eventi & appuntamenti

 

Cava de’ Tirreni (SA). Presentazione del libro “Ritornare in noi stessi” di Bortolo Belotti, il politico antifascista confinato a Cava nel periodo 1930-31

Carica di significato storico, politico, sociale e umano sarà la presentazione del libro Ritornare in noi stessi, di Bortolo Belotti (Edizioni Il papavero), che si terrà venerdì 12 novembre 2021, alle ore 18, al Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, nell’ambito della rassegna “Un libro (quasi) al giorno”.

Interverranno il Sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli, la Dott.ssa Donata De Bartolomeis, fondatrice e Direttrice della Casa Editrice “Il Papavero, il dott. Pier Ernesto Irmici, Direttore della Collana “Orme della libertà”, di cui fa parte il volume, l’on. Gregorio Fontana, deputato bergamasco e autore della prefazione del libro, il prof. Luigi Gravagnuolo, il prof. Vittorio Salemme, cultore di storia, il prof. Ivano Sonzogni, di Zogno, storico e maggior biografo di Bortolo Belotti. Le conclusioni saranno tratte dall’Assessore alla Cultura Armando Lamberti. Modererà il prof. Franco Bruno Vitolo.

Bortolo Belotti, originario di Zogno, in Val Brembana, oltre che storico, giurista ed anche poeta, è stato un politico di grande rilievo nel primo quarto del secolo scorso. Importante esponente di punta del Partito Liberale nel primo dopoguerra, arrivò anche ad incarichi di governo, distinguendosi per la sua azione improntata a concretezza ed ispirata da idee di ampio respiro sociale. Per questo entrò subito in collisione col montante movimento fascista e con chi, anche nel suo partito, non lo avversava adeguatamente. Stabilizzatosi al potere Mussolini, fu visto dal regime come il fumo negli occhi, fino ad essere mandato al confino, proprio a Cava de’ Tirreni, dove “soggiornò” per alcuni mesi tra il 1930 e il 1931.

Per la sua grande personalità e per la sua dimensione di perseguitato dal Regime, egli è diventato col tempo una delle figure più significative del suo territorio, che gli ha dedicato studi e intitolato edifici e monumenti.

Il libro “Ritornare in noi stessi” contiene un documento molto importante: il discorso integrale che l’onorevole Belotti pronunciò alla Camera il 22 giugno 1921, in cui, oltre ad una lucida analisi sulla situazione politica e sociale dell’Italia in quegli anni di dopoguerra, si tracciava una strada per una rinascita economica e morale, in uno stato liberale che rifiutasse qualsiasi deriva autoritaria.

Si può capire già da questo quanto il discorso non solo sia un documento storico di grande valore, ma abbia risvolti di grande attualità, in questa nostra società che deve “ritornare in sé stessa” e progredire tenendo lontani il più possibile superficiali populismi e pericolosi focolai di autoritarismo e di razzismo.

Naturalmente, nel corso della serata si parlerà molto anche della permanenza a Cava di Belotti, il quale ha dedicato all’esperienza un intero diario, pubblicato nel 2011 con il titolo “Confinati dal Duce”.

Cava de’ Tirreni (SA). Una “serata da favola” inaugura la seconda serie di “Un libro (quasi) al giorno)”

Venerdì 5 novembre p.v. la nuova serie di Un libro (quasi) al giorno, organizzato dal Comune di Cava de’ Tirreni, si apre con “Una serata da favola”, dedicata al mondo dei bambini ed a quegli adulti che non hanno rinunciato ad essere ancora un po’ bambini.

Con inizio alle ore 18, presso il Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni in Piazza Abbro, saranno

presentati due libri di fiabe.

Il primo Wiki, Adriki e l’uomo della Luna, di Guido S. Mondino, racconta le esplorazioni pericolose di due monelli sfuggiti al controllo del nonno. –

Il secondo, Lo gnomo blu contro il Drago Covidone, di Teresa Rotolo, Franco Bruno Vitolo, Chiara Savarese, comprende tre “fiabe al contrario”, raccontate dal bambino alla mamma in tempo di pandemia “per farla addormentare” e, dopo la lettura, commentate insieme con lei.

