cronaca
Inquinamento:Carabinieri e Guardie Ambientali AK denunciano i titolari di due frantoi oleari
SALERNO. Al fine di contrastare il fenomeno degli illeciti smaltimenti di reflui provenienti dalla lavorazione delle olive, il Comando Stazione Carabinieri di Campagna, nell’ambito di una più vasta attività di controllo del territorio finalizzata al contrasto dell’inquinamento, unitamente al personale tecnico del Nucleo Provinciale Guardie Ambientali Accademia Kronos, ha attivato una serie di verifiche che hanno consentito di accertare che i titolari di alcuni frantoi oleari attraverso articolati sistemi di tubazioni interrate, troppo pieno e saracinesche non autorizzate, smaltivano illecitamente le acque di lavaggio e le acque di vegetazione provenienti dalla molitura delle olive in alcuni corsi d’acqua che più a valle confluivano nel fiume Sele. Gli accertamenti tecnici durati diverse ore, grazie alla professionalità dei militari e del personale volontario del Nucleo Provinciale Guardie Ambientali AK ma, soprattutto all’impiego di particolari traccianti (fluoresceina, una polvere di colore rosso che a contatto con l’acqua diventa verde fluorescente), sono riusciti a scoprire le tubazioni interrate attraverso le quali venivano illegalmente smaltiti a grandi distanze dagli impianti i reflui inquinanti. Al termine del primo controllo che ha consentito di sottoporre a sequestro le condotte illecite, il titolare dell’opificio è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per i reati di illecito smaltimento e danneggiamento. Un particolare ringraziamento all’Arma dei Carabinieri per il costante impegno a tutela del territorio e dell’ambiente
Operazione Torpedo: in beneficenza oltre 100 kg. di pesce spada e tonno rosso
SALERNO. Nella giornata di oggi, i militari della locale Capitaneria di porto, agli ordini del Capitano di Vascello Giuseppe Menna, hanno concluso un’importante operazione di polizia marittima, denominata “Torpedo” a tutela della salute pubblica e delle risorse ittiche di specie protette, quali il tonno rosso ed il pesce spada, a contrasto di attività di pesca illecita, rilevata soprattutto nelle acque antistanti la Costiera Amalfitana.
In particolare, l’attività posta in essere ha portato complessivamente al sequestro di un quantitativo di tonno pari a circa 100 kg, in parte rinvenuto occultato tra gli scogli del litorale di Maiori. L’operazione, che ha visto impiegati 10 militari della Guardia Costiera di Salerno congiuntamente al personale degli Uffici Locali Marittimi di Amalfi e Maiori, è stata condotta anche nelle prime ore dell’alba al fine di osservare i movimenti degli uomini di guardia, complici dei pescatori di frodo.
Gli esemplari di tonno rosso sequestrati (thunnus thynnus), della lunghezza massima di circa 40 cm, sono una specie animale allo stato giovanile protetta. La normativa comunitaria, infatti, impone precise e restrittive norme per la cattura del tonno rosso, i cui quantitativi si sono considerevolmente ridotti portando l’esemplare a rischio di estinzione. E’ infatti vietata la pesca di esemplari inferiori a 30 kg o inferiore a 115 centimetri di lunghezza, in modo da tutelare le risorse biologiche.
Durante tutta l’attività, il personale dell’Azienda Sanitaria Locale chiamato ad intervenire ha certificato l’idoneità del pescato al consumo umano e pertanto lo stesso è stato donato in beneficienza ad Istituti ONLUS operanti sul territorio Salernitano.
