Agosto, 2022

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Cava de’ Tirreni (SA). La Cavese passa il turno di Coppa Italia. Battuto in casa il Nola.

La prima gara ufficiale della nuova stagione si chiude bene per i colori bleu foncé. La Cavese supera il primo turno di Coppa Italia di serie D battendo tra le mura amiche un ottimo Nola, ben organizzato e apparso in buone condizioni fisiche.

La formazione allenata da Troise ha avuto, però, il merito di crederci sin dal primo minuto e seppur a ritmi non forsennati ha gestito al meglio la sfida e ha, anche se con la parentesi aperta dall’ex Oggiano sul momentaneo pareggio ospite, mai avuto dubbi sul superamento del turno. Prestazione, dunque, tutto sommato oltre la sufficienza un po’ per tutti e per ciascun reparto.

Da rivedere solo alcuni meccanismi difensivi dove all’inviolabilità quasi totale garantita dal duo Lomasto Fissore fa da contraltare qualche svarione di troppo di Rossi (suo l’errore dal quale si è innescato il contropiede micidiale di Chianese che ha portato l’ex Oggiano a segnare il momentaneo pareggio nolano) e la poca propensione mostrata per il momento di Maffei dall’altra parte a darsi da fare sulla fascia di pertinenza. Ma per quest’ultimo è solo questione di rodaggio. Insomma, la Cavese è in pieno work in progress.

Dalla sua parte la mancanza di test di livello in queste fasi di avvio stagionale. Bisogna giocare partite su partite per oliare I meccanismi, correggere pecche ed errori palesati e per far crescere lo spirito di squadra, necessario per centrare qualsiasi obiettivo. Sul piano individuale discreta la prestazione sulla mediana del duo nuovo di zecca Bezzon-Salandria.

Da carburare meglio le potenzialità di Banegas e Gagliardi. Come anche da migliorare i movimenti di Foggia, punta di diamante dell’attacco metelliano. Nella ripresa poi gli innesti di Aliperta, Palma, Gaeta, Bubas e Puglisi hanno dimostrato che la panchina lunga aquilotta c’è e che Troise può fare affidamento nel campionato che bussa alle porte (la prima sfida si disputerà domenica prossima al Lamberti con l’Altamura) su diverse soluzioni tattiche per irretire gli avversari e per cambiare le carte in tavola durante il match.

Ma veniamo alla gara col Nola dell’ex Antonio Rogazzo. Inizia col piglio giusto la Cavese che al 2’pt impegna con un tiro improvviso di Gagliardi Tricarico. La risposta ospite è affidata al 10’ a Maggio che impegna dalla distanza Colombo. Sul finale di tempo il risultato della sfida si sblocca. A favore degli aquilotti. Bacio Terracino su cross di Maffei gira a volo in porta, la palla è vistosamente deviata nella sua traiettoria da Dommarco che spiazza il suo portiere. Arriva così con l’autogol del difensore nolano il vantaggio metelliano.

Al ritorno in campo dopo l’intervallo il Nola spinge per trovare il pareggio che gli permetterebbe di rimettere in discussione il passaggio al turno successivo della Coppa. E al 10’st, complice una cattiva chiusura difensiva metelliana, gli riesce. Chianese se ne va sulla sinistra lasciando di sasso Rossi e scodella al centro per l’accorrente Oggiano. Il mancino velenoso non perdona e insacca la palla dell’1-1.

La reazione metelliana è però veemente. Non ci sta l’undici di Troise a doversi giocare la carta dei rigori per passare il turno e a testa bassa si riversa nella metacampo dei bruniani. E al 32’st arriva il gol vittoria. Ciro Foggia ha voglia di lasciare il sigillo nella partita d’esordio stagionale e raccoglie i frutti del suo lavoro grazie a una bella prodezza personale, una girata al volo nel cuore dell’area di rigore del Nola, con leggera deviazione di testa di Bontempo, che si insacca alle spalle di Tricarico.

Poi più nulla fino al triplice fischio. E ora testa alla prima di campionato. Al Lamberti domenica prossima arriva l’Altamura. Imperativo è iniziare col piede giusto la nuova stagione. Per fare morale e per gridare a tutti gli altri la voglia di lasciare al più presto l’inferno della D.


CAVESE – NOLA 2-0 (TABELLINO)

CAVESE (4-2-3-1): Colombo; Rossi, Lomasto, Fissore, Maffei; Salandria (23’st Aliperta), Bezzon (45+1st Puglisi); Banegas (43’st Bubas), Bacio Terracino, Gagliardi (23’st Palma); Foggia (40’st Gaeta) . A disp. Somma, D’Amore, Scognamiglio, Cuomo. All. Troise.