Le due opere saranno presentate rispettivamente da Luigi Gravagnuolo, ex Sindaco di Cava oltre che operatore culturale di qualità, e da Gabriella Liberti, Dirigente scolastica dell’ I.C. Santa Lucia, esperta sul campo di letture per giovanissimi.

Oltre agli autori, interverranno Stefania Spisto, Presidente de Il quaderno edizioni, e Chiara Savarese, rispettivamente editrice e illustratrice dei due volumi.

Farà da modera(u)tore lo scrivente Franco Bruno Vitolo, concluderà la serata Armando Lamberti, assessore alla Cultura del Comune di Cava de’ Tirreni e promotore dell’Iniziativa.

Intanto sono stati fissati gli appuntamenti per il mese di novembre. Un programma molto stimolante, che spazia dal convegno su Bortolo Belotti, liberale antifascista confinato a Cava da Mussolini, al Direttore Rai di Napoli Francesco Pinto, dalla “cavese di Milano” Raffaelle Marchese al “top giornalista” Michele Santoro, e dà spazio ai creativi del territorio, come Lucia Avigliano, Maria Alfonsina Accarino e Giovanna Rossi col padre Giulio.

12 novembre Ritornare in noi stessi, di Bortolo Belotti

Serata convegno sulla vita e su un discorso ancora molto attuale di Bortolo Belotti, importante esponente di partito e di governo dell’Italia liberale, poi perseguitato da Mussolini e tenuto al confino per molti mesi a Cava de’ Tirreni.

13 novembre L’uomo che salvò la bellezza, di Francesco Pinto – In un’intensa spy story di fatti realmente accaduti, il famoso giornalista, Direttore del Centro RAI di Napoli, rievoca la vicenda di Rodolfo Siviero, leader di una squadra che salvò i gioielli d’arte italiani da una razzia programmata dai nazisti.

19 novembre Attraverso i siti e le memorie, di Lucia Avigliano – Secondo volume della raccolta di articoli scritti dalla “Guida della storia metelliana” a cavallo del Millennio su tradizioni, paesaggio, cultura, arte, storia, fatti e fattarielli della Valle Metelliana.

20 novembre Cara Raffaella – Ricordo della vita, della persona e delle opere di Raffaella Marchese, “milanese di Cava”, da poco scomparsa, che, dopo una vita intensa e non priva di travagli, in tarda età ha preso la licenza media, ha scritto tre libri e ha ritrovato se stessa.

25 novembre Per la strada del cuore, di Giulio e Luana Rossi –

Versi paralleli e convergenti di figlia e padre quasi novantenne, con le illustrazioni della nipote Ilaria Gigantino. Tre generazioni unite per raccontare la chiaroscurale poesia della famiglia.

26 novembre Nient’altro che la verità, di Michele Santoro –

(Organizzato in collaborazione col Club dei lettori) – Un racconto-inchiesta del

famoso giornalista su Cosa Nostra, che con le cadenze di un giallo conduce

alla scoperta di crude e amare verità –

27 novembre Canto d’amore al tramonto, di Maria Alfonsina Accarino – In tenere e appassionate poesie, collegate da prose e corredate di suggestive immagini, l’evocazione di una storia d’amore della terza età “che viene da lontano”.

Cava de’ Tirreni (SA). Dalla Germania a Cava, per Mamma Lucia

Sabato 30 ottobre incontro col prof. Lutz Klinkhammer, Vicedirettore dell’Istituto Storico Germanico di Roma. Prevista anche la proiezione di filmati inediti.


È sempre forte il filo rosso che lega la storia di Cava de’ Tirreni e del suo territorio alla Germania ed alla straordinaria azione di Mamma Lucia, che recuperò nel dopoguerra centinaia di salme di soldati caduti durante la battaglia dello sbarco.

