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Esito felice per il Concorso “Maria SS. Dell’Olmo”

 Il Premio “Silvio Albano” all’Associazione “Il Cireneo”


Ancora una volta tradizione, novità, varietà e qualità hanno caratterizzato il Concorso di Poesia e Prosa religiosa Maria SS. Dell’Olmo, giunto alla tredicesima e, sotto la guida del Rettore Padre Adriano Castagna e del Parroco Padre Giuseppe Ragalmuto,  indetto dal Convento dei Padri Filippini della Basilica dell’Olmo di Cava de’ Tirreni, la cui premiazione, riguardante opere incentrate sul tema “Maria madre del sorriso”, si è svolta mercoledì 5 settembre 2018, all’interno della storica Chiesa.

È un evento radicato in un ampio territorio, tanto è vero che ci sono stati vincitori assoluti anche dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna, dalla Puglia, oltre che da quella Sicilia che, grazie all’opera meritoria di apostolato svolta a suo tempo a Palermo dai cari e indimenticati Padre Silvio Albano e Raffaele Spiezia, è diventata “sorella della basilica”. Una Sicilia vincente, grazie a Palma Civello, giunta alla sua quinta palma consecutiva: segnalata nella Poesia (con una lirica che esalta la forza consolatrice e la maternità universale di Maria al di là degli stessi demeriti di noi mortali) e prima ex aequo nella Prosa, con una spiazzante rielaborazione della maternità di Maria vissuta con gli occhi di Giuseppe e di Maria-moglie. Una Sicilia vincente grazie anche all’amico Toti Palazzolo, palermitano di vita quotidiana ma parrocchiano onorario della Basilica, che ha raccontato una bella storia di integrazione di tre extracomunitari in un quartiere difficile della sua Palermo.

La principale novità è consistita nella presenza vincente di nuovi concorrenti di qualità sia tra i partecipanti sia tra i premiati. Su tutti, la cavese Angela Pappalardo, che ha vinto (ex aequo con Palma Civello) il primo premio nella Sezione Prosa raccontando con calore umano e passione di fede la storia di un aborto felicemente evitato grazie ad un recupero della coscienza favorito da una militante del Movimento per la Vita ed all’illuminazione proveniente dal contatto emozionale con una Madonnina posta nell’Ospedale. L’argomento è presente anche nel racconto secondo classificato, in cui la casoriese Lucia Plateroti ha rievocato un episodio di vita familiare, che poi ha dichiarato come autobiografico, emozionandosi ed emozionando nell’evocazione di una gravidanza precoce e di un nipote carissimo e bellissimo, oggi ventenne, preservato dall’aborto grazie all’amore che animava i due genitori ed anche all’intercessione della nonna, sostenuta dalla sua fede mariana.

È una new entry anche la terza classificata in entrambe le sezioni, Anna Maria Santoriello, nata felicemente alla scrittura da poco tempo e già reduce da successi e apprezzamenti. La Santoriello ha utilizzato il filo rosso del suo matrimonio, avvenuto oltre mezzo secolo fa proprio alla Basilica dell’Olmo, per raccontare con vivace senso dello humour l’imbarazzo tragicomico causatole da una confessione molto pruriginosa, come nello stile dell’epoca, ma anche per toccare con ovattata e intensa delicatezza l’emozione della cerimonia e della sua unione, che ha visto una famiglia forte e unita manche la svangante, precoce perdita di un figlio.

È new entry anche il depositario della menzione d’onore, Pasquale Di Domenico, che ha ricordato il tradizionale rito ferragostano di una messa nel cortile di casa sua paterna intorno al quadro di Maria Assunta voluto dalla madre Assunta, oggi nel paradiso della memoria ma capace di lasciare nel cuore un sorriso come quello di Maria nell’immagine.

Si è confermato alla grande, nella Poesia, il vietrese Alessandro Bruno, già vincitore lo scorso anno come galoppante talento emergente e quest’anno, dopo vittorie, riconoscimenti e pubblicazioni, oramai talento emerso, come autore in vernacolo (un panda, dati i tempi ed i suoi freschi trent’anni) vivace, originale e coinvolgente su tematiche di vario genere. La sua esecuzione della poesia vincente (‘O viento e ‘a terra d’ ‘a Maronna) rimarrà nella memoria per l’incisività del testo, la lettura “atmosferica”, la suggestione di una litania catartica scandita dal ritmo lento e incalzante della tammorra di Cristian Brucale, giovane cantautore vietrese, recentemente premiato a Napoli direttamente dal grande Mogol.

Come Alessandro Bruno, non si ferma nella sua ascesa neanche Stefania Siani, segnalata al merito lo scorso anno e ora seconda con una poesia ad alto tasso di concentrata intensità, in cui con poche ma taglienti pennellate esprime il rimpianto, suo ma estensibile a tanti altri esseri umani, per non aver saputo aprire il cuore alla madre quando era in vita e per essere impotente a farlo ora che lei non c’è più.

