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Cava de’ Tirreni – Costa d’Amalfi. Assostampa “L. Barone”: è Romanelli il nuovo Presidente

Consegnati i premi “ComunICARE” 2020-2021


Nonostante le tante fermate di origine pandemica e sociale degli ultimi tempi, l’Associazione Giornalisti di Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “Lucio Barone” ha rifatto il pieno di carburante e sta ripartendo alla grande.

Innanzitutto, il 19 dicembre scorso, alla presenza del Sindaco Vincenzo Servalli e dell’Assessore alla Cultura Armando Lamberti, nell’Aula Consiliare di Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, purtroppo per necessità svuotata di pubblico ma con ampia presenza della stampa, sono stati consegnati, dopo un anno di forzata attesa, i premi ComunICARE 2020-21, assegnati dall’Associazione a personalità che si siano particolarmente distinte nel campo del giornalismo in particolare e della comunicazione in generale.

È stata una festa calda e affettuosa, con premiati di alto profilo e profonda umanità.

Pino Aprile, giornalista ai massimi livelli (autore tra l’altro di scoop come l’intervista all’attentatore dI Papa Woytila o la cronaca in diretta della caduta del Muro di Berlino), scrittore, storico, polemista, grande affabulatore. Nel suo intervento ha messo il tasto sul tema a lui caro dell’Unità Nazionale, da lui già toccato nel suo super best seller “Terroni”: la rabbia del Sud, devastato ieri dalla formazione del Regno sabaudo e tuttora subordinato alle esigenze del Nord.… le giuste voci critiche dei romanzi “I Viceré” e “Il Gattopardo” soffocate da personalità influenti come Vittorini e Benedetto Croce… l’idea che o si fa l’Italia dal Sud o si muore…

Antonella Napoli, giornalista free lance e scrittrice di vaglia, testimone sul campo di eventi legate alle zone calde del mondo d’oggi. Con chiarezza e passione civile ha parlato delle tensioni tra il mondo occidentale e i paesi medioorientali, dei segnali inquietanti emersi dai casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki (da lei seguiti molto da vicino), del suo breve ma sconvolgente sequestro ad opera dei Fratelli Musulmani, dei rischi antilibertari di un mondo dove si muore di meno ma si finisce più facilmente in carcere anche per reati di opinione e di informazione.

Roberto Matatia, scrittore, testimone diretto delle persecuzioni antiebraiche subite dalla sua famiglia, che pure apparteneva alla società bene della Romagna, al punto che la villa di loro proprietà era adiacente a quella di Benito Mussolini e prima delle leggi razziali si erano stabiliti anche cordialissimi rapporti interpersonali. Dopo aver raccontato la vicenda, ha espresso il suo rammarico perché quella Villa Mussolini oggi ha conservato il suo nome ed è ricercatissima per feste e matrimoni anche in funzione di ciò che evoca, magari con inquietanti nostalgie.

Con Aprile, Napoli e Matatia, sono stati premiati Enrico Passaro (cavese doc, gran cerimoniere delle massime istituzioni nazionali), Gerardo Di Agostino (Amministratore Delegato della Grafica Metelliana, azienda di livello assoluto, uno dei nostri fiori all’occhiello); Radio Play Tag (Premio Ponte Giovane per la feconda fusione generazionale all’interno di un’emittente in continua ascesa); Ulisse on line (consolidata colonna dell’informazione via web); Sigismondo Nastri (decano dei giornalisti, luce viva della stampa costaiola, e non solo); Raffaele Ferraioli (da anni protagonista della vita politica e sociale della Costiera); Gennaro Anastasio (fine scrittore ed editorialista, gran narratore delle tradizioni e dei personaggi del territorio); L’ora notizie (in memoria di Marta Naddei, della sua alta professsionalità e dell’ appassionato impegno nel dare voce agli ultimi).

Questa cerimonia ha rappresentato l’ultimo atto della quinquennale, battagliera presidenza di Emiliano Amato, allungata di un anno per necessità dettate dalla pandemia e ricca di brillanti iniziative, tra cui gli stimolanti incontri con Padre Enzo Fortunato ed il recente super convegno estivo di Ravello sul libro di Enrico Passaro “Non facciamo cerimonie”, illuminato dalla presenza dell’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Dal 21 dicembre, giorno in cui è stato rinnovato il Direttivo, il nuovo Presidente è Francesco Romanelli, una colonna direzionale dell’Assostampa “Lucio Barone” fin dalla sua fondazione, avvenuta un quarto di secolo fa. Il neopresidente è nato a San Mauro la Bruca, vicino Palinuro, ma è cavese di adozione. L’attività lavorativa principale è stata quella di bancario, presso il Credito Commerciale Tirreno, poi diventato Banca della Campania, poi finalmente BPER Banca. Come giornalista, ha diretto per anni la redazione di Radio Montemauro, prima emittente libera del Cilento, ha collaborato per moltissimo tempo con Il Mattino di Napoli. A vario titolo, ha collaborato con Il Sole 24 ore, Il Giornale di Sicilia, La Gazzetta del Mezzogiorno, il Giornale di Calabria. Attualmente scrive per “La Città”, è corrispondente della Gazzetta dello Sport da Cava de’ Tirreni ed è caporedattore del giornale on line “Panorama Tirreno”.