NOLA (4-2-3-1): Tricarico; De Lucia (12’st Lucarelli), D’Orsi, Bontempo, Dommarco; Faiello (37’st Ruggiero), Langella; Oggiano, Gonzales Perez (37’st Kean), Chianese (29’st Caliendo); Maggio. A disp. Diglio, Cassandro, Cirillo, Staiano, Iadelisi. All. Rogazzo.

ARBITRO: Morello di Tivoli.

RETI: 42’pt Dommarco (aut.), 10’st Oggiano, 32’st Foggia.

NOTE: giornata agostana, con breve acquazzone stagionale, terreno in ottime condizioni. Ammoniti: Foggia, Fissore, Lomasto, Palma, D’Orsi, Chianese, Kean. Angoli: 5 a 3 per il Nola. Recupero: 1’pt, 4’st.

Cava de’ Tirreni (SA). Il Quarantennale della morte di Mamma Lucia

Il quarantesimo anniversario della scomparsa di Mamma Lucia sarà ricordato a Cava de’ Tirreni con una celebrazione eucaristica e con una manifestazione show.

Sabato 27 agosto, data precisa della ricorrenza, alle ore 20,30, Santa Messa in Duomo, celebrata da don Rosario Sessa su iniziativa dell’Associazione La Bolla Pontificia, fondata da Giuseppe Ferrigno e oggi presieduta da Antonio Russo. L’Associazione da tempo ogni anno celebra la messa, non al Duomo ma a Castello, dove ha allestito una grotta che simbolicamente ricorda l’opera di scavo e di recupero di soldati tedeschi effettuata dopo la guerra dalla nostra carissima Madre dei Caduti. Al termine della cerimonia, piccola fiaccolata verso la Chiesa di San Giacomo, per tutti ufficiosamente la “Chiesa di Mamma Lucia”, dove lei riponeva i cassetti con le salme e dove in seguito per anni tante persone si raccoglievano con lei per pregare e stare insieme.

Lunedì 29 agosto, con inizio alle ore 20,00 e ingresso dalle ore 19, 30 ma fino ad esaurimento posti, il Comitato Figli di Mamma Lucia per il Museo (presieduto da Felice Scermino e composto da Annamaria e Lucia Apicella, Lucia Avigliano, Gennaro Galdo, Gaetano Guida, Alfonso Prisco, Beatrice Sparano e Franco Bruno Vitolo, che farà anche da conduttore) ha organizzato presso il cinema Alambra, in Piazza Abbro, una manifestazione show, dal titolo “Quaranta, ma non li dimostra”.

Saranno proiettati filmati inediti, anche come anteprima e come tempo supplementare; sarà evidenziato con documenti vari, testimonianze e poesie, il grande impatto mediatico di Mamma Lucia che è ancora vivo anche in Germania, pur dopo ottant’anni; si parlerà di Salerno 1943, il caposaldo di San Liberatore, il grande, epocale volume curato da Francesco Lamberti che ripercorre anche con documenti originali (di origine tedesca) lo Sbarco di Salerno minuto per minuto e parla in dettaglia della Battaglia di Cava e propone anche l’elenco dettagliato di tutti i caduti, specificando quelli recuperati con certezza da Mamma Lucia.

Quindi, dopo i saluti del Presidente del Comitato Felice Scermino e del Sindaco Vincenzo Servalli, i membri del Comitato in breve racconteranno il cammino fatto finora e quello ancora da fare portare al traguardo il nascente Museo dedicato a Mamma Lucia: questo alla presenza dell’ex Sindaco Marco Galdi, che istituì 2014 il Comitato, e della Direttrice della Biblioteca Comunale Barbara Modica, che ancora custodisce il materiale messo a disposizione dalla famiglia Apicella.

Sarà presentato il nuovo logo del Museo, realizzato da Mauro Paolucci e porteranno la loro testimonianza i membri delle Associazioni che attualmente si interessano dell’opera di Mamma Lucia: il Gruppo Promotore del Premio Mamma Lucia alle Donne Coraggio, il Gruppo Teatrale “Luca Barba” di Geltrude Barba, la già citata Bolla Pontificia, Cavastorie di Aniello Ragone.

Il clou della seconda parte sarà rappresentato dall’intervento dell’Arcivescovo Mons. Orazio Soricelli, che parlerà anche delle possibilità e delle intenzioni di un’azione di beatificazione.