Tale operazione si inserisce nella più ampia attività di contrasto alla pesca illegale che da tempo la Capitaneria di Porto ha in essere e che ha consentito di arginare in modo significativo tale condotta illecita. Nell’ambito della suddetta “operazione torpedo”, i militari della Guardia Costiera sono stati impegnati per oltre 20 giorni e hanno effettuato controlli e sequestri a carico di pescatori abusivi di totani e di pesce spada, nelle acque antistanti le località Conca dei Marini e Furore. All’esito delle attività sono stati sequestrati attrezzi da pesca non previsti dalla normativa sulla pesca sportiva e prodotti ittici, per un totale di circa 20 kg di totani e 40 kg di pesce spada pescato abusivamente. In totale sono stati elevati cinque verbali amministrativi per un valore complessivo di oltre 10.000 euro. Le ispezioni della Capitaneria di Porto, inoltre, sono state estese anche alle pescherie ed ai ristoranti, al fine di verificare che non vengano commercializzati illegalmente i tonni sottomisura.
I controlli della Capitaneria di Porto continueranno senza sosta, e saranno impiegati sia i mezzi navali che quelli terrestri della Guardia Costiera, al fine di tutelare una risorsa fondamentale per la ripopolazione di una specie ittica oggetto di pesca indiscriminata e per garantire la salvaguardia dei consumatori.
Manifestazione per i tre cani torturati ed uccisi
MONTECORVINO ROVELLA (SA). A distanza di un mese e mezzo dall’agghiacciante ritrovamento di tre cani impiccati nei pressi del santuario della Madonna dell’Eterno a Montecorvino Rovella, domenica 8 ottobre, dalle ore 11.00, in piazza Beato Giovanni, rappresentanti del comitato spontaneo “Uniti per Chicca”, nato a Salerno in seguito all’uccisione di una cagnolina massacrata a calci lo scorso febbraio in un quartiere periferico della città, si uniranno al presidio organizzato per mantenere alta la richiesta di giustizia anche per loro, vittime di un atto tanto vile quanto particolarmente lucido e atroce.
Insieme ad “Uniti per Chicca” e alle Associazioni Animalisti Italiani Onlus, Associazione U.N.A. “Carmine Longo”, Lega Nazionale per la Difesa del Cane – Sez. Salerno, Associazione Quattro Zampe Forever, Ente Nazionale per la Protezione degli Animali e WWF (Fondo Mondiale per la Natura), i volontari del territorio e dei Comuni limitrofi parteciperanno a questa manifestazione per non dimenticarli, per chiedere che la giustizia faccia il suo corso individuando al più presto gli autori di tale scempio, ma anche per pretendere dalle Istituzioni, ovvero dall’amministrazione comunale e dalla competente ASL Veterinaria, l’adempimento dei loro obblighi.
Ciò che si rende necessario e urgente, oggi, è un capillare censimento ed un costante monitoraggio della popolazione canina: controllo dei microchip, sanzioni per i possessori di cani che non lo hanno e per coloro che li detengono ancora a catena ed in cattive condizioni igienico-sanitarie. Va costituita una task force di controllo comunale, con verifiche serrate fin dentro le abitazioni private, punendo di non si attiene alle leggi. Chi fa partorire il proprio cane ha l’obbligo di non cedere i cuccioli prima dei due mesi e di far inserire loro il microchip.
Dalla legge della Regione Campania 16/2001: “L’iscrizione deve avvenire entro il termine di 60 giorni dalla nascita o dal possesso del cane. (…) Chiunque ometta di iscrivere il proprio cane all’Anagrafe è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma fino a 464,81 euro”.
Montecorvino Rovella è, infatti, una realtà rurale, come tante nella provincia a sud di Salerno, in cui i volontari, singoli o appartenenti ad associazioni animaliste, qui non hanno vita facile: si adoperano, praticamente senza aiuti, per salvare sul posto i cani ed evitare loro il trasferimento in strutture convenzionate, spesso distanti molte decine di chilometri; si ritrovano a doverli sterilizzare a proprie spese e ad affrontare, da soli, l’intollerante di turno, chi li abbandona e, non ultimo, chi fa partorire il proprio cane e pretende poi che siano i volontari a sistemare i loro cuccioli. Un volontariato che ha un conseguente, notevole beneficio, per le casse comunali.
