cultura & sociale
Franco Bruno Vitolo | 19 Maggio, 2022
Cava de’ Tirreni (SA). La notte dei destini stravolti all’alba del lockdown: fanno rumore i silenzi dell’ultimo romanzo di Vicente Barra
Dopo il successo della prima presentazione a Salerno, è sbarcato anche a Cava de’ Tirreni l’ultimo romanzo di Vicente Barra, prestigioso chirurgo ortopedico con la passione della scrittura, che sia poesia, saggistica o soprattutto narrativa.
“L’amore o altro?” (Edizioni Europa), presentato il 5 maggio scorso nella Sala d’Onore del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, nell’ambito della Rassegna “Un libro (quasi) al giorno”, promossa dall’Assessore alla Cultura Armando (Lamberti) e curata dal sottoscritto scrivente Franco Bruno Vitolo, il romanzo ha goduto della relazione come sempre splendida, coinvolgente ed illuminante del Prof. Alberto Granese, docente universitario e critico letterario, una delle perle assolute degli ultimi decenni in questo settore.
Convinti gli apprezzamenti del folto e qualificato pubblico presente, e intriganti gli stimoli della serata. Merito del libro e della sua anima viva e vibrante, che ora andiamo a scoprire.
Una bella casa a pochi passi dal mare, una donna nuda, di splendente bellezza, ancora dormiente sul letto dopo una notte di accesa passione, un uomo che la contempla in progressivo incanto e con riflessioni e domande su se stesso e sulla possibile vita futura, lo sciabordio del mare che rende musicale l’atmosfera ma giunge quasi come un rombo alle orecchie del protagonista perché si diffonde in un inusitato silenzio dell’ambiente.
L’incipit del romanzo contiene in sé già le anime principali del romanzo, o almeno quasi tutte.
Da una parte, come già indicato nel titolo, l’Amore, quello profondo fatto di sensualità, passione, emozione e che sarà presente e trionfante in tante scene ricche di pathos e di eros. Ricco però anche di problematiche, dubbi e distacchi, come accenna quella parolina Altro, anch’essa presente nel titolo seguita da un emblematico punto interrogativo.
Il rumore del mare e il silenzio diffuso tutto intorno rappresentano la sospensione del tempo, fatto di attimi eterni ma anche di svolte che cambiano radicalmente il corso di un’esistenza. Scopriremo presto che quel silenzio appartiene alla prima alba del Lockdown, che nel marzo del 2020 precipitò noi tutti in un nuovo pianeta esistenziale.
Scopriremo anche che quell’alba nel romanzo è la cornice della vita nuova dei cinque (anzi sei, anzi sette) protagonisti del romanzo, dopo una notte in cui il mondo si è rivoltato anche nei loro cuori. Citando un famoso film, avviene tutto in una notte, e il tutto viene raccontato cinematograficamente con un montaggio alternato sulle singole storie intrecciate tra loro e con un incrocio continuo tra il prima e il poi, pur se sempre in quell’ambito, che rappresenta forse in toto un’aristotelica unità di tempo. Un’unità di tempo che però, pur nella sua brevità, l’autore riesce a rendere lunghissima perché giustamente e abilmente penetra nel cuore di ogni personaggio scandagliandone i pensieri, i dubbi e i sentimenti che vengono da lontano e che stanno per maturare rispetto alle loro scelte di quella fatidica notte.
Così il rischio della staticità viene evitato sia attraverso l’azione del passato e le reazioni del presente sia attraverso il dinamismo del montaggio alternato delle scene e dei tempi. Possiamo anche aggiungere l’éscamotage di agganciare stimolanti riferimenti cinematografici ai dialoghi ed alle situazioni. Ad esempio, l’evocazione di Robertino del troisiano Ricomincio da tre serve a scuotere chi è troppo ingabbiato e auto imbranato, S’ha dda cagnà di Pino Daniele celebra il momento di uno stravolgente smascheramento di sentimenti, la musica dei Led Zeppelin accompagna l’assordante turbolenza che sta sconvolgendo in peggio una vita…
La storia, anzi le storie, sono ambientate nel mondo dell’alta borghesia, in una villa ricca ed elegante dove si festeggia il cinquantesimo compleanno di Luca, nella cittadina di Riolosolo, perla del turismo e del benessere. Non esiste in realtà una città con questo nome (evoca solo da lontano la bella Riolo), ma il nome fittizio è voluto perché aiuta a dare corpo alla metaforicità della vicenda.