Insomma, è stato ed è un passaggio giusto alla persona giusta, per la garanzia che offre il neo presidente quanto a professionalità, passione, senso del gruppo, spirito di partecipazione, onestà intellettuale. Con lui e con Amato,, il nuovo Direttivo è formato da Rosanna Di Giaimo, Angela Vitaliano, Maria Alfonsina Accarino, Antonio De Caro, Antonio Di Giovanni e Franco Bruno Vitolo.

Romanelli ha avuto il suo battesimo in manifestazioni pubbliche l’11 gennaio, quando l’Associazione ha patrocinato la presentazione del libro “Genesi di un complottista in tempo di Covid”, di Nicola Pellegrino.

Il prossimo appuntamento per l’Associazione sarà il 24 gennaio prossimo, quando, alle 18,30, presso la Chiesa di Sant’Alfonso, sarà celebrata dall’Arcivescovo Mons. Orazio Soricelli l’annuale Festa dei Giornalisti, dedicata al loro Patrono San Francesco di Sales.

Poi, partirà il biennale cammino del neopresidente sulla tradizionale strada della difesa dei diritti dei giornalisti e di interventi costruttivi e propositivi nel campo della cultura e della comunicazione.

E ci auguriamo che sia un periodo “positivamente negativo” da Covid, tale da dare la possibilità di celebrare, sia pure a posteriori, il venticinquennale dell’Associazione.

Buon lavoro, Presidente!

 

Cava de’ Tirreni (SA). “Genesi di un complottista in tempo di Covid”: la forza del dubbio contro opposte certezze.

Il libro sarà presentato l’11 gennaio a Palazzo di Città .- Ne parliamo con l’autore, Nicola Pellegrino.


Martedì 11 gennaio, nell’ambito della rassegna “Un libro (quasi) al giorno”, promossa dal Comune di Cava de’ Tirreni – Assessorato alla Cultura, ci sarà un appuntamento decisamente scottante, ma anche molto stimolante.

Sarà infatti presentato il libro “Genesi di un complotti sta in tempo di Covid” (Ed. PAV), scritto dall’ing. Nicola Pellegrino, cavese doc ma attualmente operativo e residente nel Lazio.

Come sempre, a far da spalla all’autore di turno, saranno il conduttore Franco Bruno Vitolo e l’Assessore alla Cultura Armando Lamberti, stavolta coadiuvati dal neopresidente dell’Associazione Giornalisti di Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “Lucio Barone” Francesco Romanelli.

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Un saggio senza pregiudizi

Il titolo balza agli occhi ed è tutto un programma. Sarà sicuramente una presentazione calda e partecipata. Proprio per questo sarà da affrontare con apertura mentale e senza pregiudiziali.

Bisogna innanzitutto capire quali sono la genesi e l’assunto di questo saggio.

È necessaria una premessa: qui non la fanno da padroni, come succede oggi, le vaccinazioni, i Provax e i Novax. Questo libro, a modo suo, è già storia, perché racconta dalla parte del comune cittadino il travaglio mentale e umano che ha accompagnato la prima fase della pandemia, quella che va dal marzo 2020 all’aprile 2021, quando il vaccino era entrato da poco nei nostri orizzonti e nelle nostre speranze (o timori), ma non aveva un volto unico o una sua identità.

Proprio perché a modo suo è già storia, il libro assume un suo precipuo interesse, perché, oltre ad essere scritto con lucida chiarezza ed appassionata lucidità, contiene i germi degli elementi essenziali del fare storia, cioè il racconto, l’analisi e la testimonianza.

