Aprile, 2015
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Tra gli anniversari delle Fosse Ardeatine e della Resistenza, un ricordo del Gen. Sabato Martelli Castaldi … e una proposta per non dimenticarlo
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il 24 marzo scorso, settantunesimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine (345 vittime innocenti immolate dall’occupante tedesco per reazione, e brutale rappresaglia, all’attentato partigiano di via Rasella, che era costata la vita a trentatré soldati), per iniziativa di un gruppo cittadino di sinistra e di formazione comunista ed alla presenza della nipote, prof. Patricia, è stata collocata una corona d’alloro accanto alla lapide di intestazione della strada al Generale cavese Sabato Martelli Castaldi, che fu una delle vittime di quella strage.
Ci fa piacere. Ci fa piacere che sia stato ricordato un nobilissimo protagonista della storia cittadina e nazionale. Ci fa piacere ricordarlo noi, in questa sede, tre settimane dopo il 24 marzo e due prima del 25 aprile, celebrazione di quella Resistenza partigiana di cui il Generale Castaldi fu protagonista e martire.
Ma non ci fa piacere pensare che un cittadino ed un evento di tale portata siano stati ricordati solo da un gruppo, pur qualificato, ma molto ristretto di persone, senza nessun intervento istituzionale e senza la partecipazione di altri significative aggregazioni, sociali o politiche o culturali. Realisticamente, non pensiamo neppure che si sia trattato di un rifiuto: semplicemente, non ci si è pensato. Eppure, la figura di Sabato Martelli va ben oltre la parte politica: egli è un patrimonio della Città ed un Padre della Patria.
Forse qualche riflessione, più o meno flebile, emergerà il 25 aprile, magari tra una parola rituale e l’altra, ma la realtà vera è che da troppo tempo oramai, dopo la pubblicazione del volume di Mario Avagliano, Il partigiano Tevere (Avagliano, 1996), la memoria relativa al nostro generale langue un po’ troppo ed un po’ troppo smarrita. Il che non è di poco conto, in tempi in cui è l’intera coscienza storica e civica nazionale che langue un po’ troppo ed è un po’ troppo smarrita.

La nipote del Gen. Castaldi, prof. Patricia, con Gennaro Nenna, segretario della sezione locale del Partito Comunista
Allora, facciamo una proposta. L’anno prossimo ricorre il centoventesimo anniversario della nascita del Generale: non sarebbe opportuno organizzare un sostanzioso ricordo (magari un convegno e l’impegno per un appuntamento annuale), con benedizioni di ufficialità e speranza di ampia partecipazione ed estensione anche alle scuole?
Fiduciosi che la prossima Amministrazione, qualunque essa sia, raccolga il nostro appello, nell’attesa rinfocoliamo noi la memoria, rievocando i tratti essenziali della biografia, estrapolati dal libro “Le strade di Cava de’ Tirreni” (Area Blu Edizioni).
Sabato Martelli Castaldi, nato a Cava (in frazione SS. Quaranta) il 19 agosto 1896, coniugato con Luisa Barbiani (con cui ebbe tre figli: Giorgio, Sabatino e Vittoria), fu prima generale di Brigata Aerea e Capogabinetto del Ministero dell’Aeronautica, poi antifascista militante, quindi partigiano, col nome di battaglia di “Tevere”.
Fin da giovanissimo fu caratterizzato da spirito patriottico e dalla passione per gli aerei. Si distinse come volontario durante la Prima Guerra Mondiale, militando nell’Aeronautica e meritando alcune medaglie al valore. Dopo la guerra si laureò in Ingegneria aeronautica e fece presto carriera, ottenendo stima e riconoscimenti, al punto da essere indicato come un possibile successore di Italo Balbo alla guida dell’Aeronautica. Cadde però in disgrazia per aver denunciato “imprudentemente” delle pecche e delle manovre oscure e fu espulso dall’Aeronautica.