Se uno o più criminali hanno avuto modo di compiere una simile atrocità, questo è stato possibile anche perché si trattava di cani “invisibili”. Animali non microchippati, dunque di nessuno, che non esistevano ufficialmente né come cani liberi, né tantomeno come animali padronali. Eppure, di taglia grande, non potevano non essere stati notati in precedenza. Erano randagi? Vivevano in strada oppure provenivano da aziende o terreni privati? Sono stati le vittime sacrificali di una vendetta tra vicini? O magari erano “colpevoli” di aver ucciso, per fame, qualche animale da cortile?
Probabilmente non lo sapremo mai, complice un’omertà diffusa. Ma dove sono le Istituzioni che hanno il dovere di monitorare i cani sul territorio? Perché la Legge Regionale 24 novembre 2001 n. 16, che stabilisce i compiti di Sindaci e Veterinari delle ASL, è puntualmente disattesa? Si rende più significativa che mai, quindi, alla manifestazione di domenica prossima, la presenza del sindaco Egidio Rossomando, di una sua delegazione e dei dirigenti della locale azienda sanitaria veterinaria.
L’Ente Monte Castello fa chiarezza sul mancato sparo dei fuochi pirotecnici dal Colle di Sant’Adjutore
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Partecipata conferenza stampa stamattina, lunedì 26 Giugno 2017, a Palazzo di Città, dell’Ente Monte Castello sulla appena conclusa 361ª edizione dei Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento.
A tracciare il bilancio è stato il presidente dell’Ente, Mario Sparano, al suo fianco il Sindaco Vincenzo Servalli che ha rinnovato il pieno appoggio ed anzi ha offerto nuovo sostegno al Comitato per la prossima edizione della più importante ricorrenza religiosa della Città: la Festa della Santa Patrona Maria Incoronata dell’Olmo.
Alla conferenza stampa, nata dalla necessità di chiarire le motivazioni circa l’esiguità dei fuochi pirotecnici sparati sul colle di Sant’Adjutore sabato scorso, nonché per dare fine ai soliti chiacchiericci di piazza, hanno partecipato tutti i cronisti della carta stampata, on-line e radio-televisive, oltre ad Assessori e Consiglieri comunali ed un vasto stuolo di cavesi.
Il Sindaco ha rappresentato che un cavese, in forma anonima, ha determinato l’attivazione di un’azione di polizia giudiziaria, da stabilirsi poi se suffragata da fatti costituenti reato o illecito amministrativo.
Tale azione ha comportato, da parte dell’Arma di Carabinieri, il sequestro dei fuochi che erano conservati “a bordo” del furgoncino adibito al trasporto degli stessi.
Il Presidente Sparano ha esibito tutta la documentazione che comprovava il lecito sparo dei 50 Kg. di fuochi, così come autorizzati dal locale Commissariato di P.S. ed esplosi sabato 24 scorso, pagati anticipatamente con suo assegno personale di 7,500 €., ma ha anche mostrato il verbale di sequestro di kg. 51,600 di fuochi, per i quali l’Ente Montecastello era in attesa di ricevere la prescritta autorizzazione da parte del locale Commissariato, e che gli investigatori hanno rinvenuto a bordo del camioncino del fuochista professionista e non a terra pronti all’uso, né armati nei mortai per l’utilizzo pirotecnico.
In effetti l’Ente era stato autorizzato all’utilizzo, come per legge, a 100 kg. di fuochi pirotecnici, divisi in parti eguali tra i due fuochisti assunti per i festeggiamenti dal Monte di Sant’Adiutore.
Venendo meno uno dei fuochisti si era chiesto, sempre in via ufficiale, che i 50 kg. assegnati alla ditta rinunciataria fossero utilizzati dal fuochista superstite, quindi per un totale di 100 kg., per cui si attendeva l’autorizzazione per poterne fare l’utilizzo per cui erano stati confezionati.