La chiave del titolo non è nella parola complottista ma nel termine “genesi”. Non si pensi perciò ad uno dei pur diffusi pamphlet che dall’inizio della pandemia si sono sbellicati nella diffusione di teorie negazioniste o nella proclamazione di cure alternative o nascoste o anche nella denuncia di megaoperazioni finanziarie a carattere sanitario con la complicità più o meno consapevole del coronavirus in giro per il mondo…

Si pensi invece all’espressione completa “genesi di un complottista”, con l’autore intende il meccanismo, o uno dei meccanismi, che può aver indotto tante persone a non fidarsi delle verità ufficiali, a sentire i benefici del dubbio e magari a concedere qualche credito a quelle alternative. Partendo da questo assunto, il libro, come afferma il filosofo Diego Fusaro nella sua splendida introduzione, è un intelligente e ben riuscito esercizio di pensiero critico, in perfetta linea con la radice di tutta la filosofia occidentale, che da Platone a Kant, da Talete a Husserl si è fondata su una messa tra parentesi dell’ovvietà del fenomenico, cioè di cio che appare e/o sembra evidente.

In sostanza, il libro è la confessione antidogmatica ed intellettualmente onesta attraverso la quale Nicola Pellegrino racconta il suo passaggio da una situazione prepandemica in cui la vita politica e sociale non gli interessava quanto invece i gol di Ronaldo, ad un interesse diretto per quello che succedeva e che, per effetto della pandemia, lo coinvolgeva in prima persona.

Dopo un periodo di “fideistico abbandono” alle informazioni ufficiali ed istituzionali e la scoperta sia di falle in queste informazioni sia di alcune cose giuste nelle già demonizzate informazioni alternative, ha sentito il dovere di informarsi a trecentosessanta gradi, di cercare di capire e solo allora di fare le sue interpretazioni e le sue scelte, opinabili quanto si vuole ma certamente non indotte da pregiudiziali o da eccessi di propaganda.

Perciò, al termine del suo ragionamento, egli finisce con il definirsi un “complottista moderato”, cioè appartenente alla categoria di coloro che rifiutano gli “opposti estremismi”, cioè la demonizzazione sia delle verità ufficiali politiche e scientifiche sia delle tesi sostenute da chi “non ci sta”.

Per questo motivo il libro, come succede di rado in un mondo di aspiranti maestri, è fatto molto più di domande che di risposte e finisce con il mettere in discussione i metodi usati dalla politica, dalla scienza e soprattutto dai media nelle comunicazioni dei dati e della situazione, salve comunque restando le naturali insicurezze dettate da una situazione assolutamente nuova di fronte alla quale eravamo assolutamente impreparati.

Come tale, Nicola Pellegrino ottiene il suo scopo primario: una confessione “civica”, una pungente provocazione, una costruttiva riflessione.

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Nicola Pellegrino: “Mi sono vaccinato, ma rimango contrario al Green Pass”

Dato che siamo ancora nel pieno della tempesta ed oggi più che al “fare storia” siamo attenti e sensibili rispetto a tutto ciò che riguarda il problema delle vaccinazioni, fermo restando che i problemi di fondo legati ai pregiudizi ed all’informazione restano immutati, per cogliere meglio il senso di questo saggio viene spontanea l’esigenza di sapere qual è la posizione di Nicola Pellegrino sulle questioni più attuali. Lo abbiamo chiesto direttamente a lui.

Allora, Nico, la prima curiosità da chiarire è scontata. Sei vaccinato?

Sì, mi sono vaccinato.

Vaccinazione convinta?

Ho usato il metodo del confronto già evidenziato nel mio libro. Da ignorante in materia ho ascoltato entrambe le campane sui vaccini, spacciate per contrastanti ma in realtà complementari, e ho scelto, liberamente, di vaccinarmi, accettandone i rischi, sia reali sia potenziali.

E cosa pensi di coloro che rifiutano il vaccino?

Coerentemente con quanto ho testimoniato, non li giudico, non li demonizzo e comunque li rispetto.

Ritengo che la scelta di non vaccinarsi sia rispettabile, capisco che la si possa considerare non condivisibile, ma ciò non toglie che sia rispettabile.

I motivi per cui si sceglie di non vaccinarsi possono essere molti, che svariano da quelli più complottisti a quelli più prettamente di salute individuale, non dimenticando la semplice paura per un qualcosa che per certi versi è ancora nuovo e sotto osservazione (la scienza non sempre è infallibile così come le case farmaceutiche non sempre sono integerrime, si veda, ad esempio, il caso Thalidomide).

Io personalmente sono ideologicamente contrario agli obblighi vaccinali perché ritengo che violino il principio dell’habeas corpus. Ritengo insomma che la libertà di scelta individuale sia un diritto da tutelare al pari della tutela della salute pubblica.