Durante la guerra passò progressivamente tra le file dei partigiani. Morì martire, il 24 marzo 1944, alle Fosse Ardeatine. In precedenza, era stato trattenuto per un mese nelle carceri lager di Via Tasso, dove fu sottoposto a continue torture, dalle quali però non si fece mai piegare. In queste carceri era entrato per un atto di pura e leale generosità: si era infatti costituito per scagionare un innocente accusato di un attentato dinamitardo.
Sul muro di una cella della prigione, ancora oggi è possibile scorgere il suo nome inciso con un chiodo, con un monito forte e commovente: “Quando il tuo corpo non sarà più, il tuo spirito sarà ancora qui, vivo nel ricordo di chi resta. Fa’ che possa essere sempre di esempio.”
I resti mortali riposano nel Santuario delle Fosse Ardeatine, tomba 117.
Fu insignito della Medaglia d’Oro della Resistenza, con la seguente motivazione: Dedicatosi senza alcuna ambizione personale e per purissimo Amor di Patria all’attività partigiana, vi profondeva, durante quattro mesi di infaticabile e rischiosissima opera, tutte le sue eccezionali doti di coraggio, di intelligenza e di capacità organizzativa, alimentando di uomini e di rifornimenti le bande armate, sottraendo armi ed esplosivi destinati ai tedeschi, fornendo utili informazioni al Comando Alleato, sempre con gravissimo rischio personale. Arrestato e lungamente torturato, nulla rivelò circa i propri collaboratori e la propria attività ed affrontò serenamente la morte.
Esempio nobilissimo di completa e disinteressata dedizione alla causa della libertà del proprio Paese.
Raddoppiare le superfici coltivate a biologico e liberare i territori italiani da ogm e pesticidi
Migliorare le nostre diete alimentari e raddoppiare nei prossimi cinque anni, estendendole dal dieci al venti per cento, le superfici italiane coltivate a biologico, l’unica agricoltura che può assicurarci cibo sano, libero da ogm e pesticidi, e al tempo stesso aiutarci a contrastare i cambiamenti climatici e le altre gravi emergenze ambientali del Pianeta. Un obiettivo che è alla portata dell’Italia, nei cui territori esistono già tantissime esperienze virtuose. Per questo Legambiente chiede al ministro dell’Agricoltura Martina e al Governo di sostenere queste realtà con una serie di azioni concrete: fondi per la ricerca e sperimentazione di metodi di agricoltura biologica, formazione e istituzione in ogni regione italiana di liste di esperti in agricoltura biologica per l’assistenza tecnica alle imprese, promozione di almeno un biodistretto per regione in alleanza tra agricoltura, filiere agroalimentari e ricerca scientifica, agricoltura biologica nei Parchi.
Sono queste le richieste e i temi fondamentali del progetto Conversione, presentato nella Conferenza Internazionale “La terra che vogliamo. Quale agricoltura per nutrire il pianeta?”, svoltasi oggi a Milano e promossa da Legambiente insieme al Comitato Scientifico Expo a conclusione del viaggio del Treno Verde, la storica campagna dell’associazione ambientalista e delGruppo Ferrovie dello Stato che chiude domani la sua ventisettesima edizione.
Il tour del Treno Verde – realizzato anche grazie al patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – è partito il 23 febbraio scorso da Caltanissetta ed è stato dedicato quest’anno proprio ai temi all’agricoltura e all’alimentazione, in vista di Expo Milano 2015. Sedici tappe, da sud a nord, nel corso delle quali il convoglio ambientalista ha raccolto eraccontato le migliori esperienze dell’agricoltura italiana di qualità, facendo conoscere e riscoprire la bellezza e l’eccellenza dei nostri territori. In una parola, un’agricoltura di qualità economica, culturale, civile e sociale che dà il segno al territorio in cui è viva e presente.