Il Sindaco della città presente, al momento del sequestro, sul luogo adibito allo sparo, era in contatto costante, telefonico, con la Prefettura in attesa di ricevere il via libera all’utilizzo dei 50 kg. stivati nel furgone di trasporto, ovviamente parcheggiato nel piazzale autorizzato allo sparo.
Il sequestro operato ai sensi dell’art. 354 del Codice di Proceduta Penale, detto in gergo “sequestro conservativo”, mira a che le tracce e le cose pertinenti il reato siano conservate e che lo stato dei luoghi e delle cose non venga mutato prima dell’intervento del Pubblico Ministero, ma a tal punto una prima domanda è d’obbligo: “La detenzione di Kg. 51,600 di fuochi, su un camioncino di un fuochista professionista, costituisce reato o illecito amministrativo?
Ma la domanda è anche un’altra: “Potevano le Forze dell’Ordine sequestrare i fuochi pirotecnici stivati in un furgoncino, quindi non sul suolo pubblico, e non armati per lo sparo?”
Gli investigatori si sono attivati in seguito ad una segnalazione anonima, allora ci poniamo la seconda domanda: “L’art. 333, terzo comma, del vigente Codice di Procedura Penale sancisce espressamente che: “Delle denunce anonime non può essere fatto alcun uso, salvo quanto disposto dall’art. 240 del C.P.P.,”
Ma vediamo cosa sancisce questo articolo: “I documenti che contengono dichiarazioni anonime non possono essere acquisiti né in alcun caso utilizzati, salvo che costituiscano corpo del reato”
Intanto la serenità del Presidente dell’Ente e quella del Sindaco della città hanno fatto sì che la conferenza fosse aperta ad una discussione continua tra loro e la stampa presente.
“Bisogna recuperare il senso ed il sentimento religioso dei cavesi verso il Santissimo Sacramento – afferma il presidente Sparano – Facciamo nostra l’esortazione dell’Arcivescovo Soricelli di aver ben chiaro il miracolo eucaristico all’origine dei festeggiamenti e di perpetuarne la memoria nel cuore di ognuno di noi. Ma per fare questo c’è bisogno che tutti faccia la propria parte, il Comitato e l’Amministrazione la fanno, gli altri si devono impegnare di più. Purtroppo ci si riempie la bocca del Santissimo Sacramento ma all’atto pratico troppi non muovono un dito”.
Il presidente Sparano ha sottolineato anche che è venuto meno l’impegno nella tradizionale questua per il sostegno economico delle tante iniziative del programma di eventi e per i fuochi pirotecnici ed anche la partecipazione collettiva ai riti religiosi come la Processione al Monte, ma non solo.
“Quest’anno – ha aggiunto Sparano – il Comitato e quindi la Città ha subìto un vero e proprio atto di sabotaggio da parte di chi, per ripicca e cattiveria, ha cercato di boicottare i fuochi pirotecnici, riuscendoci in parte. Si sono dette un sacco di sciocchezze sui pagamenti che invece sono tutti regolari, anzi, quest’anno il Comitato ha pagato in anticipo i fuochi. Addirittura, anonimi hanno segnalato ai Carabinieri un presunto illecito, paventando un quantitativo di fuochi superiore al consentito. La verità è che il secondo fuochista, tre giorni prima, diciamo inspiegabilmente, si è tirato indietro e il quantitativo sequestrato dai Carabinieri era quello a lui destinato per il quale era stata richiesta una integrazione per autorizzarne l’impiego da parte dell’unico fuochista rimasto. Ciò non è stato possibile e alla fine è stato sparato quanto era stato concesso”.
Dalla conferenza è emerso anche che non pochi fuochisti, molti non cavesi, ad esito della richiesta dell’Ente Montecastello, si sono rifiutati di venire a Cava de’ Tirreni per lo sparo a chiusura dei Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento, ma è emerso anche che sul Colle di Sant’Adjutore, prima di sabato 24 scorso, si sono verificati incendi di sterpaglie e la rottura delle condotte d’acqua, utili allo spegnimento degli incendi, vogliamo farli passare come due casualità?