Il premio speciale della Giuria è andato ad un’altra giovane emergente-emersa, Iolanda Della Monica, studentessa di teologia, volontaria di solidarietà, che ha invocato il sorriso liberatorio di Maria verso tanti peccati sociali della nostra epoca, enunciati con strofe incalzanti ed emozionate.

Tra i segnalati a vario titolo, ci piace ricordare sia Carla Pappalardo (new entry e sorella di Angela) autrice di una suadente lirica stile vintage basata sulla comparazione tra il sorriso di Maria e quello di sua madre, sia tre cari amici dell’Olmo, già pluripremiati nelle scorse edizioni: il maestro Giuseppe Siani, che prospetta come il sogno primario di Dio un mondo senza lacrime né “figli inchiodati a liquide croci”; Carla D’Alessandro, che ha innalzato a Maria un inno devozionale di calda intensità, e Iosefina Citro, che ha narrato in versi una storia-parabola su un incontro diretto con Maria e il suo sorriso. Segnalati infine anche il frusinate Francesco Patrizi, la salernitana Grazia Sammarco e la costaiola Maddalena Della Mura, anche lei habitué di premi in concorsi religiosi.

Il gran finale è stato dedicato, come ogni anno, alla consegna del Premio Silvio Albano, dedicato al nostro indimenticabile Padre Silvio, precocemente scomparso, destinato a testimoni attivi dell’amore e della carità evangelica. Confermando la linea dello scorso anno, è stato assegnato ad un’Associazione di volontariato,: Il Cireneo (Il cui nome evoca la figura biblica dell’uomo che si accollò la croce di Cristo per alleviarne le pene), impegnata nell’assistenza agli anziani e ai bisognosi qui nel territorio e in solidarietà a distanza in Brasile e Filippine. Vivace ed emozionante la consegna del riconoscimento, sia per la folta presenza del Gruppo, sia per il ricordo di Sidra, una delle care ospiti di Villa Serena, recentemente scomparsa alla straordinaria età di centosette anni, sia per l’energia emanata dal suo fondatore e presidente, Salvatore Costabile, sia per la poesia dedicata ad hoc da Iolanda Della Monica, una delle cirenee più giovani e attive.

Alla fine della premiazione, abbraccio generale e foto ricordo con i giurati-lettori di VersoCava presenti o assenti (Maria Alfonsina Accarino, Lucia Antico, Lucia Criscuolo, Maria Teresa Kindjarsky D’Amato, Emanuele Occhipinti, Rosanna e Teresa Rotolo, Anna Maria Violante e lo scrivente Franco Bruno Vitolo, che ha fatto anche da conduttore).

A detta di tutti i presenti, è stata una serata varia, ricca di stimoli, con recitazione ben accoppiata ai versi e qualche nota ad hoc, con molte chiavi ad apertura di cuore. Una serata che, in linea con il tema, è stata calda e “religioiosa”. Purtroppo, in controtendenza con le scarse gioie che ci vengono dalle notizie di ogni giorno e che altro che sorriso di Maria. Auguriamoci allora che questa tendenza cambi e che anche il “sorriso di Maria” abbia più ragione di essere. Per dirla con Alessandro Bruno, sarebbe quello il vero miracolo…

Il responso della Giuria

Sezione “Poesia “

  1. O viento e ‘a terra d’ ‘a Madonna, di Alessandro Bruno – Vietri sul mare

  2. Un oceano sotto la pioggia, di Stefania Siani – Cava de’ Tirreni

  3. Un viaggio d’amore, di Anna Maria Santoriello – Cava de’ Tirreni

Premio speciale della Giuria : Sorridi, Maria!, di Iolanda Della Monica – Cava de’ Tirreni

Menzioni di merito: Sorriso di mamma, di Carla Pappalardo (Cava de’ Tirreni); Son certa che sorridi, di Palma Civello (Palermo); Il sorriso di Maria, di Maddalena Della Mura (Maiori – Salerno)

Pubblicazione: La seggiola della Madonna, diJosephina Citro (Mercato San Severino – SA); Il sogno di DiodiGiuseppe Siani(Cava de’ Tirreni); Abbraccio amoroso, diCarla D’Alessandro (Nocera Inferiore – SA); Ave, immacolata,diFrancesco Patrizi(Monte S. G. Campano – Frosinone); La mia preghiera, di Grazia Sammarco (Salerno) 

Sezione “Prosa“

  1. Il sorriso di Maria attraverso frammenti di pagine ritrovate del diario di Giuseppe, suo sposo – di Palma Civello – Palermo

Un’amica per la vita – di Angela Pappalardo Cava de’ Tirreni

  1. Il sorriso di Maria, canto alla vita – di Lucia Plateroti(Casoria – Napoli)

  2. Un matrimonio… avventuroso, di Anna Maria Santoriello (Cava de’ Tirreni)

Premio speciale della Basilica dell’Olmo : Aldo, Giovanni e Giacomo, di Salvatore Palazzolo (Palermo))

Menzione di merito: Nutrirsi di nostalgia, di Pasquale Di Domenico (Montecorvino Pugliano – Salerno)

La Battaglia di Cava del ’43 sarà rievocata in Comune lunedì 10 settembre

Costituito in Provincia un Comitato dei comuni dello Sbarco.