“L’Expo è un’occasione irripetibile per parlare al mondo di questi modelli di agricoltura sostenibile, della salute dei cittadini e non può essere prigioniero degli interessi delle multinazionali del cibo globalizzato e degli ogm – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente –. Esiste invece un’agricoltura che è attenta alla complessità e specificità locale degli ecosistemi ed è praticata già da molti agricoltori, alcuni dei quali hanno accompagnato il viaggio del Treno Verde lungo l’Italia. Parliamo purtroppo ancora di una visione non acquisita e consolidata, perché privilegi, lobby e approcci corporativi fanno da freno al processo di modernizzazione. Come ad esempio sta accadendo in questi mesi con il TTIP (Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti) che mette sotto attacco gli stessi standard su sicurezza dei cibi, dell’ambiente, del lavoro e della chimica; per non parlare dell’eccessivo consumo di suolo accompagnato da una cementificazione selvaggia. Sono resistenze che stanno penalizzando quanto di positivo si comincia a vedere nei territori a vantaggio della rinata dimensione della ruralità. Sull’evento dell’Expo si stanno accendendo i riflettori di tutto il mondo e il nostro paese non può permettersi di essere miope davanti alla vera sfida da cogliere, quella di valorizzare le economie locali e le agricolture di qualità dei territori, a partire da quelli italiani”.
È questa ad esempio l’agricoltura praticata quotidianamente dai 130 Ambasciatori del Territorio – iniziativa promossa da Legambiente e Alce Nero – che sono saliti in questi due mesi a bordo del Treno Verde.
“Insieme a cibo sano e libero da Ogm gli Ambasciatori del Territorio offrono all’Italia e al mondo bellezza del paesaggio, suoli fertili e stabili, riscoperta di sapori e saperi unici, nuova linfa a borghi abbandonati di collina e di montagna – commenta Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente -. Con loro abbiamo percorso l’Italia, presentando quel cibo che non solo non danneggia l’ambiente, ma mette in relazione chi lo produce e chi ne fruisce. Quello stesso cibo che è lavoro, qualità territoriale, bellezza di cui l’Italia deve tornare ad essere fiera. La politica è chiamate a rispondere a questa grande domanda di cambiamento che i cittadini e le aziende agricole più innovative chiedono da tempo”.
Sono queste stesse esperienze ad aver ispirato il Manifesto della Nuova Agricoltura, che lungo gli oltre tremila chilometri percorsi dal treno ha raccolto le firme di più di mille persone, operatori del settore agroalimentare, studenti, professori, tecnici, rappresentanti politici e istituzionali, tra cui il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, il sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani, il governatore della Puglia Nichi Vendola, gli assessori all’Agricoltura delle regioni Sicilia, Abruzzo, Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, dal sindaco di Napoli e di molte delle altre città in cui ha fatto tappa il convoglio ambientalista.
Un manifesto che propone un’agricoltura di qualità, rispettosa degli ecosistemi naturali, del paesaggio e della biodiversità anche perché con diete più salutari sarà possibile nutrire tutto il Pianeta. Saranno, infatti, in gran parte i nostri stili di consumo alimentare a determinare il futuro della produzione di cibo. Se una parte dell’umanità oggi muore ancora per fame o malnutrizione, un’altra parte muore per malattie determinate da un eccesso di consumi di carne, grassi, zuccheri, cibo scadente e contaminato da pesticidi. Uno studio di Harvard e del Forum Economico Mondiale, come ha ricordato il professor Timothy Land della London University, mostra che le malattie non infettive, come cancro, malattie cardiovascolari, respiratorie, nei prossimi 20 anni costeranno 30.000 miliardi di dollari. È quasi la metà del prodotto lordo mondiale nel 2010 e il principale responsabile di queste malattie è un’alimentazione scorretta.
Proprio per promuovere stili di vita sani e responsabili, il Treno Verde – che in questi due mesi ha accolto a bordo delle sue quattro carrozze oltre 35mila visitatori – ha promosso incontri, focus, degustazioni e laboratori, ma soprattutto percorsi di educazione alimentare e ambientale con i circa 15mila studenti di ogni età che hanno preso parte alle attività promosse da Legambiente. A bordo anche il progetto “Treno Verde verso Expo” – realizzato con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – dedicato proprio ai temi dell’agricoltura, dell’alimentazione, della biodiversità e degli stili di vita.
