ambiente & territorio
Escursione Fluviale nel Bacino Idrografico del Sarno, alla conoscenza delle Sorgenti che lo alimentano
La canalizzazione è di competenza del Consorzio di Bonifica del Sarno. All’interno del canale scorrono acque sorgive di tre sorgenti provenienti dall’area bassa dei Monti Irpini. Due tra queste sono di origine Carsica e Sono le sorgenti Labso, Laura e poi Fiumicello Borgo che proviene dalla frazione di Borgo, sempre di Montoro.
L’obiettivo dell’escursione è quella di far conoscere aree del Bacino Idrografico del Fiume Sarno non conosciute da molti, nell’escursione verrà spiegata la natura della canalizzazione ed il proprio Habitat creato al suo interno. Infatti proprio in questo piccolo corso d’acqua si è generato un vero e proprio ambiente di biodiversità che va tutelato e fatto conoscere.
Inoltre obiettivo delle Sentinelle è quello di far avvicinare le persone all’AcquaTrek una pratica che viene realizzata nelle aree fluviali del nord Italia ma che puntano a diffonderla anche nel Bacino del Sarno.
Le acque che scorrono all’interno della Canalizzazione sono acque che poi andranno all’interno del Tributario maggiore del Sarno, il Solofrana, da lì poi andranno nell’alveo comune nocerino e poi in località Ciampa di Cavallo in San Marzano Sul Sarno dove confluiranno nel Fiume Sarno per poi sfociare nella Baia di Castellammare di Stabia.
Un viaggio lungo delle acque di queste tre sorgenti che però lungo la strada incontrano diversi ostacoli che riguardano, il cambio del letto del fiume che da naturale diventa cementato e poi le varie fonti di inquinamento che tutti ormai conoscono.
Il cittadino sembra ormai essersi abituato a vedere dei corsi d’acqua inquinati, invece con queste escursioni le Sentinelle puntiamo a far sapere che ci sono tante altre canalizzazioni che non subiscono in modo pesante l’inquinamento dell’uomo e che permettono ad oggi, la fruibilità delle stessi.
Idealmente gli escursionisti metteranno i piedi nelle sorgenti del Sarno, quelle sorgenti mai raccontate e spesso sottovalutate. Basti pensare che senza le acque di queste tre sorgenti, il torrente Solofrana sarebbe un torrente di soli scarichi industriali, degli scarichi reflui e degli impianti di depurazione; una condizione futura tragica e che le Sentinelle del Bacino del Sarno puntano a non far mai accadere.
Ecco che l’iniziativa punta a far conoscere le sorgenti, fonte di vita dei corsi d’acqua, in particolare faranno vedere che il Fiume Sarno ha con sé anche le acque dei Monti Irpini e dei Monti Picentini. “Un Bacino Idrografico del Sarno diverso è possibile” ma bisogna partire dalla tutela principale delle Sorgenti, fare sì che i torrenti oggi in secca abbiamo un minimo flusso d’acqua per la vita e per la biodiversità, che le sorgenti del Bacino del Sarno ad oggi captate di quell’acqua, una quota, venga riversata nei corsi d’acqua senza le addizioni di cloro così come avviene negli acquedotti e che attraverso gli sfiori degli stessi vengono alimentati i corsi d’acqua come accade per le sorgenti del Fiume Sarno in quell’acqua vi è presente il cloro, che nei corsi d’acqua non avvengano immissioni esterne che vanno ad intaccare la biodiversità fluviale, fare sì che nelle aree cementate ritorni un letto del fiume naturale e da lì il ritorno della fauna e flora acquatica.
“Sto cercando di sensibilizzare quante più persone possibili sulla conoscenza geografica del territorio del Bacino del Sarno, partendo dei Monti Irpini e Picentini, per passare ai Monti Lattari, al Somma Vesuvio e poi fino ad arrivare al mare e finanche Punta Campanella. Un territorio il Bacino Idrografico del Fiume Sarno esteso che però necessita di essere vissuto nel suo apparato montato, di pianura fluviale e costiero. Le persone informate e formate sono individui liberi di comprendere meglio le fonti di inquinamento presenti nel Bacino e quindi sarà un cittadino capace di interloquire meglio con le Istituzioni competenti sulle aree ove insistono criticità ambientali. Ma non possiamo però dimenticarci che il Bacino Idrografico del Sarno non è solo inquinamento ma anche bellezza”, questo è quanto dichiara Michele Buscè Responsabile delle Sentinelle del Bacino del Sarno. Per partecipare in modo gratuito bisogna mettersi in contatto via chiamata o sms al numero 3389155161
(Dott. ssa Monica Calvanese)
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Solidarietà al tempo del Covid: donazioni “sanitarie” del Comitato Cittadino di Carità
Un ventilatore all’Ospedale, schermature a Medici di base, Croce Rossa e Mani Amiche.
