della Badia.

Pienamente soddisfatto il Presidente del Team Animatrail, Michele Petrone: “Condivido questo successo con i soci del nostro Team e il Comitato Vertikalfest. Siamo una squadra collaudata insieme al Csi Cava, AMF, Nunzio Senatore, Club Fotografico Cavese, tutti sostenitori di questo genere di eventi quale volano per il rilancio del territorio in chiave turistica. Quest’anno oltre 300 persone, fra atleti, famiglie al seguito e operatori, hanno gremito la città e le strutture ricettive. In futuro amplieremo la proposta sportiva per la ripresa del territorio in chiave sportivo-turistica visto che i numeri sono molto incoraggianti. E poi ci divertiamo tanto”

Il Vertikal Fest si chiuderà con il Vertikal di Monte Finestra previsto per il 15 maggio prossimo, una corsa spettacolare, molto impegnativa, di sola salita con partenza dal centro della città in Piazza Amabile (denominata per l’occasione Piazza Vertikal) e con arrivo alla vetta nord di Monte Finestra a quota 1136 metri.
Una gara che ha ripreso una antica tradizione, anticamente, infatti, i cavesi si sfidavano scommettendo 1000 delle vecchie lire per chi riusciva a raggiungere il buco di Monte Finestra in meno di 1 ora, accendendo un fuoco visibile al tramonto come segnale di arrivo. Dal 2016 sono già sei le edizioni del Vertikal, con atleti provenienti da tutta Italia e dall’estero per sfidare le ostilità della direttissima al Monte Finestra e con fuoco pirotecnico per avvisare dell’arrivo dei vincitori.

Per correre il vertikal di Monte Finestra occorrono mediamente 1 ora e 30 minuti ma il 2021 è stato l’anno dei record con i 40 minuti e 23 secondi, dall’atleta Andrea Marinucci e dei 47 minuti e 28 secondi dall’atleta Raffaella Tempesta.
Gli organizzatori hanno messo in palio un Super Premio per chi scenderà sotto i 40 minuti.

“La nostra motivazione più intensa – continua il Presidente Petrone – è ispirare cittadini e simpatizzanti a vincere la routine quotidiana avviando percorsi virtuosi con la pratica della montagna. Il beneficio che ne deriva è indiscutibile e si riflette positivamente sul rendimento scolastico, sul lavoro, in famiglia e nel sociale, derivandone un senso di benessere generale. Per questo domenica 15 maggio insieme alla gara Vertikal riproporremo il Minivertikal dedicato a 100 bambini di scuola primaria”.

“È stata una bella giornata di sport, l’occasione per far conoscere i nostri sentieri e le bellezze della nostra città – afferma il vice sindaco Nunzio Senatore – L’invito per tutti è per sabato 14 e domenica 15 maggio ore 21 in Piazza Amabile, ribattezzata Piazza Vertikal per un weekend, per l’ emozionante diretta video dalla Piazza alla Vetta Nord del Monte Finestra”.

Info e iscrizioni sul web: www.trailcampania.it – www.vertikalfest.it

Vietri sul mare (SA). “Il Commissario Maigret” di Domenico Della Monica inaugura la rassegna “Divina Cultura”

Sarà inaugurata da un saggio intrigante e appassionante su un argomento scolpito nell’immaginario popolare la rassegna “Divina Cultura”, promossa ed organizzata dal Comune di Vietri sul mare in collaborazione con l’Associazione Giornalisti di Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “Lucio Barone”.

Sabato 23 aprile, alle ore 10,30, a Vietri sul mare, presso il Palazzo di Città, in Corso Umberto I 83,. sarà presentato il saggio Il commissario Maigret, novant’anni di indagini, di Domenico della Monica, con prefazione di Francesco Paolo Castaldo.

Interverranno, oltre all’autore: Giovanni De Simone, Sindaco di Vietri sul mare, Francesco Romanelli, Presidente dell’Associazione Giornalisti di Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “Lucio Barone”, Franco Bruno Vitolo, Dirigente dell’Associazione “L.Barone”, che curerà anche la conduzione.

Il Commissario Maigret, creato dal grande scrittore francese Georges Simenon, è stato nel secolo scorso, in campo letterario, il commissario più popolare al mondo, tanto che i romanzi che raccontano le sue indagini sono stati tradotti in tutte le lingue e il personaggio è stato protagonista di film e sceneggiati televisivi. In Italia, è rimasta indelebile nella memoria e del cuore degli ultra cinquantenni la serie interpretata dal grandissimo Gino Cervi.

