cultura & sociale

 

Cava de’ Tirreni (SA). Il libro di storia che non c’era: la battaglia di Cava del 1943 …

Nel corso dell’incontro ufficioso, tenutosi nel Complesso di San Giovanni di Cava de’ Tirreni il 18 giugno u.s., di un’équipe di ricerca storica proveniente da Roma con il Comitato Figli di Mamma Lucia per il Museo, le autorità cittadine e i Dirigenti della Biblioteca, in cui era prevista una relazione sulle recenti ricerche relative alle battaglie combattute nel nostro territorio durante lo sbarco degli Alleati, sono state anche mostrate e donate le copie fresche di stampa del volume contenente proprio queste risultanze e realizzato dai ricercatori dell’équipe. Intitolato Salerno, Settembre 1943 – I combattimenti al caposaldo “San Liberatore” (Ed. Jovene), è stato curato da Francesco Lamberti, con la presentazione del prof. Lutz Klinkhammer, Vicedirettore dell’Istituto Storico Germanico di Roma, e la prefazione di Fabio Mini, generale e saggista. Hanno collaborato alla realizzazione il Dott. Antonio Cantoro, l’avv. Giuseppe Fienga, il prof. Nello Tesauro, il dott. Emilio Cafaro, il prof. Giampietro della Monica.

Il libro attualmente non è in vendita sul territorio, ma può essere ordinato direttamente presso le edizioni Jovene, oppure consultato in Biblioteca Comunale. Significative le dediche del curatore: ai suoi docenti delle scuole medie (Sigismondo Somma) e del liceo classico (Anna Di Donato), semi fecondi della sua formazione culturale, agli amici Gerardo Trezza e Guido Gambone, ai soldati caduti al caposaldo “San Liberatore” che ancora giacciono dispersi, a Mamma Lucia, Madre di Pietà, ai forti e ai coraggiosi di ogni tempo, alle giovani vittime delle guerre, all’amore per cui siamo nati, nonostante l’odio che purtroppo emerge dalle violenze delle guerre. Un raggio di ampio respiro che ben rende l’anima di un volume che sa unire la cura attenta e minuziosa degli aspetti militari alla dimensione umana, che va dalla passione vibrante per le tracce della storia alle testimonianze ed alle emozioni di chi la storia e la guerra l’ha vissuta sulla propria pelle fino all’alone della presenza comunque viva di chi dalla guerra non è tornato ed alla scia di pietà che ha lasciato.

Si tratta di un libro di altissimo profilo storico e documentario, perché con le sue seicentocinquanta pagine, risultato anche di accuratissime ricerche sul campo, analizza nei minimi dettagli scenari, situazioni, strategie, persone e personaggi, testimonianze di quei venti giorni che contribuirono a cambiare la storia, dallo sbarco a Salerno fino allo sfondamento verso Napoli.

Per certi versi è anche un libro “epocale”, per la ricchezza di dati e le prospettive diverse da cui analizza l’evento. Il punto di vista e la documentazione provengono non dalla parte degli Alleati vincitori, ma in particolare da quella degli sconfitti, cioè dei Tedeschi, il che non toglie obiettività storica, ma arricchisce di molto lo sguardo d’insieme. Vengono poi usati termini nuovi, che non sono forma ma sostanza e che influiranno in futuro sulla definizione stessa dell’evento. Quello che è stato sempre chiamato “Lo sbarco di Salerno” nel sottotitolo diventa “I combattimenti al caposaldo San Liberatore”, ad indicare il punto critico di riferimento, che riguardava proprio la punta estrema della Valle Metelliana. E poi, il capitolo introduttivo si intitola chiaramente “La Battaglia di Cava”, perché è da Cava e per Cava, punto fortemente strategico, che tanto si è combattuto. Con questa definizione sarà presentata la sezione specifica del nascente Museo per Mamma Lucia, con questa definizione, del resto avallata da uno studio e da studiosi di livello internazionale, speriamo che ora passi alla storia l’evento presso gli studiosi futuri.

In questa breve nota ne annunciamo la nascita, ma ci riserviamo un’analisi più articolata a breve termine, verso il mese di settembre, quando si ricorderà l’anniversario dello Sbarco… e naturalmente della Battaglia di Cava.

Cava de’ Tirreni (SA) – Roma. “Elvira”, la prima donna regista del cinema italiano. E vola alto la biografia di Flavia Amabile.