A rafforzarlo ulteriormente, è prevista per sabato 30 ottobre una visita ufficiale del prof. Lutz Klinkhammer, prestigioso docente di Storia Contemporanea e Vicedirettore dell’Istituto Storico Germanico di Roma, il quale sta effettuando, in collaborazione con l’Ufficio storico del Comando Generale della Guardia di Finanza di Roma, una ricerca, de visu, sui luoghi di quella che possiamo definire la “Battaglia di Cava”, ad indicare lo scontro lungo e cruento che vide il progressivo sfondamento, da parte degli Alleati sbarcati a Salerno, della barriera montuosa costiera, controllata dai Tedeschi.

In tale ambito, il prof. Klinkhammer approfondirà la conoscenza “diretta” di Mamma Lucia e dei luoghi in cui operò, una conoscenza, del resto, che è già cominciata qualche mese fa, esattamente a maggio u.s., con una prima visita ufficiosa a Cava se’ Tirreni ed alla tomba della “Madre dei caduti”, oltre che sul campo di battaglia di Dragonea e ad alcuni bunker in zona Vetranto – Castagneto del caposaldo di Molina di Vietri.

Il primo appuntamento è previsto alle ore 10, con l’accoglienza da parte del Sindaco Vincenzo Servalli ed una visita del Palazzo di Città, ricco di storia, di arte e di cultura.

Alle 10,30 circa, un breve incontro con la stampa e con i rappresentanti di alcune associazioni, nel corso del quale, oltre al confronto con le ricerche in atto, saranno presentati stralci di un filmato assolutamente inedito riguardante Mamma Lucia e i tempi della Guerra.

Poi, con la guida dei membri del Comitato “Figli di Mamma Lucia”, mediatore dell’incontro, ci sarà lo spostamento a Monte Castello, per una visita alla grotta dove Mamma Lucia rinvenne i primi caduti ed allo storico colle, con relativa “beatificazione delle pupille” per quel panorama che copre decine di chilometri spaziando dal Vesuvio al mare di Vietri. Quindi, “beatificazione delle papille” con pranzo “mediterraneo” in un ristorante della Serra.

Per concludere, visita al Borgo ed agli altri luoghi di Mamma Lucia, in primis la Chiesetta di San Giacomo, dove lei custodiva le salme e che poi fu affidata alle sue cure, ed il memoriale in marmo di Ugo Marano nella Piazzetta del Purgatorio.

Quindi, il prof. Klinkhammer proseguirà il suo cammino con le tappe che riguardano gli altri luoghi e memoriali del settembre del 1943, tra cui il museo dello sbarco e di Salerno Capitale.

Sarà la fine della visita, ma anche l’inizio di un rapporto estremamente stimolante e che si spera possa essere ricco di sviluppi ed anche foriero di nuove prospettive per il nascente Museo di Mamma Lucia.

Per approfondimenti sulla figura del Prof. Lutz Klinkhammer:

LutzKlinkhammer – Wikipedia

DHI Roma: PD Dr. LutzKlinkhammer (dhi-roma.it)

Cava de’ Tirreni (SA) – Salerno – Pontedera (PI). Concorso Maric in Toscana: trionfano cavesi, salernitani e costaioli

Abbiamo preso atto con grande piacere della risonanza avuta dalle vittorie a raffica ottenute dai poeti e scrittori cavesi alla Terza Edizione del Premio nazionale “Disarmiamo l’ignoranza”, che si è svolto a Pontedera, in provincia di Pisa.

È importante tuttavia anche rimarcare che questa manifestazione assume una storia e dei significati che vanno oltre le vittorie dei singoli.

Innanzitutto, il nome, Disarmiamo l’ignoranza, è di per sé tutto un programma ed è anche il grido di battaglia dell’Associazione che l’ha lanciato, il MARIC (Movimento Artistico per il Recupero delle Identità Culturali) e naturalmente del suo fondatore, il Maestro Vincenzo Vavuso, che prima del Maric si era caratterizzato proprio per le sue istallazioni fortemente polemiche contro l’Incultura e l’Indifferenza che corre il rischio di imbottigliare la nostra società come in una ragnatela.

