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Premio Charlot: Eugene Chaplin domani a Palazzo di Città

charlot-vivimediaSALERNO. Un’ora piena di musica, un’ora di canzoni ed emozioni. Si è conclusa così la seconda serata del Premio Charlot che ha visto come protagonista assoluto il cantautore Ermal Meta. Circa 2000 persone, ieri sera, all’Arena del Mare di Salerno hanno assistito ad una serata tutta dedicata alla comicità e alla musica.
Protagonisti prima i giovani dello Charlot Lab, che ad uno ad uno sono saliti sul palco conquistandosi il pubblico e regalando tante risate. Salvatore Gisonna, Marco Cristi, Mago Elite, Gennaro De Rosa, Luca Bruno, Vincenzo Comunale e Gabriele Rega, hanno preparato gli spettatori al crescendo finale che ha visto da prima l’esibizione della giovane promessa della musica italiana Flo e poi Ermal Meta.
Una serata davvero bella e ricca di emozioni, per i tantissimi fan dell’artista di origini albanese reduce dal terzo posto conquistato all’ultimo festival di Sanremo. Una bella serata, con un piccolo momento di solidarietà di Ermal Meta che è sceso dal palco per andare a vedere cosa si era fatta una sua fan che è scivolata dalla gradinata. Sul finale Ermal Meta, assicuratosi che stava bene, le ha inviato un grande bacio e le ha dedicato l’ultimo brano in programma.
E intanto prosegue la XXIX edizione del Premio Charlot, domani 26 luglio, alle ore 11 presso il Salone del Gonfalone del Comune di Salerno si terrà la presentazione del volume “Vita d’Artista. Il mito di Charlie Chaplin” scritto da Claudio Tortora.
Alla presentazione del volume parteciperà il figlio di Charlie Chaplin, Eugene, al quale nel corso della mattinata sarà consegnato un riconoscimento da parte dell’Amministrazione Comunale di Salerno. Oltre a Tortora e a Chaplin, 
all’incontro parteciperanno anche il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, il giornalista Nino Petrone, presidente della giuria del Premio Charlot, il professor Michele Ingenito, e in rappresentanza degli studenti dell’Università di Salerno Stefano Pignataro.
Moderano l’incontro il giornalista dell’Ansa Roberto Ritondale e il giornalista del Corriere del Mezzogiorno Gabriele Bojano. Chi di noi non ha mai provato a far roteare un bastone, a camminare, ad ammiccare come Charlot? L’ometto che se ne va, solo, per la strada maestra, con la sua bombetta, il bastoncino, le scarpe troppo grandi, l’andatura dondolante da anatra è nel sentire di noi tutti da sempre. Ma il suo segreto qual è? L’opera “VITA D’ARTISTA.
Il mito Charlie Chaplin” tenta di spiegarlo sintetizzando 87 anni vissuti a tutto tondo, con un’attenta ricerca biografica sulla vita di Chaplin, nella sua Londra, dove iniziò il lungo viaggio d’un pessimista europeo con sangue gitano ed ebreo, carico di antichi dolori, compiuto per convincersi che tuttavia conviene credere nell’uomo.
Dal lavoro viene fuori la sua battaglia per sopravvivere alle meschinerie e alle crudeltà, una continua lotta con se stesso sotto il pretesto di una zuffa col destino nemico. Viene fuori il Chaplin che non fu mai felice, nemmeno quando divenne ricco e idolatrato dalla gente.
Per tutta la vita, finché non approderà ai quieti lidi della vecchiaia, Chaplin inseguì il sogno – e quanto spesso lo aggiunse – di proiettarsi nella propria opera, sciogliendosi dai lacci della carne per sublimarsi in un personaggio che fosse pura idea.
Nella stesura del copione, l’autore ha immaginato una voce della coscienza e un’anima vagante sempre presente che è quella della madre, che sembrano ricordare ad ogni apparizione che la salvezza viene soltanto dalla libertà di inventare se stessi, di esporsi, piccoli e indifesi come siamo, alla ruota della fortuna, nell’illusione.
La conclusione è affidata a questi pochi versi: Un sorriso che si cela dietro la malinconia è il modo più intelligente di prendere le avversità della vita e costringerle in un angolo. Abbiamo imparato tutto questo da te, Charlot, e non smetteremo mai di ringraziarti.
Non è stato semplice sintetizzare ottantasette anni di vita vissuta così intensamente per farne un copione teatrale, ma l’autore Claudio Tortora ha provato a farlo, per continuare a promuovere l’immagine del più grande artista del ‘900, facendo in modo che molti giovani possano conoscere la genialità e la luce dell’arte pura di un’icona che mai sarà dimenticata.
Il libro edito dalla LFA publicher di Napoli, vede la prefazione del professore universitario Valerio Caprara, noto ed affermato critico cinematografico e l’introduzione dell’Associazione Chaplin di Parigi, rappresentante ufficiale degli eredi. (Francesca Blasi) 