Il 16 giugno, a Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, si è concluso il primo ciclo di presentazioni editoriali della Rassegna “Un libro (quasi al giorno)”, promosso dall’assessore alla Cultura Armando Lamberti e coordinato dal sottoscritto scrivente Franco Bruno Vitolo. Bilancio positivo sia per il numero e la qualità delle opere presentate (circa venti tra fine 2021 e prima metà 2022), sia per i rapporti stabiliti con creativi e associazioni non solo del territorio, sia anche per il format originale (da sottoporre comunque a verifica), che prevede la presenza non solo istituzionale dell’Assessore e l’introduzione attiva del conduttore.


Di alto profilo e prospettive l’ultimo della serie preestiva, incentrato su “Elvira” (Einaudi edizioni), di Flavia Amabile, giornalista e scrittrice de “La Stampa”, nonché originaria di Cava. Elvira è Elvira Coda Notari, la prima donna regista del cinema italiano e una delle prime del cinema mondiale, nata a Salerno nel 1975, operativa a Napoli, morta a Cava de’ Tirreni dove visse dal 1930 al 1946, autrice di oltre cinquanta film, alcuni dei quali diventati molto popolari anche negli Stati Uniti tra gli emigranti italiani.

Nel momento in cui andiamo on line apprendiamo con grande piacere che dopo Cava è prevista una presentazione mercoledì 22 giugno a Roma, alla Casa del Cinema, in cui dialogheranno con l’autrice il Ministro delle Pari opportunità Elena Bonetti e la regista Cristina Comencini. Un decollo di assoluto prestigio che apre splendide prospettive al personaggio, al libro ed alla scrittrice. Buon viaggio, Elvira!

Sottoposta ad un’ingiusta “damnatio memoriae” fino alla fine del secolo scorso (anche perché documentariamente di lei erano rimasti solo due film o poco più e foto che si contano sulle dita di una mano), ad Elvira Coda Notari dagli anni Novanta in poi è stato riconosciuto quello che le spettava di diritto: è lei la pioniera assoluta del cinema italiano, la prima regista donna, non Lina Wertmuller, come si pensava prima. E sulla scia, per quanto riguarda Cava de’ Tirreni, il merito di riscoperta delle sue “tracce metelliane” va tutto a Patrizia Reso, che ha pubblicato nel 2011 un libro assolutamente illuminante, diventato poi una delle sorgenti primarie di questa produzione di Flavia Amabile.

Elvira” non è un saggio storico o critico o una ricostruzione giornalistica, ma un’ampia biografia romanzata, con il giusto mix di documentazioni inoppugnabili e di personaggi e situazioni vere o verosimili. La narrazione parte dalla scoperta del cinema da parte della giovane Elvira, contestuale all’incontro con Nicola Coda, l’uomo della sua vita, padre dei suoi figli, socio con lei della Dora film, la Casa di produzione con cui “spaccò” in società. Termina col buen retiro a Cava de’ Tirreni, dove Elvira ha vissutogli ultimi sedici anni della sua vita, amareggiata per l’emarginazione e la censura con cui l’aveva schiacciata il regime fascista, che non voleva sentire parlare dei temi sempre cari ad Elvira, cioè di panni sporchi, vicoli malfamati, poveri disoccupati o emigrati, violenze contro le donne, donne in cerca di autonomia e libertà….

La vicenda è raccontata come in un film, con una successione rapida e accattivante di episodi che si sviluppano nel tempo, infiorati di scene d’ambiente e montati con cambi secchi, ma chiarissimi di tempi e di luoghi. In questo “film” Flavia Amabile ricrea intorno a lei dei personaggi a tutto tondo capaci di “bucare la pagina”, , . a cominciare dalle persone di famiglia, padre e marito in testa. Tuttavia nei fatti e nei dialoghi in modo molto convincente fa emergere dalla cintola in su la personalità fortissima e geniale, ribelle e tenace, di Elvira, scavandola fin dove è plausibile: dalla vita sociale, intensissima, fino alle zone più profonde del cuore e dei sentimenti.