Inoltre il Maric, nato a Salerno, non è un’Associazione ordinaria, ma è nata nel 2016 pensando alla grande e cose grandi ha fatto. Potremmo citare grandi mostre nei luoghi più prestigiosi della Campania e non solo (Castel dell’Ovo i Navigli di Milano, tanto per fare dei nomi), ma pensiamo soprattutto al fatto che è riuscita, nel 2019, a dotare la terremotata Accumoli di una Casa della Cultura in muratura, nel 2019, in un territorio ancora dominato dai prefabbricati!

Il fatto stesso che la premiazione di un concorso promosso dal Maric si sia svolta in Toscana è indice degli orizzonti aperti dal dinamismo di un’Gruppo che è nato venendo da lontano e guardando lontano.

Ed è stato tutto bello, lì a Pontedera, dove si sono ritrovati i vincitori provenienti da fuori Toscana e il gruppo organizzatore, guidato dalla Coordinatrice Stefania Maffei e dal Presidente Franco Donatini, che ha gestito l’ospitalità con squisita efficienza e amica signorilità.

Per noi campani ed in particolare per noi cavesi, la giornata poi è stata addirittura trionfale, data la raffica di premi che si è abbattuta sul gruppo, in particolare, come già detto, sui creativi provenienti dalla nostra Cava de’ Tirreni.

Tra questi, la parte del leone l’ha fatta il giovanissimo e talentuoso Alfonso Maria Di Somma, che ha conseguito due primi premi e una menzione speciale.

Il suo racconto Lettera dalla Luna non solo ha vinto la sezione Aiutiamo la Terra, ma è anche risultata l’opera più votata di tutte le sezioni. E non c’è da meravigliarsi: è una splendida “operetta morale” di stampo leopardiano, in cui la Luna scrive ai terrestri ricordando le meraviglie intellettuali e storiche compiute nei secoli e ammonendoli a non sciupare tutto con l’affossamento ambientale della Casa Comune e le disumanità di vario tipo nei rapporti tra i popoli e con le persone.

Gemello nella vittoria, il racconto Uno sguardo nel mio abisso (primo posto nella sezione a tema libero) presenta la vicenda emblematica di un giovane e valido studente che, schiacciato dalle difficoltà economiche e affettive in famiglia e tormentato dalle disuguaglianze sociali rispetto ai compagni, finisce con lo scegliere la malavita, salvandosi proprio nel punto di quasi non ritorno anche grazie alla cultura scolastica e alla presenza fisica e morale di un docente di riferimento.

La menzione ottenuta poi con la poesia Come un uccello completa il quadro, rivelando la capacità di una pregnanza lirica intensa e coinvolgente.

Se a questo aggiungiamo che a soli diciannove anni Alfonso ha già vinto vari concorsi non solo tra i pari di età ma anche, come questo, in sfida con gli adulti, non resta che applaudire il suo bell’avvenire dietro le spalle, sperando che il futuro sia degno di queste splendide radici.

In galoppante collezionismo di premi ed in esaltante turismo poetico in tutta Italia per raccoglierli e farseli consegnare, Stefania Siani, già vincitrice lo scorso anno, non si è smentita neppure in questa edizione del Concorso.

Con Le onde anomale del destino ha vinto la sezione Una vita non basta, proponendo un canto esistenziale che da un lato il senso di disagio di fronte al tempo che scorre e degrada le cose come colori che colano / perdendo brillantezza e luce, dall’altro crea un lirico varco imbrattando i muri di nuove case in cerca di calde tonalità di rosso.

Ha lasciato il suo segno anche nella graduatoria assoluta delle poesie in lingua a tema libero, piazzandosi seconda con Ho imparato a dipingere, dove realizza un’ emozionata congiunzione tra parola, immagine e colore, imparando a dipingere schegge di emozioni ma sapendo che comunque dalle mani sfuggirà quel che ha dipinto.