Che il tema di una corretta alimentazione debba diventare elemento imprescindibile nei programmi didattici degli istituti italiani è dimostrato anche dal sondaggio svolto dall’associazione in questi mesi e che ha riguardato oltre 3mila studenti. Pizzette e merendine confezionate rappresentano infatti ancora oltre 80 per cento del cibo preferito per merenda nelle nostre scuole, mentre solo poco più del 9 per cento degli intervistati mangia ad esempio un frutto. Anche a casa le abitudini non sono delle migliori, visto che la carne continua ad avere un peso troppo importante nel menu settimanale dei ragazzi, a discapito di pesce e verdura. Nel 75 per cento degli istituti presi in esame è presente una mensa scolastica, ma soltanto nel 57 per cento dei casi vengono consumati prodotti biologici o locali durante i pasti. Numeri che rispecchiano tra l’altro i dati emersi dal XV rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente, relativi all’anno 2013, che hanno riguardato le scuole, dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado di competenza dei Comuni capoluogo italiani (per un totale di popolazione scolastica pari a 1.272.138). Rispetto ai servizi a disposizione delle scuole e alle buone pratiche, infatti, i dati non ci restituiscono un quadro incoraggiante. A livello nazionale sono il 75,4% le mense in cui vengono serviti pasti biologici (con nord, sud e isole che si attestano su una media dell’80% mentre al centro si supera di poco il 40). Le mense con pasti interamente biologici sono invece appena il 4,8 per cento a livello nazionale (qui invece è al centro che c’è il dato più significativo con l’11 per cento, mentre nord, sud e isole non superano l’1 per cento). Diminuiscono i pasti interamente biologici nelle scuole, oramai presenti solo nel 4,8% delle mense scolastiche, quasi 4 punti sotto il dato dell’anno precedente e in calo di circa la metà rispetto a quattro anni prima (8,7 nel 2009), così come la media di prodotti biologici che si attesta al 53,7%.
Treno Verde 2015 è una campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane
Con il patrocinio di Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali; Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; Padiglione della Società Civile – Cascina Triulza
Con la partecipazione di Regione Toscana e Parco nazionale dell’Alta Murgia
foto di Anna Paola Montuoro (Legambiente)
Alla Mediateca Marte i “Segni del colore e dell’anima” di Marc Chagall: una mostra di respiro europeo, ad incanto di pupilla
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Alla sua nascita, la Mediateca Marte aveva esordito alla grande, con una mostra fotografica del prestigioso regista inglese Peter Brook. Poi, tante iniziative artistico – culturali di vario genere, sempre a livello, accompagnate ad un inserimento ogni giorno più radicato nella vita cittadina, in particolare dei giovani, che ne hanno colto e vivificato lo spirito di dinamica modernità caratterizzante fin dalle origini.
In questi giorni, ci sembra che abbia toccato il top di questi primi quattro anni di vita, con un’iniziativa che dona qualità, slancio e immagine non solo al Marte, ma a tutta la Città.
La mostra Marc Chagall, segni del colore e dell’anima, in esposizione dal 28 marzo al 28 giugno, curata e presentata con la consueta, appassionata perizia da Ada Patrizia Fiorillo, coordinata, con tutte le attività collaterali, da quel fresco motore scoppiettante che sta diventando Matilde Nardacci, oltre che riguardare uno degli artisti più cult del mondo (non a caso una sua retrospettiva sta illuminando l’anno dell’EXPO, prima a Milano ed attualmente a Roma), ha in sé un livello tale che la colloca di diritto tra i grandi eventi dell’anno in tutto il Centro sud.
Si tratta di 77 tavole divise in cinque cicli,, tra litografie e acqueforti, realizzate tra gli anni ’20 e gli anni ’50 ( più una litografia a colori, Chagall monumentale, del 1973, e l’acquaforte L’asino con il mazzo di fiori, del 1968), anni centrali nella lunghissima vita dell’artista russo – ebreo poi naturalizzato francese, che nacque a Vitebsk, nella Russia zarista, nel 1887, e morì in Francia, vicino Nizza, nel 1985, quindi a quasi cento anni di vita.