“Suoni dal Castello” : V Edizione Camerota festival 23 luglio – 28 agosto

andrea-tofanelli-suoni-al-castello-camerota-agosto-2017-vivimediaCAMEROTA (SA). Sei concerti, tre masterclass di rilievo internazionale, per l’interessante cartellone che vedrà animato l’incantevole cortile del Castello Marchesale di Camerota, come ormai d’abitudine, dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta, che ne permette anche la visita ai tanti turisti che frequentano la nostra costa, e diretta dal compositore Leo Cammarano, dal 23 luglio al 28 agosto, offerta di nicchia per un turismo, che desidera calarsi anche nel tessuto squisitamente culturale dell’accogliente territorio che lo ospita. Un festival che festeggia il lustro di vita, e pone già un primo tassello verso una concreta istituzionalizzazione, sostenuto dal Comune di Camerota, unitamente al Meeting del Mare, all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e al Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, oltre ad un folto cartello di mecenati privati, consapevoli di esser parte attiva di un paese tra i più musicali della provincia di Salerno. Inaugurazione, domenica 23 luglio con il concerto finale della masterclass di percussioni del M° Edoardo Giachino, primo percussionista dell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, che si concluderà con il concerto degli stagisti Antonio Restuccia, Valerio Colaci, Francesco D’Ambrosio, Marco Apicella, Riccardo Mazzarella, Antonio Colacelli alle ore 21,30, nell’incantevole cornice del Cortile del castello marchesale di Camerota. Suoni sulle altezze giovedì 27 luglio con il trombettista Andrea Tofanelli, il quale terrà nella stessa giornata un clinic, prima d’incontrare l’ Itai Doshin Trio del pianista Francesco Chiariello con Gabiele Pagliano al contrabbasso e Lucio Mele alla batteria. La serata, che si dividerà tra classico e Jazz, spazierà da Ludwig Van Beethoven, contaminato con “Nostalgia in Times Square” di Charles Mingus, all’ aria di Lauretta dal “Gianni Schicchi” valzer di Musetta dalla Bohéme, deliziosamente trasformato in bossa, per poi “cantare” l’attaccamento alla vita e al piacere di Mario Cavaradossi, tra bellezza e amori che celebrano un forzato trionfo davanti al plotone d’esecuzione, in un “E lucevan le stelle”, speziato di “Autumn leaves”, frutto di una miscela originale di melodie accattivanti e liriche, arrangiate in modo non prevedibile, sfoceranno, magari in un “Libiam nei lieti calici” in samba. Nel week-end del 19 e 20 agosto ci si sposterà nella chiesa di San Nicola di Bari in Camerota per assistere al concerto conclusivo delle Master Class di Pianoforte e violino, tenute da Alessandro Deljavan e Daniela Cammarano, i quali lavoreranno sui giovani strumentisti sin dal 16, per poi, il giorno successivo dedicare un concerto, alla memoria di Cecilia Martella, figlia di Marcello, docente di corno del Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino, vittima della immane tragedia di Rigopiano. Al prestigioso duo, si aggiungerà il 20 la clarinettista Valeria Serangeli, per eseguire Trio di Aram Khachaturian, sintesi dei colori strumentali popolari, rielaborati in un ‘tutto’ compiuto, rappresentato dai tre strumenti scelti: il violino come il kamanga, il clarinetto alter ego della zurna, per parlare nella forma del trio in maniera pienamente originale, unico lavoro completo di musica da camera in tutta la produzione dell’autore, il quale si è poi rivolto esclusivamente alle composizioni orchestrali e ai balletti.Valeria Serangeli si cimenterà, quindi con la Premiere Rhapsodie di Claude Debussy, mentre Daniela Cammarano approccerà la Sonatina in La Minore di Franz Schubert, prima di riunire il trio per l’esecuzione dei Funf stucke di Dmitri Schostakovich, e in chiusura con lo Schubert di “Der hirt auf dem Felsen”, “Il pastore sulla rupe” un esperimento isolato di Lied con accompagnamento di pianoforte e clarinetto, che Schubert fece nel 1828, l’anno della morte, su commissione di Anna Milder-Hauptmann, cantante allora famosissima e generosa. Il Lied, l’ultimo che Schubert ha composto, è una graziosa descrizione imitativa del canto di un pastore che si accompagna col suo flauto e degli echi della natura circostante. Il programma continuerà, quindi, nel Cortile del Castello, venerdì 25 agosto con un coro di clarinetti in concerto, mentre per la chiusura, lunedì 28 agosto tutto l’entusiasmo e l’ebbrezza dei brass con il “Fur’Bones project”, un giovane ensemble di trombonisti. (Olga Chieffi)