Carlo è un brillante giornalista, un play boy abituato alle conquiste con il suo charme totale e con quel quid di colui che quasi non deve chiedere. È un uomo abituato ad amare la persona con cui sta e poi, dopo l’incontro, a mettere in ripostiglio tutto quell’amore. Non conosce ancora il piacere di stare con la persona che ama veramente. Eppure è lui l’uomo incantato che contempla la donna nell’alba dell’incipit… Sarà lei l’Itaca di questo Ulisse dell’amore?
Lei è Silvia, una donna che ha tutto con sé: bellezza, intelligenza, sensibilità, ed anche ricchezza, essendo la figlia del Presidente dell’Azienda, che le ha praticamente ingabbiato il futuro imponendole, oltre la sua volontà, di succedergli nella Presidenza. Questo manca a Silvia: la libertà dell’autonomia di scelta, perché lei vorrebbe fare ed essere altro. Eppure si è lasciata trascinare ed anche indurre ad un fidanzamento che vive supinamente, almeno fino al momento in cui sta per trasformarsi in matrimonio, il che la induce a dire il suo primo, decisivo no. Ma poi…
Il fidanzato di Silvia è Massimo, avvocato, ambizioso fino all’eccesso, che vede in lei lo strumento per la scalata sociale e che nelle sue ambizioni finisce col superare limiti e pudori. La sua filosofia è che il sesso è sempre un piacere che non causa danni, mentre l’Amore può farne e come, soprattutto diventare rivale dell’ambizione, valore primario. Il sesso per lui è una strada agevole, visto che di suo è un bell’uomo e della donna ha la visione veteromaschilista del “sono tutte puttane, tranne mia moglie, mia madre e le mie figlie”.
Pur essendo fidanzato di Silvia, Massimo è molto attratto da Sabrina, pittrice geniale, di successo, donna forte e indipendente, che ha avuto la fortuna di trovare in Luca, il padrone di casa, un mecenate convinto e di gran livello. Di suo, è forte e indipendente, e lo dimostra già in un dettaglio iniziale: ad esempio, quando, nel vedere Massimo che per parlarle di arte le mette pubblicamente una mano sulla gamba, senza cadere nell’eccesso della scenata lo incenerisce con calma chiedendogli semplicemente cosa c’entri l’Arte con la mano sulla coscia…
Non solo per gratitudine, ma per sincera ammirazione ed intima attrazione, Sabrina è innamorata non dichiarata di Luca, il festeggiato, uomo di grande successo e ricchezza (ha un orologio che da solo vale lo stipendio annuo di un suo dipendente). Eppure non è felice, perché è tormentato dal fallimento dei suoi matrimoni precedenti e si sente affettivamente un uomo irrisolto, che ha avuto spesso la forza di amare ma non il piacere di essere amato. Eppure la notte dei miracoli incide profondamente anche su di lui, facendogli apparire chiaro che è giunto il tempo di osare, di mettersi in discussione, di scendere in campo anche nell’amore per Sabrina, senza la mutilazione di mascherarsi dietro il semplice affetto.