Il libro di Domenico della Monica ha una struttura originale. Nei primi tre capitoli presenta lo scrittore Simenon e il personaggio Maigret e le relazioni che intercorrono letteriamente e psicologicamente ”tra il creatore e la sua creatura”, ma nella seconda parte è incentrato su forme di scrittura creativa, con un’intervista impossibile a Simenon e addirittura con un piccolo giallo “formato Maigret”, carico di umanità e di comprensione psicologica, dal titolo “Il delitto della Crestarella” e ambientato a Vietri sul mare, patria dell’autore, medico di professione e scrittore per passione.

Cava de’ Tirreni (SA). Le Ville di Rotolo e tre grandi artiste alla terza, magnifica tappa di “Camminare il paesaggio”

Terzo appuntamento a Cava de’ Tirreni con Camminare il paesaggio, la bella iniziativa di Aniello Ragone, Dario Cantarella e Geltrude Barba che sposa il benessere del camminare con il piacere della scoperta di luoghi a volte tanto nostri quanto sconosciuti, con l’arricchimento di performance teatrali ad hoc e il nutrimento della Storia, della Cultura, dell’Arte che nasce da questo ben saporito mix.

Dopo Badia e Castello, le Ville di Rotolo, cariche di storie e di bellezza, fiori di quella magnifica strada di verde e di sole realizzata dal Sindaco Trara Genoino nei primi anni del neonato Regno d’Italia. Tre perle, tre grandi donne protagoniste dell’Arte e della Letteratura: Villa Galise con la pittrice Pia Galise, Villa Marghieri con la scrittrice Clotilde Marghieri,Villa Ricciardi con la ceramista IreneKowaliska.

Appuntamento alle canoniche 9,30, sul declivio della Maddalena … e via, con Aniello e Dario a fare da sapienti e chiare guide e ciceroni e Geltrude a preparare le performance dei suoi pupilli.

Uno spettacolo puro, il giardino di Villa Galise, soprattutto per l’aereo panorama che si gode dai suoi belvedere: uno scenario da sballo che parte dallo squarcio sul mare di Vietri, si apre sull’apertura della Valle, vigilata a est da Monte San Liberatore e a ovest dalle propaggini della Molina e dalla deliziosa zona di Vetranto, estendendosi poi quasi a trecentosessanta gradi tra le file collinari fino all’incrocio con la Piana del Sarno. All’estremità orientale, quella palazzina della Villa che ne ha vista, di storia, dai Casaburi che hanno il nome al casale di Rotolo fino ai Di Martino di oggi, passando per i decenni che hanno visto fiorire qui la famiglia Galise. È qui che ha abitato la pittrice Pia Galise, una delle figure artistiche femminili più rilevanti della prima metà del secolo scorso, oltre che nonna della star nazionale del musical Renata Fusco e madre della scrittrice-pittrice Elvira e della musicista-regista teatrale Clara Santacroce. Una pittrice che sapeva sposare la tradizione del figurativo con le moderne sfumature tonali che fanno qualità e generano emozione. A lei qualche anno fa la Provincia di Salerno ha dedicato una magnifica monografia , a lei la Commissione Toponomastica, quando esisteva nel corso della precedente consiliatura, ha deciso di dedicare una strada, che a lei sarà effettivamente dedicata se e quando la Commissione tornerà ad esistere.

In questa Villa, soggiornarono i soldati durante l’ultima guerra, qui il pittore Matteo Apicella fece il ritratto della ricamatrice Ersilia Manzo, che è stato riscoperto recentemente da Anna Ferrara e Stefano Esposito, come è stato spiegato dallo stesso Esposito e dal consigliere comunale Eugenio Canora, nel presentare l’opuscolo “Le vite di Villa Galise”, che racconta l’episodio e che è stato da lui curato, insieme con i due scopritori, con Lucia Avigliano, Giuseppe Apicella e lo scrivente Franco Bruno Vitolo.

Qui hanno soggiornato grandi personaggi, come il Conte di Harach, Viceré della Corte di napoli, qui ospitato per assistere al tradizionale e spettacolare “gioco dei colombi”, che aveva uno dei suoi centri proprio intorno alla Torretta della famiglia Casaburi.