Ed è questa ampiezza di sguardo, oltre che una scrittura scorrevole e coinvolgente, che permette alla scrittrice di innalzare una biografia ad opera letteraria. Questo, detto per inciso, non è una sorpresa, perché, con la varietà delle sue opere precedenti (a pupille aperte sulle tensioni e le ribellioni internazionali o sulle collettività emarginate in Italia o anche sulla “filosofia” dei limoni della Costiera), Flavia Amabile non ha certo bisogno di dimostrare le sue qualità di giornalista e scrittrice e l’acutezza del suo occhio capace di scavare nella società ed anche nell’animo umano.

Nella forza emozionale della sua narrazione concorrono e fanno effetto varie situazioni e fattori convergenti.

Innanzitutto, il flusso di magia che inonda il cuore di Elvira di fronte alle prime immagini in movimento del cinema e nella scoperta dell’amore, un amore che nel tempo si scontra con le necessità pratiche della vita quotidiana e soprattutto con la concretezza da dare alla produzione e al flusso degli affari. Scintille di questa magia sprizzano a tratti anche dalla descrizione dell’ambiente napoletano di inizio Novecento, alimentato da una vitalità estrema, ricchissima di fermenti culturali ed umani, (non dimentichiamo anche il fiorire della canzone napoletana classica….). Un ambiente poi purtroppo compresso dalla crisi internazionale e alla fine mortificato dal regime fascista.

La tensione narrativa cresce poi in parallela convergenza quando esplode in Elvira il conflitto sempre più forte, quasi divorante, tra la dimensione di madre e moglie e la scelta di non rinunciare alla sua professione, che la porta a rompere tanti schemi e sacrificando pressoché in toto l’amore di una figlia, e non solo di lei. Ed è qui che il racconto tocca le sue vette più alte, uscendo dal puro ventricolo biografico per scandagliare i muri e le crepe del cuore…

Alla radice di tante tensioni, la battaglia intrapresa fin dall’inizio da Elvira con determinazione assoluta per farsi largo come imprenditrice in un mondo di casalinghe, come donna in un mondo di uomini, come cantrice del popolo in un mondo in cui alla cultura ufficiale non manca certo la classica puzza al naso. Ma la tempra di Elvira, nella rappresentazione molto plausibile della Amabile, è tale che Lei fa scendere in campo la sfida esistenziale per l’affermazione di se stessa e della sua autonomia e libertà, con la conseguente induzione verso scelte anche castranti, eppure alla fine appaganti, perché non sono dipese da nessun altro. Quel sapore della libertà che alleggerisce anche dolori e sofferenze… e perfino il suo “autoesilio” a Cava. ..

Tutto questo, ed altro, è venuto fuori già dalla prima presentazione, ma verrà sempre più abbondantemente a galla in futuro, in quel futuro in cui ci auguriamo che decolli anche nell’immaginario collettivo la conoscenza di Elvira Notari, fino a farne magari una fiction televisiva, di quelle così buone e giuste dedicate alle donne mattone dell’identità collettiva. E se non lo è Elvira Notari, un mattone…

Ora, nel nostro piccolo di Cava de’ Tirreni, ci auguriamo che venga finalmente collocata la lapide sulla sua casa dove ha chiuso i suoi giorni e ci si decida anche a consacrarle la via già decisa, in un quartiere popolare, di quel popolo di cui lei è stata parte e voce. I primi frutti si sono già visti. Infatti la targa sarà apposta a spese della Famiglia di Patrizia Reso, con l’intento di un duplice, sacrosanto omaggio a due donne-luce che provengono dal ventre di Cava.

Il cammino è partito, anzi ripartito, intanto. E la ripartenza si è mostrata già tanto “amabile” …

Amalfi (SA). Un “Sasso in un mare di News”: una bella finestra sul giornalismo alla Scuola Media di Amalfi

Un Sasso grande di ieri: il Beato Gerardo, di origine amalfitana, che durante la Prima Crociata (XI-XXI secolo) fondò e diresse l’Ospizio di accoglienza e di cura dei soldati cristiani e nel contesto fondò l’Ordine degli Ospitalieri.

Un Sasso forte e grande di oggi: l’Istituto di Amalfi dedicato a lui e di riflesso alla grande storia della Repubblica Amalfitana nei tempi in cui era una delle luci assolute del Mediterraneo.

Un mare, un mare cristallino, un mare che è Patrimonio dell’Umanità e che unito alla straordinarietà dei suoi paesaggi ha fatto dire al Poeta che il giorno del Giudizio, per gli amalfitani che andranno in Paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri…

Un mondo, il mondo che ci circonda, pieno di notizie e di cose da conoscere, perché fa parte del libro più bello, quello della vita.