SALERNO, EBOLI, PONTECAGNANO, VIETRI SUL MARE, CAMPAGNA, CAVA DE’ TIRRENI: rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, personalità della cultura insieme, grazie alla meritoria iniziativa del giornalista Eduardo Scotti, di Repubblica.

Finalmente, sia pure senza finanziamenti particolari, in occasione del settacinquesimo anniversario dell’evento, si è costituito un comitato intercittadino che comprende i comuni a suo tempo coinvolti nell’Operazione Avalanche, cioè nello sbarco degli Alleati angloamericani, avvenuto nel 1943 sulla Costa salernitana e immediatamente successivo all’Armistizio dell’8 settembre, che unilateralmente rompeva l’alleanza italotedesca e faceva passare l’Italia dalla parte degli Angloamericani e i Tedeschi nel novero dei nemici in terra propria. Se pensiamo allo sfruttamento in senso positivo che i Francesi hanno fatto dello sbarco in Normandia e consideriamo che lo sfondamento delle truppe di sbarco è stato decisivo per la se sorti dell’Italia e forse della guerra stessa, ci rendiamo conto delle opportunità che si potrebbero cogliere… e anche di quelle che finora si sono perdute, con iniziative parcellizzate e frammentate. 

Momento cruciale di questo sfondamento è stata la cosiddetta Battaglia di Cava, con gli Alleati a premere dal mare e i Tedeschi a difendersi sulle colline metelliane. Giorni drammatici, giorni difficili, giorni indimenticabili. Giorni che, nella distribuzione delle date dei vari eventi (rimandiamo ad altra sede il calendario generale), saranno rievocati, con la presenza del Sindaco Vincenzo Servalli e del Coordinatore del Comitato Edoardo Scotti, a Cava lunedì 10 settembre, alle ore 18, 30, nella Sala del Consiglio Comunale, nel corso della manifestazione intitolata, appunto, “La Battaglia di Cava”.

La manifestazione, condotta dal sottoscritto scrivente, si articolerà in quattro momenti:

*Diario del ’43 – Lo sbarco in diretta -Conversazione con Gregorio Di Micco.

I giorni dello sbarco, molto difficili per la popolazione, costretta a lasciare le proprie case ed a cercare alloggi di fortuna, in un’altalena terribile di pericoli e di morte, sono stati raccontati praticamente in diretta attraverso il diario di una signora napoletana sfollata a Cava e ritrovato in casa dell’avvocato Vincenzo Mascolo dal giornalista Gregorio Di Micco e pubblicato nel suo recentissimo libro Cava 1943 – I giorni del terrore. Non solo diario e cronaca in diretta, però, ma anche uno sguardo a trecentosessanta gradi sugli eventi epocali di quei giorni, con corredo di testimonianze e carrellate di personaggi ed episodi, Mamma Lucia in testa, naturalmente. Il tutto raccontato con la cura del giornalista, la competenza dell’uomo di cultura, la chiarezza del cronista, la passione del cittadino.

*Il video di Cava Storie

Non solo storici di antico pelo ed esperienza si stanno appassionando alla ricostruzione degli eventi del secolo scorso che hanno cambiato la storia del nostro territorio, ma anche giovani ricercatori, che all’attenzione per la lettura uniscono l’abilità dei moderni supporti tecnologici. Tra questi, un gruppo che fa capo al sito web Cava Storie, per l’occasione rappresentato da Aniello Ragone, che mostrerà il promo di un docufilm sullo sbarco e ritagli di documentari da loro già realizzati sugli eventi di quegli anni.

*Verso il Museo di Mamma Lucia.

Sulla scia dell’autorizzazione a visionare il materiale giornalistico e iconografico contenuto in apposite casse di famiglia, quattro anni fa fu costituito dall’Amministrazione Comunale (allora guidata da Marco Galdi) un Comitato per il riordino e la catalogazione, in vista della realizzazione di un Museo dedicato all’amatissima “Madre dei caduti”, che in occasione della battaglia di Cava recuperò e restituì alle famiglie i corpi di oltre seicento soldati tedeschi, considerati non nemici ma “figli di mamma”. La nipote di Mamma Lucia depositaria del materiale, Lucia Apicella, e la Coordinatrice del Comitato, Beatrice Sparano, insieme con esponenti dell’Amministrazione, faranno il punto della situazione e per l’occasione sarà ancora una volta attribuito il dovuto omaggio, a parole e in video, a questa magnifica testimone di Maternità universale.

*Nina, la sposa americana

Sarà poi rievocata, attraverso un filmato realizzato in frazione Passiano in occasione del suo ritorno tra noi, avvenuto sette anni fa, la storia di Nina, la sposa americana. Una storia cominciata durante lo sbarco, nel 1943, quando Nina aveva solo nove anni e George, ventiquattrenne, era un marine di stanza a Passiano, e continuata quando George, dopo la guerra, si era mosso dall’America per venire a sposare la sua “principessa”, oramai cresciuta ma ancora un po’ “smarrita” dagli eventi.