In precedenza abbiamo fatto riferimento non a cinque, ma a sei, anzi sette protagonisti. In effetti, come non si può considerare protagonista una prostituta, Fina, che in quel lungo silenzio notturno, in fondo all’acqua gelida della sua situazione sociale ed esistenziale di solitudine affettiva e di emarginazione sociale, si fa riscaldare da un sia pur fuggente raggio di sole d’amore e di passione con un “cliente-amante per una notte”, che in fondo all’acqua gelida dell’improvvisa solitudine in cui si è reso conto di trovarsi ha bisogno proprio di un raggio di sole, sia pur illusorio, per non scoppiare di rabbia e di violenza?
Sono tra le scene più belle del libro queste, inserite più delle altre nel silenzio assordante della notte del destino, la notte del lockdown. Eccolo, il settimo e più incisivo protagonista, il lockdown, appunto: quelle notti, quei giorni senza rumore, a specchio con noi stessi, dove ogni gioco relazionale doveva fare i conti con quel deus ex machina che, sceso chissà da dove, in qualche modo imponeva ad ognuno per conto suo di fare i conti con la vita di prima e aprire un conto aperto con la vita del durante e soprattutto del dopo.
Quando si fanno questi conti non si parla più di ruoli o di economia, ma di sentimenti, percezioni, emozioni, coscienza, del livello di Amore e di Affetti conquistati o perduti.
Ma… attenzione! Così sembra voler concludere Vicente Barra: quei conti non valgono in eterno, ma devono valere seriamente per vivere, valorizzare,e non sciupare il susseguirsi di attimi vissuti senza alcuna unità temporale che li inquadri, che li regoli, ma liberi di esprimersi nella più totale autonomia. E queste non sono questioni politiche o sociali, sono cose personali, scelte di ognuno di noi, Nelle varie dimensioni del quotidiano, nell’Amore, che sia amore o Altro, nella Vita stessa. Che non è Altro, ma è l’unica, vera cosa tutta nostra …
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redazione | 14 Maggio, 2022
Cava de’ Tirreni (SA). Presentazione del libro “Anima post” di Pasquale Di Domenico
Significativo ed importante evento culturale, sociale e “identitario” a Santa Lucia di Cava de’ Tirreni.
Domenica 15 maggio 2022, alle ore 17, presso il Salone del Museo della Civiltà contadina sarà presentato il libro “Anima post – Famiglie luciane si raccontano” di Pasquale Di Domenico (Edizioni Noitré). Interverranno il Sindaco di Cava Vincenzo Servalli, l’Assessore alla Cultura Armando Lamberti, il Presidente dell’Associazione Giornalisti “Lucio Barone” Francesco Romanelli, il parroco di Santa Lucia don Beniamino D’Arco, il Parroco di Sant’Anna Padre Mimmo Spaduzzi, l’insegnante Tania Pezza, l’editrice Gabriella Palladino e naturalmente l’autore del libro Pasquale Di Domenico, che con i suoi scritti si è oramai consacrato come il Cantore della storia e dell’identità della frazione.
Le letture saranno affidate all’attrice Pia Lanciotti, che recentemente è stata protagonista di una puntata della serie di Montalbano ed ha recitato, tra gli altri, anche con il grande regista Ferzan Ozpetek. Gli intermezzi musicali saranno affidati ad soprano Margherita Amato e alla pianista Sara Germanotta. Introdurrà e condurrà Franco Bruno Vitolo.
L’iniziativa sarà ripetuta martedì 31 maggio al Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, in Piazza Abbro, con inizio alle ore 18.
Il titolo Anima post (cioè l’anima dopo), indica la chiave di ispirazione dell’opera, che idealmente proviene dalle generazioni passate ed è diretta alle generazioni future per conoscenza e formazione.
Il libro consiste in un viaggio emozionante ed emozionato tra le famiglie luciane e le loro storie: interviste dirette ai componenti di oggi, le vicende della famiglia dalle origini, eventuali tradizioni, leggende a loro riferite, le origini degli “scagnanomi”, l’ordine generazionale dei singoli componenti. Storie di famiglie diverse ma unite dai grandi valori identitari, indicati espressamente da Di Domenico: orgoglio forte, istinto passionale, fedeltà autentica, spirito di sacrificio e abnegazione estenuanti, attaccamento al dovere, al lavoro e alla famiglia.