La manifestazione dell’Alambra ha una duplice valenza. Innanzitutto, ricordare la figura di Mamma Lucia ed esaltare il messaggio di Pace, di Amore e di Maternità universale che lei ha lanciato, un messaggio che purtroppo deve ancora essere gridato forte in questo tempo in cui tanti venti di guerra soffiano ancora. Da qui il titolo e l’immagine del manifesto, che evidenziano proprio l’attualità e la forza della speranza che emanano dalla figura sorridente di Mamma Lucia.

L’incontro intende anche fare il punto sul nascente Museo, per allestire il quale proprio il Comitato sta lavorando oramai da anni in alcuni locali dell’ex carcere concessi dal Comune. Oramai il traguardo non è lontano: il materiale da esporre (filmati, foto, bacheche, pubblicazioni, la canzone del musical, etc.) è a disposizione, i pannelli sono in allestimento, gli strumenti elettronici sono in acquisto. Tutto questo grazie alle generose offerte raccolte, nelle chiese e da tanti privati, non solo di Cava. Una prova di attaccamento commovente per la più amata dai Cavesi.

E il Museo, quando sarà, non sarà solo di Cava… e sarà un patrimonio di Umanità…

Campania. Poesie dal mondo, in napoletano, per un mondo d’Amore: il canto di Salvatore Esposito

Tutte nella versione in lingua italiana e nella rispettiva traduzione, o traslitterazione, in lingua italiana: cinquantanove poesie di circa cinquanta poeti dei cinque continenti, dai grandissimi del Novecento a scoperte o riscoperte di stimolante suggestione. Ne deriva un esperimento originale, un’ariosa e musicale passeggiata nel mondo globale delle “emoriflessioni” in versi e della parola che ne rappresenta il colore e il sapore. Ne deriva un tuffo a spruzzi fecondi nella nostra lingua madre di Napoli , a conferma della sua forza espressiva ricca di intime armonie, dell’intreccio di correnti identitarie che ne caratterizzano l’anima, della sua capacità di assorbire dimensioni altre e come tale di farsi ponte di culture, così come in passato è stata la città che ne è depositaria.

È tale la sostanziosa sostanza di Abbraccianno ‘o munno (Spring Edizioni), quarto libro di Salvatore Esposito, poeta e scrittore casertano, componente di spicco dell’ANPOSDI (Associazione Nazionale Poeti e Scrittori d’Italia), da oltre cinquant’anni impegnata nella promozione e diffusione delle lingue dialettali. Questa raccolta rappresenta anche un significativo e produttivo esempio dello spirito “anposdino”, uscendo fuori dall’ambito della pura vernacolarità per diventare fruibile e formativa per chiunque ami la poesia. Infatti anche chi è estraneo al napoletano si può tuffare comunque a pesce in questa antologia di poesie comunque al top e comunque in gran parte già tradotte da altre lingue, quindi già distaccate dall’originale suono “etnico”. E ne apprezzerà la fondo lalto livello della dimensione letteraria.

Consapevole del fascino e delle difficoltà di questa piccola impresa, Esposito si è dovuto avventurare in una scelta certamente non facile e immaginiamo che avrà prima selezionato le liriche da lui più amate o stimate, poi ne avrà ponderato la compatibilità con la musicalità della lingua napoletana e avrà effettuato la sua “traduzione inclusiva”, con minuzioso rispetto dei ritmi interni di ogni opera. Se questo è un particolare tecnico, nelle considerazioni sull’intero lavoro ci hanno intrigato, accanto al risultato finale, proprio il cammino interiore e le implicazioni non solo linguistiche e poetiche ma anche esistenziali ed emozionali che hanno animato Esposito.

Anche lui, forse, con questo lavoro, si è chiesto con Machado: Che ccirche, pueta, ‘int’ ‘o tramunto? Forse, oltre a donare versi e napoletanità, nell’operare le scelte ha anche cercato di riannodare i fili delle “sue” vite, e nel farlo si è piacevolmente raggomitolato nei fili dei mondi che ha conosciuto al Nord e al Sud dell’Italia, dell’ammirazione per la cultura nazionale e internazionale, dell’orgoglio profondo e sentito per la sua ”cultura terrona”.

Il risultato di quest’operazione è un libro che tocca nel profondo, perché ci mette a contatto diretto con la vita, con il suo senso e soprattutto con la sua gestione, compresa quella troppe volte scellerata che ne fanno gli uomini, sciupandone nell’odio, nell’oppressione e nella trascuratezza emozionale le lumiinose potenzialità di amore e di bellezza.

Che non siano affermazioni astratte lo possiamo dimostrare anche percorrendo uno solo dei sentieri aperti dai testi nella loro successione, utilizzando volutamente nelle citazioni solo la lingua napoletana, che è la chiave portante dell’esperimento.

