Aprile, 2013
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SALERNO. Summit con i Comuni salernitani sul Decreto Debiti della P.a., Mancusi: “Ora un documento comune per segnalare tutte le criticità”
Si è tenuto stamane a Palazzo Sant’Agostino l’incontro convocato dall’assessore provinciale al Bilancio, Amilcare Mancusi, allo scopo di approfondire le problematiche e le opportunità connesse all’attuazione del decreto n. 35 dell’ 8 aprile 2013 “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione”. Presenti diversi sindaci ed assessori al Bilancio dei Comuni della provincia di Salerno, ma soprattutto i relativi responsabili dei Servizi Finanziari, che hanno animato un confronto molto interessante sulle complesse procedure a cui le pubbliche amministrazioni sono chiamate ad adempiere, in tempi molto serrati, con l’obiettivo di estinguere i debiti “certi, liquidi ed esigibili” alla da
ta del 31 dicembre 2012.
All’incontro ha preso parte anche la dottoressa Marina Fronda, Dirigente del Settore Finanziario della Provincia, che ha fornito preziose indicazioni agli addetti ai lavori dei comuni salernitani, alle prese con le non poche criticità riscontrate nel testo del decreto.
«Quella che si è evidenziata in particolare è la difficoltà dei piccoli Comuni, che tra l’altro sono moltissimi nella nostra provincia – spiega Mancusi – ed hanno problemi non tanto di debiti, quanto di liquidità per la spesa corrente, dal momento che vantano molti crediti con la Regione Campania e non hanno convenienza a ricorrere alla Cassa Depositi e Prestiti, per non condizionare pesantemente anche i propri bilanci futuri».
Un problema che riscontra anche l’Amministrazione provinciale che, come i Comuni, ha anticipato molte risorse per opere finanziate dalla Regione Campania, la quale dovrebbe ora, per effetto del decreto, provvedere a pagare i debiti accumulati nei confronti degli altri enti locali.
«Questa ed altre problematiche, emerse nel corso del dibattito, che ha pienamente centrato il nostro obiettivo di tirare le fila e fare fronte comune – conclude Mancusi – confluiranno ora in un documento di sintesi delle proposte, che affideremo all’Anci e a tutti i parlamentari salernitani, ovviamente prima della conversione in legge».
NAPOLI. Nella Finanziaria 2013. Novità per il recupero dei sottotetti.
Con il via libera alla manovra Finanziaria 2013 il Consiglio regionale della Campania modifica la normativa sul recupero a fini abitativi dei sottotetti. Ad annunciarne le interessanti ricadute per il territorio è il consigliere regionale Giovanni Baldi. “Abbiamo approvato nella nuova Finanziaria un’importante modifica all’art. 3 della legge regionale n° 15 del 2000. Il recupero abitativo dei sottotetti sarà permesso in caso di altezza media interna di due metri e venti centimetri e con una altezza minima della parete di un metro e quaranta. Precedentemente l’altezza media richiesta era di due metri e quaranta centimetri. Questa modifica permetterà sicuramente di incrementare le superfici recuperabili ad esigenze abitative”. Queste le modifiche integrali introdotte dalla Finanziaria alla legge 15/2000:
“144) Il recupero abitativo dei sottotetti realizzati alla data di entrata in vigore della presente legge è ammesso alle condizioni di cui all’articolo 3 della legge regionale 28 novembre 2000, n. 15.
145) Al comma 1 dell’articolo 3 della legge regionale n. 15 del 2000, la lettera c) è sostituita dalla seguente:
“c) l’altezza media interna, calcolata dividendo il volume interno lordo per la superficie interna lorda, non può essere inferiore a metri 2,20. In caso di soffitto non orizzontale, fermo restando le predette altezze medie, l’altezza della parete minima non può essere inferiore a metri 1,40. Gli eventuali spazi di altezza inferiore al minimo, da non computarsi ai fini del calcolo dell’altezza media interna, sono chiusi mediante opere murarie o arredi fissi e ne può essere consentito l’uso come spazio di servizio destinato a guardaroba ed a ripostiglio. In corrispondenza delle fonti di luce diretta la chiusura di tali spazi non è prescrittiva. Per i locali con i soffitti a volta l’altezza media è calcolata come media aritmetica tra l’altezza dell’imposta e quella del colmo della volta stessa, misurata dal pavimento al loro intradosso con una tolleranza fino al 5 per cento.”.