Tante onde concentriche che danzano sul mare e si espandono, come quelle create da un sasso lanciato sulle acque placide del mare.

Un PON buono e giusto, vale a dire uno di quei benefici e stimolanti progetti finanziati dall’Unione Europea, che, se ben costruiti e ben realizzati, fanno fiorire fertili giardini nella formazione dei ragazzi, soprattutto se nel ponte tra infanzia e adolescenza.

Così, in uno di questi giardini, una magnifica “Rosa giardiniera” ha fatto germogliare una colorata aiuola ricca di fiori variopinti, che si espone on orgoglio e promette di diventare sempre più grande.

Questa Rosa è la prof. Rosa Viscardi, Dirigente Scolastica della Scuola Media Gerardo Sasso di Amalfi, che, coadiuvata da due “collaboratori tutor” saggi, competenti, energici ed appassionati come i proff. Andrea Apicella e Annamaria Ronca e con la partecipazione di alunni di tutte le classi ed il sostegno di tutto il corpo docente, nell’ambito di un Progetto più globale (PON – FSE “Socialità e Apprendimento“ 2021/2022), ha prodotto una Sezione PON sul giornalismo, con l’obiettivo di produrre alla fine il numero zero di un giornalino (in cartaceo, on line e con l’archivio delle interviste video e audio originali) e con la speranza che sia seguito negli anni futuri da tanti altri numeri numerati.

Ed è nato, al termine di trenta e più ore di lavoro attento ed entusiasta, il numero zero del giornalino “Il Sasso News”, che, con comprensibile emozione e gioiosa soddisfazione, è stato presentato ufficialmente lo scorso 8 giugno insieme con la Redazione al completo (oltre ai suddetti, Giorgia Proto, Fabio Cataldo, Antonio Esposito, Adriana Pansa, Julian Franco, Ludovica Cavaliere, Antonio Gaudiosi, Giovanni Proto, Alice Minutolo, Davide Milone, Gaetano Casabona, Elena Ruocco, Raffaella Baldino, Rosario Antonicelli), alla presenza dell’ Assessore alle Politiche Sociali e all’Istruzione Francesca Gargano (intervenuta anche in rappresentanza del Sindaco Daniele Milano), e di Francesco Gambardella, Presidente del Consiglio d’ Istituto.

Tanti sono stati gli apprezzamenti: sinceri e sacrosanti, visto il rapporto stretto tra gli obiettivi ed i risultati, opportunamente evidenziati dalla Dirigente.

Elemento primario, il contatto diretto col giornalismo, con il suo mondo, con le sue tecniche: il giornalismo stampato di stampo tradizionale e quello modernissimo on line, con le sue variazioni e in primis con la capacità di saper redarre una nota breve oppure un articolo più lungo.

E poi, la varietà degli argomenti, che è stata ben ponderata in chiave “sinfonica”.

Otto pagine, un Salone d’Ingresso, cioè la prima pagina, in cui il giornalino presenta sé stesso. Poi, in successione, la necessaria panoramica sull’ambiente di nascita, con i segni distintivi assoluti del mondo amalfitano e costiero, cioè il limone, lo sfusato, oro giallo di Amalfi, e la Grande Storia, richiamata dalla Regata delle Repubbliche Marinare, svoltasi proprio ad Amalfi, vinta dai padroni di casa e coincidente proprio con i giorni del Sasso News. Insieme, le due notizie, poi riprese a tratti anche in altre pagine, ci fanno anche ricordare che i limoni e gli agrumi e i galeoni commerciali sono figli di attività secolari ed anche di rapporti fecondi con gli Arabi, che non sono stati solo feroci assalitori, ma anche portatori di una civiltà che ha tanto ha dato e tanto ha inciso e incide nel tempo.