E qui la vita era piacevole e salutare per tutti gli ospiti, come ha ricordato con la solita abilità e la voce chiara e potente l’attore Pietro Paolo Parisi in veste talare.

Dopo il bagno di sole e di verde, il gruppo si è diretto nella zona alta di Rotolo, fino a Villa Marghieri, che oggi è un suggestivo condominio, ma una volta era abitata solo dalla famiglia Marghieri, all’interno della quale spicca la figura di Clotilde Marghieri, scrittrice di lusso della seconda metà del secolo scorso. Come ha spiegato Dario Cantarella, che ha anche letto alcuni suoi brani, è autrice tra l’altro di importanti, tra cui spiccano “Amati enigmi”, con cui vinse nel 1974 il Premio Viareggio, “Lo specchio doppio”, carteggio di trent’anni di scambi epistolari con il grande critico d’arte Bernard Berenson, e “Vita in villa”, un diario che la fece notare dal tutto il mondo della critica letteraria. Il primo e il terzo di questi libro, è giusto ricordarlo, sono stati pubblicati a suo tempo anche dal nostro Avagliano, sempre pronto a fiutare le opere di qualità e di successo.

Quindi, gran passerella finale a Villa Ricciardi, dal 1973 sede de “La nostra famiglia” (centro di rieducazione per bambini affetti da problemi neurologici) per donazione della famiglia Ricciardi. Con il suo grandissimo e spettacolare parco abbracciato alla collina e la svettante struttura architettonica incentrata su una deliziosa torretta, .è una delle ville metelliane più belle e affascinanti. Ed è anche una delle più ricche di storia. Basti pensare che è stata alla fine della seconda Guerra Mondiale sede del governo greco in esilio, ospitando tra gli altri il poeta Giorgio Seferis, futuro premio Nobel, allora soldato, che da qui scrisse un’ode bellissima alla nostra Cava, ricordata per l’occorrenza da Lucia Avigliano, come sempre sul pezzo quando si tratta di rievocare le storie cavesi.

In un angolo giardino a stadio, è stata ricordata dal prestigioso studioso e critico d’arte Vito Pinto la figura della grande ceramista polacca Irene Kowaliska, che ha soggiornato a lungo dalle nostre parti lasciando tracce splendenti della sua arte, come il magnifico pavimento decorato di Villa Ricciardi, da poco reso noto al grande pubblico ma realizzato nel 1939, di cui è stato esposto un frammento. È ricco di grazia, di atavica e quasi primitiva armonia, di moderne stilizzazioni in perfetto connubio con il realismo della ceramica tradizionale vietrese. Per di più con tratti simbolici evocanti l’identità ebraica crea un garbato ma netto e significativo elemento di contestazione nei confronti del nazismo, da cui lei e il compagno, Wegner, erano dovuti fuggire.

Al termine, la Kowaliska si è materializzata nella figura attoriale di Teresa Accarino, che con limpida grazia ha elevato il suo inno personale alla bellezza del colore, della creatività, della manipolazione della terra cotta, pura energia vitale.

Quindi, un congedo particolare, con l’estrazione di numeri tra i presenti per distribuire riproduzioni di piatti con figure della Kowaliska, opera del ceramista Falcone. A moltiplicare il tasso di emozione di una mattina già tanto carica di vibrazioni, il saluto emozionato di Yelena, una giovane ucraina che per varie vicende ha trovato a Cava una seconda famiglia. Affettuosissimo l’abbraccio da parte di tutto il pubblico, che con lei ha condiviso le terribili sofferenze della sua terra martirizzata. E per questo ha anche sottolineato con un caldissimo applauso il gesto della vincitrice di uno dei piatti, che lo ha donato proprio a Yelena. Per lei, un raggio di sole nell’acqua fredda di questi tempi… ma quanta speranza può essere coltivata in quell’abbraccio ed in quel piatto!

E così, nel segno proprio della speranza e della solidarietà, ci si è dati appuntamento per la visita del Borgo, il 3 aprile prossimo.