ASCEA MARINA (SA). Sigilli ad un imponente villaggio turistico. 95 minialloggi sequestrati.
La Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Salerno ha effettuato un maxi sequestro di immobili all’interno di una importante struttura turistica della costiera cilentana.
L’operazione si è svolta nell’ambito dei controlli finalizzati alla tutela dell’ambiente ed alla salvaguardia del demanio e delle entrate dello Stato, disposti dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli.
I finanzieri del Reparto navale salernitano, con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Paesaggistici di Salerno e dei militari della Brigata della Guardia di Finanza di M. Casal Velino, hanno operato un accurato controllo alla struttura turistica, rinvenendo numerose irregolarità costituenti reato: infatti, è stato posto sotto sequestro un cantiere edile con lavori in corso per la realizzazione di una struttura di 300 metri quadri in assenza dei necessari titoli autorizzativi.
Ma le violazioni maggiormente significative sono state riscontrate su di un’area di oltre 30.000 metri quadrati, nella quale erano sistemati tre lotti di unità abitative destinate ad ospitare i turisti durante la stagione estiva.
Le unità erano state sistemate dichiarandone la natura di “case mobili”, ossia strutture in grado di essere rimosse in ogni momento dalle piazzole, lasciando liberi gli spazi occupati.
Lo scopo per cui le unità sono realizzate in questo modo è quello di aggirare le norme che impongono il rilascio dei titoli previsti per l’edificazione, poiché la legislazione regionale consente, per l’appunto all’interno dei villaggi turistici, l’allestimento di un certo numero di cosiddette “case mobili”.
Nel caso di specie, le unità abitative di “mobile” avevano ben poco: si trattava di strutture dotate tutte di stabile allacciamento ad impianti idrici, fognari e di alimentazione del gas; molte di esse, inoltre, erano circoscritte o annesse ad opere murarie stabili o tali da dover essere necessariamente demolite per poter provvedere alla movimentazione delle “case”, o addirittura realizzate interamente in muratura.
Unica caratteristica, che avrebbe dovuto far ritenere i moduli case mobili, era la presenza al di sotto di essi, di due minuscoli ruotini, il cui stato di evidente usura appariva tale da lasciare pochi dubbi sull’inidoneità degli stessi a garantire l’effettiva mobilità delle strutture.
In buona sostanza: fatta la legge, trovato l’inganno! La presenza dei dispositivi di rotazione, di cui peraltro non erano muniti tutti i moduli abitativi descritti, costituiva il chiaro ed evidente stratagemma per poter eludere la vigente normativa, realizzando delle strutture a tutti gli effetti stabili, senza munirsi dei prescritti titoli abilitativi, di cui al D.P.R. 6 giugno 2001, n.380.
Al termine dei controlli, i finanzieri hanno posto sotto sequestro 95 unità abitative ed i 30.000 metri quadrati di area sui quali gli stessi erano sistemati, nonché il cantiere edile abusivo. Parte delle strutture, per altro, risultavano realizzate anche in occupazione di territorio demaniale, nonché di altre proprietà private. Per tali illecite occupazioni e per tutti gli altri reati riscontrati, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria l’amministratore unico della società proprietaria della struttura.
Tutta l’operazione si è svolta sotto lo stretto coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania.
La finalità dei controlli è quella di garantire il rispetto delle norme che regolano la gestione degli spazi demaniali, degli arenili e delle coste in genere, in un contesto ambientale, quale quello della costiera cilentana, di altissimo pregio e valore sia ambientale che paesaggistico. Infatti, l’intero territorio del Comune di Ascea è stato dichiarato di notevole interesse pubblico con appositi decreti ministeriali; è facile comprendere, quindi, quale danno possa derivare da abusi edilizi perpetrati in una zona di tale dichiarata bellezza, dichiarata patrimonio Mondiale dell’”UNESCO”.