Tante storie che insieme formano un tassello molto sostanzioso della storia di un’intera frazione.
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Tags: anima post, cava de' tirreni
redazione | 9 Maggio, 2022
Cava de’ Tirreni (SA). Presentazione del libro “La speranza progettuale”
Nuovo appuntamento per la Rassegna “Un libro (quasi) al giorno)”, promossa dall’Assessore alla Cultura Armando Lamberti. Mercoledì 11 maggio, alle ore 18, a Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, sarà presentato il saggio La speranza progettuale, di Tomàs Maldonado, nella riedizione curata da Raimonda Riccini (Ed. Feltrinelli).
Interverranno Vincenzo Servalli, Sindaco di Cava deì’ Tirreni, Armando Lamberti, Assessore alla Cultura, Raimonda Riccini, curatrice della pubblicazione
La conduzione sarà affidata ad Alberto Barone, architetto, che dialogherà con l’autrice.
L’iniziativa è organizzata in collaborazione con il Club dei Lettori.
La speranza progettuale è un libro che ha portato in Italia nel 1970 un discorso sull’ambiente che anticipa di decenni l’attuale dibattito, indicando fin da allora i grandi problemi che si affacciavano all’orizzonte: il degrado ambientale a causa dello sviluppo ipertrofico delle “popolazioni” di oggetti, merci, rifiuti, scorie. Per questo il saggio ha oltrepassato i confini del tempo ed è diventato un classico contemporaneo, anche perché accanto alla denuncia ha proposto un atteggiamento “progettante” e non rinunciatario, consapevole che è possibile “ricostruire su nuove basi la nostra fiducia nella funzione rivoluzionaria della razionalità applicata”.
Acqua, aria e suolo. Sono i tre elementi fondamentali del nostro ambiente fisico, sempre più degradato e maltrattato. La posta in gioco della nostra epoca è ritrovare un rapporto sostenibile con questi elementi senza deprimere la qualità della vita degli esseri umani che abitano il pianeta. Come farlo? È questa la sfida che deciderà il nostro futuro. In questo saggio visionario e proiettato in avanti nel tempo, il problema della catastrofe ecologica è messo in relazione alle violenze della razionalità tecnocratica, alle utopie e al conformismo della progettazione ambientale, alla scarsa autonomia degli intellettuali nella società del tardo capitalismo, al nichilismo giovanile e al rapporto cruciale tra progettazione e rivoluzione. Non si parla di natura, ma di ambiente umano: qui sta l’attualità politica della speranza progettuale.
Raimonda Riccini è professore ordinario all’Università Iuav di Venezia. Ha coordinato il dottorato in Scienze del design (2012-21) ed è stata vicedirettrice della Scuola di dottorato, per la quale ha ideato e curato Frid. Fare ricerca in design, il forum nazionale dei dottorati di Design; il Laboratorio di scrittura e l’Officina Editoriale Bembo OE, di cui è l’attuale direttore editoriale. Ha fondato e diretto la rivista scientifica “AIS Design. Storia e ricerche” (2013-21). Dal 2021 è Presidente di SID Società Italiana di Design.
Allieva e collaboratrice di Tomás Maldonado, ha curato la nuova edizione de La speranza progettuale. Ambiente e società (con M. Chiapponi, Feltrinelli 2022) e la raccolta di scritti Bauhaus (Feltrinelli 2019). Altre pubblicazioni recenti: I linguaggi dell’interazione: Olivetti e la Scuola di Ulm, in D. Fornari, D. Turrini (a cura), Identità Olivetti: spazi e linguaggi 1933-1983 (2021); Design e innovazione, in B. Pasa (a cura), Design e innovazione digitale (2021); Gli oggetti della letteratura: il design tra racconto e immagine (2017).
