100 anni fa nasceva la poetessa Antonia Pozzi. Ricordiamola con la breve ma stupenda lirica “Pudore”
Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice che il suo bambino è bello.
1 febbraio 1933 – Antonia Pozzi
Da “Parole” Garzanti, Milano 1989
In questa breve ma fulminante lirica, la giovane poetessa (aveva 21) con pochi tratti riesce a delineare l’intenso turbamento d’amore procuratole da un pur semplice complimento (Se qualcuna delle mie povere parole/ti piace) “trasmesso“ attraverso lo sguardo. La giovane donna prorompe in un riso “beato” ma è presa da un irrefrenabile tremore come – e qui la metafora è stupenda- una giovanissima mamma che arrossisce se qualcuno, anche un anonimo passante, le dice che suo figlio è bello. Pozzi riesce a tracciare una tenue e al tempo stesso fortissima linea di contatto tra i primi segni di un nascente amore e la maternità– credo molto agognato dalla poetessa- suo approdo naturale. La Pozzi morì suicida a solo 26 anni.
Antonia Pozzi (Milano 1912-1938) figlia di genitori borghesi e benestanti, dopo il liceo s’iscrive alla facoltà di lettere e filosofia e qui stringe amicizia, tra gli altri, con Vittorio Sereni e Dino Formaggio. Si laurea con una tesi su Flaubert (lavoro pubblicato postumo). Colta, intelligente, molto versatile e piena di curiosità, ama la natura e il bello in tutte le sue manifestazioni, ma non riesce a non sentire l’angoscia per tutto ciò che c’è di sbagliato, di tragico. Angoscia che si anniderà fin dentro il suo animo. Amò moltissimo la montagna e la fotografia; fu anche un’eccellente fotografa. Il 3 dicembre del 1938 si tolse la vita.
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