“Quest’anno – afferma il Sindaco Vincenzo Servalli – sono successi episodi sui quali vogliamo fare piena luce. Chiederò anche all’Arcivescovo Soricelli di esaminare quanto accaduto e per riportare in tutti gli ambiti, soprattutto quello religioso, un clima di serenità e concordia ed eliminare quelle derive che alimentano cattiverie, intrighi, risentimenti da parte di chi ha completamente smarrito il senso del proprio ruolo ed ancor più grave fomenta odio. Ribadisco quello che ho sostenuto da sempre, i festeggiamenti per il SS. Sacramento e per la nostra Patrona, che sono l’espressione del sentimento religioso secolare dei cavesi ed è nostro compito sostenerli e difenderli.
Alla fine dei lavori si è avuta la chiara percezione del mandante del sabotaggio perpetrato non al Sindaco ma all’intera città, e anche il nome, detto tra i denti, dell’esecutore materiale della “falsa” denuncia.
Cavesi ospiti di una città che non amano.
Stiamo assistendo alla costituzione di un nuovo clan camorristico?
(Livio Trapanese, Redazione Vivimedia.eu)
La GDF sequestra una tonnellata di frutti di mare ed un impianto abusivo di stoccaggio
NAPOLI. Nell’ambito degli interventi volti alla tutela del territorio e dell’ambiente, i militari del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli hanno sventato un serio pericolo per la salute pubblica, rinvenendo e sottoponendo a sequestro una tonnellata di frutti di mare non idonei al consumo umano, stoccati in undeposito allestito clandestinamente nell’hinterland puteolano. Il prodotto, dal valore stimato di circa 20.000 euro, sarebbe stato destinato al mercato nero, con molta probabilità esercizi commerciali compiacenti della zona ed ignare famiglie.
Più precisamente, all’alba del 31 marzo scorso, militari della Stazione Navale di Napoli – all’esito di una mirata attività investigativa – hanno individuato, in località Monteruscello del comune di Pozzuoli (NA), un deposito di frutti di mare, provvisto di impianto di stoccaggio e raffrescamento regolarmente funzionante. Il prodotto ittico – una tonnellata circa di molluschi fra telline, ostriche, noci bianche, fasolari, cannolicchi e vongole, oltre ad altri 10 kg. di datteri di mare, questi ultimi oggetto di divieto assoluto di pesca – era conservato, immerso in acqua di mare, nelle numerose vasche dell’impianto.
Grazie anche ai controlli congiunti effettuati dal personale tecnico-sanitario della A.S.L. Napoli 2 Nord, è stato possibile accertare che il deposito era sprovvisto delle necessarie autorizzazioni e che i molluschi non erano idonei al consumo umano in quanto sia raffrescati con acqua non sottoposta al previsto monitoraggio chimico-fisico e microbiologico, sia privi della documentazione di tracciabilità/rintracciabilità della filiera di pesca.
Pertanto, verificata la mancanza dei requisiti igienico-sanitari, e quindi il potenziale rischio per la salute pubblica, è seguito il sequestro di tutto il prodotto ittico illegalmente detenuto e dello stesso impianto di stoccaggio, mentre i responsabili sono stati denunciati, a piede libero, alla competente Autorità Giudiziaria.
I frutti di mare sequestrati, ancora vivi e vitali, sono stati successivamente trasportati, con l’ausilio di un mezzo navale del Corpo, al largo delle acque profonde del golfo di Napoli per essere distrutti mediante rigetto in mare.
La descritta operazione di servizio è solo l’ultima della serie di incessanti, intense attività di contrasto al fenomeno della pesca di frodo perpetrata lungo il tratto di costa che si estende dal litorale domitio sino alla penisola sorrentina e che, nella decorsa annualità e nei primi mesi del 2017, ha portato, complessivamente, al sequestro di 58 tonnellate di prodotto ittico e di 500 attrezzi utilizzati per l’attività illecita, nonché alla denuncia all’Autorità Giudiziaria di 21 responsabili ed alla contestuale irrogazione di sanzioni amministrative per 189.000 euro.