Doppio podio anche per Annamaria Farina, non nuova a vittorie in questo concorso.. Primo posto nella sezione “Giallo – Al buio” con Roaring twenties, i ruggenti anni venti, un suggestivo noir che attraverso l’indagine di un vecchio poliziotto mette a fuoco il marcio di certi ambienti ruggenti, ma moralmente decrepiti. Per lei, poi, secondo posto nella Sezione “Fantascienza – L’estraneo”, con il racconto Ivo, la cui vicenda, raccontata in prima persona e con uno sguardo inizialmente da moderno Gulliver, tratta il recupero da un sarcofago di un essere supertecnologico e non umano. Gli scontri di mentalità e di potere con i terrestri saranno devastanti.

A fare brillantissima compagnia a questi campioni, la campionessa Teresa D’Amico, vincitrice nella Sezione poesia in lingua a tema libero, che con il Il sogno si è fermato ha cantato il contrasto tra reale e ideale, dipingendo il mondo come una spianata grigia, una bugia vestita di eleganza, uomini pieni di spigoli e ferite, e intonando, come dice la motivazione, “una lirica di alto profilo interiore.”

La “scala reale” cavese è stata completata da Antonio Armenante, che nella Sezione Fotografia ha conquistato un brillante secondo posto con una suggestiva immagine, una delle tante che lui scatta nei suoi percorsi mattutini tra la natura e se stesso. In coerenza con la sua profonda spiritualità, è riuscito a cogliere un raggio di luce tra gli alberi che si dilatava a forma di croce in uno scenario quasi irreale.

Nel palmarès finale, che ha visto di fatto un derby tra toscani e campani, brillante anche il risultato di altri creativi del territorio, soprattutto nelle poesie in vernacolo.

Due premi per il talentuoso giovane vietrese Alessandro Bruno, diventato fresco cavese, essendosi sposato e trasferito a Cava proprio nel giorno della premiazione! Per lui, vittoria nella sezione “Tema libero” con una vivace rievocazione del ruolo della “Vrasera”, quel braciere che ancora brucia nei suoi ricordi e nella sua identità familiare. Terzo posto per lui nella sezione Sogno, con una colorita riaffermazione del valore della finestra vera sulle finestre di “Fessbùk”: è il “sogno della realtà” tutto da riscoprire.

Doppio premio per Rosalba Fieramosca, di Salerno. Terzo posto nelle poesie in vernacolo a tema libero, con ‘E pprete ‘e mare, in cui queste pietre, che fanno male a camminarci a piedi nudi, assumono il ruolo simbolico dei mali della vita e sono sopportabili diversamente a seconda dell’età e della disposizione d’animo. Per Rosalba, terzo posto anche nelle poesie in lingua a tema libero, con “Guarderemo il tramonto”, la tenera elegia coniugale di una coppia che comincia a chiedersi chi dei due “partirà” per primo, ma nello stesso tempo è ben ferma nel sentire il proprio amore come qualcosa che va oltre i confini della vita stessa.

La salernitana Pina Sozio, gloriosa veterana della poesia in lingua e in vernacolo, ha lustrato il suo collo con la medaglia d’argento nella sezione Sogno, dove con grande tenerezza equipara il faticosissimo parto di una migrante su una spiaggia ad un dolente presepe umano.

Ha emozionato e commosso il primo premio nella sezione Sogno in vernacolo. Ha vinto Mario Mastrangelo, con ‘O ccuttone cu ‘a vocca, in cui sogna una morte indolore, come quando le nonne spezzavano il filo con la bocca, dopo aver cucito. Due mesi dopo aver presentato la poesia al concorso, se ne andato via proprio così, lasciando una grande scia di rimpianti… e di grandi opere (otto splendidi libri di poesie in vernacolo e una raccolta di racconti in lingua di alto livello).

Non poteva mancare un premio fotografica per un’abitante del set più bello del mondo, la Costa d’Amalfi. Lucia Ruocco ha vinto nella Sezione a tema libero con un’ immagine molto suggestiva di un’alba ad Atrani, suo paese di residenza, oltre che con una foto-messaggio di mani bianche e nere unite in un gesto solidale.