La solidarietà è l’unico investimento che non fallisce mai, diceva con saggio senso di umanità il filosofo Thoreau. Ed è bello e significativo che , dopo tanta clausura e separazione, proprio nel nome della solidarietà e in un felice connubio tra fede religiosa e civica laicità, si è riaperto a Cava de’ Tirreni, sia pure con tutti i crismi della sicurezza, il fronte delle cerimonie civili pubbliche. Infatti la mattina di sabato 6 giugno, nel bel cortile del cinquecentesco complesso della Madonna dell’Olmo adiacente al cinquecentesco Ospedale fondato dalla tardo trecentesca Confraternita, il Comitato Cittadino di Carità, nato nel 1865 ma suo discendente diretto, ha offerto il suo bel contributo al filo rosso della mano tesa, tanto necessario in questo periodo.
Infatti, con la somma raccolta tra i ventuno comiti di oggi unita ai fondi già in cassa, il Comitato ha donato: all’Ospedale Maria SS. dell’Olmo uno strumento ossigenante e ventilante molto utile per la fase di preterapia intensiva; al Distretto sanitario cavese, presieduto dal Dott. Pio Vecchione, settantadue schermi protettivi; alla Croce Rossa Italiana nove schermi protettivi; all’Associazione Mani Amiche ha donato novanta schermature per il volto. La consegna è avvenuta sotto la direzione di Paolo Gravagnuolo, Governatore Capo del Comitato oltre che motore di cultura ed esponente di una storica famiglia metelliana, alla presenza del Sindaco Vincenzo Servalli, del Vicario vescovile don Osvaldo Masullo anche a nome di S.E. l’Arcivescovo Orazio Soricelli, del parroco della Madonna dell’Olmo Padre Giuseppe Ragalmuto, Padre spirituale del Comitato, dei Governatori effettivi supplenti del Comitato Giuseppe Rotolo, Roberto Catozzi ed Ernesto Malinconico (assente solo Angelo Sarno per motivi di famiglia), di vari comiti come Il Segretario Carlo De Martino,dei neocomiti Maria Lucia Clarizia, Emiddio Siepi, Marcello Murolo e Daniele Fasano (che era anche stato delegato dal Dott. Vecchione).
A dare un particolare significato alla cerimonia già di per sé gravida di calore e di umanità, la dedica in toto alla memoria del carissimo comite dott. Antonio De Pisapia, stroncato dal Covid durante il terribile periodo di emergenza e ricordato con particolare affetto, oltre che per la sua professionalità, per la sua dimensione umana e sociale.
E purtroppo, anche se in assenza e in invisibilità, il convitato di pietra di tutta la manifestazione è stato proprio il coronavirus attraverso i segni tipici del suo tagliente giro per il mondo: i volti coperti in mascherina, le sedie a distanza sociale, la tipologia dei doni, cui aggiungeremmo il velo di smarrita tristezza che avvolgeva lo sguardo affacciato sopra l’orlo delle mascherine.
Eppure, nonostante l’incombere del convitato di pietra, alla fine la vera protagonista è risultata la speranza. Una speranza intrisa di consapevolezza che dopo la caduta risalire si può, che sia pure con tutti i limiti del caso si può tornare a fare incontri collettivi, almeno all’aria aperta, che noi ci siamo ancora, con tutto il pessimismo dell’intelligenza ma anche con tutto l’ottimismo della volontà. E non c’è nulla di più convincente della solidarietà collettiva e del reincontro delle pupille per recuperare una comunità dopo l’asfissia della clausura forzata e rinvigorire le energie in vista delle battaglie mediche e soprattutto sociali che sono in agguato nei prossimi mesi.
Del resto, ognuno faccia la sua parte… e che l’estate prossima sia almeno una mezza primavera …