Dicembre, 2018

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Un pareggio che sta stretto

Cavese 1919 Potenza Calcio 1-1


cavese-potenza-cava-de-tirreni-dicembre-2018-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). La prova più che positiva nell’ultima trasferta pareggiata a Catanzaro doveva offrire al cospetto dei propri tifosi una conferma. La Cavese del Ceravolo aveva dato l’impressione di aver imboccato la strada giusta per piglio, personalità e condizione fisica.

Contro il Potenza ha confermato i progressi del gruppo e sicuramente meritato alla distanza di più di quanto incamerato. Primo tempo di marca potentina, ripresa colorata per lo più di bianco e di blu.Può ritenersi soddisfatto della prova dei suoi mister Modica, costretto dalla squalifica a vedere la sfida dai distinti.

La partita si apre con il copione di sempre. Cavese attenta a non scoprirsi più di tanto ma il Potenza è subito pericoloso. Al 10’pt, in dubbia posizione di fuorigioco, si involta sulla destra Coccia che supera di slancio la retroguardia metelliana e spara un palmo alto sulla trasversale. Due minuti più tardi a salvare la porta di Vono il palo alla sua destra che si oppone a una fucilata su punizione di Emerson. Sulla destra dell’attacco potentino i guai maggiori.

L’indemoniato Guaita fa il bello e il cattivo tempo mandando in tilt Palomeque e compagni di reparto per la sua marcia in più. La formazione metelliana gioca la sua prima palla pericolosa nella metacampo rossoblù al 19’pt. È Bettini nel cuore dell’area ospite ad avere l’occasione buona su assist di Lia ma la conclusione è fortuitamente deviata in angolo da Sales. Sembra poter gestire bene la sfida la Cavese ma al 24’pt arriva l’errore di Bruno su un retropassaggio sulla linea di metacampo che da il via libera al contropiede di Genchi che prepotentemente entra in area e fa secco Vono con il pallone che si insacca all’incrocio dei pali.

L’esultanza di alcuni tifosi in tribuna centrale di fede potentina scatena la reazione dei locali e scoppia una minirissa sedata da steward e polizia. Intanto la partita è sospesa per un paio di minuti pensando a un malore. La rete di svantaggio è una mazzata sul morale aquilotto. La squadra prova a spingere alla ricerca del pari ma rischiando di scoprirsi al contropiede del Potenza come al 41’pt quando França è fermato prima da Bruno e poi da Vono non senza difficoltà e con qualche brivido.

A non dar man forte ai piani bleu foncé anche il fondo di gioco appesantito dalla pioggia delle ultime ore. Genchi al 45’pt alza alle stelle da posizione favorevole la palla del possibile 2 a 0. Un minuto più tardi però è la Cavese che ha la possibilità di trovare il pareggio ma la conclusione di Migliorini dal limite è miracolosamente smanacciata in angolo da Ioime, proteso in tuffo sulla sua destra. La prima frazione si chiude al 50′ dopo cinque minuti di recupero dati dall’arbitro Vigile.

Nella ripresa Modica, mette a tre la difesa con Favasuli al centro e la squadra parte a testa bassa alla ricerca del meritato pareggio. Ci prova subito al 4’st Bruno ma l’incornata è fuori. Sale l’intensità del gioco aquilotto. Che crea una lunga serie di calci d’angolo, dall’ultimo dei quali arriva il gol. Dalla bandierina va Rosafio che pennella per l’accorrente Palomeque che impatta alla perfezione e per la gioia dei tifosi metelliani trova il pareggio. Sulle ali dell’entusiasmo la Cavese continua ad attaccare.

E al 21’st è ancora duello MiglioriniIoime. Il tiro dai 25 metri del calciatore metelliano è destinato all’incrocio dei pali ma ancora una volta il portiere ospite si supera in volo plastico negando il raddoppio che sembrava cosa fatta. In campo c’è ora solo la Cavese. Al 33’st altra azione da applausi di marca locale. Fraseggiano di prima un po’ tutti. Un vero peccato lo stop difettoso di Agate che si allunga la sfera permettendo a Ioime di recuperare. Le ombre della sera si allungano sul Lamberti mentre i fari delle torri iniziano a illuminare lo stadio amico.

Il pubblico chiede un ultimo sforzo ai suoi e il finale è un vero e proprio assalto ma senza altre emozioni degne di nota. Eccezion fatta per un fallaccio, inutile, di França ai danni di Manetta che gli costa il rosso diretto e la via degli spogliatoi. La partita si chiude dopo cinque minuti di recupero tra gli applausi delle due curve ai propri beniamini.