Insomma, una bella raccolta di soddisfazioni, ma soprattutto l’occasione non solo di una gita deliziosa per una gita splendida nella Regione più carica di storia e di arte, ma anche di un incontro fecondo tra gli itineranti e il gruppo dei toscani organizzatori. Un incontro di amicizia che promette voli di futuro.

A proposito di futuro, già si vibra in vista della prossima edizione, che si svolgerà, pare, a Salerno. E pare in una grande sede industriale, oggi oggetto di uno spettacolare restyling proprio grazie ad un’iniziativa del maestro Vavuso e degli artisti del Maric. Insomma roba alla grande, da far battere il cuore già da ora.

Ma attendiamo che le rose fioriscano. E saranno rose rosse e senza spine, ne siamo certi …

Cava de’ Tirreni (SA) – Milano. La scomparsa di Raffaella Marchese, dolce leonessa della Terza Età

In tre libri, ha raccontato il suo cammino ruggente dal fiele al miele.


La notizia della scomparsa di Raffaella Marchese a Milano ha profondamente colpito anche quei cavesi che tanti anni fa, quando lei viveva nella nostra città, hanno avuto modo di conoscerla e di volerle bene e di quelli come noi che più recentemente le sono stati vicini nella presentazione di un suo libro in occasione dei suoi “ritorni” nella Città dove ha vissuto in giovinezza.

Raffaella era una persona affettuosa, solare, esuberante, una che apprezzava tutto il fiore della vita perché aveva conosciuto anche tante spine e, soprattutto nella prima parte, ha dovuto districarsi tra le spine, riuscendo a trasformare le lacrime in spicchi di luce ed a conquistarsi una terza età da principessa, in compagnia dei suoi splendidi figli e dei suoi studi di recupero, che, pur tardivi, le avevano permesso di scrivere e pubblicare ben tre libri di memorie personali.

Per questo,ci è caro ricordarla su queste pagine. Prima della mia nota personale, un pensiero caldo e affettuoso di Rosanna Rotolo, che, come altri di noi del resto, non aveva mai perso i contatti con lei e, che, come tutti noi, conserva viva nel cuore la forza del suo calore e della sua sensibilità (FBV).


Una straordinaria donna d’Amore

È passata al di là del velo di materia Raffaella Marchese.

Donna straordinaria, pregna di valori e di immense virtù.

Donna, madre e scrittrice, Raffaella ha elargito a piene mani Amore con l’innocenza e la genuinità di un animo grande.

L’amore era infatti l’ingrediente principale della sua esistenza; amore per i suoi tre figli, Antonino, Ernesto, Francesco, figli, pilastri di una vita; Amore per la cultura, soprattutto Amore per la vita.

Una vita raccontata dai suoi libri:

La pipa di terracotta, appassionato ricordo degli affetti e dei travagli dell’infanzia e dell’adolescenza, fino ad un matrimonio carico di rimpianti per un amore “impossibile”.

Alle quattro del mattino, in cui racconta le angherie subite prima da un padre autoritario ed anaffettivo e poi da un marito violento e dispotico, il tutto però ampiamente compensato dall’amore per i suoi tre figli, ai quali ha dedicato l’incipit: “Voi che illuminate l’alba di ogni giorno”. Tutte le emozioni represse, le violenze subite, hanno trovato respiro in quell’angolo recondito dell’anima, in quel posto segreto del cuore per tradursi in afflato d’amore.

L’ultimo libro, L’immensità del tempo, è un quaderno di pensieri, ricordi, immagini ed emozioni emergenti dal cuore immenso di una donna, il cui emblema era il sorriso.

Ti voglio ricordare, cara amica dell’anima, con le parole di Walt Withman:

Niente è mai veramente perduto,

o può essere perduto.

Nessuna nascita, forma , identità

nessun oggetto del mondo

nessuna vita,

nessuna forza,

nessuna cosa visibile.

L’apparenza non deve ostacolare,

né l’ambito mutato confondere il cervello.