Un convegno operativo per cogliere al volo la decisione della Regione Campania di finanziare fino al 65% le innovazioni imprenditoriali

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Per certi versi è stato un convegno doppiamente battesimale, quello su Campania start up innovativa organizzato martedì 20 giugno presso il Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni. Da una parte, è stato il primo promosso dal Consigliere Comunale Eugenio Canora, nella sua qualità, di recente riconosciutagli, di Delegato all’Innovazione; ed è stato anche il debutto pubblico del neo assessore alle attività produttive, Luisa Iannone, da poco nominata in sostituzione di Enrico Bastolla, spostato alle Politiche sociali.

Il convegno è stato particolarmente tempestivo, addirittura organizzato quasi di corsa, perché i fondi stanziati sono limitati e la scala di valutazione dei progetti sarà determinata non solo dalla sua qualità ma anche dai tempi di presentazione.

E potrebbe, dopo l’incontro formativo dell’ottobre scorso alla Mediateca Marte, anche rivelarsi come il primo convegno operativo degli ultimi tempi a vantaggio delle nuove generazioni.

Ha fatto seguito tempestivo ad una campagna informativa susseguente ad alcune disposizioni della Regione Campania miranti al sostegno ed al rafforzamento del potenziale imprenditoriale e scientifico-tecnologico, tra cui spicca il bando Campania-Start up innovativa. Sono stati destinati quindici milioni destinati alla creazione ed al consolidamento di nuova imprenditorialità ad alto contenuto innovatvo: in particolare start up e spin off della ricerca.

Data la non scontata comprensibilità dei termini, proviamo a chiarirli. Con start up (termine che significa “partenza”)si intende la fase operativa primaria di una nuova impresa basata su un progetto innovativo che ha bisogno di sostegno economico per strutturarsi e portare a termine l’idea di partenza in modo che possa essere ripetibile come produzione ed offerta e possibilmente anche operativa sul mercato. Tanto per fare un esempio “nobile”, un famoso “start up man” cavese nel campo delle comunicazioni via web è Adriano Farano, il cui progetto è stato finanziato per circa un milione di dollari addirittura nell’Olimpo di Silicon Valley negli USA.

Per spin off (termine che significa letteralmente separazione, scissione) si intende un’azienda “costola” di un’istituzione pubblica, come l’Università, o di altro ente economico e finanziario, capaci di sostenere l’ingresso dell’azienda verso il compimento dell’innovazione e l’autonomia nell’operatività e nell’ingresso su un mercato che altrimenti non sarebbero in grado di affrontare.