Il paesaggio continua a parlare, ma siamo noi che non dobbiamo mai smettere di ascoltarlo…

Salerno. In Provincia e in TV “Nel nome dell’amore”, di Vittorio Pesca: un inno alla Vita, contro l’uomo Caino

È andata più volte in onda nei giorni scorsi sull’emittente Telediocesi la ripresa integrale della presentazione del volume di poesie “Nel nome dell’amore”, decima opera del poeta e scrittore salernitano, di origini cilentane, Vittorio Pesca, per l’occasione illustrata dalla prestigiosa artista Alida De Silva. La manifestazione, svoltasi nella Sala Bottiglieri della Provincia di Salerno, è stata promossa dal Centro Artisti Salernitani, presieduto da Elena Ostrica, presentata da Michele Sessa e dal sottoscritto scrivente e allietata dalle musiche del violinista Felice D’Amico e del pianista Vittorio Bonanno. Oltre alle persone citate, sono intervenuti, a vario titolo di lettura e/o commento, Gina e Marco Pesca, Pina Sozio, Patrizia De Mascellis, Florinda Battiloro, Rosanna e Teresa Rotolo, Antonio e Gerardina Russolillo.

In questo volume c’è l’anima collante dell’intera produzione di Pesca. Nelle sue precedenti raccolte di versi o di prose, pur scegliendo quasi sempre specifici fili conduttori, come le radici di Piano Vetrale, l’esperienza di migrazione, il tempo, la famiglia, i sentimenti, la religione, la pace, li faceva gravitare sempre, in un modo o nell’altro, intorno ad un Sole ben preciso, cioè l’Amore. Perciò questa è la madre di tutte le raccolte, perché, pur conservando le classiche tematiche peschiane, è dedicata esplicitamente proprio all’Amore, ora per descriverlo, ora per cantarlo, ora per deplorarne la mancanza, ora per rimpiangerne la perdita.

Per lui l’Amore è aria, respiro, sapore, colore, è il cordone ombelicale della vita: è occhio dell’anima, chiave del cuore dell’essere umano in dolore. È la cosa più bella e graziosa al mondo, come egli la definisce con quello spirito di francescana semplicità e limpida sensibilità che fa parte del suo DNA.

I suoi versi, come sempre carichi di espressiva immediatezza, partono dal cuore, vengono filtrati dall’esperienza e tornano al cuore con la stessa genuinità con cui erano partiti., perché egli sente nel profondo la magia della vita, che gli addolcisce la rugiada del cuore, con la quale egli tende costantemente ad abbeverarsi.

Per lui comunque l’Amore non è statica contemplazione degli affetti o della bellezza o della natura, ma deve trasformarsi in inesauribile motore di vita, la cui messa in moto il poeta l’affida a quattro fonti cardinali di energia.

La prima è il rapporto con la propria persona: chi ha la forza di amare riesce ad avere fiducia in se stesso, a non avere mai paura per affrontare la vita.

La seconda è il rapporto con le radici della propria identità: per lui, come da sempre,queste si identificano con la famiglia, la terra natia di Piano Vetrale, con i due amatissimi genitori-maestri di vita, con la natura in generale e la campagna in particolare, con i valori che gli hanno trasmesso.

Basti citare al riguardo due delle tante bellissime illustrazioni di Alida De Silva, che ancora una volta ha confermato maestria assoluta del disegno e fantasia, delicatezza e sensibilità nel tocco, tali da generare delle vere e proprie poesie a colori. Ci riferiamo innanzitutto alla copertina, dove simbolo d’amore è Mamma Teresa, con lo sguardo serio della custode e la postura amorevole dell’affetto materno, esaltato dalla presenza di una colomba. Sullo sfondo, campeggia l’albero nodoso e fiorito, segno delle radici e della loro forza. Ed è naturale accoppiare a questa l’immagine emozionata di Papà Luigi, rappresentato con il volto di Vittorio da grande, mentre, affiancato al caro albero di famiglia, con aria amorevole trasmette i suoi insegnamenti a Vittorio bambino, che si abbevera alle sue parole.