Però la salute pubblica è messa ulteriormente in discussione proprio da coloro che non sono vaccinati…

La scelta di vaccinarsi implica l’accettazione di un rischio, se pur statisticamente ad oggi minore, certo (in quanto nel vaccino ci vai a sbattere di proposito) al fine di mitigare un rischio, se pur statisticamente maggiore, potenziale (in quanto il Covid ti capita per caso).

È così assurdo preferire un rischio maggiore non certo ad uno minore certo?

In questo caso però parliamo non di scelte singole, ma di responsabilità verso la collettività…, che è fatta di singole persone che possono essere più facilmente danneggiate da un non vaccinato che da un vaccinato.

Questo rimane ancora da dimostrare, ma non si può negare che la questione del rapporto con la collettività sia un nodo da affrontare e da sciogliere. E anche qui è importante porsi delle domande prima di dare delle risposte.

Da un punto di vista collettivo le cose cambiano, ma intervengono dinamiche soggettive a cui non è possibile fornire la risposta “giusta”.

Io però chiedo: fino a che punto la collettività può scavalcare l’individuo?

Se la maggioranza preferisse non vaccinarsi, di quale collettività staremo parlando?

La retorica de “la tua libertà finisce dove inizia la mia” sbandierata dal mondo provax si scontra esattamente alla pari con la libertà del mondo novax: la libertà del provax di voler ridurre il suo rischio covid finisce dove inizia la libertà del novax di non voler correre il rischio vax.

Però si fa correre il rischio Covid…

Secondo questa stessa dialettica potrei dire di voler abolire le automobili perché “la tua libertà di voler girare in auto finisce dove inizia la mia di voler girare a piedi in piena sicurezza.”

Però io posso andare in giro dove non ci sono automobili, mentre non posso andare dove con certezza non ci sono i virus…

Era solo un paradosso dialettico, sul quale comunque, per la mia etica del dubbio, si può sempre discutere. In ogni caso rimane un punto fermo. Trovo intollerabile, inaccettabile e ingiustificabile il clima d’odio, l’ordine del discorso e la discriminazione di cui sono vittima i cosiddetti novax, perseverato tanto dai politici e dai giornalisti quanto dai social e dai nostri stessi vicini di casa. E il green pass ne è la dimostrazione:

è stato propagandato dalla politica come uno strumento sanitario,

quando sanitario non è, ma di natura essenzialmente politica. Una pressione non diversa da un ricatto.

E se al posto del green pass ci fosse l’obbligo vaccinale, come piano piano si sta decidendo?

Non mi piacerebbe lo stesso, ma sarebbe meno ipocrita e indecente, comunque preferibile ad un obbligo surrettizio, veicolato alla firma di un consenso informato volontario che di volontario, in certi casi, non ha nulla. Con l’obbligo la responsabilità dello Stato obbligante diventa chiara e diretta, non trasferita al cittadino costretto ma non obbligato.

Quindi vedresti meno forzato l’obbligo che il green pass?

Il Green Pass, venduto come strumento di libertà, altro non è che la certificazione di una libertà autorizzata. Va da sé che libertà autorizzata è un ossimoro. Per di più, dal momento che è autorizzata, diventa anche revocabile a piacimento dall’ente certificatore. Il principio del Green Pass apre a scenari di deriva autoritaria e controllo di cui sarebbe opportuno considerare a fondo i rischi.

Ma, in base a quanto detto sopra, resta ferma la mia radicale contrarietà al Green Pass, in ogni sua modalità, e lo sono ancor di più per le forme ricattatorie e discriminatorie che ha assunto.

Capisco la dialettica del tuo ragionamento, ma continuo a pensare che la dialettica è una cosa, le difficoltà da affrontare sono un’altra cosa. E per di più la strada che stiamo percorrendo non è certo lineare, anzi è una giungla in cui ogni metro si deve conquistare col machete. E bisogna comprenderne le responsabilità anche per ciò che riguarda le scelte sanitarie e politiche.

Posso anche essere d’accordo, ma io ci aggiungerei anche le scelte individuali…

Sempre con la voglia di ragionarci sopra senza pregiudizi?

Ci mancherebbe! Altrimenti per quale motivo avrei scritto il libro?

Cava de’ Tirreni (SA). Il sogno e la luce show: cinquanta eventi previsti per le Feste, dal 23 dicembre al 18 gennaio.

Dal 23 dicembre è partito il programma degli eventi organizzati per le festività di fine anno e l’inizio del 2022 dal Comune di Cava de’ Tirreni, con la guida e la gestione dell’Assessore alla Cultura Armando Lamberti.