La disposizione della Regione Campania, finalizzata proprio al sostegno di queste nuove realtà, è ovviamente riservata agli inniovatori operanti in territorio regionale. Il sostegno non è l’iterazione di disposizioni precedenti, ma, nelle sue intenzioni, un vero e proprio salto di qualità, dato che l’agevolazione, sotto forma di contributo in conto capitale e conto gestione, mira a coprire il 65% dell’investimento, in un arco che va da un minimo di cinquantamila ad un assimo di cinquecentomila euro.

L’incontro, al quale hanno partecipato anche il Sindaco di Cava Vincenzo Servalli, il rappresentante dell’ordine dei commercalisti Mauro Ventrello e due esperti del campo, come Massimo Bracale (di Knowledge for business, un collaboratore prestigioso e prezioso di enti importanti, come La Città della Scienza) e Laura Manzo (ODCEC d Nocera Inferiore) è stato stimolante ed alla fine ci si è lasciati con la sensazione positiva di aver gettato dei semi importanti. Ma noi sappiamo che dalle nostre parti i punti di partenza sono sempre più brillanti di quelli di arrivo….

Stavolta però contiamo sulle qualità acclarate, sulla disponibilità piena e sull’ “entusiasmo di prima azione” dei due organizzatori, l’ass. Iannone e il cons. Canora. E saremo pronti a brindare con un tintinnante cin cin appena vedremo i primi frutti. Comunque, un cin cin augurale di viatico crediamo che se lo meritino fin da adesso…

Dopo “Calcio d’autore” un nuovo libro per Antonio Donadio

Già presentato a fine novembre dello scorso anno presso la sala consiliare del Comune di Cava, il libro Calcio d’autore di Antonio Donadio editrice La Scuola, originale e interessantissimo saggio sul calcio nella letteratura italiana, è stato presentato recentemente presso la Sala del Grechetto della Biblioteca Centrale di Palazzo Sormani di Milano. Relatori il conduttore sky e scrittore Alessandro Bonan e il poeta e critico letterario Giancarlo Pontiggia. Letture dal libro affidate a Laura Barth, modella, attrice e noto volto di Juventus TV. E così Donadio ha fatto…tre. E’ questa la terza volta, infatti: dopo “Come uccelli in volo” (2012) e “La vita al quadrato- Sulla poetica di Mario Luzi (2014), che un suo libro viene inserito nell’ autorevole programmazione culturale del Comune di Milano. Libro che ha suscitato molto interesse di critica e anche di pubblico. Da segnalare tra le altre, le recensioni di Giuseppe Conte (“il Giornale”), di Maurizio Cucchi (“La Provincia di Como”), di Plinio Perilli (“Poesia”). Ma il “nostro” non si ferma: è uscito, infatti, a fine maggio un suo nuovo libro  Nel solco di papa Giovanni.Lettere inedite tra il Card. Loris Francesco Capovilla e Davide Maria Turoldo curato assieme al saggista Marco Roncalli e edito da Servitium, Milano.  Ne hanno recentemente scritto, tra gli altri: Gabriele Nicolo su “L’Osservatore Romano”,Adriano Sofri su “Il Foglio” e Enzo Bianchi su “La Stampa”. Il presente carteggio “a due voci” consta di cinquantasei testi, in larga parte autografi, risalenti al periodo1963-1991. Due uomini, Turoldo e Capovilla, che sia Donadio sia Roncalli, pronipote di papa Giovanni XXIII, hanno conosciuto e frequentato, che hanno attraversato il Novecento, accomunati nel loro credo, nell’aver capito la “svolta” del Concilio ecumenico vaticano II uniti nel loro amore per la Parola, ma anche per la poesia e la cultura.

I Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento 361ª edizione: 1656 – 2017

castello-santadiutore-notte-6-ott-2016-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Del pari ad Assisi, Bologna, Cascia, Ferrara, Firenze, Lanciano, Napoli, Rimini, Roma, Siena, Torino e altre 43 città d’Italia e d’Europa, Cava de’ Tirreni è Città Eucaristica dal 1656, ovvero da quando il Regno di Napoli, per lo sbarco di 40 contagiati soldati spagnoli, fu contaminato dalla peste bubbonica, che solo l’intervento di Dio nostro Padre poté debellare, atteso che in soli pochi mesi la popolazione metelliana venne dimezzata.

Il primo decesso nella Città di Cava (il toponimo Cava de’ Tirreni origina dal 23 ottobre 1862) per il contagio della nefasta pestilenza, si registrò a Casa Costa di San Cesareo, nel Distretto di Metiliano, poi a Casa Vallone di Dragonea e Casa Angrisani di Sant’Arcangelo, entrambe nel Distretto del Corpo di Cava, ed il 25 Maggio 1656, giorno dell’Ascensione, a Casa Rosi, nel Casale della Santissima Annunziata, del Distretto di Sant’Adjutore.

Il Vescovo Monsignor Lanfranchi fece annotare nei registri della Curia che solo nella Città di Cava, a causa della peste, perirono 6.300 persone, su una popolazione di 12.000 abitanti, di cui: 100 sacerdoti secolari, 40 frati, 80 chierici, 12 notai ed altrettanti medici. Nella chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari in Dupino, il 24 Giugno 1656, furono sepolte 22 persone.

La prima processione Eucaristica, officiata con sole poche donne, venne svolta nell’autunno del 1656 da Don Angelo Franco, l’unico superstite dei quattro Parroci della Santissima Annunziata il quale, giunto sul terrazzo superiore del Castello di Sant’Adjutore, posizionatosi verso i quattro punti cardinali, impartì la Santa benedizione alla gente della valle. La peste finì di propagarsi e dal dicembre dello stesso anno non si contarono più vittime.

Dall’anno seguente (era il 1657) i cavesi ricordano quello spaventoso evento ed il Celestiale Miracolo Eucaristico con i Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento, detti troppo genericamente e solamente dal dopoguerra: “festa di castello”, replicandola nel giorno di giovedì dell’ottava del Corpus Domini, che quest’anno 2017 ricade il 22 giugno.

Nella Platea Parrocchiale della Santissima Annunziata, Anno Domini MDCCXXXIII (1733), si legge: “1656 Tempo Peste ritrovo esser stata la prima volta che si portò processionalmente il Venerabile sopra la Cappella del Castello e il medesimo Gio. Antonio si fa esito per comodare la strada carlini trenta, fol.26, fu sotto l’ 16 Luglio di detto anno 1656”:

Altra testimonianza la troviamo nel manoscritto del 1765, a firma del Notaio cavese Filippo de’ Monica, custodito nell’archivio parrocchiale della Chiesa della Santissima Annunziata:

Fin dall’anno 1657 che questa città di Cava, non men delle altre di questo Regno di Napoli, soffrì la memorabile strage cagionata dalla peste bubbonica… Fan plauso, tratto tratto, le ordinate file de’ sparatori (gli attuali pistonieri) con di loro repliche scariche e le illuminazioni di qualsivoglia particolar casa e d’ogni tugurio per enarrare la Gloria del Signore… Sì teneva lunga processione sino al sommo del maniero, donde i parroci impartivano la Santa Benedizione alla valle, perché quel male non ritornasse a mietere vittime”.

    I festeggiamenti, come detto, originarono dal 1657 poiché i “signori” del Casale della Santissima Annunziata, presentatisi ai Parroci di quella Chiesa, chiesero di dare forma penitenziale e solenne alla processione frazionale del Corpus Domini, estendendone il percorso sino alla sommità del Castrum Sanct’Adjutore, affinché la Città fosse benedetta col Corpo di Cristo, racchiuso nell’Ostensorio, ciò per preservarla da futuri castighi.

Ogni anno, da allora, anche durante il ventennio fascista, la pia processione si è ripetuta sempre identica, con l’aggiunta dello sparo dei pistoni dai sentieri e dagli spalti del Castello, nel giorno del giovedì dell’ottava del Corpus Domini, in segno di solennità. La sera del sabato successivo, il fantastico gioco di fuochi pirotecnici termina (non si è mai saputo il motivo) con l’incendio della secolare fortezza e l’apparizione del patrio tricolore.