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Franco Bruno Vitolo | 2 Maggio, 2022
Cava de’ Tirreni (SA). Maggio ricco per la rassegna “Un libro (quasi) al giorno)”: dal 5 al 16 previsti quattro incontri
Dopo la sosta pasquale riprendono di gran carriera a Cava de’ Tirreni le presentazioni dei libri della rassegna Un libro (quasi) al giorno, promossa dall’Assessore alla Cultura Armando Lamberti e curata dal sottoscritto scrivente, Franco Bruno Vitolo.
Stimolanti e varie le proposte, che come sempre non riguardano solo scrittori del territorio. Ecco quelle previste dal 5 al 15 maggio.
5 maggio, ore 18 – Palazzo di Città – L’amore o altro?, di Vicente Barra (Europa Edizioni).
L’autore, prestigioso chirurgo ortopedico da poco pensionato con l’hobby della scrittura, racconta con empatica passione la storia di una notte molto particolare, l’ultima prima del lungo lockdown iniziato nel marzo del 2020. Attraverso una serie di circostanze e prese di coscienza personale gravitanti intorno alla festa di compleanno di un importante imprenditore, ricevono una svolta travolgente le storie di cinque persone e nascono stordenti momenti d’amore (o altro? Ai posteri….) destinati a lasciare un segno profondissimo nei protagonisti.
10 maggio, ore 18 – Palazzo di Città – La bimba col grembiulino bianco, di Antonella Alari Esposito (Ed. Il Quaderno). Organizzata in collaborazione con l’Associazione Giornalisti “Lucio Barone” e con l’Associazione “Frida”.
È la storia di Nina, documentarista affermata a livello internazionale, una donna intelligente, creativa, volitiva, ma dentro di sé tormentata e irrisolta a causa del grembiulino bianco che è ancora dentro di lei: un’infanzia tarpata da una madre nevrotica e anaffettiva. L’incontro, quasi casuale, con un grande amore di venti anni prima, a suo tempo tarpato da lei stessa e dalle sue nevrosi, sarà l’occasione sia di una fuga nel passato e dal passato sia di un viaggio verso sé stessa… E tante vite e tanti amori, con risvolti a volte sorprendenti e imprevedibili, ruoteranno intorno al suo cambiamento.
11 maggio, ore 18 – Palazzo di Città – La speranza progettuale, di Tomas Maldonando, riedizione a cura di Raimonda Riccini (Feltrinelli edizioni). Organizzata in collaborazione con Il club dei lettori.
Recupero editoriale di un classico della saggistica relativa all’ambiente umano ed alla salvaguardia del pianeta. Quando uscì, nel 1970, si colse e subito e fece molto discutere la sua dimensione visionaria e nello stesso tempo profetica, perché individuava la chiave del futuro nel rapporto tra l’uomo e l’acqua, l’aria e il suolo, i tre elementi essenziali dell’ambiente naturale, il cui degrado è favorito, secondo Maldonado, dalla razionalità tecnocratica e dal conformismo nelle progettazioni ambientali. L’autore riponeva le speranze di un possibile riscatto in una progettualità a lungo termine e fortemente alternativa alle tendenze vigenti. Ma intanto sono passati cinquant’anni e…
15 maggio, ore 17 – Museo Arti e Mestieri di Santa Lucia – Anima post – Famiglie luciane si raccontano, di Pasquale Di Domenico (Noitrè Edizioni)
Nella sua meritoria opera di recupero delle radici storiche e personali gravitanti tra Sant’Anna e Santa Lucia di Cava de’ Tirreni, Pasquale Di Domenico con uno scavo appassionato e coinvolgente recupera fatti e “fattarielli”, testimonianze, personaggi, immagini, genealogie di alcune tra le più significative famiglie di Santa Lucia, arricchendo preziosamente la tessitura dell’identità di una frazione speciale che, dal suo canto, ha fatto e fa la storia della Città di Cava.
Previa conferma ufficiale, del libro è prevista anche una seconda presentazione il 31 gennaio, a Palazzo di Città, alle ore 18.