Quando nel 1951, a Passiano, Nina e George si sposarono, tutta Cava e tanta parte dell’Italia e degli Stati Uniti parteciparono all’evento. Mille e mille persone raccolte davanti alla Chiesa e sotto il balcone del Dopolavoro, reportage fotografici su “Il tempo illustrato”, “La settimana Incom”, perfino l’americana “Life”, addirittura la sceneggiatura di un film da girare con la regia di Corbucci. Era, pur se tra tante contraddizioni, la materializzazione del sogno americano per l’Italia povera di allora. George è scomparso da qualche anno e Nina, fresca ancora della sua bellezza di sempre, di cuore, di sorriso e di pelle, oggi vive in California con i suoi tre figli ed è in continuo contatto con la nostra città, che è rimasta “sua” fin nel profondo dell’anima. 

Insomma, un poker di servizi di ampio ventaglio di interesse, che non si esauriranno però nel solo 10 settembre, ma proseguiranno nel corso dell’anno, essendo i protagonisti disponibili a fare giri itineranti nelle scuole, per mostrare quel sapore della storia e delle radici che è necessario come il pane per l’identità delle nuove generazioni, un pane che però troppo spesso è lasciato nella madia con tanta muffa e poco lievito. Che sia finalmente l’inizio di una giusta “cottura” di questo saporitissimo cibo della mente?.

Salerno on stage: dal 7 settembre uno stage per i migliori talenti e un Concorso di danza

tp-locandina-salernonstage-salerno-settembre-2018-vivimediaSALERNO. L’associazione culturale TP Dance Events ha creato una preziosa occasione d’incontro con i migliori professionisti del mondo della danza e dello spettacolo. La manifestazione “SalernOnstage” patrocinata dal comune di Salerno e dal comune di Pontecagnano Faiano (SA) , è un evento alla sua prima edizione realizzato con l’obiettivo di unire la vitalità dello “Stage” alla competizione del “Concorso “. Una grande opportunità di aggregazione per tutti i giovani danzatori interessati a perfezionare la tecnica, sperimentare le capacità creative, misurarsi davanti a una giuria d’eccezione. Appuntamento al 7 settembre per tre giorni intensi tra stage e concorso, con la direzione artistica di Mauro Mosconi, ballerino, coreografo e giudice di “Amici.

lo stage, tenuto da maestri di chiara fama quali Mauro Mosconi, Bill Goodson, Claudia Rossi, Fabrizio Bartoli, Fernando Lazaro, Veronica Peparini, Eugenio Buratti, vedrà tutti i partecipanti impegnati in lezioni di vario livello, (principiante, intermedio, avanzato) di danza classica, moderna, contemporanea e hip hop.
Le due giornate si svolgeranno negli spazi attrezzati dalla Masseria Casella.
Domenica 9 settembre 2018, sarà invece il turno del teatro Augusteo di Salerno, dove si ritroveranno i partecipanti al “Primo Concorso Internazionale di Danza SalernOnstage 2018”. 
Il Concorso è aperto a tutti i danzatori non professionisti. I partecipanti avranno l’occasione di esibirsi davanti a una giuria d’eccezione formata dallo staff di SalernOnstage.
“Siamo molto soddisfatti del fatto che il nostro progetto stia riscuotendo successo già dalla prima edizione, – spiegano gli organizzatori –  . L’interesse riscontrato sui social, le numerose richieste di partecipazione allo stage, le adesioni al concorso “Best Talents”, giunte da tutta Italia, ci hanno sorpresi positivamente. Questo grazie anche alla collaborazione di un illustre corpo insegnante, maestri pronti ad offrire ai partecipanti l’opportunità di immergersi nelle molte novità riguardanti la danza classica, moderna, contemporanea”. La Tp Dance Events ha creato un “premio speciale” unico, diretto a riconoscere e valorizzare soprattutto il talento dei giovani. “ Con il premio Best Talents vogliamo ritornare a parlare di grandi sogni, di quelli che si fanno strada con impegno, determinazione e talento –  affermano gli organizzatori – “ . È dunque ancora possibile (viste le numerose richieste pervenuteci al rientro dalle vacanze) iscriversi sia al concorso che allo stage. Di seguito ricordiamo le date.

Stage dal 7 all’ 8 settembre 2018 presso la Masseria Casella
Concorso 9 settembre 2018 presso il teatro Augusteo di Salerno

Info e iscrizioni – sito www.tpdanceevents.it –  pagina Facebook : Tp Danceevents cliccando sull’evento SalernOnstage Concorso e Stage di Danza.

Vi aspettiamo!

Cava Città della Musica: al via la trentunesima edizione delle Corti dell’Arte

In apertura, un concerto aperitivo con giovani talenti e il travolgente piano di Alexander Romanovsky. 