Certo, non ci sono i quadri, quelle tele che, per la loro esplosiva vitalità e la profetica modernità, ne hanno fatto un mito della Storia dell’Arte, come la deliziosa Mucca con l’Ombrello o i meravigliosi inni all’Amore ed a sua moglie Bella nel periodo parigino. Non ci sono le mirabolanti decorazioni che oggi danzano in alcuni degli edifici più importanti del mondo (a cominciare dall’Opera di Parigi).
Ma ci sono i lavori di grafica con cui egli ha illustrato opere internazionali e nobilitato le nuove e rivoluzionarie potenzialità offerte dalla riproducibilità di un opera d’arte. Soprattutto, ci sono immagini ed echi di tutte le anime che componevano il grande puzzle della sua magica creatività.
Nel ciclo illustrativo de Le anime morte di Gogol si avverte lo spirito profondo delle sue radici russe, che tra natura e cultura gli ispirano figurazioni graffianti e dettagli grotteschi, a rappresentare quel mondo di svuotati notabili e piccoli proprietari nel tempo della decadenza di una società imperiale che egli conosceva bene e con cui proprio non si poteva identificare. Graffiti favoriti dalla natura stessa delle acqueforti, la cui struttura primaria, come è noto, è data da incisioni su lastre metalliche.
Più vicine alle fantasie sognanti con cui l’artista è oramai fissato nel nostro immaginario sono le figurazioni degli animali nella sezione di illustrazione delle favole di La Fontaine. Qui la fantasia si crea i suoi spazi ideali e così le forme animali, nelle loro movenze ora giocose ora aeree ora semplicemente meditabonde e pensose, assumono vita di favole che vengono da memorie lontane e si perdono, senza perdere consistenza, nel gioco del futuro.
Giochi metamorfici, atmosfere misteriose, pupille dilatate con spirito da poetico fanciullino, la vena costante di uno humour controllato ed appassionato, e poi tante figure simboliche, esalanti i profumi del sogno, della speranza, dell’amore: è qui l’anima di Chagall, che pervade tutta la mostra. La sentiamo viva nelle figure legate a La Fontaine e nella serie Chagall 1957, e ci rendiamo conto che cambia solo “la veste” nelle numerose opere legate ad eventi, fatti e personaggi biblici, che nella mostra occupano ben due cicli (La Bibbia e Dessins pour la Bible). Qui, pur nella solennità dei fatti accennato o raccontati, la classica elettricità chagalliana vibra non nonostante l’argomento religioso, ma a causa proprio di esso, dato che egli considerava la Bibbia l’opera d’arte dell’eccellenza, sia per il colore e la straordinarietà degli eventi presentati, sia per il grande mistero ad essi sotteso. E lo dimostrano pienamente tavole ad alto tasso evocativo e figurativo, come il Paradiso, la danzatrice o le meditazioni del Profeta Elia.
Insomma, una piccola sinfonia di tematiche e di variazioni stilistiche, che, pur se con evidenza minore rispetto ai quadri, riflette la lezione delle grandi scuole artistiche che hanno segnato l’arte di Chagall: dal realismo russo alle prime faville dell’avanguardia europea, dal cubismo ai fauves, da Kandinsky a Matisse fino a quel surrealismo di cui egli era impregnato intimamente e naturalmente. Eppure, nonostante tutti questi echi, alla fine, come succede per le grandi personalità, Chagall è rimasto sempre Chagall: non imitatore, ma inimitabile nelle forme e nello spirito.