Dopo questo volo, nella bilancia degli argomenti, finestra aperta sul mondo del vissuto giovane e giovanissimo: la chiusura del campetto pubblico e il pallone negato o relegato negli angolini più improbabili, le danze folk sempre trascinanti per tutti e il sogno della danza classica e moderna attraverso l’esperienza della stella nascente Patrizia Scarpati. Stimolante anche la riscoperta di quell’oggetto misterioso e alieno che è la Sala Cinematografica: i ragazzi lo hanno fatto attraverso l’intervista al proprietario di un storico cinema di Amalfi, Iris, linfa di socializzazione quando il cinema per le generazioni di ieri era una straordinaria poppata di mondo, poi chiuso per decenni e ora in odore di rinascita. Una bella notizia nel mare delle news…

Seguendo la regola dell’alternanza, come non tornare sulle bellezze della paradisiaca Costa in cui viviamo, ma stavolta sottolineando i problemi di vivibilità che in essa nascono, sia per gli “autoctoni” di fronte alle invasioni a volte incontrollate ed incontrollabili di turisti in spazi tutto sommato troppo angusti per le esigenze di oggi, sia per i turisti stessi, soffocati dalle congestioni del traffico e della folla? A quando più giusti e praticabili sbocchi di navigabilità, servizio pubblico e controlli?

Poi, sempre nella filosofia del “ventaglio”… ragazzi, ricordiamoci che non esiste solo la Costiera nel mondo! Per esempio, perché non ci facciamo un giretto in Canada, un paese veramente splendido? E soprattutto, possiamo dimenticarci del tremendo dramma di guerra che si sta vivendo nell’Ucraina?

Però, chiudere, tutta la redazione e i lettori si sono meritati anche qualche liberatoria risata, con gli angolini del buonumore ed un po’ di vignette salutari, come quella che assegna il Premio No Bel alle battute più brutte.

Ma per fortuna non ci sono cose brutte, in questo giornalino ed in questa iniziativa.

Al tirar delle somme,come ha sottolineato la Dirigente, l’esperienza è stata motivante ed innovativa ed ha visto in campo competenze trasversali che hanno spaziato da quelle linguistiche alle digitali, da quelle metacognitive allo sviluppo delle capacità relazionali e di cittadinanza attiva e responsabile. Ed è inoltre superfluo rimarcare l’importanza del confronto socializzante tra ragazzi di classi diverse in chiave di preparazione.

Effettivamente, sono stati tanti gli stimoli di crescita e di conoscenza per ragazzi colti nel pieno della crescita e per la cui formazione la lettura, la scrittura, l’attenzione al mondo esterno oltre il proprio ombelico, la ricerca, l’inchiesta, il contatto diretto con le persone, la comunicazione sono aria salubre e ossigenata e per fortuna aliena da tutte le contaminazioni in senso contrario che imbarbariscono troppe volte questa nostra società che tanto di più potrebbe dare.

E allora ci accodiamo con entusiasmo all’auspicio formulato dalla Dirigente: “Siamo molto soddisfatti, ma nei nostri progetti d’Istituto questo lo vediamo solo come un inizio: vorremmo che il rapporto col giornalismo diventasse strutturale nel nostro cammino”.

Un auspicio ed un augurio con cui è difficile non concordare, anche considerando che, per eventuali supporti esterni futuri, nel territorio è attiva l’Associazione Giornalisti di Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “Lucio Barone, il cui pastpresident, Emiliano Amato, opera a Ravello ed i cui componenti saranno certamente ben lieti di offrire una vicinanza concreta già a partire dal prossimo anno scolastico.

E questo sarà un ulteriore incentivo perché le “onde concentriche lanciate dal sasso in un mare di news” possano danzare sempre più lontano sulla nostra bellissima Costa… E l’aiuola piantata dalla Rosa giardiniera possa diventare sempre più grande e fiorita…

Cava de’ Tirreni (SA). Presentazione del libro Siamo tutti figli unici

Nell’ambito della rassegna “Un libro (quasi) al giorno”, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Cava de’ Tirreni, sarà presentato giovedì 9 giugno 2022 alle ore 18 a Palazzo di Città in Piazza Abbro il romanzo “Siamo tutti figli unici”, di Giacomo Casaula, pubblicato dalla Casa Editrice Guida, con due note firmate da nomi prestigiosi quali Maurizio De Giovanni e Lorenzo Marone.

Interverranno, oltre all’autore, il Sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli, l’Assessore alla Cultura Armando Lamberti, il Presidente dell’Associazione Giornalisti “L. Barone” Francesco Romanelli; Francesco Puccio, scrittore; Rossana Lamberti, scrittrice; Franco Bruno Vitolo, coordinatore della Rassegna; Miriam Siani, che leggerà dei passi del libro. La conduzione sarà affidata ad Anna Copertino, giornalista. Agli interventi musicali provvederanno lo stesso Giacomo Casaula, che di professione è artista e show man, ed il musicista Davide Trezza, che lo accompagna nelle sue esibizioni.