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Franco Bruno Vitolo | 1 Aprile, 2022
Cava de’ Tirreni (SA). Le Ville di Rotolo e tre grandi artiste alla terza, magnifica tappa di “Camminare il paesaggio”
Terzo appuntamento a Cava de’ Tirreni con Camminare il paesaggio, la bella iniziativa di Aniello Ragone, Dario Cantarella e Geltrude Barba che sposa il benessere del camminare con il piacere della scoperta di luoghi a volte tanto nostri quanto sconosciuti, con l’arricchimento di performance teatrali ad hoc e il nutrimento della Storia, della Cultura, dell’Arte che nasce da questo ben saporito mix.
Dopo Badia e Castello, le Ville di Rotolo, cariche di storie e di bellezza, fiori di quella magnifica strada di verde e di sole realizzata dal Sindaco Trara Genoino nei primi anni del neonato Regno d’Italia. Tre perle, tre grandi donne protagoniste dell’Arte e della Letteratura: Villa Galise con la pittrice Pia Galise, Villa Marghieri con la scrittrice Clotilde Marghieri,Villa Ricciardi con la ceramista IreneKowaliska.
Appuntamento alle canoniche 9,30, sul declivio della Maddalena … e via, con Aniello e Dario a fare da sapienti e chiare guide e ciceroni e Geltrude a preparare le performance dei suoi pupilli.
Uno spettacolo puro, il giardino di Villa Galise, soprattutto per l’aereo panorama che si gode dai suoi belvedere: uno scenario da sballo che parte dallo squarcio sul mare di Vietri, si apre sull’apertura della Valle, vigilata a est da Monte San Liberatore e a ovest dalle propaggini della Molina e dalla deliziosa zona di Vetranto, estendendosi poi quasi a trecentosessanta gradi tra le file collinari fino all’incrocio con la Piana del Sarno. All’estremità orientale, quella palazzina della Villa che ne ha vista, di storia, dai Casaburi che hanno il nome al casale di Rotolo fino ai Di Martino di oggi, passando per i decenni che hanno visto fiorire qui la famiglia Galise. È qui che ha abitato la pittrice Pia Galise, una delle figure artistiche femminili più rilevanti della prima metà del secolo scorso, oltre che nonna della star nazionale del musical Renata Fusco e madre della scrittrice-pittrice Elvira e della musicista-regista teatrale Clara Santacroce. Una pittrice che sapeva sposare la tradizione del figurativo con le moderne sfumature tonali che fanno qualità e generano emozione. A lei qualche anno fa la Provincia di Salerno ha dedicato una magnifica monografia , a lei la Commissione Toponomastica, quando esisteva nel corso della precedente consiliatura, ha deciso di dedicare una strada, che a lei sarà effettivamente dedicata se e quando la Commissione tornerà ad esistere.
In questa Villa, soggiornarono i soldati durante l’ultima guerra, qui il pittore Matteo Apicella fece il ritratto della ricamatrice Ersilia Manzo, che è stato riscoperto recentemente da Anna Ferrara e Stefano Esposito, come è stato spiegato dallo stesso Esposito e dal consigliere comunale Eugenio Canora, nel presentare l’opuscolo “Le vite di Villa Galise”, che racconta l’episodio e che è stato da lui curato, insieme con i due scopritori, con Lucia Avigliano, Giuseppe Apicella e lo scrivente Franco Bruno Vitolo.
Qui hanno soggiornato grandi personaggi, come il Conte di Harach, Viceré della Corte di napoli, qui ospitato per assistere al tradizionale e spettacolare “gioco dei colombi”, che aveva uno dei suoi centri proprio intorno alla Torretta della famiglia Casaburi.
E qui la vita era piacevole e salutare per tutti gli ospiti, come ha ricordato con la solita abilità e la voce chiara e potente l’attore Pietro Paolo Parisi in veste talare.