Se andiamo già a spulciare nei versi chiave delle prime poesie scelte, pur messe in ordine alfabetico secondo i cognomi dei poeti, ci troviamo sciorinate le principali problematiche che compongono la visione del mondo di Esposito e che lui del resto spesso ha inserito nelle sue precedenti raccolte, dove però in più a volte c’erano un’ironia e una ludicità che qui sono messe in disparte, data la dimensione a volte “sublime” della ricerca.

Si apre con l’invito alla ponderazione per sentire al meglio la vita (hê ‘a essere appusato, core, dalla Achmatova), per proseguire con la malinconia esistenziale in quanto tale (e na voglia ‘e chiagnere senza pecché, da Bertolucci), e con l’invito alla reattività e all’energia necessarie per affrontare il tutto (Nfino a quanno sì vviva, sientete viva, da Madre Teresa). E poi l’alternativa del sorriso ai “giochi di guerra” che fanno i ragazzi e adulti (Ce sta n’atu juoco ‘a nventà: fa ridere ‘o munno, nun farlo chiagnere, da Brecht), alle problematiche complicate connesse all’umanità dell’amore (Quanno Ddio criaje ll’ammore, nun c’ha aiutato assaje, da Bukovsky), fino ad arrivare, ultimo ma non meno importante, al senso profondo della natura e alla percezione del tutto e dell’infinito, nell’abbandono del silenzio e nellì ascolto mistico di quelle voci interiori che non sempre ci arrivano dentro fino in fondo. In questa chiave si spiegano la meritoria riscoperta di un “infinito silenzio” del D’Annunzio paradisiaco (Nun me vene a mmente ca ‘e nu silenzio ca nun ferneva maje, addo nu pàrpeto sulo, debbole, oh accussì debbole, se senteva.), il lorchiano cuore ca se sente n’isula d’ ‘o firmamento, la dolcezza caproniana del silenzio di una spiaggia di sera (nu rincresciuso scummà ianco ncoppa all’aleghe, e nu viento frisco che ssala ‘a faccia.), l’addore ‘e ll’univerzo mentr’ ‘e stelle mannano signale della Symbovska

In collocazione quasi centrale, troviamo le due frasi più alte, più universali e forse anche più “espositiane”: quel tenerissimo e ripetuto Tieneme pe mmana di Hesse, unaspirante boccata d’amore lunga una vita e lunghissima al tramonto e nei momenti di smarrimento (Tieneme pe mmana ô tramunto, quanno ‘a luce d’ ‘o juorno se stuta la dint’ ‘e juorne ca me sento sbaculiato) e lo stupendo, metaforico auspicio del poeta palestinese Mahmud Darwish (ammacaro fosse ‘na cannela dint’ ‘o suro), che richiama quel suo canto esistenzial popolare in cui riusciva a trasformare “la sua ferita in una lampada ad olio”.

Proseguendo nella lettura, che a questo punto avviene a ciliegia, perché una poesia tira l’altra,, noteremo che proprio sull’Amore, in tutte le sue forme, si concentra l’attenzione priimaria del nostro critico-traduttore-poeta. E si crea un arco radicale di tematiche che parte dalla sopportazione dell’idea di morte grazie al pensiero dell’amata nel Levi di Ausschwitz, quando combatteva con l’idea che ca ‘o munno era nu sbaglio ‘e Ddio e i’ nu sbaglio d’ ‘o munno. L’arco procede poi dall’ungarettiano attaccamento alla vita che nasce nella notte di guerra passata accanto ad un compagno massacrato quando cu ‘a cranatura d’ ‘e mmane soje trasuta dint’ ‘o silenzio mio aggio scritto lettere chiene d’ammore. E, lirica dopo lirica, perviene fino al coinvolgente, emozionante, avvolgente invito di Alda Merini a fare l’amore, non a fare sesso, sublimando l’unione fisica come l’unione totale di corpo e anima nel momento in cui avviene, a prescindere dai ruoli e dalle situazioni degli amanti, pecché ll’ammore è arte, e nnuje ‘e capulavore

Insomma, ce ne sono di passeggiate emozionali e meditative da fare in tutto il libro, ma l’emozione più forte, per chi è di lingua napoletana, diventa la consapevolezza di aver parlato e letto nella nostra lingua versi provenienti da altri mondi con la stessa disinvoltura con la quale potremmo citarli in lingua italiana, anzi forse con maggiore intensità e corrispondenza. È un ulteriore riprova che la lingua napoletana può… e c’è, e forse anche più di altre, che non con altrettanta facilità potrebbero travasare il napoletano nel loro idioma.