Il libro nel titolo si ispira dichiaratamente a Rino Gaetano, uno dei pezzi più forti del repertorio musicale di Casaula insieme con il recupero delle canzoni di Giorgio Gaber e Fabrizio De André (show di alto livello, che gli hanno permesso anche un’esibizione al Teatro San Carlo di Napoli). Nello specifico, racconta una storia familiare attraverso le solitudini dei singoli componenti, ognuno dei quali presenta la sua dalla personale angolazione in un insieme che emerge con nettezza proprio dalla visuale finale che ingloba le parti individuali.

Se questo puzzle emozionale alla fine non chiude la strada all’affetto che lega le persone, ad ampliare la dimensione umana e letteraria, l’autore, con il supporto efficace di squarci intrisi di poetica liricità e meditazione, immette sullo sfondo una dimensione esistenziale universale, quella che, a prescindere dalle vicende della vita, ci rende in qualche modo tutti delle monadi isolate nel grande mare dell’essere. Monadi che per essere hanno un bisogno vitale di dare e ricevere amore.

Cava de’ Tirreni (SA). “La spada di Manfredi”, di Francesco Nobile: il romanzo della Storia, un affascinante tuffo nel Medio Evo

Nell’ambito della rassegna “Un libro (quasi) al giorno”, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Cava de’ Tirreni, sarà presentato giovedì 26 maggio 2022 alle ore 18 a Palazzo di Città il romanzo storico “La spada di Manfredi”, scritto dal professor Francesco Nobile e pubblicato dalla Casa Editrice Marlin, diretta da Sante Avagliano.

Interverranno, oltre all’autore, il Sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli, l’Assessore alla Cultura Armando Lamberti, il Prof. Giuseppe Foscari, docente universitario di storia, il Presidente dell’Associazione Giornalisti “L. Barone” Francesco Romanelli, l’attrice Geltrude Barba, che leggerà dei passi del libro. La conduzione e l’introduzione saranno affidate a Franco Bruno Vitolo, coordinatore della Rassegna.

La spada di Manfredi, per di più nobilitato dalla nota di una big nazionale come Licia Troisi, è un libro che viene da lontano e guarda lontano, con la profondità della ricerca storica e la fascinosa gradevolezza di un romanzo.

Con una narrazione scattante e coinvolgente, lo scrittore ci proietta nell’Italia del tredicesimo secolo, al tempo grondante di lacrime e di sangue dei guelfi e dei ghibellini, dello scontro epocale tra la Santa Sede Papale e la casata sveva, con l’avvento degli Angiò.

Con uno sforzo di immaginazione e fantasia, ma anche con tanta sostanza storica ed il supporto di documentazioni corrette e minuziosamente ricercate, ci fa vivere a contatto con i protagonisti della vicenda, in certi momenti penetrando nel loro privato, ma sempre con l’intento di tratteggiarne, o ricrearne con la fantasia, pensieri, emozioni e personalità. Prevalente è l’obiettivo di mettere in evidenza sia la specificità del periodo, con i suoi fermenti appassionanti e le sue spaventose crudeltà, sia la modernità, la laicità, l’attenzione alla multiculturalità rappresentati dall’Imperatore Federico II e dalle persone a lui vicine, a cominciare dal figlio naturale Manfredi, protagonista di tutta la storia, suo successore come Re di Sicilia e anche ultimo rampollo della casa dopo la sconfitta finale di Benevento. Con queste tecniche gli stessi Federico e Manfredi e con loro figure già note come Re Corrado di Svevia, Re Enzo, Pier Delle Vigne, Taddeo da Sessa, Papa Innocenzo IV e gli Angiò, Galvano Lancia, la giovane sposa regina Elena Ducas… da personaggi dei libri di storia diventano persone “quasi familiari”.

Se a questi aggiungiamo anche la presenza di Dante Alighieri, la cui conoscenza dei fatti e dei particolari e la relativa incidenza sulla scrittura Divina Commedia costituisce a posteriori la cornice di tutta la vicenda, si comprenderà come questo libro possa ben appassionare sia chi ama penetrare negli anfratti della storia.

Vale la pena allora esplorare questo mondo e questo romanzo: sarà piacevole come andare a cinema e stimolante come un’ora a scuola con un professore di quelli a fermento fermentante …