Il programma è nato tra mille difficoltà, generate soprattutto da una situazione economica in forte sofferenza e da una situazione sanitaria terribilmente delicata e in bilico. Contestualmente, però, hanno espresso la loro soddisfazione perché, sia pure in tempi leggermente dilatati e con inevitabili frenate e ritardi, le difficoltà sono state superate o bypassate e alla fine si è riusciti a comporre un programma di circa cinquanta manifestazioni, che, pur se lontane dalle centocinquanta dell’ultima edizione, quella preCovid del 2019, rappresentano un numero pur sempre ragguardevole. (vedi per i dettagli le due immagini a corona dell’articolo)

Per questo, come ha evidenziato l’Assessore Lamberti, l’edizione 2021-22 rappresenta un momento non di rottura ma di continuità rispetto a quell’ultima del 2019.

Nel nome di tale continuità è stata data all’iniziativa lo stesso titolo del 2019, cioè “Il sogno e la luce”.

Non è un fatto solo formale, perché sono rimaste alte la qualità, la varietà e la spettacolarità delle proposte, con tanta musica, tanta cultura… e tante occasioni di divertimento per i bambini e per gli adulti.

È possibile constatarlo, scorrendo le proposte indicate nella elegante voluminosa brochure che è stata distribuita in migliaia di copie per tutta la città.

In primo piano, spiccano gli ospiti più prestigiosi.

Va rimarcato, per la sera di venerdì 7 gennaio, il concerto del “Sanitansemble” del maestro Acunzo. Si tratta dell’Orchestra del Rione Sanità, che ha chiuso in bellezza il magnifico documentario di Alberto Angela su Napoli trasmesso in RAI a Natale. L’orchestra è conosciuta e apprezzata in tutta Italia non solo per la qualità musicale ma anche, e diremmo soprattutto, per il nobile e alto scopo sociale per cui è nata: è composta infatti tutta da ragazzi “a rischio” in un quartiere notoriamente “difficile”, il che significa recupero sociale e formazione di una coscienza collettiva. È una proposta che è già un modello, un incontro che emozionerà, un messaggio che rimarrà.

Sarà comunque la musica a farla da padrona per tutta la durata della manifestazione, con quasi venti eventi, compresa la proiezione del film “Lo schiaccianoci”. Tra questi spiccano, oltre ai già citati Sanitansemble, i concerti della trascinante cantante soul Sherita Duran (3 gennaio nella Chiesa di san Francesco) e dei coloriti “Napul’ è” (sempre nella Chiesa di san Francesco, 5 gennaio). E poi, la serata dedicata alle più belle arie d’opera, a cura dell’Accademia Iacopo Napoli (15 gennaio a Palazzo di Città), le ripetute performance della storica Corale Metelliana, o il concerto dell’Orchestra Giovanile Mozart… e via dicendo.

Ci sarà anche tanta attenzione agli spettacoli per bambini, dislocati un po’ in tutte le frazioni, dove assicurano divertimento il clown Lenny, al secolo Enzo Armenante, e altri performer,showman che hanno conservato giustamente il bambino che è in loro.

Un momento di artistica spettacolarità sarà possibile goderlo il 30 dicembre a San Francesco (18,30 e 20,30) con i “Tableaux vivants”, un gruppo che con plastici movimenti ricostruisce dal vivo la chiaroscurale e dinamica staticità dei quadri del Caravaggio.

In un periodo in cui sono stati già presentati circa venti opere nella rassegna “Un libro (quasi) al giorno”, non potevano mancare incontri con l’autore, tutti a Palazzo di Città, alle 18.

Ed ecco Il Traduttore, di Rosario Pinto (già effettuato il 23 dicembre), la raccolta di poesie Orfana, di Marianna Borriello (4 gennaio), la stimolante provocazione di Genesi di un complottista in tempo di Covid, di Nicola Pellegrino (11 gennaio) sui dubbi scatenati dalle incertezze dell’informazione nella prima fase della pandemia, il tuffo su un classico eroe del giallo, Il commissario Maigret, di Domenico Della Monica (18 gennaio).

La nascita e i contenuti di questo programma testimoniano non solo il permanere di una vitalità messa a forte rischio dagli eventi sociali e sanitari, ma anche lo sforzo fatto dagli amministratori per garantire la massima qualità col minimo delle risorse.

In questo senso bisogna dire grazie non solo alla tenacia da panzer dell’’Assessore Lamberti (che alla fine ha “superato la nottata” anche facendo le nottate …), ma anche alla generosità di molti privati, che, sensibili al grido di dolore del “panzer”, hanno offerto un sostegno vitale e insostituibile per la maggior parte delle manifestazioni.