E allora teniamolo sul comodino, questo libro, e godiamocelo come ciliegina quotidiana, che addolcirà non solo il nostro orgoglio partenopeo, ma ci darà anche lo spunto per sentire meglio la vita e poi magari, spenta la luce, pensare con la Symboska che Dint’ ‘o scuro me cunosco nu poco ‘e cchiù, parte piccerella ‘e chist’infinito.

E poi addormentarsi nella culla della vita senza paura, perché a sciulià ‘nfunno è ddoce dint’ a stu mare d’ ‘o munno….

Cava de’ Tirreni (SA) – Medjugorje. Acqua, pollaio e frutteto: al traguardo la solidarietà di Cava per le nonnine di Medjugorje

Da Antonio Oliviero riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Con grande emozione possiamo annunciare che è andato finalmente a buon fine il progetto di solidarietà partito dalla nostra Città di Cava de’ Tirreni a beneficio della Casa di Riposo di Ljubuski, presso Medjugorie, guidata con amore e passione dalla nostra cara Suor Paulina Kvesic.

Tale progetto già aveva prodotto l’istallazione di una conduttura di acqua corrente e poi aveva mirato alla realizzazione di un pollaio ed alla semina e alla piantagione di circa cento alberi da frutto, per cui sarebbe stata necessario anche un ampliamento del sistema idrico.

Tutte queste cose oggi sono realtà e le cinquanta nonnine ospiti dell’Istituto possono avere una vita quotidiana più confortevole, grazie all’impegno di solidarietà di tutti quei cavesi e amici del territorio, unitamente ai soci dell’AIASM nazionale, che hanno risposto con generosità al nostro appello e che ringraziamo veramente di cuore.

Tra questi, non possiamo fare a meno di citare Padre Giuseppe Lando, che non solo ha fatto cospicue donazioni ma è andato due volte a Medjugorje nonostante fosse già ultranovantenne: un’esperienza da cui abbiamo anche tratto un libro di emozionante impatto, dal titolo “La nostra Medjugorje”.(nelle foto, le copertine del libro con gli zampilli d’acqua e don Giuseppe con Suor Paulina, Antonio Oliviero e sua moglie Lella nel luogo dove è nato il frutteto)

Dobbiamo però anche rimarcare che, se lo scopo è stato raggiunto, ed è quella la cosa più importante, la cifra raggiunta non è ancora tale da coprire tutte le spese, comunque garantite dall’Organizzazione. Se in uno slancio di generosità qualcuno fosse intenzionato a dare un’ulteriore sostegno, può telefonare ad Antonio Oliviero (3486722256) e prendere eventuali accordi. E grazie sempre, nel nome di Maria !

Cava de’ Tirreni (SA), Bacoli (NA), Cuba. Cuba e la Pompei sommersa di Bacoli per il debutto di Ester Cherri, neo Presidente Rotary – Cuba y la Pompeya sumergida de Bacoli para el debut de Ester Cherri, nueva presidenta de Rotary de Cava de’ Tirreni

Scienza e arte, personale e globale, relazioni amicali e istituzionali, Cava e il mondo e, in fondo, la poesia insita negli occhi e nel cuore… è stato un mix saporito a sfoglie volanti, il debutto della neopresidente della sezione cavese del Rotary Club, Ester Cherri, già Dirigente Scolastica e a suo tempo personaggio di spicco della politica cittadina alla fine del secolo scorso, eletta per l’Anno sociale 2022 – 2023, succedendo a Salvatore Russo.

Infatti, con ospitalità personale a casa sua, relazione associativa e un gustoso incontro gastronomico chez Liberti dopo un Direttivo, ha fiancheggiato l’iniziativa “Arte sotto le onde: dal Mediterraneo al Caribe – Italia-Cuba-Spagna”, promossa dall’Associazione cavesesalernitana Italia-Cuba, operativa da tempo grazie al dinamismo del superatleta-sognopedalatore di Pace Emilio Lambiase. Emilio, vale la pena rinfrescare la memoria,. è il recordman mondiale 2000 della distanza percorsa su ventiquattro ore in bicicletta, oltre che il ciclista politico-solidale che tracciava con le sue ruote percorsi fortemente simbolici, come gli ipotetici confini dello Stato palestinese che non c’è oppure il percorso rivoluzionario della Cuba e del Fidel che facevano sognare una generazione… e, robetta non da poco, ha più volte fatto venire a Cava Alberto Granado, amico del Che e motociclista con lui nei famosi giri in America latina con susseguente diario.

