CAVA DE’ TIRRENI (SA). AL PREMIO COM&TE “MALA IUSTITIA”.

Pietro-Funaro-com&te(1)-vivimedia“Anche un minuto di restrizione della libertà personale può essere una cosa insopportabile”. A parlare così, ieri sera, al Social Tennis Club di Cava de’Tirreni, nel corso del quinto appuntamento della VII edizione del Premio e Rassegna letteraria Com&Te Comunicazione, giornalismo e dintorni, è il giornalista partenopeo Pietro Funaro. Ospite dell’evento, promosso dall’Associazione Comunicazione & Territorio ed ideato e curato da Pasquale Petrillo, il giornalista è l’autore di Mala Iustitia Colpevoli di innocenza (per i tipi di Spazio Creativo Edizioni, collana A colpi d’inchiesta).

Ad intervistare Funaro sul tema della cattiva giustizia nel nostro Paese e sulla drammatica disavventura giudiziaria vissuta dall’autore stesso, i giornalisti Aurora Torre, direttore di Telenuova Pagani, e Angelo Ferraro. Quasi una sorta di autobiografia, quella di Funaro, che si snoda attraverso un estenuante e a volte commovente viaggio nel passato, alla riscoperta della propria drammatica odissea giudiziaria.

Pietro-Funaro-com&te(2)-vivimediaAlla presentazione, oltre alla folta rappresentanza dei docenti e degli studenti degli istituti superiori cavesi, componenti della giuria popolare del Premio speciale Com&Te  Giancarlo Siani, il presidente del Social Tennis Club Francesco Accarino, il vicepresidente del Corecom Enzo Todaro, il Commissario dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Cava de’Tirreni, Filippo Diasco,  l’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Cava de’Tirreni Vincenzo Passa, ed i componenti la giuria qualificata del premio Com&Te Marisa Mirella Prearo e Guglielmo Scarlato, e numerosi avvocati penalisti attratti dal tema trattato nel saggio.

“Prima di incappare in questa brutta disavventura -ha affermato Funaro, rispondendo ad una domanda degli studenti- avevo grande  fiducia verso i magistrati e, purtroppo, guardavo con leggerezza agli articoli dei miei colleghi di cronaca giudiziaria, convinto che i protagonisti delle storie raccontate fossero davvero tutti colpevoli”.


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