Data la precarietà della situazione sanitaria, per favorire la realizzazione in sicurezza di tutti questi eventi, l’Amministrazione ha garantito già in partenza l’applicazione di tutte le norme Anticovid nel pieno rispetto delle leggi vigenti.

Ci sono quindi tutte le premesse e le speranze perché le Feste siano ricordate anche per “i sogni e le luci” dettati dall’Avvento d’Amore e di fede e non solo per i grigi tremori causati dall’Avvento delle varie varianti …

Cava de’ Tirreni (SA). Intitolazione del Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni al Grande Ufficiale, prof. Salvatore Fasano

L’opera del prof Salvatore Fasano verso i caduti ricorda tanto quella di Mamma Lucia che andava sulle colline cavesi alla ricerca dei corpi dei soldati morti in guerra indipendentemente dalla nazionalità”. Così Il sindaco Vincenzo Servalli in occasione dello scoprimento della targa posizionata all’ingresso del Sacrario Militare.


Una bellissima giornata di sole ha illuminato oggi alla presenza delle massime autorità militari e civili del territorio la cerimonia di intitolazione del Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni al Grande Ufficiale Salvatore Fasano.

Intenso il discorso che ha preannunciato lo scoprimento della targa. “Salvatore Fasano – sottolinea il Presidente del Comitato per il Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni Daniele Fasano – ebbe, nella sua vita, la forte influenza da due figure che ne condizionarono l’impegno civico: durante gli studi classici fu colpito da Ugo Foscolo (a cui, peraltro, contribuì a dedicare strada di accesso a questo civico cimitero), grande scrittore, che con la sua opera I Sepolcri volle ribadire a tutti che il ricordo e la memoria non sono congeniali alla natura umana: l’uomo tende più a dimenticare ed a rimuovere il ricordo; quindi, merito all’uomo che riesce a ricordare sia le persone in vita che quelle trapassate. Il giovane Salvatore fu appassionato da tale visione filosofica del Foscolo e ne fece, per tutta la vita, un esempio da riprodurre. Altra figura influente fu quella di Mamma Lucia, nella quale il prof. Fasano vedeva l’incarnazione spontanea e genuina di tale istinto umanitario verso i defunti. Tali alti esempi, di memoria e ricordo, oggi a Cava sono due e noi i loro discepoli. Merito, dunque al prof. Franco Bruno Vitolo che, per primo, lanciò l’iniziativa nell’immediata dipartita di papà e merito al sindaco che, con la sua giunta, ha voluto fortemente che tale riconoscimento fosse realizzato nel più breve tempo possibile”.

“Ringrazio il Comitato per il Sacrario – aggiunge – a cui va dato merito di credere sempre in questa opera meritoria di tenere la fiamma del ricordo dei caduti sempre accesa. Ringrazio don Osvaldo Masullo che ha voluto pregare con noi in questo luogo sacro. Ringrazio le autorità militari e civili qui presenti. Ringrazio le associazioni del Carabinieri e dei Bersaglieri in congedo, sempre vicini a noi. Ringrazio voi tutti presenti del calore ed affetto che dimostrate verso il Gr. Uff. Salvatore Fasano ed, in particolare ringrazio lo staff della Grafica Metelliana, a cui papà era molto legato per l’aiuto sempre ricevuto nelle sue pubblicazioni, in particolare ringrazio Niccolò Farina che ha voluto qui portare un piccolo omaggio, una sua foto, che rimarrà nel Sacrario a far compagnia per sempre ai suoi ragazzi caduti.
Anche il nostro cappellano militare, don Claudio Mancusi, impegnato a Roma, non ha voluto far mancare il suo saluto e la sua preghiera”.

Ed ecco la sua lettera.

“Saluto il Presidente ed i membri del Comitato del Sacrario Militare, il sindaco e tutte le autorità convenute – scrive il cappellano militare don Claudio Mancusi – L’intitolazione del Sacrario al prof. Fasano è un evento che dà ulteriore luce all’opera e allo spirito di un grande uomo che ha testimoniato i più alti valori della patria e della pietas cristiana. Formulo a tutti sentiti auguri di serenità per le prossime festività! Mi associo anch’lo agli auguri fatti da don Claudio”.

