Domenica 24 maggio tornano “I Saltinpalco” con la prima dello spettacolo “La cage aux folles”, alias “Il vizietto”. L’attesa nel racconto di una delle protagoniste

CAVA DE’ TIRRENI (SA). Anche quest’anno quindi, dopo il soddisfacente successo di ‘Stardust’, la compagnia ‘Saltinpalco’, di cui faccio orgogliosamente parte, si misura con un’opera impegnativa, particolare ed unica.

Una commedia brillante, equivoca, a tratti spregiudicata e in fondo coerentemente onesta. Esilarante ma profonda, trasgressiva e bon ton, valori tradizionali e chiavi di lettura progressiste. Nel teatro non deve mancare nulla.

Queste le caratteristiche di ‘Piume di struzzo, al secolo ‘La cage aux folles’ , opera francese di Jean Poiret. La pièce si presenta ambigua, a cominciare dal titolo originario datole dall’attore e sceneggiatore francese, infatti ‘La cage aux folles’ è un gioco di parole che potremmo tradurre in italiano con ‘gabbia di matti’ e ‘gabbia di checche’, poiché il femminile di folle (‘fou’ in francese) significa ‘omosessuale effeminato’.

Racconta infatti della convivenza in coppia di fatto di due uomini, Renato e Albin, che gestiscono un locale border line, pieno di “folles”. Tra i due, Albin è quello che ricopre, anche visivamente, il ruolo della moglie, mentre Renato ha atteggiamenti più da marito e da maschio, al punto da avere, molto tempo prima, compiuto una “trasgressione”: è stato con una donna, con la quale ha avuto anche un figlio, il che, nell’evoluzione della commedia, gli procurerà una serie di intriganti pasticci. Ed è questo “il vizietto” che Albin gli rinfaccia: un peccatuccio sui generis, dato che nel linguaggio comune una volta “il vizietto” era proprio la pratica omosessuale.

È un’ opera transmediale che luccica a teatro e si è fatta notare al cinema: nel 1983 fu portata in scena a Broadway da Arthur Laurents, che si occupò anche della produzione londinese. In Francia fu protagonista per 5 stagioni consecutive al Palais-Royal di Parigi (con Michel Serrault nel ruolo di Albin) e in Italia ad inizio anni ’90 fu realizzata una versione de ‘La compagnia della Rancia’ con la regia di Saverio Marconi e Carlo Reali e Gianfranco Mari nei ruoli dei protagonisti. Negli ultimi anni è stata poi rispolverata e sono state portate in scena nei teatri italiani sia una versione con Marco Columbro e Enzo Iacchetti, sia una, anche di più alto livello, di Massimo Romeo Piparo con Massimo Ghini e Cesare Bocci e le coreografie di Bill Goodson (curatore, tra gli altri, delle coreografie di Michael Jackson).

Anche al cinema, come precedentemente anticipato, questa storia ha precedenti illustri e interessanti. Il film del 1978, intitolato “Il vizietto”, con la regia di Edouard Molinaro, è un vero e proprio cult, dove al fianco di Michel Serrault si fece notare Ugo Tognazzi nel ruolo di Renato. Un film apprezzato e premiato all’estero (3 nomination agli Oscar – regia, costumi e sceneggiatura non originale – e vari premi tra Golden Globe, César e David di Donatello) al punto da avere un proprio remake americano nel 1996 dal titolo ‘The birdcage’ (‘Piume di struzzo’) con Nathan Lane e l’indimenticabile Robin Williams nel ruolo di Albin.

Non sarà una semplice elaborazione degli elementi preesistenti, ma un vero e proprio rimpasto, quello adoperato da Guglielmo Lipari – regista e attore della compagnia- con l’introduzione di ingredienti inediti per rendere una commedia già compiuta ancora più esilarante di quello che effettivamente già è. Niente imitazioni di Tognazzi e Serrault, al limite qualche riferimento e qualche umile omaggio.

Uno spettacolo che in questo momento storico ancora assume i connotati di una commedia totale, il cui il valore portante è sì la libertà, ma anche l’amore che da essa trae benefici. Libertà in ogni sua sfaccettatura: libertà in campo morale, libertà in campo religioso, libertà in campo culturale, libertà in campo sessuale, qualsiasi cosa, purché di libertà si tratti. Libertà di scelta e opinione, con la convinzione che tutto ciò che riguardi la sfera privata dell’individuo debba essere soggettivo e scevro da qualsiasi genere di giudizio.

Sentimenti che si mescolano e risate che hanno il sapore della riflessione.

Noi, per quanto mi riguarda, ci divertiamo sempre, ci mettiamo in gioco, ci confrontiamo e proviamo a maturare dal punto di vista artistico ed umano.

Anche questa volta voglio ringraziare innanzitutto Guglielmo per avermi permesso ancora una volta di ballare per loro e soprattutto CON loro, voglio ringraziare tutti i brillantissimi attori che saranno in scena con noi: Gerardo Lupi Milite, Alessandro Tipaldi, Liana Pagliara, Giorgia Russo, Chiara Lambiase, Imma Pastore, Beatrice Granato, Alessandro Pisapia e Anna Rapoli. E aggiungo i preziosissimi ballerini Francesco Memoli e Marco Abate e un grazie speciale a Carla Leone. Gli arrangiamenti musicali sono del maestro Michelangelo Maio.

Noi ci saremo, se non mancate ne saremo felici e onorati. La prima è prevista Domenica 24 Maggio, con un doppio spettacolo alle ore 18.00 e alle ore 21.00 all’Auditorium De Filippis, presso l’Istituto “Della Corte – Vanvitelli” di Cava de’ Tirreni (prolungamento Marconi).

Vi aspettiamo ! (Caterina Giangrasso)


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