Insomma, nel rapporto con Italia- Cuba la Presidente Cherri ha rispolverato un bel po’ di scintille sociopolitiche che non hanno mai smesso di covare sotto la cenere. Ma le scintille sotto la cenere si smuovono anche per accendere nuovi fuochi e perciò l’iniziativa in questione è nata moderna, un opportuno ponte culturale sposato con la realtà turistico culturale del nostro territorio e con la nostre secolari radici, oltre che con le potenzialità offerte dalla società globale. Infatti è stata patrocinata ufficialmente non solo dalla Repubblica di Cuba, ma anche dall’UNESCO, ed è stata supportata dal Comune di Bacoli, dal Parco Archeologico Campi Flegrei, dal Museo Archeologico di Napoli e dai Centri Sub di Bacoli e Cuba.

È una rete che ha suscitato l’interesse dei media (è stato anche realizzato un bel servizio da RAI 3) e che da sola fa comprendere il respiro potenziale del progetto. Questo consiste in un’esplorazione multimediale subacquea nella “Pompei sommersa” di Baia e dintorni, dove sott’acqua si possono ammirare pavimenti, mosaici, colonne, ambienti di due mila anni fa (ma anche lo spettacolo a terra non è da poco). L’obiettivo finale è una serie di esposizioni dei dipinti e delle foto prodotti, da proporre in luoghi prestigiosi, a cominciare dalla sede parigina dell’UNESCO, dove già è stata realizzata un’esperienza analoga nel 2017..

La troupe operativa ispano-cubana è stata composta da Vicente Gonzales Diaz, cubano, archeografo e fotografo subacqueo (capo delegazione), Alfonso Cruz, spagnolo, pittore subacqueo e “poeta del mare”, Noel Lopez Fernandez, domatore di squali e fotografo sottomarino, Reinaldo Villamil, artista plastico e spettacolare pittore.

Quattro “top personalità”, che sono ben emerse nel corso dell’incontro post-Direttivo.

Vicente come leader di riferimento ha già di suo il fisico autorevole e affidabile del ruolo ed è di fatto un hombre vertical completo, perché alla dimensione personale artistica e culturale, ricca di umanità e partecipazione unisce la determinazione nella voce e negli atteggiamenti, come del resto si addice ad uno che ha curato la Sicurezza nazionale in occasione delle visite a Cuba sia di Papa Giovanni Paolo II che di Papa Francesco.

Villamil è l’artista che guarda, scopre, immagina e rappresenta più che parlare, ma fa parlare i suoi dipinti, dove su luoghi storici con colori forti e quasi esplosivi raffigura battaglie altrettanto storiche o simboleggia episodi di attualità, spesso legati proprio alle onde del mare. Impressionante ed emozionante la sua allegoria dell’emigrazione: un mare aperto, una barchetta di carta di giornali, in piedi un marinaio rematore ricoperto di carta di giornali con titoli di protesta,con le mani non ai remi, ma legate a due corde opposte puntate altrove (paese di origine e di arrivo?) come imprigionanti legacci….

Noel è un altro col fisico del ruolo, imponente e muscoloso: e non potrebbe essere altrimenti, uno che ha trascorso una vita nell’acqua a domare pesci non proprio leggerini e non sempre tranquilli ed a fare fotografie nel fondo dei mari, con la forza di affrontare le profondità e postare scenari dall’angolazione giusta e con tutta la pazienza di tempi giusti. Una forza che da tempo è utilizzata anche nell’organizzazione e nella gestione di una importante Parco Nazionale Acquatico, Los Jardines de la Reina.

E poi c’è Alfonso, che colora di poesia tanti lampi di osservazione e di immagine. Già, perché girare il mondo, esplorare gli oceani, fermarsi anche a trenta metri sott’acqua, sia pure con lo scafandro e il gabbiotto, e lì scegliere lo scenario da rappresentare e ridiscendere anche più volte, in condizioni di luce e visibilità sempre mutanti, oltre che una fatica non da poco, cos’altro è se non la ricerca della poesia di una “dimensione altra e oltre”? Sarebbe più facile scattare la fotografia dell’istante, ma quell’istante non trasmette il flusso della vita, che lì, in fondo al mare, nelle vaghezze e nelle variazioni continue della luce, delle immagini e delle situazioni ci appare in tutta la sua avvolgente energia e nel suo travolgente mistero. È questo che fa Alfonso Cruz e con lui pochi al mondo, esploratori e ricreatori delle profondità. In tale ricerca, in tale serie di percezioni a volte anche visionarie c’è un riflesso della poesia complessiva “que està en la diaria”, cioè insita nella vita di ogni giorno, in ogni istante e perciò sublimata in certi momenti dalle sfide degli sguardi da postazioni “uniche”, a scoprire una dimensione alta dell’Anima e dell’Amore, da elaborare e trasmettere. È questo che poi Cruz fa con i suoi lavori non solo pittorici ma anche poetici (lui stesso si considera prima di tutto poeta), con le sue mostre e anche con la sua presenza nel sociale, fatta di comunicazioni e anche di attività solidali, oltre che di continua rielaborazione personale in una cammino intriso di spirito evangelico.