“Abbiamo il dovere della memoria dei cittadini nostri che tanto hanno dato a Cava – dichiara il sindaco Vincenzo Servalli – Il prof Salvatore Fasano ha avuto un ruolo di spicco come custode della memoria. Ha contributo alla crescita della città. Ho avuto l’onore di conoscerlo. Aveva sempre un sorriso, una parola di incoraggiamento per tutti ed un amore immenso per il Sacrario Militare. L’opera del prof Fasano ricorda tanto quella di Mamma Lucia che andava sulle colline cavesi alla ricerca dei corpi dei caduti indipendentemente dalla nazionalità. Lui ha fatto tanto per la città e per i protagonisti delle guerre mondiali. I nostri militari fanno si sono sacrificati e continuano a sacrificarsi per la patria come è accaduto con Massimiliano Randino”.

“Ho apprezzato la citazione del dottor Fasano su Ugo Foscolo – evidenzia Don Osvaldo Masullo – La vita dei ragazzi scomparsi in guerra ci è profondamente cara. Dobbiamo sempre difendere la pace”.

Tanti i presenti alle cerimonia. Impossibile ricordarli tutti. Oltre alle numerosissime autorità, associazioni, esercito e forze dell’ordine che hanno voluto accompagnare questo intenso momento c’erano molti politici tra cui il sindaco Vincenzo Servalli, l’assessore alla protezione civile Germano Baldi, Umberto Ferrigno, Italo Giuseppe Cirielli, Marcello Murolo.

Non è mancato il Comitato per il Sacrario Militare, con il Presidente Daniele Fasano, il Presidente Onorario il gen. Lucio Cesaro, il colonnello Carlo De Martino, il prof. Roberto Catozzi, il Presidente dell’associazione Bersaglieri a Riposo Antonio Proto, Vincenzo Lamberti, Angelo Canora, Matteo e Luigi Fasano, il fratello e la madre di Massimiliano Randino, Primo Caporal Maggiore della Brigata Paracadutisti “Folgore”, insignito della Croce d’Onore alla memoria e scomparso nel 2009.

Al termine dell’inaugurazione si è voluto anche ricordare un episodio della prima guerra mondiale, ovvero la celebre “Tregua di Natale”. Si era sul fronte occidentale nel 1914. Fu allora che i soldati degli opposti schieramenti cessarono il fuoco. Si accesero candele, si cantarono inni di Natale. Cominciò un botta e risposta di auguri gridati da parte a parte fino a che qualcuno si spinse fuori dalla propria trincea per incontrare il nemico e stringergli la mano. La tregua di Natale fu un atto coraggioso che partì da semplici soldati mossi da sentimenti di profonda e fratellanza.

Ed ecco il racconto.

“A pochi mesi dall’inizio del primo conflitto mondiale – ricorda Daniele Fasano – nelle trincee delle Fiandre a sud di Yptes, in Belgio, nella notte di Natale del 1914 avvenne qualcosa di impensabile. Una tregua spontanea dichiarata da soldati semplici che, per poche ore e per giorni, decisero di abbassare le armi e alzare le braccia per incontrare e abbracciare il nemico. Dalla trincea tedesca spuntarono tantissime candele e canti, indirizzati a chi ho poco prima era il nemico. Le voci dei canti si unirono, seppur in lingue differenti, e la terra di nessuno, di solito deserta divenne luogo di incontro per soldati che, prima di tutto, rimanevano persone. Un incontro che diede vita a piccoli momenti umani colmi di parole, abbracci, strette di mano e regali. Un prete scozzese celebrò una mesa, e la mattina di Natale, gli schieramenti poterono seppellire i caduti. In alcune trincee la tregua durò una notte, in altre si prolungo fino all’anno nuovo. All’epoca, ovviamente il fatto venne insabbiano. Non si poteva tollerare che dei soldati, in guerra e con l’obbligo di sparare si perdessero in momenti gioviali e di spensieratezza, che i nemici diventassero amici”. (Lara Adinolfi)

Cava de’ Tirreni (SA). Il Sacrario Militare sarà intitolato al Grande Ufficiale, prof. Salvatore Fasano

La cerimonia d’intitolazione, voluta dall’amministrazione comunale, avverrà il 15 dicembre alle ore 10 con lo scoprimento di una targa posizionata all’ingresso del Sacrario Militare.


Era stato anticipato dal Sindaco Vincenzo Servalli nel corso della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto avvenuta lo scorso 4 novembre nell’aula consiliare del Palazzo di città, ma ora è ufficiale: il Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni sarà intitolato al Grande Ufficiale, prof. Salvatore Fasano, scomparso il 22 settembre 2020.