Vasto è il Tempo e lo Spazio,

vasti i campi di natura…

Bonarietà, tolleranza, empatia, le chiavi di accesso a te, Raffaella, al tuo mondo d’amore, in cui ogni ombra viene dissolta dal sorriso della bambina eterna che ti porti dentro. (Rosanna Rotolo)


Risalire, donare, amare: il gran volo di Raffaella con i suoi figli e i suoi libri

Un romanzo, anzi più romanzi in una vita sola, anzi in più vite. Tale l’esistenza di Raffaella Marchese, che il 3 agosto scorso si è spenta a Milano, nel giardino appena sfiorito dei suoi novantadue anni.

Nata e cresciuta a Battipaglia, poi vissuta a Cava per vari anni, l’ultimo mezzo secolo di vita lo ha trascorso in Lombardia, in una parabola ascendente, nonostante gli anni che passavano.

Infatti, dopo un’infanzia e un’adolescenza non prive di affetti, ma cariche anche di travagli e forzate sottomissioni “al femminile”, in primis la rinuncia alla scuola e all’amore dei suoi sogni, dopo un matrimonio non desiderato e poi in tanti momenti carico più di ombre che di luci, accettate e sopportate anche queste “al femminile”, quando è arrivata alla soglia della terza età, ha fatto la sua grande rivoluzione. E ha preso finalmente l’appuntamento con Raffaella, coi i suoi desideri e i suoi bisogni.

Una svolta doppiamente rivoluzionaria, perché avvenuta non allontanandosi dalla famiglia, ma stravolgendone l’assetto senza distruggerla, anzi fortificandola.

Oramai ultrasettantenne, prese le distanze dal marito, senza però creare muri, ma rafforzando i ponti relazionali e affettivi, e andò a vivere da sola, per godersi la sua “vita nuova”. In questa vita il primo, anzi il primissimo posto lo occupavano i suoi tre gioielli, i figli Antonino, Ernesto e Francesco, che lei aveva allevato con tutto l’amore di una madre felice e con la forza di quell’amore che le era mancato. Era consapevole che una madre, se ama fino in fondo, lancia i suoi figli il più in alto possibile, dove possono e dove vogliono, e nello stesso tempo cerca di stare vicina e volare accanto a loro.

E così ha fatto. Li ha allevati come una chioccia di sole e li ha fatti volare, tutti e tre, a volte anche molto, molto in alto. Basti pensare che il primogenito, Antonino Di Pietro, è un dermatologo di fama nazionale, che scrive sulle riviste più diffuse e qualificate, appare spesso anche in Rai, ha tra i suoi clienti le star più popolari dello Spettacolo e della Cultura.

Proprio lo studio di Antonino ha rappresentato una delle basi di lancio della sua vita nuova: lì è andata per anni, quasi fino agli ultimi tempi, ogni mattina, puntualissima, a collaborare alla segreteria ed alle relazioni tra i clienti. Essendo solare, carica di energia e prorompente di vivacità e simpatia, ha fatto amicizia con tutti: era proprio impossibile non volerle bene. Tra gli ospiti dello studio, c’era anche Piero Chiambretti, che, avendone assaporato tutto il pepe e la carica umana, quando gli è toccato di presentare il Festival di Sanremo, nel 1997, se l’è addirittura portata con sé, facendola intervenire ogni giorno in un angolino del Doposanremo!

Ma la parte più sostanziosa della nuova vita di Raffaella non è stata questa, bensì la svolta che lei ha dato alla sua vita culturale. Da ultrasettantenne, è tornata a scuola! Ha frequentato le serali, ha studiato con la passione di un’innamorata, ha fatto regolarmente gli esami, ha intensificato le letture, che del resto non le erano mai mancate, e ha scritto tre libri, che insieme formano il romanzo, anzi i romanzi della sua vita e della sua anima sempre pregna di delicate vibrazioni e profonda sensibilità.