(di Franco Bruno Vitolo e Paola La Valle)


Ogni edizione è vissuta pericolosamente e, dopo i festeggiamenti pieni di complimenti della trentesima edizione, lo scorso anno, si temeva che quella festa fosse anche un funerale, per la cronica difficoltà nel reperimento dei fondi. Invece, grazie alla sensibilità non solo delle istituzioni, ma anche di un gruppo di un Comitato appositamente costituitosi, è andata in porto anche la trentunesima edizione delle Corti dell’Arte, la kermesse musicale organizzata dall’Accademia “Jacopo Napoli”, che si svolge nella suggestione degli antichi Palazzi del Borgo a Cava de’ Tirreni. Ha riproposto ancora una volta un programma di alta qualità, si è riproposta ancora una volta come un momento anche di formazione e di esibizione per giovani talenti. Ed ha anche presentato un nuovo Direttore, Giuliano Cavaliere, docente del Conservatorio di Potenza, figlio di Felice, il padre fondatore e benzina prima della manifestazione. La conduzione, come sempre, è affidata alla pastosa, qualificata e comunicativa presenza di Eufemia Filoselli.

L’apertura ufficiale è avvenuta con un concerto aperitivo nella bellissima Sala di Rappresentanza del Palazzo di Città di cava de’ Tirreni, con esibizioni dei talentuosi giovani che ogni anno vengono a Cava presso l’Accademia “Jacopo Napoli” ad effettuare degli importanti e formativi corsi di perfezionamento.

Inizio all’insegna della freschezza giovane: un affiatato duetto con Antonio Nobile al violino e l’accompagnamento al piano, gradevole, misurato e dolcemente disponibile, di Lorena Oliva (foto n.2). I due hanno sostenuto con determinazione il peso di un brano lungo ed impegnativo come la sonata. N.1, op. 105 di Schumann, che nel titolo cita l’espressione della passione amorosa e nell’esecuzione rivela anche la tensione esistenziale da cui era schiacciato Schumann in quegli anni Quaranta dell’Ottocento durante i quali compose questa sonata, fatta di slanci e di ripiegamenti, di urla e di sussurri. Per aver retto e comunicato tale elettricità, i due giovanissimi sono stati ricompensati da meritatissimi applausi. Ed è stato bello, subito dopo, vederli seduti in prima fila tra il pubblico, a sostenere i compagni e nello stesso tempo a “crescere con loro”. Anche così si consolida la spina dorsale.

Quindi In scena il violoncello, in due esibizioni di gruppo: un Requiem di Popper con Francesco Canfailla, Valerio Cassano e Matilde Michelozzi accompagnati al piano da Luigi Maresca, ed una Modinha dalla Bachiana brasileira di Villa Lobos, con i tre del primo gruppo più Lorenzo Phelan, Paolo Miccolis, Gioia Bertuccini, Donato Messina (foto n. 3,4, 5,6). Notevole l’affiatamento, molto suggestivo l’impatto musicale e di atmosfera, a dimostrazione che il violoncello non è solo capace di accompagnamento, ma ce la fa anche da solo (vedi l’esempio di Pablo Casals) e riesce a fare spettacolo con il suo suono comunque caldo, che ricorda quello della viola, rispetto a cui è più basso solo di un’ottava. E i ragazzi del gruppo sono riusciti a valorizzare questo calore evocando la dolce armonia classico-brasileira dell’andante di Villa Lobos (1922) e le carezzevoli disarmonie nell’elegiaca malinconia del Requiem di Popper.

Molto apprezzata l’esecuzione della Sonata op.35 di Chopin da parte della diciottenne Laura Licinio (foto n.7), che ha “aggredito” i tasti con la foga energetica della sua età e nello stesso tempo con l’emozionata sensibilità della musicista che nelle note di Chopin ha “visto” e vissuto le onde del tumulto romantico, dimostrando ancora una volta come la famosa “dolcezza” dell’autore dei Notturni non sia la pace statica del cuore ma la guerra che anela alla pace di un’anima che non si stanca mai di vibrare. La bravissima Laura, che tra l’altro era al suo debutto in pubblico con una sonata di tale impegno, se l’è cavata proprio bene, interpretando i battiti di Chopin e mescolandoli a tamburo con i suoi, in un impasto limpido e comunicativo.

Con divertito stupore e convinta ammirazione, tanti applausi per il giovanissimo Enrico Cavaliere, tredici anni e figlio d’Arte di Felice, che, accompagnato al piano da Felice Maresca, si è esibito in una brillante e vivace sonata al violino di Niccolò Paganini. Secondo lo stile dell’autore, tanti e spettacolari virtuosismi, gestiti da Enrico con bravura tecnica, nel cogliere note e accordi, e limpida fluidità nello sviluppo della frase musicale. Non è l’unico alla sua età a prodursi in simili esibizioni, ma non crediamo se ne possano trovare tanti, di violinisti in erba, capaci di suonare con una disinvoltura che sfiora la nonchalance ma senza mai perdere grinta ed efficacia. Segno di un talento puro, oltre che della fertilità del ”giardino di famiglia”. Ci auguriamo, e gli auguriamo, che sappia sempre supportare il suo talento con il sudore e l’umiltà necessari per fare i salti di qualità occorrenti per salire sull’Olimpo, e quindi non cada nel granello di tanti talentuosi, in tanti campi, che non hanno completato l’ascesa perché convinti di poter fare tutto con rapidità e col minimo sforzo. Anche Maradona, quando non si allenava, perdeva occasioni e anni di carriera…

In conclusione vogliamo spendere una parolina in più per Daniele Boldi (foto n.8), il pianista ventunenne che ha chiuso il concerto, facendoci emozionare con la ballata n. 2 op. 38 di Chopin e trillare con i fuochi d’artificio di Debussy.