La Cavese, un po’ sfortunata nella sfida con il Potenza, è però viva perché dal grande cuore e continuerà a lottare senza risparmiarsi per difendere la categoria.


CAVESE 1919 POTENZA CALCIO 1-1

CAVESE (4-3-3): VONO, PALOMEQUE, MIGLIORINI, MANETTA, ROSAFIO (47’st Dibari), FAVASULI, TUMBARELLO (12’st Inzoudine), HEATLEY (12’st Agate), BETTINI (29’st Fella), BRUNO, LIA. A disp. De Brasi, Silvestri, Sciamanna, Mincione, Buda, Logoluso, Licata, Landri. ALL. Michele FACCIOLO (squalificato MODICA).

POTENZA CALCIO (3-4-3): IOIME, PANICO, PICCINNI, COCCIA (45’st Giron), FRANCA, MATERA (25’st Coppola), SALES, GENCHI (25’st Salvemini), EMERSON, DI SOMMA, GUAITA (45’st Matino). A disp. Breza, Mazzoleni, Caiazza, Strambelli, Dettori, Pepe, Fanelli, Leveque. ALL. Giuseppe RAFFAELE.

ARBITRO: Mario VIGILE (Cosenza), I ass.CANTAFIO, II ass. TERENZIO.

RETI: 24’pt Genghi, 17’st Palomeque.

NOTE: Spettatori circa 1800 di cui un centinaio ospite. Terreno reso pesante per le piogge precedenti al match. Espulso al 43’st França per fallo intenzionale e violento su un avversario. Ammoniti: Palomeque, Bruno, Inzoudine, Sales, Fella. Angoli: 15 a 2 per la Cavese. Recuperi: 5’st, 4’st.

Agenda 2019: un’agenda tutta da leggere

Curata da Ganriella Pastorino, sarà presentata l’11 dicembre a Palazzo di Città


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CAVA DE’ TIRRENI (SA). Martedì’ 11 dicembre, alle ore 18, nella Sala Consiliare di Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni in Piazza Abbro, sarà presentata l’Agenda 2019, edita dalla Casa Edirice NoiTré, curata da Gabriella Pastorino e patrocinata dall’Associazione Giornalisti di Cava e Costa d’Amalfi “L. Barone”. Dopo i saluti del Sindaco di Cava de’ Tirreni Vincenzo Servalli e del Presidente dell’Associazione “L.Barone” Emiliano Amato, e l’introduzione del conduttore l’opera sarà introdotta dal conduttore dalla curatrice Franco Bruno Vitolo e poi presentata dalla curatrice del volume, Gabriella Pastorino, con le voci recitanti di Margherita Amato e Pasquale Di Domenico

L’Agenda, giunta ormai alla dodicesima edizione, ha una sua assoluta originalità. Infatti, è una vetrina per poeti, scrittori e creativi del nostro territorio e nello stesso tempo apre continuamente finestre sulla Letteratura e sull’Arte di ogni tempo e luogo e su tematiche dal sapore universale, come la Pace, la Giustizia sociale, il rapporto con se stessi e col mondo, i sentimenti di varia natura che si agitano nel nostro cuore, a cominciare dall’Amore, inteso come affetto, attrazione e pulsione di fraternità.

Non a caso l’autore che fa da filo rosso a questa edizione è il grande poeta latino Ovidio, colui che ne L’arte di amare ha donato un manuale spiritoso ed anche utile e nelle Metamorfosi ha raccolto in versi coinvolgenti e avvolgenti i principali miti dell’antichità, quelli legati ad una trasformazione iniziale e finale. E, significativamente, l’apertura di gennaio è consacrata ai celebri versi di Talil Sorek, “Ho dipinto la Pace”, al mito di Apollo e Dafne esaltato da D’Annunzio come un grande soggetto cinematografico, alla presentazione delle Metamorfosi come “insieme del raccontabile tramandato”,al la grande storia di Amore e dolore di Orfeo e Euridice evocata dal poeta Dino Borcas… e il 31 dicembre si chiude con il famoso monito di Wilde: Lo spreco della vita è nell’amore che non si è saputo dare e nel potere che non si è saputo utilizzare.

Insomma, un’Agenda da sfogliare ed appuntare come si conviene, ma anche e soprattutto una compagna da tenere sul comodino: un’Agenda tutta da leggere.