La presenza costante – nelle acque costiere e nel territorio della Campania – di unità navali, aeree e terrestri del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, impegnate assiduamente nell’assolvimento dei compiti istituzionali di polizia economico-finanziaria, costituisce la garanzia del contrasto alle condotte ed ai traffici illeciti, finalizzati alla realizzazione di indebiti profitti in violazione delle norme tributarie, a danno dell’incolumità e della salute pubblica.
Nell’ambito degli interventi volti alla tutela del territorio e dell’ambiente, i militari del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli hanno sventato un serio pericolo per la salute pubblica, rinvenendo e sottoponendo a sequestro una tonnellata di frutti di mare non idonei al consumo umano, stoccati in undeposito allestito clandestinamente nell’hinterland puteolano. Il prodotto, dal valore stimato di circa 20.000 euro, sarebbe stato destinato al mercato nero, con molta probabilità esercizi commerciali compiacenti della zona ed ignare famiglie.
Più precisamente, all’alba del 31 marzo scorso, militari della Stazione Navale di Napoli – all’esito di una mirata attività investigativa – hanno individuato, inlocalità Monteruscello del comune di Pozzuoli (NA), un deposito di frutti di mare, provvisto di impianto di stoccaggio e raffrescamento regolarmente funzionante. Il prodotto ittico – una tonnellata circa di molluschi fra telline, ostriche, noci bianche, fasolari, cannolicchi e vongole, oltre ad altri 10 kg. di datteri di mare, questi ultimi oggetto di divieto assoluto di pesca – era conservato, immerso in acqua di mare, nelle numerose vasche dell’impianto.
Grazie anche ai controlli congiunti effettuati dal personale tecnico-sanitario della A.S.L. Napoli 2 Nord, è stato possibile accertare che il deposito era sprovvisto delle necessarie autorizzazioni e che i molluschi non erano idonei al consumo umano in quanto sia raffrescati con acqua non sottoposta al previsto monitoraggio chimico-fisico e microbiologico, sia privi della documentazione di tracciabilità/rintracciabilità della filiera di pesca.
Pertanto, verificata la mancanza dei requisiti igienico-sanitari, e quindi il potenziale rischio per la salute pubblica, è seguito il sequestro di tutto il prodotto ittico illegalmente detenuto e dello stesso impianto di stoccaggio, mentre i responsabili sono stati denunciati, a piede libero, alla competente Autorità Giudiziaria.
I frutti di mare sequestrati, ancora vivi e vitali, sono stati successivamente trasportati, con l’ausilio di un mezzo navale del Corpo, al largo delle acque profonde del golfo di Napoli per essere distrutti mediante rigetto in mare.
La descritta operazione di servizio è solo l’ultima della serie di incessanti, intense attività di contrasto al fenomeno della pesca di frodo perpetrata lungo il tratto di costa che si estende dal litorale domitio sino alla penisola sorrentina e che, nella decorsa annualità e nei primi mesi del 2017, ha portato, complessivamente, al sequestro di 58 tonnellate di prodotto ittico e di 500 attrezzi utilizzati per l’attività illecita, nonché alla denuncia all’Autorità Giudiziaria di 21 responsabili ed alla contestuale irrogazione di sanzioni amministrative per 189.000 euro.
La presenza costante – nelle acque costiere e nel territorio della Campania – di unità navali, aeree e terrestri del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, impegnate assiduamente nell’assolvimento dei compiti istituzionali di polizia economico-finanziaria, costituisce la garanzia del contrasto alle condotte ed ai traffici illeciti, finalizzati alla realizzazione di indebiti profitti in violazione delle norme tributarie, a danno dell’incolumità e della salute pubblica.