Perciò il genietto che lo ispirava aleggia comunque in ogni angolino della mostra, nelle sale consacrate ed anche negli omaggi di scultori contemporanei che occhieggiano in un corridoio, tra cui spiccano una deliziosa e fantasiosa borsetta di Maria Giovanna Benincasa, un aereo giocoliere tutto chagalliano classico di Enzo Bianco e un pellicano in ceramica di Adriana Sgobba, che si accompagna ad una delle sue classiche figure femminili fantasiose e ri-formate, con le braccia armoniosamente strutturate in modo da aprire e chiudere idealmente il braccio della brocca su cui è sviluppata la figura.
Ed è comunque un genietto di vitalità estrema, perché in fondo la grande lezione di arte-vita che Chagall ci ha lasciato sta proprio nella forza di attraversare tutto, anche il dolore, ma uscendone ogni volta con rinnovato colore.
Quel colore elettrico che egli seppe così meravigliosamente rappresentare nella celeberrima Passeggiata, con la sua Bella svolazzante tra le dita; quel colore che, anche quando sembrava volato via, riuscì sempre a rimanergli incollato tra le dita, almeno con un respiro, che fosse il respiro della gioia o anche il respiro della preghiera e della tristezza, e della preghiera della rinascita …
- Dal ciclo dedicato a Chagall 1957
- Il Paradiso, tavola del ciclo dedicato alla Bibbia
- Il pellicano di Adriana Sgobba, e La borsa, di Maria Giovanna Benincasa
- Il Sindaco Marco Galdi cin la curatrice Ada Patrizia Fiorillo all’inaugurazione della mostra
- La creazione della donna
- La prof. Fiorillo guida i visitatori nel percorso
- Matilde Nardacci, coordinatrice di tutte le attività connesse alla Mostra
- Omaggio a Chagall
- Tavola del ciclo biblico
- Tavola del ciclo dedicato alle favole di La Fontaine
- Un giocoliere chagalliano dell’artista Enzo Bianco
Libri, musica e gastronomia, tutti gli appuntamenti del mese al Rodaviva
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Presentazioni editoriali, concerti e rassegne enogastronomiche: un mese di aprile all’insegna di grandi appuntamenti al Bar Libreria Rodaviva di Cava de’ Tirreni (Sa). Ogni sabato spazio ai live musicali, le domeniche saranno dedicate agli eventi letterari, nei giorni infrasettimanali le iniziative culinarie. Si parte sabato 11 aprile con il live dei “Taraf de Funicular”, impavidi esploratori delle matrici del folk. Tutti gli approfondimenti su www.roda-viva.it
Sarà un mese di aprile ricco di appuntamenti al Rodaviva di Cava de’ Tirreni (Sa). Prestigiosi autori, apprezzati gruppi musicali e band emergenti stanno rendendo il Bar Libreria metelliano un importante punto di riferimento culturale nel panorama cavese. Una formula collaudata, quella libri-musica, che sarà confermata anche nelle prossime settimane, quando al locale sito in via Montefusco 1 giungeranno “firme” nazionali e locali, oltre che bravissimi musicisti. Ad arricchire ulteriormente il cartellone degli eventi la rassegna enogastronomica “Rodavivium”, con la partecipazione dello chef Marco Follieri.
Ad inaugurare il calendario delle iniziative sabato 11 aprile, alle ore 22.00, sarà il live musicale dei “Taraf de Funicular”, impavidi esploratori delle matrici del folk, noti anche come “Folk-o-Nauti”. Spinti dalla curiosità di scoprire e studiare musiche appartenenti a diverse culture, Riccardo Marconi (chitarra acustica, mandolino e loop station), Osvaldo Costabile (violino, banjo e chitarra) e Cristiano della Monica (percussioni) proporranno brani originali, che si nutrono di diverse influenze (dalla musica tradizionale irlandese a quella rom, dallo swing manouche al choro). Il loro sarà un “viaggio” spazio-temporalmente scorretto, che condurrà da San Martino a Montmatre, dai fumosi ed alcolici pub di Dublino alle folli feste dei villaggi della Transilvania, dai rumorosi mercati di Istanbul alle placide isole dell’Egeo, fino a luoghi del tutto inesplorati, partoriti dalla sintesi e dall’immaginazione.
