Presentato alla Mediateca Marte “Colori primari”, il primo CD di Manuel Foresta: un salto in alto verso il monte dei sogni

CAVA DE’ TIRRENI (SA). No, non li chiameremo sogni, come recita una delle sue canzoni top. Tutt’al più li chiamavamo sogni, perché oggi sono una realtà.

Oggi la bella voce forte e pastosa di Manuel Foresta, le sue parole da cantautore in concert e in confessione, la sua musica psicotrascinante, cardiotrascinata e romanticamente rock, dal 7 aprile sono finalmente diventati un album, Colori primari. È il primo CD del cantante cavese, dopo tanti brillanti passi di avvicinamento, come due singoli, le affermazioni nel talent RAI The voice, di e con Raffaella Carrà, svariate esibizioni con cantanti al top, come Rafael Gualazzi, Malika Ayane o Alex Britti, ed anche due sfioramenti di Sanremo con l’inserimento tra i finalisti in ballo per entrare nella rosa delle Nuove Proposte.

È un album gradevole da ascoltare, grazie al giusto mix di acuti giovani a percussione e tradizionali richiami di ritornelli, con tonalità vivaci che però lasciano molto spazio anche alle parole ed alla loro poesia… e alcuni pezzi che possono fare un bel cammino.

Tra tutti, ci siamo fatti un podio ideale. Se fossi ancora qui è la più intrigante musicalmente, con variazioni di ritmo improvvise e coloriture dal rock al tango alla musica afrocubana. La più orecchiabile e trainante ci è sembrata La vita è una danza, con frasi musicali vivacemente ripetute ed un gingle”a coro” che fa presa immediata. La più bella e completa per noi è Quello che sono, il cui testo, capace di delineare poeticamente un rapporto complesso e conflittuale di coppia e con se stesso, si coniuga efficacemente con una tessitura musicale avvolgente, a più temi e con meditativi incontri tra riflessioni sussurrate e opposti innalzamenti di toni.

È un album senza cover, con tutte canzoni inedite o autoprodotte; pezzi che, ascoltati in macchina, ti danno la carica e, gustati in casa, ti avvolgono di note e parole ricche di calore. E di colore. Anzi, di colori primari, come recita il titolo, dettato da quell’impasto di sensazioni soggettive e ad alto tasso di comunicazione che spingono un bambino, o un cuore ancora bambino, a mescolare liberamente i colori sulla sua tavolozza. Perciò le dieci canzoni del CD fanno subito presa, per la immediatezza delle frasi musicali e per il giovane coinvolgimento dei contenuti. Sia le canzoni scritte dallo stesso Manuel sia quelle composte da altri sono delle forme agrodolci di messa a nudo del suo cuore, a contatto con rimpianti e delusioni d’amore, gelo nella stanza, voglia di danza, sogni da abbracciare e spine da ammorbidire, parole come neve nel deserto, slanci di comunicazione vera oltre il pettegolezzo acido o il vuoto chiacchiericcio nella bocca o nei chip della gente, attese di primavere impossibili e ritorni di inverni, timore, tentativo e dolore di non essere quello che si è, e tanta voglia di essere veri.

Tutti questi colori primari Manuel Foresta li sta “dipingendo” a piene mani nella presentazioni del disco. Da punto esclamativo quella di Cava, al Marte, il 25 aprile scorso, sia per l’accompagnamento del suo maestro primario, Michelangelo Maio, sia per il tenersi per mano con il compagno collega cantautore Andrea Maestrelli (con cui poi, ricambiando la visita, il giorno dopo si è esibito nella sua tana di Montelupo in Toscana), sia per la presenza del Sindaco Galdi, sia soprattutto perché stava nella sua Cava, di fronte alla foresta di affetti ed al rosario di baci garantiti dalla sua famiglia, e ad un emozionante numero di amici e di fan che riempivano la stellare sala del Marte aperta da tutti e due i lati.

Ha confessato la sua emozione, il tremore delle gambe, ma si è sciolto subito, grazie anche alle scatenate bollicine scatenate ad ogni battuta dal perennemente frizzante conduttore Fabiano Pagliara, scatenato radiospeaker targato Kiss Kiss, oltre che amico di cuore. Ha ironizzato sulle sue debolezze, dalle timidezze alla forma del naso scolpite dalle porte sbattute in faccia, fino alla sua figura fisica “a quadro di Picasso”, che pure per tante è fonte di vivo sex appeal. Ha espresso con sincerità tutta la sua gioia e le sue attese, compresa la profonda gratitudine per la Pigmaliona Raffaella Carrà, che di fatto lo ha lanciato (e l’eliminazione dal talent faceva solo parte del gioco…).

E poi ha cantato, cantato e cantato, incassando grida, applausi e vibrazioni. E si è portato a casa un bel bagaglio di energia: tutta benzina per la corsa definitiva verso tutte le consacrazioni. Dall’amore del pubblico, che già c’è, alla conquista di Sanremo, che è l’ottima sfuggente, ma a portata di voce… e di qualità. Verrà, verrà… e non li chiameremo più sogni. Buon viaggio, Manuel !


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