A confermarlo la delibera del 19 novembre scorso della giunta comunale, dal titolo “Intitolazione del Sacrario Militare dei caduti cavesi sito nella cappella del civico cimitero al Grande Ufficiale Salvatore Fasano”. Alla cerimonia del prossimo 15 dicembre, alle ore 10, vi sarà lo scoprimento, da parte del Sindaco di una targa d’intitolazione posizionata all’ingresso del Sacrario Militare e la benedizione da parte dell’Arcivescovo di Cava – Amalfi Sua Eccellenza Orazio Soricelli.

L’amministrazione comunale ha invitato le massime autorità civili, religiose e militari del territorio. “E’ giusto che i cavesi ricordino anche con gesti concreti i suoi figli migliori – sottolinea il primo cittadino Vincenzo Servalli – Il professor Fasano è stato importante per la città ed il suo lavoro di recupero dei corpi dei caduti nelle guerre mondiali è meritorio. E’ quindi un giusto tributo che Cava offre al suo lavoro”.

Il Sacrario metelliano custodisce le salme di 106 caduti delle due guerre mondiali, della guerra italo – etiopica e della guerra civile di Spagna. Al suo interno sono conservati anche corpi di decorati al valor militare. Nel 1967 il Grande Ufficiale Salvatore Fasano chiese al sindaco dell’epoca a nome di tutti i giovani cavesi gloriosamente caduti in guerra la costruzione di un monumentale sacrario militare.

“La mia proposta è di veder presto sorgere il grande mausoleo in quel recinto sacro – scrisse Salvatore Fasano nella sua lettera aperta – monumento di fede e riconoscenza ai nostri fratelli più grandi, monito solenne a tutti ma specialmente alle giovani ed i componenti del generazioni che l’ideale di patria dopo Dio e la famiglia, è l’ideale più nobile e santo”.

Prima della realizzazione del Sacrario infatti 32 salme di caduti cavesi del primo conflitto bellico e 7 del secondo erano custodite dal 2 novembre 1924 nell’ex cappella votiva del Duomo di Cava. Nel 1981, durante l’amministrazione Abbro, vide la luce il Comitato per il Sacrario Militare che oggi è presieduto da Daniele Fasano, figlio di Salvatore.

Sono tanti i meriti del Grande Ufficiale che nel 1981 sistemò nel pio luogo 106 urne di caduti in guerra di cui 38 della Prima Guerra Mondiale, 4 della guerra di Spagna provenienti dal Sacrario Militare di Saragozza, 4 della guerra Italo – Etiopica e 60 della Seconda Guerra Mondiale provenienti da varie zone d’Italia. Dal 1993 al 2007 organizzò in sinergia con l’amministrazione comunale ben 9 cerimonie di accoglienza (7 a Cava, 1 a Nocera Superiore, 1 a Pontecagnano).

“Con la sua scomparsa – è scritto nella delibera firmata dal sindaco Vincenzo Servalli – la città ha perso un validissimo ricercatore storico e cultore della memoria. Lo studio è stato un punto fermo del prof. Fasano che ha dato voce ai suoi protagonisti, mettendo a disposizione un patrimonio di idee, valori, testimonianze e documenti d’epoca. Ricordiamo il Fondo d’archivio, da lui donato alla biblioteca comunale Avallone prima della sua morte.

L’Archivio contiene le laboriose ricerche che l’autore ha svolto per poter fornire notizie particolareggiate di tutti quei soldati cavesi morti nelle guerre che si sono combattute tra il 1895 al 1945. Dati anagrafici, luoghi di nascita e di residenza, encomi e benemerenze, nonché riconoscimenti civili e militari si intrecciano con la nutrita documentazione fotografica delle varie cerimonie di accoglienza dei caduti nel loro paese natio. Il prof Fasano nel suo Albo d’Oro dei caduti cavesi ha dato un nome a tutti i nostri concittadini morti sui campi di battaglia, in prigionia o negli ospedali”.

La gestione del Sacrario Militare è affidata ad un costituito “Comitato”, il cui attuale Presidente è il dr. Daniele Fasano, Presidente Onorario il gen. Lucio Cesaro, addetto alla comunicazione il colonnello Carlo De Martino, tesoriere il prof. Roberto Catozzi, ed ancora, la dott.ssa Beatrice Sparano, il colonnello Vincenzo Consalvo, il Presidente dell’associazione Bersaglieri a Riposo Antonio Proto, Vincenzo Lamberti, Luciano D’Amato, Maddalena Annarumma, Angelo Canora, Antonio Pisapia, Gennaro Vitulano, Francesco Di Salvio, Matteo Fasano, il fratello e la madre di Massimiliano Randino, Primo Caporal Maggiore della Brigata Paracadutisti “Folgore”, insignito della Croce d’Onore alla memoria e scomparso nel 2009.