In una relazione, le sagge Beatrice Sparano e Lucia Avigliano hanno scritto: “La fede ed il fervore che sostengono, attraverso i secoli, la pia consuetudine della benedizione col Santissimo dal Castello, rimasta ininterrotta dal 1656 fino ai giorni nostri, possono considerarsi il vero “miracolo” che testimonia la religiosità del popolo cavese.”

Per buon auspicio, prima d’iniziare i Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento, il giorno dell’Ascensione, sul terrazzo più alto del Castello, a cura dell’Ente Montecastello, viene issato il vessillo della Città e davanti alla grande croce metallica viene posizionato il primo palo per la costruzione dell’imponente Ostensorio, che si completerà, illuminato, nei giorni successivi; qualche giorno prima del giovedì dell’ottava del Corpus Domini o la stessa mattina, gli otto Casali di Trombonieri: Sant’Anna, Sant’Anna all’Oliveto, Borgo Scacciaventi-Croce, Santissimo Sacramento, Filangieri, Senatore e Santa Maria del Rovo, divisi nei rispettivi quattro Distretti che sino all’alba dell’800 costituivano la Città di Cava (come detto in precedenza, il toponimo Cava de’ Tirreni origina dal 23 ottobre 1862): Sant’Adjutore, Metelliano, Corpo di Cava e Pasculano si portano intorno al vetusto maniero per issare il proprio vessillo.

I preparativi per trascorrere la tradizionale “giornata al monte”, iniziano qualche giorno prima con la approntamento della colazione, del pranzo e della cena, cucinati dalle mamme, dalle mogli e dalle fidanzate, le quali, un tempo, o per leggenda o per superstizione, al calare della sera non erano più bene accette sul Colle di Sant’Adjutore, detto impropriamente monte castello. In passato i maschi liberi e maliziosi a squarcia gola gridavano ed ancor oggi qualcuno spiritosamente lo fa, “abbasce ‘e ffemmene”!

Chi resta a casa o chi si reca a lavoro, vedendo lo sventolio delle bandiere della Città sul Colle tanto amato da noi cavoti, quali quelli dei Distretti di Sant’Adjutore: bianco-celeste, Mitiliano: rosso-verde, Corpo di Cava: bianco-nero e Pasculano: giallo-nero, oltre a quelli degli otto Casali, con un groppo in gola, dirà: l’anno che vene, vaco pur’io.

Per tutta la giornata i pistonieri, dopo la partecipazione alla Santa Messa del mattino, sono impegnati nello sparo dei “pistoni” antichi archibugi, il cui progenitore origina dal XVI secolo, e mangiare pasta e fagioli, soppressate, milza di vitella (‘a meveza), zucchine alla scapece, formaggi di vario tipo e quant’altro, il tutto unito ad buon vino. Il pranzo è allietato da canti e musiche d’un tempo, scritte da chi la festa l’ha tramandata di padre in figlio.

A sera, alle 20,30, ci si appresta alla processione del Corpus Domini, che dalla secolare Chiesa della Santissima Annunziata giunge sino al terrazzo superiore di quel che resta del maniero, da dove il Pastore della Diocesi impartisce la benedizione in direzione dei quattro punti cardinali.

Dalla valle si distinguono le ombre dei tantissimi fedeli in processione e lo sfavillare delle fiaccole.

Giovedì 22 Giugno 2017, di buon mattino, per la 361ª volta, saliti sul terrazzo inferiore del Castello di Sant’Adjutore, cingendo l’altare del Signore, con i celebranti, impetreremo Dio nostro Padre acchè le pesti odierne, che sono: la devianza giovanile, i dissensi in famiglia, la disoccupazione, il femminicidio, ecc., abbiano a cessare, in riguardo che questa nostra amata Cava de’ Tirreni, è: “Città Eucaristica”.