Ci ha aperto il cuore vedere in lui un felice e non certo scontato connubio di qualità tecnica e capacità interpretativa: con le scale rombanti e i sottofondi d’atmosfera rendeva magnificamente la forza dei due brani, a cui sapeva aggiungere la forza che gli deriva dai precordi. Tutte le note erano gestite dalla padronanza del tasto, ma erano una dopo l’altra prima filtrate dall’emozione e, ora fluidamente ora con pause sofferte ed efficaci, sgorgavano dalla passionale e “corporea” partecipazione dell’esecutore, impegnato in una ricerca quasi esistenziale, che ha creato una forte ed emozionante empatia con il pubblico presente.

Alla fine, l’aperitivo spirituale si è tradotto in aperitivo “materiale”… e buon appetito a tutti, ma dopo una così deliziosa mangiata di note lo stomaco era predisposto con la chiave giusta… (Franco Bruno Vitolo)

 

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Il calendario:

L’aperitivo ha aperto di fatto le manifestazioni di questi quindici giorni, che si svolgeranno secondo questo calendario:

Mercoledì 22 agosto (Corte del Teatro Comunale, Corso Umberto I 153, ore 21), gran tandem Jazz con la tromba di Fabrizio Bosso e il Pianoforte del “cavese d’Inghilterra”, o inglese di Cava, Julian Oliver Mazzariello, che, tra l’altro, a suo tempo ha vinto il Festival di Sanremo suonando con Nicky Niccolai ed ha ottenuto premi in tutta Italia, è stato ospite fisso in una trasmissione RAI di Bonolis ed è stato gratificato da Lucio Dalla come uno dei migliori musicisti con cui aveva avuto la fortuna di suonare.

Sabato 25, sempre alle 21, nel Complesso di San Giovanni, Giardino delle Clarisse, grande spettacolo di Flamenco con Flamenco Tango Neapolis nella performance Viento: da Napoli a Siviglia a Buenos Aires.

Domenica 26 agosto, a Palazzo di Città, alle 11,30 nuovo Concerto aperitivo (Ingresso libero).

Lunedì 26 agosto, nella Corte del Teatro Comunale, le avvolgenti e prestigiose note del violino di Vadim Brodski e del pianoforte di Sergio De Simone.

Mercoledì 29 agosto, nella Corte di Palazzo Talamo, in Corso Umberto I, 158, la suggestione degli Amori sospesi, con Gabriele Mirabassi al clarinetto, Nando Di Modugno alla chitarra, Pierluigi Balducci al Basso acustico.

Conclusione lirica come di consueto, sabato 1 settembre, alla Corte del Teatro Comunale, ore 21, stavolta con Rossiniana, scene d’opera con i solisti del Laboratorio lirico “Jacopo Napoli”.

I residui concerti dei partecipanti ai corsi di perfezionamento dell’Accademia, sempre ad ingresso libero, si terranno nella Corte del Teatro Comunale il 24, il 28 e il 30 agosto (Piano time) e il 23, 26 e 31 (Corde, legno e voci)

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Alexander Romanovsky: tante standing ovation per un concerto emozionato, emozionante e trascinante

È arrivata la XXXI edizione delle Corti dell’Arte e la prima parola che Eufemia Filoselli, storica presentatrice della Rassegna usa per il suo saluto è: speciale.

Un’edizione davvero speciale perché ha rischiato di non esserci, dopo quella del trentennale, e che ha continuato ad esistere grazie all’impegno di un Comitato di cittadini, nato spontaneamente, per tutelare quello che, a ragione, è considerato un patrimonio di altissimo valore culturale per la nostra città. E in questa edizione che segna l’inizio di un nuovo decennio, segnaliamo un’altra, importantissima, novità: la nuova figura del direttore artistico. A Felice Cavaliere, l’uomo che ha creato, con l’Accademia Jacopo Napoli tutta questa bellezza, succede il figlio Giuliano. Pianista, professore al conservatorio di Potenza, concertista, ha avuto nel suo destino il legame fortissimo con l’Accademia, essendo nati nello stesso anno, il 1987. Dunque persona che raccoglie il testimone non come un gesto dovuto, ma come giusto riconoscimento per la sua maturata competenza sul campo.

Tutte queste novità devono aver commosso anche il tempo, tanto da non saper trattenere lacrime di pioggia che hanno impedito alla Corte di San Giovanni di ospitare la prima serata in musica che si è dovuta spostare nella Sala Consiliare del Comune. Ci abbiamo perso in atmosfera, ma guadagnato di certo in acustica.