Ancora musica giovedì 16 aprile, anche se in una “veste” diversa. Alle ore 22.00 si terrà l’iniziativa “Pasta&Canzoni”, con Emanuele Esposito (voce e chitarra) che interpreterà canzoni random e servirà ai tavoli la sua ricetta, cucinata dal cuoco Antonio Giordano. Sabato 18 aprile, alle ore 22.00, sarà la volta dei “Caterpillar’s Dream”, duo acustico dalle sonorità inusuali. Lucio Auciello (voce e chitarra acustica 12 corde) e Daniela Lunelli (voce e violoncello) daranno vita ad un repertorio scelto tra i migliori brani pop, dark wave, rock ed alternative (Rem, The Smiths, Blur, The Cure, Jeff Buckley, Pearl Jam, Nirvana), riarrangiati per una resa di grande impatto emotivo.
Domenica 19 aprile la musica lascerà il campo alla letteratura. Alle ore 18.30 Luigi Romolo Carrino presenterà il libro “La buona legge di Mariasole” (E/O Edizioni). La serata sarà moderata da Vincenzo Monda, docente di inglese presso il Liceo Scientifico “L. da Vinci” di Salerno, presidente degli “Amici dei Musei” di Salerno, nonché curatore e collezionista di fotografia contemporanea. Le letture saranno a cura di Anna Sorrentino. Ancora letteratura mercoledì 22 aprile, quando alle ore 18.30 avrà luogo il laboratorio di Biblioterapia di Alessandro Lauro, in cui si parlerà di libri, del mondo che vi gira intorno e, soprattutto, del benessere che la lettura può regalare.
Spazio di nuovo alla musica sabato 25 aprile, alle ore 22.00, con il concerto dei “Maccaroni Folk Project”, formato da Marco Cammarata (voce e chitarra) e da Alberto Maria Langella (chitarra e banjo). Nato nell’estate 2014 con un’esperienza di musica in strada, il duo proporrà musica tradizionale di diverse aree europee ed extraeuropee, con focus sul country, sulla musica di tradizione nordamericana e sulla musica tradizionale irlandese.
Domenica 26 aprile, alle ore 18.30, sarà presentato il lavoro editoriale realizzato da vari autori, a cura e con un racconto di Maurizio de Giovanni, “Una mano sul volto” (Ad Est dell’Equatore). Un’antologia di delitti ed abusi sulle donne raccontati da autori di entrambi i generi. Storie ispirate a episodi reali o di fantasia che mostrano come la violenza di qualsiasi tipo prescinda ormai dall’episodio stesso, diventando una patologia reale e quotidiana del rapporto tra uomini e donne. Al Rodaviva interverranno alcuni degli autori dei racconti racchiusi nel libro: Sara Bilotti, Patrizia Rinaldi, Letizia Vicidomini, Stefano Piedimonte, Monica Zunica, Carmen Pellegrino e Valentina de Giovanni (che ha curato la prefazione del testo). L’iniziativa sarà condotta da Luca Badiali.
A chiudere il ricco cartellone di aprile al Bar Libreria metelliano sarà mercoledì 29, alle ore 18.00, l’appuntamento con la rassegna enogastronomica “Rodavivium”, organizzata in collaborazione con lo chef Marco Follieri e l’enoteca “Si-wine” di Simona de Pisapia. Durante la serata, buona occasione per conoscere i prodotti nostrani valorizzati dalla sapiente creatività dello chef Follieri e della sommelier de Pisapia, saranno svelati i segreti degli abbinamenti cibo-vino.
Doppio appuntamento al Rotary Club di Cava de’ Tirreni: il 10 aprile Aldo Masullo, il 12 aprile “Le Domeniche della Salute”
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Il Sen. Prof. Aldo Masullo, figura di spicco in ambito politico, filosofico ed universitario, sarà l’ospite d’onore venerdì 10 aprile del “caminetto” in programma al Rotary Club di Cava de’ Tirreni (Sa). Domenica 12 aprile nuovo appuntamento con la V edizione de “Le Domeniche della Salute”: presso il Seminario Vescovile metelliano il Dr. Luigi Della Monica, noto urologo e socio rotariano, eseguirà lo “Screening della prostata”. Al progetto, che proseguirà fino al mese di giugno, partecipano 32 Rotary Club del Distretto 2100
Aldo Masullo e “Le Domeniche della Salute”: doppio appuntamento di rilievo nel fine settimana per il Rotary Club di Cava de’ Tirreni (Sa).