Il primo, La pipa di terracotta, ricorda la sua infanzia e l’adolescenza, con le imposizioni ricevute in famiglia, pur se non scevre da tensioni affettive, , la convivenza affettuosa con i nonni, il lavoro di casa e di bottega che cominciava alle quattro del mattino, l’incontro con un ragazzo che aveva risvegliato e stimolato tutti i suoi sogni, la forzata rinuncia a questo sogno. Alla fine, un matrimonio più sopportato che supportato, vissuto all’insegna del rimpianto, a cominciare da quella prima notte in cui, come nella sua adorata canzone Voce ‘e notte, la persona dell’amore sognato rimane “fuori” a cantare il suo rimpianto, mentre lei “dentro” vive il rapporto reale sognando l’amore rimpianto…

È rimasto indelebile nella nostra memoria il momento della presentazione qui a Cava, in Biblioteca Comunale. Cominciate proprio al suono di Voce ‘e notte, furono quasi due ore a battito di cuore, in cui ribollivano in lei tutte le emozioni che aveva raccontato, palpitavano con lei i sorrisi di tutti gli amici cavesi che aveva ritrovato per l’occasione.

E troneggiava la meravigliosa presenza di tutti e tre i suoi figli e delle loro mogli, venuti apposta con lei da Milano per testimoniare alla loro madre amatissima e amantissima la gioiosa condivisione di un momento che era il segno di un riscatto lungo una vita intera.

Oramai la strada si era aperta e venne fuori anche il secondo libro, Alle quattro del mattino”, in cui racconta le luci e le ombre del suo matrimonio e la scelta finale di una vita autonoma con i suoi gioielli, senza rancore per il marito, ma anzi conservando e coltivando, pur senza convivenza, tutti i rapporti paterni. Un gesto ulteriore d’amore e anche di perdono, che teneramente è stato compensato da un nuovo tipo di rapporto con lui e poi, dopo la sua morte, dalla scoperta che egli teneva stabilmente nel portafogli la sua foto …

Insomma, anche questo un libro per lei “epocale”, che fu presentato in una sede per lei “epocale”. Niente meno che nella Sala dei ricevimenti dell’Albergo “Principe di Savoia” di Milano, con la presenza nobilitante e affettuosa dell’ex Direttore di Gente Sandro Mayer! Una sede bellissima e prestigiosa, una delle più prestigiose d’Italia. Basti pensare che contemporaneamente, in una sala adiacente, stava presentando il suo ultimo film nientemeno che Penelope Cruz!

Quella sera non c’era l’emozione del “riscatto”, come per il primo libro, ma c’era la dolcezza della favola. Quella sera la principessa era lei, che per tanti anni aveva dovuto sopportare il peso di sentirsi cenerentola. E il Principe Azzurro era l’Amore, l’Amore dei suoi figli, l’Amore di lei per i suoi figli e per la Vita…

Il terzo libro, L’immensità del tempo, è stato il compimento di una parabola. Una volta raccontata la sua storia, ha messo in stampa frammenti del suo pensiero, delle sue esperienze nella scuola, delle sue esperienze familiari. Un piccolo, sentito puzzle della sua anima.

Poi, il tempo delle pubblicazioni si è interrotto, ma è continuato quello sempre intenso della sua vita familiare e pure “lavorativa” nello studio di Antonino.

Alla fine, sulla sua inesauribile vitalità, ha vinto la Natura.

E gli ultimi tempi sono stati un lento cammino verso la notte. Ma anche in quella notte rimarrà luminosa la scia che lei ha saputo tracciare nelle vite dei suoi familiari, così come era luminosa la scia tracciata da loro nella sua vita. Una sacralità degli affetti che aveva la sua sede materiale nella sua casa: un tempio dell’amore, costellato, muro dopo muro, mobile dopo mobile, cassetto dopo cassetto,di fotografie, bigliettini, oggetti della loro bella vita insieme. Ma la sede reale era nel cuore ed è rimasta ora nel paradiso della memoria, dove lei occupa un posto in primissima fila.

È grande il dolore per la sua assenza, ma nulla può cancellare la gioia che ha donato la sua presenza. Una gioia che cammina sulle gambe di tutti i suoi figli e di tutti i familiari. Una gioia che non smetterà di profumare. E lei comunque ci sarà ancora … (Franco Bruno Vitolo)