La terza fonte di energia è il rapporto con gli altri e col mondo. Senza Amore non si può costruire e vivere la Pace, che fa parte del cuore, del perdono dell’altro e del tuo nemico peggiore. Senza la Pace nel cuore nasce l’uomo Caino, si scatena l’egoismo perenne in questo mondo, si perde la bussola del cuore. E scattano le guerre, le distruzioni, la devastazione dell’ambiente, le morti di quei teneri e innocenti batuffoli di vita che sono i bambini…

La quarta fonte è la tensione verso il cielo, verso il Signore e qusnto di divino ci circonda ed è in noi. Il poeta innalza costantemente un inno alla forza potente di Nostro Signore, che per lui è sorgente imprescindibile di calore, di gioia e di amore; è la nostra vita, la nostra morte e in suo nome la vita è sacra e come sacra deve essere vissuta,

Pesca crea un movimento che parte dall’io per giungere fino a Dio, attraverso un cammino colorato che si chiama Vita, a cui egli non manca di innalzare inni anche attraverso l’emozione del colore: ora l’autunno rosa, azzurro e oro, ora l’Amore del verde, ora il connubio tra natura e persona (Amo la rosa, la sua bocca rossa, le sue labbra di sposa”… ) e così via.

Tanto colore, insomma… e non a caso colore fa rima con amore… e il colore dell’amore è la garanzia più grande per dipingere un mondo migliore…

Salerno – Cava de’ Tirreni (SA). Piazza della Libertà e la violenza di genere in un video di Rosanna Di Marino e Anna Panariello

Una musica avvolgente e tambureggiante, quasi ad urlo di cuore, un montaggio rapido e a volte stordente, un’atmosfera inquietante in scuro chiaro, con dominanza di notturni, due volti di donna smarriti e dolenti per sottintese violenze e abusi, due corpi in camicione chiaro ora rannicchiati su se stessi, ora coperti di veli, ora nell’atto di togliersi il velo in un gesto liberatorio, inseriti spesso in uno scenario di gabbiosi reticolati, ad indicare lo stato di sottomissione e di prigionia in cui si trovano e da cui desiderano liberarsi.

Contestualmente, nella fase iniziale, ad indicare lo sbocco possibile rispetto a tali compressioni, domina Lei, la nuova monumentale Piazza della Libertà di Salerno, che, pur se ancora in fieri, ha aperto nuovi cammini e nuove spettacolari angolazioni, collegando il porto di Molo Manfredi e gli arrivi delle navi con tutto lo scenario meraviglioso e sterminato del Lungomare che si estende fin quasi alla Piana di Pestum.

Lei, la Piazza denominata col valore supremo della vita umana, è stata inquadrata con grande suggestione, in chiave notturna e con lo sfondo de Lungomare illuminato, dal basso e dall’alto, come da un aereo in atterraggio su grande aeroporto o percorrendo una pista piena di lucine che come stelle indicano la strada. Su queste luci si avviano le due donne, ancora in camicione, lentamente, senza veli o gabbie. È il sogno tarpato di un cammino di luce? È la strada ritrovata dopo l’inferno delle violenze? Forse ambedue, ma l’importante è il respiro di vita che da quel cammino si emana e da quei piedi nudi che sinergizzano con la terra.

Sono questi i due cuori di Ab-uso, la creativa performance video (recuperabile on line da You Tube), generata in occasione della Festa della Donna ma valida per ogni giorno dell’anna. A realizzarla, Rosanna Di Marino e Anna Panariello, due artiste di Cava de’ Tirreni che ci hanno abituati a produzioni del genere, sospese tra il provocatorio e l’indefinito, ma sempre impregnate da uno spirito di sensuale vitalità, da un contatto plurisensoriale con la materia e con l’ambiente, da un messaggio di denuncia contro le violenze di genere e contro le offese arrecate alla dignità della donna ed alla persona: inni alla libertà e alla vita.

Sono importanti, video del genere, perché non solo aprono o perseguono le nuove frontiere dell’arte e della comunicazione, fondate sulla creatività multimediale e trasmissibili integralmente on line, ma producono messaggi di luce tra le ombre di cui abbiamo costantemente bisogno in questi tempi di regressioni civili, politiche e umane. E lo fanno creando un rapporto stretto con l’ambiente urbano, che assume un’anima e dimostra di poterne avere anche altre, di anime, a seconda dello sguardo di chi lo rappresenta.

È bello questo spirito, perché permette di passare dall’Ab-uso all’uso e di far trasvolare l’uso stesso in un connubio carico di condivisione e di felice unione.

Ma sarebbe ancora più bello non aver bisogno di video di denunce di abusi, perché significherebbe non ci sarebbero abusi da denunciare…