La cavese Elvira Notari, la prima regista italiana, sarà ricordata con una mostra evento al “Laceno d’oro” in Provincia di Avellino
CAVA DE’ TIRRENI (SA) e AVELLINO. Ci è giunto in data 31 luglio 2014, da parte dell’arch. Carmine Salsano, commissario dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Cava de’ Tirreni, un comunicato relativo ad una notizia bella e stimolante, per noi cavesi per quanto riguarda il personaggio in questione, per tutto il cinema italiano, perché riguarda il rilancio, in provincia di Avellino, di una manifestazione meritoria e non sempre giustamente coccolata come Il Laceno d’oro.
Si è tenuta ieri nella sala Giunta della Regione Campania, presieduta dall’Assessore regionale al turismo Pasquale Sommese, la presentazione della rassegna cinematografica “Laceno d’oro”, che si terrà nella provincia di Avellino dal 18 agosto al 5 settembre prossimo. In tale ambito è previsto uno speciale con una mostra- rassegna dell’ artista cavese Elvira Notari.
“Elvira Notari (nata Maria Elvira Giuseppa Coda; Salerno, 10 febbraio1875 – Cava de’ Tirreni, 17 dicembre 1946) è stata la prima donna regista italiana e una delle prime della storia del cinema mondiale, il cui rilievo storico è accostabile, per importanza, a quello di Alice Guy-Blaché. Fu la prima autrice cinematografica italiana oltre che la più prolifica, con una produzione, tra il 1906 e il 1929, di oltre 60 lungometraggi e centinaia tra cortometraggi e documentari, tutti usciti dalla sua casa di produzione. La sua opera è considerata precorritrice del Neorealismo“.
Ci si augura una riedizione di tale evento nella sua terra di origine, per il quale si sta già lavorando.
Arch. Carmine Salsano
Di fronte all’auspicio della riedizione dell’evento nella sua terra di origine (Elvira, oltre che morta a Cava nella sua casa ai Pianesi, era figlia di Diego Coda, cavese cugino del Parroco don Pasquale Coda), non possiamo che essere lieti, ma ci sia concesso anche di essere un po’ scetticamente perplessi, perché è da quando è stato presentato quattro anni fa il libro originale ed illuminante di Patrizia Reso, Elvira Notari, tracce metelliane di una pioniera del cinema (Ed. Terra del Sole), le autorità cittadine sono state ripetutamente, ma invano, sollecitate a ricordare ufficialmente la figura della Notari, se non con il recupero dei suoi film pionieri, almeno con una targa sotto casa sua, o con l’intitolazione di una strada, accompagnate possibilmente da un convegno.
La frase finale dell’arch. Salsano ci autorizza ancora una volta a sperare, sia per la volontà espressa sia anche perché egli ha l’autorità, non solo di auspicare, ma anche di proporre ed organizzare con le varie istituzioni cittadine e regionali, e direi anche nazionali, una manifestazione adeguata.
Comunque, per chi non la conoscesse ancora, ripercorriamo in breve la figura della nostra regista pioniera.
Elvira Notari nei primi anni del Novecento si è distinta come la prima donna regista su grande scala della neonata settima arte cinematografica.
Nata a Salerno nel 1875 da una famiglia di origine cavese, come già detto, si trasferì a Napoli, dove insieme col marito Nicola fondò un apprezzato studio fotografico, presto strutturatosi in produzione di documentari e di video, la Dora film. Nel giro di pochi anni, fino al 1920 circa, ne produsse, scrisse o diresse decine e decine, di grandissimo successo e con i migliori attori (con lei cominciò a recitare la grande Tina Pica).
Le sale dove venivano proiettati questi mediometraggi (duravano allora una ventina di minuti) erano sempre affollate di spettatori, appartenenti sia a quella cultura borghese attenta alle nuove forme di creatività, sia alla gente del popolo, che in tante di quelle storie si riconosceva. Erano tempi da pionieri: alcune pellicole erano “colorate” a mano, fotogramma per fotogramma. Ed anche in questo lei era maestra. Erano gli anni delle grandi novità tecnologiche, carichi degli entusiasmi e delle speranze della Belle Époque. Ed Elvira, con la sua attività, seppe impersonare in pieno queste attese, delle volte anche andando controcorrente, perché il potere, sia quello liberale che quello borghese, non amava la crudezza purtroppo reale di alcune vicende.
Eppure lei continuava ad essere amata e conosciuta anche oltre oceano, dove era naturale che venissero spediti tanti suoi film o documentari.
Con l’evolversi dei tempi, lo sviluppo del Fascismo, l’avvento del sonoro, le vicende familiari, la sua stella si offuscò e negli ultimi anni della sua vita, verso il 1930 circa si trasferì a Cava, nella città delle sue radici.
Radici che, a dire il vero, fino a poco tempo fa non erano riconosciute più di tanto neppure dagli storici del cinema che si sono reinteressati alla figura della nostra Elvira. Ma, come già ricordato, sono state riscoperte, con ricerche minuziose, appassionate ed emozionate, dalla nostra cara “archeologa della storia nascosta”, Patrizia Reso, che le ha pubblicate quattro anni fa nel già citato volume, che ancora oggi circola e viene presentato nelle rassegne. Un libro che ha dato un contributo importante sia alla storia locale che al mondo nazionale della ricerca.
La nostra Patrizia ha fatto “il suo”, ma le autorità quando è che faranno “il loro”?
Architetto Salsano, sarà la volta buona?
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