Dopo il bagno di sole e di verde, il gruppo si è diretto nella zona alta di Rotolo, fino a Villa Marghieri, che oggi è un suggestivo condominio, ma una volta era abitata solo dalla famiglia Marghieri, all’interno della quale spicca la figura di Clotilde Marghieri, scrittrice di lusso della seconda metà del secolo scorso. Come ha spiegato Dario Cantarella, che ha anche letto alcuni suoi brani, è autrice tra l’altro di importanti, tra cui spiccano “Amati enigmi”, con cui vinse nel 1974 il Premio Viareggio, “Lo specchio doppio”, carteggio di trent’anni di scambi epistolari con il grande critico d’arte Bernard Berenson, e “Vita in villa”, un diario che la fece notare dal tutto il mondo della critica letteraria. Il primo e il terzo di questi libro, è giusto ricordarlo, sono stati pubblicati a suo tempo anche dal nostro Avagliano, sempre pronto a fiutare le opere di qualità e di successo.
Quindi, gran passerella finale a Villa Ricciardi, dal 1973 sede de “La nostra famiglia” (centro di rieducazione per bambini affetti da problemi neurologici) per donazione della famiglia Ricciardi. Con il suo grandissimo e spettacolare parco abbracciato alla collina e la svettante struttura architettonica incentrata su una deliziosa torretta, .è una delle ville metelliane più belle e affascinanti. Ed è anche una delle più ricche di storia. Basti pensare che è stata alla fine della seconda Guerra Mondiale sede del governo greco in esilio, ospitando tra gli altri il poeta Giorgio Seferis, futuro premio Nobel, allora soldato, che da qui scrisse un’ode bellissima alla nostra Cava, ricordata per l’occorrenza da Lucia Avigliano, come sempre sul pezzo quando si tratta di rievocare le storie cavesi.
In un angolo giardino a stadio, è stata ricordata dal prestigioso studioso e critico d’arte Vito Pinto la figura della grande ceramista polacca Irene Kowaliska, che ha soggiornato a lungo dalle nostre parti lasciando tracce splendenti della sua arte, come il magnifico pavimento decorato di Villa Ricciardi, da poco reso noto al grande pubblico ma realizzato nel 1939, di cui è stato esposto un frammento. È ricco di grazia, di atavica e quasi primitiva armonia, di moderne stilizzazioni in perfetto connubio con il realismo della ceramica tradizionale vietrese. Per di più con tratti simbolici evocanti l’identità ebraica crea un garbato ma netto e significativo elemento di contestazione nei confronti del nazismo, da cui lei e il compagno, Wegner, erano dovuti fuggire.
Al termine, la Kowaliska si è materializzata nella figura attoriale di Teresa Accarino, che con limpida grazia ha elevato il suo inno personale alla bellezza del colore, della creatività, della manipolazione della terra cotta, pura energia vitale.
Quindi, un congedo particolare, con l’estrazione di numeri tra i presenti per distribuire riproduzioni di piatti con figure della Kowaliska, opera del ceramista Falcone. A moltiplicare il tasso di emozione di una mattina già tanto carica di vibrazioni, il saluto emozionato di Yelena, una giovane ucraina che per varie vicende ha trovato a Cava una seconda famiglia. Affettuosissimo l’abbraccio da parte di tutto il pubblico, che con lei ha condiviso le terribili sofferenze della sua terra martirizzata. E per questo ha anche sottolineato con un caldissimo applauso il gesto della vincitrice di uno dei piatti, che lo ha donato proprio a Yelena. Per lei, un raggio di sole nell’acqua fredda di questi tempi… ma quanta speranza può essere coltivata in quell’abbraccio ed in quel piatto!
E così, nel segno proprio della speranza e della solidarietà, ci si è dati appuntamento per la visita del Borgo, il 3 aprile prossimo.
Il paesaggio continua a parlare, ma siamo noi che non dobbiamo mai smettere di ascoltarlo…
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