Da quanto detto, si comprenderà quanto sia stata stimolante la serata, che ha meritato, nel momento della foto di gruppo, il “sottotitolo” di Cultivo una rosa blanca, dalla famosa propositiva poesia di José Martì, il grande poeta e patriota di Cuba, figura ideale per Emilio, che di rose bianche ne ha coltivate non poche con Italia Cuba… e continua a coltivarne, insieme con i suoi sogni…

Forse, però, la rosa più profumata, e anche la più spinosa, l’ha coltivata la neo presidente Ester Cherri: in un angolo del suo cuore ha dedicato l’incontro al marito Salvatore Calderazzo, che, ai tempi ruggenti della politica e prima della prematura scomparsa, tanto sognava un viaggio a Cuba con lei. Beh, a Cuba non ci sono andati ma almeno lei ha fatto in modo che Cuba andasse a lei, anche nella sua casa, che ora, chissà, ha un profumo diverso: di passato… e di futuro…

Buon anno di Presidenza, Presidente!


Cuba y la Pompeya sumergida de Bacoli para el debut de Ester Cherri, nueva presidenta de Rotary de Cava de’ Tirreni

La ciencia y el arte, lo personal y lo global, las relaciones amistosas y las institucionales, el Cava y el mundo y, al final, la poesía inherente a los ojos y al corazón… fue una sabrosa mezcla de pastelería voladora,en el debut de la nueva presidenta de la sección Cavese del Rotary Club, Ester Cherri, ex directora de escuela y en su momento, figura destacada de la política de la ciudad a finales del siglo pasado, elegida para el año social 2022 – 2023, sucediendo a Salvatore Russo.

De hecho, con una hospitalidad personal en su casa, un informe de la asociación y un sabroso encuentro gastronómico chez Liberti después de una reunión de la junta directiva, flanqueó la iniciativa “Arte bajo las olas: del Mediterráneo al Caribe – Italia-Cuba-España”, promovida por la Asociación Cavesalernitana Italia-Cuba, que funciona desde hace tiempo gracias al dinamismo del superatleta-caminante por la paz Emilio Lambiase, conviene refrescar la memoria, es el plusmarquista mundial del año 2000 de la distancia recorrida en veinticuatro horas en bicicleta, así como el ciclista político-solidario que utilizó sus ruedas para trazar rutas altamente simbólicas, como las hipotéticas fronteras del Estado palestino que no existe, o la ruta revolucionaria de Cuba y Fidel, que hizo soñar a una generación… y, cosa no menor, llevó repetidamente a Cava a Alberto Granado, amigo del Che y motociclista en las famosas giras por América Latina y posterior diario.

En resumen, en la relación entre Italia y Cuba, el Presidente Cherri ha desempolvado un montón de chispas sociopolíticas que nunca han dejado de arder bajo las cenizas. Pero las chispas bajo las cenizas también arden para encender nuevos fuegos, y así nació la iniciativa en cuestión, moderna, un oportuno puente cultural casado con la realidad turística cultural de nuestro territorio y nuestras raíces milenarias, así como con el potencial que ofrece la sociedad global. De hecho, fue patrocinado oficialmente no sólo por la República de Cuba, sino también por la UNESCO, y contó con el apoyo del Ayuntamiento de Bacoli, el Parque Arqueológico de Campi Flegrei, el Museo Arqueológico de Nápoles y los Centros de Buceo de Bacoli y Cuba.

Se trata de una red que ha despertado el interés de los medios de comunicación (incluso hubo un bonito reportaje de la RAI 3) y eso ya da una idea del alcance potencial del proyecto. Consiste en una exploración multimedia submarina de la “Pompeya sumergida” de Baia y sus alrededores, donde bajo el agua se pueden admirar suelos, mosaicos, columnas y villas de hace dos mil años (aunque el espectáculo en tierra tampoco es desdeñable). El objetivo final es una serie de exposiciones de las pinturas y fotografías producidas, que se mostrarán en lugares de prestigio, empezando por la sede de la UNESCO en París, donde ya se realizó una experiencia similar en 2017.