Ad esibirsi Alexander Romanovsky, pianista di grande talento molto legato alla nostra terra, tanto da decidere, giovanissimo, di trasferirsi proprio in Italia per i suoi studi all’Accademia Pianistica di Imola.

Le sue interpretazioni hanno avuto palcoscenici di notevole importanza internazionale, da Amsterdam a Madrid, da Mosca a Tokyo, dal Cile a Milano, oltre alle regolari collaborazioni con i maggiori direttori del settore. Notevoli anche le sue pubblicazioni e la carica di Direttore Artistico del “Vladimir Krainev Moscow International Piano Competition” dal 2014.

Vi confesso che tutte queste notizie non le avevo lette prima del concerto. Sono anni ormai che seguo la Rassegna e mi fido ciecamente delle scelte dei suoi direttori artistici, passati e anche presenti, per cui immagino già di quale spessore sarà la serata.

Per poter sperare in una visuale migliore, mi approprio di una delle sedie alle spalle del pianista, col pubblico di fronte, perché deve essere bellissimo seguire il movimento delle mani e l’effetto che ottiene sulla platea, ma purtroppo non è possibile restarci su quella sedia.

Ciò che mi resta è un posto sulla finestra. E devo dire che non mi è andata male. Il vento leggero che mi rinfresca la pelle, si aggiunge all’emozione delle prime note che partono: Chopin e Listz in programma.

C’è qualcosa di impossibile da quel suono che senti arrivare; la velocità con cui immagini le sue dita che si muovono sui tasti e quell’aria già rapita, un sopracciglio all’insù e corse frenetiche, un saliscendi vorticoso, una leggerezza spensierata. E di colpo, dopo un solo attimo di pausa, di nuovo via veloci, con un quasi sorriso che gli sfiora il volto.

C’è una mano che si alza alta sul piano, ma la musica continua ancora veloce, frenetica. Non possono essere solo dita quelle che corrono sui tasti. È quel mondo che guarda dietro gli occhi chiusi, è l’ardore di una passione che rende l’esercizio tecnico il mezzo per regalare brividi. E non quelli della serata fresca che mi colpisce alle spalle.

Il suo piegarsi sui tasti, quasi a toccarli col corpo, come a cercare di leggere ancora un nuovo segreto, ancora una briciola di sensazione nuova. Ancora. Dopo anni di studio, di ripetizioni, questo brivido, quello di stasera è per noi.

Arriva un passaggio come di un motore acceso, un rombo intenso e breve, qualcosa di veramente grande appena sfiorato e subito perso. Nella delicatezza successiva c’è tutta l’intensità di quell’attimo, di quel traguardo raggiunto ma non afferrato completamente.

Alti e bassi. Leggeri e intensi. Come i suoi passaggi, come la sua musica, come le rincorse dietro note rivelatrici. Noi ci siamo, ma non per lui. C’è sempre quell’altra cosa da vedere, quella sensazione da cercare, da cogliere, da intuire. Il nuovo nel vecchio, il conosciuto scavalcato dall’imprevedibile.

Il freddo adesso sembra pungente, i brividi aumentano. Voci e rumori dalla strada che non riescono ad intaccare la magia di una pioggia di note che si inseguono, cercano di spiegarsi, di interrompersi, ma sempre di dare un senso.

Quando comincia con tanta lentezza ti senti come coccolato da quella musica, ma è solo un attimo. Tutto diventa ben presto di nuovo ricerca, di nuovo scoperta. Apri porte dove immagini di trovare cose, ma non ci sono mai oggetti, solo pezzi sparpagliati di cuore che non sanno ancora ricomporsi. E corri, e cerchi di incollare, di sistemare.

Per uno strano gioco di riflessi e di luci, mi arrivano le immagini delle sue mani. Le vedo rincorrersi, nei polsini immacolati della camicia, con le vene in evidenza nello sforzo fisico della rappresentazione. Strano gioco. Lui seduto e quelle mani che corrono…

L’applauso nel breve intervallo è fragoroso, scrosciante. Si è allontanato, ma tutti aspettano di rivederlo senza smettere di battere le mani. Come a ridare vigore, come a riprendere forza come se avessimo suonato anche noi.

Le prime note del rientro hanno qualcosa di drammatico. Note dure, fatica pura. La loro ricerca si fa con fatica. Anche l’effetto su di noi è più violento. Impauriti da quelle note che avanzano forti e lasciano un sottofondo, un rimbombo, come a voler rimanere impresse nell’aria, come a prendere possesso dell’intera sala, di noi tutti che diventiamo prigionieri di qualcosa che non vediamo ma che ci avvolge completamente. Per un attimo aria quasi calda, o è quell’abbraccio che ha cancellato il freddo della sala?

Lui, lì, con la bocca assapora quella musica. Se ne nutre. È incredibile come diventi fisico il suono, il lavoro, la performance. Ogni parte del corpo accompagna le mani che non si trattengono, sfrecciano sui tasti e chiedono solo di essere rincorse.