Cava de’ Tirreni … é Natale

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CAVA DE’ TIRRENI (SA). Musica, arte, cultura, shopping, solidarietà, questo il Natale nella Città della Pergamena Bianca. A presentare il programma e l’elegante brochure degli eventi e la Notte Bianca 2019, sono stati, stamattina, il Sindaco Vincenzo Servalli e gli Assessori Barbara Mauro e Giovanna Minieri. #ognigiornounevento caratterizza le festività natalizie.

“Come sempre – afferma il Sindaco Servalli – puntiamo ad affermare lo Spirito Natalizio in ogni  iniziativa, con una ambientazione sobria, elegante ma allo stesso tempo accattivante, come l’albero più grande della regione. Il nostro bellissimo centro storico con l’illuminazione dei portici. Un percorso affascinante, straordinario, lungo il quale ammirare le grandi mostre d’arte, i presepi tra i più belli d’Italia, e poi la tradizionale Notte Bianca del 5 e 6 gennaio con tanti eventi per grandi e piccini, con la musica di Gragnaniello e gli Stadio”.

Un programma di eventi finanziato anche con i fondi Poc e con il contributo della Camera di Commercio di Salerno, della Confesercenti e  della Metellia Servizi e che vede l’ impegno di tutti gli Assessorati.

“Abbiamo cercato di coinvolgere tutti – afferma l’Assessore Barbara Mauro – e tante Associazioni, Parrocchie, hanno dato il proprio contributo. Tra le tante iniziative anche quella che coinvolge i commercianti e i nostri artisti della ceramica che esporranno le proprie opere nelle vetrine in un affascinante percorso museale”.

Il Natale di Cava de’Tirreni sarà anche solidale. “Quest’anno – afferma l’Assessore Giovanna Minieri – lanciamo anche l’iniziativa REGALO SOSPESO. Nei negozi che hanno aderito si possono acquistare regali da donare ai bambini. Attraverso la Caritas diocesana provvederemo nel giorno della Befana a donarli ai meno fortunati.
E alla Caritas saranno devolute le donazioni raccolte durante gli eventi del aperitivi lungo il corso organizzati dalla Confesercenti”.

Spade, rock e amore, il primo romanzo di Stefania Siani: un secolare fantasexy d’azione carico d’amore. Sarà presentato il 6 dicembre a Palazzo di Città

stefania-siani-cava-de-tirreni-dicembre-2018-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Giovedì 6 dicembre 14 settembre, alle 18,30, nella Sala del Consiglio del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, in Piazza Roma, sarà presentato il romanzo Spade, rock e amore, (Gaia Edizioni), di Stefania Siani, alla sua opera prima in prosa e finora conosciuta come emergente e pluripremiata poetessa, oltre che appassionata esecutrice di rock moderno. Dopo i saluti e gli interventi del Sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli, del Presidente dell’Associazione Giornalisti di Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi “L. Barone” Emiliano Amato, di Francesco D’Amato, editore del libro, il conduttore Franco Bruno Vitolo, che è anche editor e prefatore del romanzo, presenterà l’opera e converserà con l’autrice. L’accompagnamento musicale sarà affidato al Gruppo Rock Acustic, formato dalla stessa Stefania Siani, cantante e batterista, da Gennaro D’Aniello, chitarrista, Gaetano Carpentieri, bassista.

In tema con le tematiche del romanzo, il Gruppo Folkloristico I cavalieri del giglio eseguirà delle movenze in costume medievale. 

Il romanzo si può definire un Fantasexy secolare d’azione carico d’amore.

Infatti, presupponendo un immaginario, ma non impossibile, DNA della memoria che attraversa le generazioni, esso racconta delle storie parallele e convergenti, le une ambientate nella suggestione dei castelli delle Fiandre, le altre, di epoca contemporanea, ambientate nelle stesse Fiandre, in Italia, soprattutto Sicilia, in Irlanda, negli Stati Uniti, con un prologo addirittura in Russia.

Le prime hanno come protagonisti dame e cavalieri medievali, le seconde degli affermati cantanti e musicisti rock, insieme con delle ragazze creative di alto livello nella pittura e nella musica. Tra i protagonisti e quelli di oggi esiste, come già detto, un filo di discendenza generazionale che condiziona quasi tutte le vicende.

Queste si svolgono tra intrighi, misteri, inganni, scontri e soprattutto tanti incontri d’amore, in cui l’attrazione fisica, descritta a tinte caldissime, si sposa costantemente con l’affetto e il sentimento.