La tropa operativa hispano-cubana estaba compuesta por Vicente González Díaz, cubano, arqueólogo y fotógrafo submarino (jefe de la delegación), Alfonso Cruz, español, pintor submarino y “poeta del mar”, Noel López Fernández, domador de tiburones y fotógrafo submarino, Reinaldo Villamil, artista plástico y pintor espectacular.

En la reunión posterior a la reunión del Director, salieron reconocidas estas cuatro “personalidades”.

Vicente como líder de referencia ya tiene el físico autoritario y confiable del rol y es de hecho un hombre vertical completo, pues a su dimensión personal artística y cultural, rica en humanidad y participación, une la determinación en su voz y actitudes, como corresponde a quien ha cuidado la Seguridad Nacional durante las visitas a Cuba tanto del Papa Juan Pablo II como del Papa Francisco.

Villamil es el artista que mira, descubre, imagina y representa más que habla, pero deja que hablen sus cuadros, en los que representa batallas igualmente históricas con colores fuertes, casi explosivos, o simboliza episodios de actualidad, a menudo vinculados precisamente a las olas del mar. Su alegoría de la emigración es impresionante y conmovedora: un mar abierto, un pequeño barco hecho de papel de periódico, de pie un marinero remando cubierto de papel de periódico con titulares de protesta, sus manos no en los remos, sino atadas a dos cuerdas opuestas que apuntan a otra parte (¿país de origen y país de llegada?) como lazos de aprisionamiento….

Noel es otro con el físico del papel, imponente y musculoso: y no podía ser de otra manera, uno que se ha pasado toda la vida en el agua domando peces no muy ligeros y no siempre tranquilos y fotografiando en el fondo de los mares, con la fuerza de enfrentarse a las profundidades y a los escenarios de los postes desde el ángulo adecuado y con toda la paciencia de los tiempos adecuados. Una fuerza que también ha sido utilizada durante mucho tiempo en la organización y gestión de un importante Parque Acuático Nacional, Los Jardines de la Reina.

Y luego está Alfonso, que pinta con poesía tantos destellos de observación e imagen. Sí, porque viajar por el mundo, explorar los océanos, detenerse incluso a treinta metros bajo el agua, aunque sea con escafandra y jaula, y allí elegir el escenario a representar y volver a bajar una y otra vez, en condiciones de luz y visibilidad siempre cambiantes, además de un esfuerzo nada despreciable, ¿qué otra cosa es sino la búsqueda de la poesía de una “dimensión otra y más allá”? Sería más fácil fotografiar el instante, pero ese instante no transmite el flujo de la vida, que allí, en el fondo del mar, en la vaguedad y las variaciones constantes de la luz, las imágenes y las situaciones se nos presenta en toda su energía envolvente y su misterio abrumador. Esto es lo que hace Alfonso Cruz, y con él pocos en el mundo, exploradores y recreadores de las profundidades. En esa búsqueda, en esa serie de percepciones, a veces incluso visionarias, hay un reflejo de la poesía global “que está en la diaria”, es decir, inherente a la vida cotidiana, a cada instante y, por tanto, sublimada en ciertos momentos por los desafíos de las miradas desde posiciones “únicas”, para descubrir una alta dimensión del Alma y del Amor, para ser elaborada y transmitida. Eso es lo que hace Cruz con sus obras, no sólo pictóricas sino también poéticas (él mismo se considera ante todo un poeta), con sus exposiciones y también con su presencia en el ámbito social, hecha de comunicaciones y también de actividades solidarias, así como de continua reelaboración personal en un camino impregnado de espíritu evangélico.

Por lo dicho, se comprenderá lo estimulante de la velada, que mereció, en el momento de la foto de grupo, el “subtítulo” de Cultivo una rosa blanca, del famoso poema propositivo de José Martí, el gran poeta y patriota de Cuba, figura ideal para Emilio, que ha cultivado bastantes rosas blancas con Italia Cuba… y sigue cultivándolas, junto a sus sueños…

Pero quizá la rosa más fragante, y también la más espinosa, la cultivó la nueva presidenta Ester Cherri: en un rincón de su corazón dedicó la reunión a su marido Salvatore Calderazzo, que en los tiempos de la política y antes de su prematura muerte tanto soñó con un viaje a Cuba con ella. Bueno, no fueron a Cuba, pero al menos hizo que Cuba fuera a ella, incluso a su casa, que ahora, quién sabe, tiene un aroma diferente: a pasado… y a futuro…

¡Feliz año presidencial, Presidente!

Traduzione: Dott.ssa Indira Pineda Daudinot (Assistente Stampa)