Il mondo fuori non si accorge di noi. Noi qui abbiamo tutto il mondo. Un numero preciso di tasti bianchi e neri regalano scampoli imprecisati di vita, scavano in profondità e ognuno, laggiù in fondo, raccoglie i propri segreti.

Non so se quelle che arrivano sono le ultime note, ma le sta affrontando con una fatica visibile, fisica. È la corda con cui ci lega definitivamente. Siamo le sue prede e forse non sa neanche perché. Ci ha catturati involontariamente, inconsapevolmente. Per questo ora si addolcisce, per poter sciogliere i nodi delle nostre funi e lasciarci liberi di tornare a casa, a ripensare a quanto ci ha donato, a quanto ha saputo ricreare ancora una volta per lui e, per una volta, per noi.

Sembra quasi essere sorpreso lui stesso da quegli attimi di dolcezza, come se non si aspettasse di poter riprendere fiato dopo le enormi fatiche. Poche, pochissime note lente e lontane tra loro. Piccoli grandi respiri per noi e i nostri applausi ammirati e sinceri.

Ci saluta ci ringrazia ma ci regala un altro pezzo.

È altro. È delicatezza, è una carezza, è un soffio, è un modo per lasciare quel carico pesante, è una passeggiata leggera. È canzone per l’anima, è musica del cuore, è il racconto di un amore senza nome e senza volto. Tutti i movimenti sono lenti, come dopo lo sfinimento dell’amore. Solo dolcezza, solo sentimento. Meraviglia.

Ma non ci lascia. Questa serata non finisce. Lui ha ancora da dare, noi abbiamo ancora voglia di prendere.

Lui si riaccomoda, cerca un altro racconto, preludio di nuove avventure, di nuove ricerche, di nuove scoperte. Noi accettiamo tutto, soggiogati da così tanta bellezza e talento.

Gratificato e riconoscente torna di nuovo allo strumento. Musica civettuola, ansiosa, frizzante. Sono tante mani che suonano, sicuro, perché sono tante voci quelle che parlano: forti, sovrapposte in sottofondo e in primo piano. Le beviamo come assetati, ma non è acqua, è qualcosa di più, che inebria e confonde e di nuovo travolge.

Siamo qui, più che mai alla sua mercé e forse lui crede il contrario, visto che non lo lasciamo andare…

Ormai è standing ovation!

Di nuovo Listz. Atmosfera quasi irreale. Lui continua a suonare, penso che da quelle mani potrebbe trovare musica adatta a noi per tutta la notte. Ma è per noi? O è per lui? C’è un mondo troppo grande da tenere a bada dentro quelle mani, non può bastare una sola ora per raccontare tutto. C’è una trasformazione quando si siede davanti a quell’oggetto di passione. È un rapporto a due, un duello personale, un testa a testa tra chi cerca e chi dà. Noi siamo i fortunati che da tanto sforzo ricevono il prezioso dono della musica.

E restiamo ancora qui. Il sentimento che vuole lasciarci è la dolcezza. Con quanta delicatezza ora accarezza il piano. Come a spolverare piccoli granelli di sofferenza, di vecchi rancori e lasciare posto solo alla purezza di un animo buono, profondo, cosciente, commovente.

Non c’è più la giacca, i polsini si sono aperti, il sudore rende visibile lo sforzo immenso.

Questo articolo è finito un sacco di volte e tante volte è ricominciato. Come questo concerto su cui non sembra si possa scrivere la parola fine e forse davvero non la scriveremo nei nostri ricordi.

“’A poesia d’ ‘a vita mia”

Domenica 5 agosto a Santa Lucia di Cava de’ Tirreni presentazione del libro postumo di Francesco Lodato.


lodato-locandina-a-poesia-da-vita-mia-cava-de-tirreni-agosto-2018-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Si vivrà un momento di particolare emozione domenica 5 agosto a Santa Lucia di Cava de’ Tirreni, alle ore 20, 45, quando, a poco più di un anno dalla sua scomparsa, nella Chiesa Parrocchiale sarà presentato il libro postumo di Francesco Lodato, ‘ A poesia d’ ‘a vita mia, una raccolta delle liriche composte durante l’arco dell’intera esistenza da un personaggio che ha fatto e cantato la storia recente della frazione. Oltre ad essere stato un protagonista della vita quotidiana, è stato uno dei fondatori del locale Museo Arti e Mestieri ed è l’autore dei versi incisi su piastrelle di ceramica di Giuseppe Cicalese diffuse per il territorio del Borgo, versi che sono un inno alla sua storia ed alle radici della civiltà contadina luciana.

Queste ultime liriche erano state già inserite nel Volume Museo Arti e Mestieri Civiltà Contadina, di cui Lodato è coautore ed alla cui presentazione non poté partecipare perché scomparso proprio due giorni prima. In quell’occasione l’Editore Gerardo Di Agostino (Area Blu) offrì ai familiari di Franco di pubblicare questa raccolta di liriche in lingua napoletana e italiana, che racchiudono sia la sua passione per la scrittura sia lo spirito poetico con cui egli ha ornato le asprezze e le dolcezze della vita quotidiana sua e del paese che tanto ha amato.