Il romanzo si snoda a ritmo serrato con una scrittura scorrevole e coinvolgente e alla fine vola ben oltre l’azione pura. Infatti evidenzia dei modelli di comportamento universalmente “cavallereschi”, che propongono una seria riflessione sul nostro vissuto quotidiano, soprattutto nel campo delle relazioni amicali, fondate sulla lealtà e sulla reciproca fiducia, dell’emancipazione femminile, esaltata attraverso i personaggi principali, e dell’amore, in cui la passione anche nelle sue forme più alte e stordenti non va mai disgiunta dal rispetto assoluto della persona. Così il piacere e l’amore diventano una cosa sola… e il piacere diventa veramente piacevole.

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“In nome del figlio”, secondo spettacolo dell’Autunno teatrale di Arte Tempra

Un’epopea della maternità in nome della donna.


Ombre danzanti di mani, di braccia, di corpi lentamente si stringono al centro, accompagnate da una musica avvolgente e dolcemente intensa, fino a creare un unico corpo, come di un albero ricco di rami e di frutti. Quelle ombre idealmente prenderanno corpo e anima per diventare madri inquiete, madri gioiose, madri disperate, madri egoiste, mogli amate e amanti, figlie amanti ma forse poco amate, donne in lotta col mondo. Comunque, donne. Donne che raccontano se stesse e raccontano la donna.

E sono state due ore di spettacolare emozione quelle offerte dalla magnifica squadra di attrici del Gruppo teatrale “Arte Tempra”, nella seconda pièce della Rassegna 2017-2018, “In nome del figlio”.

Giuliana Carbone, Brunella Piucci, Luciana Polacco, Manuela Pannullo, Lella Zarrella, Martina Cicco, Antonietta Calvanese, Maria Carla Ciacio, Carolina Avagliano, Danila Budetta, dirette a mano ferma da Clara Santacroce con il suo comunicativo espressionismo e con le sue classiche distoniche armonie, grazie anche alla bellissima atmosfera scenografica creata da Renata Fusco, ci hanno regalato uno degli spettacoli di maggiore respiro e coinvolgimento emozionale della pur ricca storia ventennale dell’Arte Tempra. Tanti frammenti d’autore e d’autrice (da Oriana Fallaci a Erri De luca, da Gibran a Franca Rame, dalla Jodi Picoult a Jacopone…) per creare un’epopea “universale” della maternità, forma e figura di un’epopea della donna in quanto tale.

Le interpreti, prima che con le parole, hanno comunicato e parlato col corpo, con gli sguardi, con le increspature della voce, con i movimenti e le espressioni corali, il che ha colorato e chiarito la forza dei contenuti, tutti ad alto tasso di intensità.

Il cammino prefigurato dalla tessitrice Clara ha un profondo respiro culturale ed umano.

Dopo la formazione del già citato “albero della donna”, il primo frutto è l’accettazione in chiaroscuro della maternità dalla Lettera ad un bambino mai nato della Fallaci: quel bambino che alla madre (una Lella Zarrella convincente nella sua inquietudine) appare come una goccia di vita scappata dal nulla , generando una paura che bagna il volto e i pensieri… eppure quella goccia diverrà mare dolente nel suo cuore. La stessa maternità poi viene accettata e vissuta con gioia, ma la madre è pur sempre e solo una “signorina”, per cui la sua felicità va in contrasto con le ciniche reazioni dei maschi che la circondano e la invitano all’aborto: in questa nuova veste la protagonista” cambia volto, assumendo quello di Manuela Pannullo, incisiva e ironica nel raccontare questo scontro tra ottusità emotiva ed emozione del cuore.

Da qui si creano due fili rossi lunghi tutto lo spettacolo, all’interno dei quali si intrecciano altre storie significative. Il principale è il filo della maternità di Miriam, rimasta incinta come per una folata di vento, fuori dal matrimonio e non del suo promesso Joseph, e come tale passibile di punizione per adulterio. Ma Joseph, per amore, l’accoglie, la protegge, la sposa e la porta lontano a partorire l’amato bambino, che, se per la madre basta che esista, anche se avrà una vita anonima, vita anonima invece non avrà, perché quel bambino è Joshua- Gesù, il cui corpo martoriato sulla croce proprio Miriam-Maria dovrà abbracciare, con strazianti grida di dolore. E dalla giovane gravidanza di Giuliana Carbone-Maria, dotata però della grazia-forza di saper affrontare il mondo, al tragico lamento di Brunella Piucci-Maria sotto la croce, grazie alle parole poetiche di De Luca e Jacopone ed alla consolidata bravura delle interpreti, con annesso physique du rôle, il filo si dipana a frammenti sempre più incalzanti, coinvolgenti, emozionati ed emozionanti. Fino allo svangante finale, con le mani disperate di Maria tese verse in controluce verso l’alto, mentre sullo schermo affiora la moderna pietà di una madre migrante sulla spiaggia tesa verso il corpo del figlioletto appena spirato.

