Tra le ombre, un sorriso di cielo: gli “Equilibri scomposti” della pittrice cavese Rosanna Di Marino in mostra al Palazzo Genovesi
SALERNO E CAVA DE’ TIRRENI (SA). Dodici quadri, ognuno di per sé completo, ognuno però legato all’altro, a formare un’ opera unitaria, composta e scomponibile. Un grande puzzle del colore, della materia e dell’anima. Un’unica opera, un’opera unica in mostra, un’opera che da sola vale la mostra: “Equilibri scomposti”, dell’artista cavese Rosanna Di Marino, presentata in One Work Show il 15 novembre al palazzo Genovesi di Salerno da e per iniziativa di Vito Pinto, uno dei più versatili e dinamici giornalisti-critici-operatori culturali del nostro territorio.
Così Pinto presenta l’opera della Di Marino: di grandi dimensioni, cm. 230 x cm.300, formata da tre tele cm. 100 x cm.100, tre tele di cm. 89 x cm. 100, e sei tele di cm. 50×50, composte in opera unica di grande suggestione cromatica.
Concordiamo pienamente su quella grande suggestione cromatica, sia per l’effetto immediato che produce, sia perché i colori e i grumi materici e le singole parti non sono strutturati come fini a se stessi, ma come componenti di un discorso filosofico-esistenziale che la Di Marino produce e ricerca da quando si è dedicata all’Arte.
Già il titolo esprime una delle caratteristiche primarie dell’Artista: l’intima contraddizione tra gli opposti, che nasce da un conflitto interiore, viene razionalizzata e composta in una forma organica più o meno definibile ma comunque composta e sotto controllo, lasciando però nello spettatore l’impressione di una rinnovata scomposizione e di un conflitto che, pur dopo aver donato frutti fecondi, sotterraneamente si perpetua in rivoli ora purificati ora sempre più attorcigliati nello scavo della ricerca.
È un discorso apparentemente astratto, che artisticamente e liricamente si traduce in una progressiva affermazione della materia informe e delle deformazioni richiuse in forme più o meno misteriose, ma che, tradotto nella sostanza della vita quotidiana e della dimensione personale, ben rende sia lo scontro che avviene tra l’identità sociale e quella più profonda, sia il magma interiore che rende complesso e quasi “infinita” la definizione della propria identità rispetto a se stessi, sia l’indescrivibilità della percezione esistenziale, sia anche (ultimo ma non meno importante) il flusso relazionale che si stabilisce tra le varie parti del sé ed tra i singoli sé che compongono il mondo esterno.
Come in una sintesi lucidamente complicata, questo appare chiaro negli “Equilibri scomposti” della Di Marino. Tutt’intorno, dominano velature tra il marroncino ed il rosso che occupano lo spazio ma nello stesso tempo fanno trasparire i pori ancora di scoprire.
Ogni singola parte della cornice più scura è uguale e diversa dalle altre: indistinte forme informali, in trasparenza frammentini di giornali, come nella tradizione della Di Marino, ma quasi invisibili stavolta, struttura autonoma ma forme e segni che stabiliscono un contatto fluido con gli altri quadri dello stesso livello orizzontale.
Più netto invece lo stacco con la parte centrale, dove domina un azzurro tenue intervallato da macchie scure che richiamano la cornice bassa. Netto lo stacco, ma forte l’aggancio nell’immaginecomplessiva: la Di Marino non chiude mai del tutto i varchi, anche quando sente che alcuni non sono valicabili.
L’immagine centrale, vista panoramicamente, sembra un planisfero, ma, osservandola meglio, è proprio l’opposto: è un progressivo tendere verso la scoperta di varchi d’azzurro, di varchi celesti: un richiamo alle problematiche ricerche dell’oltre che l’Artista ha sempre considerato parti essenziali della sua anima.
il perché di questa apparente confondibilità tra planisfero e sfera celeste è ora chiaro: le due parti per l’Artista non sono distinte, ma si distinguono facendo parte dello stesso tutto.
Ed ecco che la relazione alla fine domina sull’isolamento, anche considerando il richiamo della cornice alta, che richiama quella bassa, a chiudere il cerchio ed a stabilire ulteriore razionalità ad un discorso che l’Artista stessa, anche questo in linea con la produzione precedente, non vuole mai che scantoni fuori del controllo della mente-cuore dell’Artista Creatore alla ricerca dello Spirito Creatore.
Un respiro quasi cosmico, quindi, che apre orizzonti anche quando visivamente li chiude: uno spirito religioso che unisce la Parte col tutto, in un sorriso di cielo. La Di Marino sta del resto creando questa bilancia anche con la sua ultima serie di installazioni: sedie originali ricoperte di fili spinati, eppure ricche di colori, anche se non più solide. Oppure sedie colorate e belle, ma coperte da filo spinato? Non è la stessa, cosa: ma nel puzzle identitario ed esistenziale della Di Marino il dilemma continua. Ed in fondo, anche quando il filo spinato punge, non manca mai il sorriso del cielo.
Gli equilibri sono quindi scomposti perché c’è una composizione squilibrata: ma questa è l’elettricità della vita, che l’Artista sente sempre vivissima sulla propria pelle. E per fortuna ad ogni spina o macchia scura riesce a far corrispondere un sorriso di cielo …
- Un’immagine di “Equilibri scomposti”
- Rosanna Di Marino posa accanto all’opera “Equilibri scomposti”
- L’artista accanto ad un’altra delle sue opere di parti nel tutto
- Alcune sedie spinate della nuova serie della Di Marino
- Vito Pinto, critico d’arte, curatore della mostra
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