Venerdì 10 aprile, alle ore 20.30, presso la sede sociale sita all’Hotel Victoria Maiorino, il Rotary Club metelliano avrà l’onore di ospitare il Sen. Prof. Aldo Masullo, Professore Emerito di Filosofia Morale dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli.
Apprezzato filosofo e professore universitario, noto politico (è stato deputato dal 1972 al 1976 e senatore dal 1994 al 2001), Aldo Masullo è stato insignito nel 1986 della Medaglia d’oro ai benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte, mentre nel giugno 2014 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Cava de’ Tirreni.
“Intercettato” dal socio rotariano Felice Scermino, il Prof. Aldo Masullo sarà l’atteso protagonista venerdì 10 aprile del tradizionale “caminetto” rotariano, nel corso del quale si soffermerà sul tema “Le relazioni umane nei nuovi tempi”. Una presenza di spessore per un’imperdibile occasione di “arricchimento” umano e culturale.
Ma il Club rotariano presieduto dall’avv. Maurizio Avagliano non si ferma di certo qui. Domenica 12 aprile, infatti, con lo “Screening della prostata” si rinnova l’appuntamento con la V edizione de “Le Domeniche della Salute”, iniziativa ideata ed organizzata dal Rotary Club di Cava de’ Tirreni, con il patrocinio della Città di Cava de’ Tirreni e dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Salerno.
Dalle ore 9.00 alle ore 13.00, presso il Seminario Vescovile di Cava de’ Tirreni, sito in Piazza Vittorio Emanuele III (meglio nota come Piazza Duomo), il Dr. Luigi Della Monica, noto urologo e socio rotariano, eseguirà lo “Screening della prostata”.
I cittadini potranno gratuitamente sottoporsi ad una visita atta a prevenire l’insorgere delle malattie più frequenti della prostata. Tra queste la prostatite, infiammazione che colpisce anche e soprattutto i giovani e che nei casi più gravi può provocare l’infertilità, l’ipertrofia prostatica benigna ed il cancro alla prostata, che rappresenta la forma di tumore più diffusa nel sesso maschile.
Spesso il tumore alla prostata è asintomatico e si rileva sempre più frequentemente per un rialzo del PSA, sostanza secreta dalla ghiandola prostatica nello sperma. L’aumento della sua concentrazione nel sangue può essere un marcatore del cancro alla prostata. Il rischio risulta più elevato al di sopra dei 45 anni di età, soglia temporale a partire dalla quale l’esame del PSA andrebbe eseguito almeno due volte all’anno. Una visita specialistica può individuare un’anomalia alla prostata mediante l’esplorazione digitale del retto. A quel punto sono necessari esami più approfonditi (ecografia transrettale, seguita da biopsia) per determinare la natura e l’entità dell’anomalia.
Ancora una “tappa” importante, dunque, nell’ambito della V edizione de “Le Domeniche della Salute”, che dopo lo “Screening della prostata” proseguirà con altri due appuntamenti: Domenica 10 maggio: Screening tiroideo; Domenica 7 giugno: Tumore della mammella.
“Le Domeniche della Salute” è un progetto partorito nel 2010 dal Rotary Club di Cava de’ Tirreni ed allargatosi nel corso degli anni a numerosi altri Club, fino a divenire da quest’anno un progetto distrettuale, coordinato dall’avv. Lucio Pisapia. Questa V edizione coinvolge ben 32 Rotary Club del Distretto 2100 (Campania, Calabria e Territorio di Lauria), presso i quali si svolgeranno le varie tappe dell’iniziativa.