L’altro filo rosso è una proposta veramente intrigante, ispirata al romanzo dell’inglese Jodi Picoult “La custode di mia sorella”, da cui fu tratto anche un famoso film di John Cassavetes. La vicenda è incentrata sulla figura di Anna Fitgerald, programmata “geneticamente” per poter creare una fucina di “pezzi di ricambio” per la sorella Kate, gravemente malata di leucemia e bisognosa di continue operazioni. Il monologo, elaborato dalla sedicenne Martina Cicco con una maturità ed una misura ben superiori agli slanci dei suoi sedici anni, arriva al suo acme quando ad Anna viene chiesto dalla madre di offrire un rene e lei non solo si rifiuta, ma denuncia la famiglia.

E qui, anche attraverso un drammatico incontro-abbraccio-scontro- con la madre (la cui ambivalenza di affetto e prevaricazione ben traspare dalla recitazione di Antonietta Calvanese), viene a galla l’umanità del testo, che permette di vedere il mondo da più angolazioni, da cui si capisce che esistono gesti buoni e cattiverie, ma non persone in assoluto buone e cattive, perché ognuno ha le sue caverne rispettabili e umanamente comprensibili, in cui soffiano venti in tutte le direzioni. Proprio per questo, il romanzo originario ci propone la vicenda proprio da tutte le angolazioni (Anna, Kate, La madre) e, in un efficacissimo colpo di scena, ci fa capire che la custode vera non è Anna, ma proprio la malata Kate, che cerca di proteggere Anna al punto da suggerire lei la denuncia. Poi, alla fine, sempre nel romanzo, proprio Anna morirà in un incidente e il suo rene servirà a salvare la sorella…

Come stimolo e come intensità, non sono state da meno le storie intermedie.

Il suadente e giusto invito di Kalil Gibran, Il profeta, a tutti i genitori di lasciare liberi i propri figli, perché “sono solo archi che lanciano le freccei nostri figli non sono i nostri figli ma figli della vita”…

E la mamma migrante che nella sua disperazione di naufraga, efficacemente resa da Danila Budetta, cerca di rassicurare il figlio Farid con la favola del bambino che diventa grande, ma non potrà evitare il risucchio nel cuore nero del mare, per una morte che evoca la terribile immagine-icona di quel bambino migrante morto sulla battigia,

… E la giovane ragazzina dell’Est europeo (dolce e dolente nella bella interpretazione di Carolina Avagliano) che diventa madre per effetto della violenza reiterata di un uomo, ma conserva un disperato amore per il bambino e con lui compie il gesto estremo “di pesciolino nel mare”, ribellandosi alle pressioni della società e di chi la giudica semplicemente una puttana considerandola “inidonea” alla maternità.

E poi, lo straordinario monologo autobiografico di Franca Rame, vittima di uno stupro disgustosamente violento e “politico”, in cui Luciana Polacco, in posizione supina e inarcata, con i muscoli tesi fino allo spasimo, è riuscita a liberare dai precordi del cuore tutto l’orrore di “quella storia” e degli stupri e delle violenze di sempre contro le donne…

Alla fine, davanti al dolore ed alle braccia alzate di Maria, il cerchio del cammino si chiude, con la riformazione dell’albero della donna, della maternità, della vita. Della vita. Ma proprio in nome della sacralità della vita stessa, il cerchio non si può chiudere. Donna è amore di andare avanti…

Per tutto questo, il saluto finale è stato fatto con il volto serio, fissato in una maschera di pensoso dolore. Nessun sorriso, nessuna parola aggiuntiva. Solo l’invito silenzioso di portarsi a casa tutte quelle storie e di guardarsi dentro e intorno, per un empatico “sentire” dalla parte della donna… e magari diventare goccia di un mare futuro in cui le cui acque siano fatte di rispetto e di amore. “In nome dei figli”, ma anche del nostro essere umano… e cercando una buona volta di essere umani …