Napoli è … una cartolina. Immagini antiche di una Città e di un’identità unica. Il libro che non c’era e adesso c’è …
NAPOLI. Stavolta ha superato se stesso, Alfonso Prisco, il Principe delle cartoline d’annata, il collezionista curatore-creatore delle grandi strenne con raccolte di cartoline del passato: Lady Cava 1 (2011), Lady Cava 2 (2012), la Divina (2013), con i riflettori sulla Costiera, Salerno (2013), con cartoline storiche del capoluogo e quaranta immagini a colori dei dieci anni di Luci d’artista.
Pubblicata, come le altre, da Area Blu, dinamicissima sul territorio, è stata presentata a Napoli il 10 dicembre ed a Cava il 16 dicembre la raccolta che vola più in alto: Napoli è… una cartolina (titolo in suggestivo Pino Daniele style), raccolta inedita della grande bellezza nelle antiche immagini della Città,
Seicentotrenta cartoline, tutte in originale e di proprietà dell’autore, antecedenti al 1930, solita copertina con le suggestioni di una cartolina particolare, solita grande ed elegante rilegatura in formato 24 x 30, solito supergrafico Ernesto Manzolillo.
Grande la novità, rispetto alle raccolte precedenti. Innanzitutto, mentre quelle sono incentrate prevalentemente sugli scorci paesaggistici e su elementi urbanistici, questa dedica ai panorami ed agli elementi puramente geografici solo un quarto dell’insieme.
Il resto, sono acquerelli, gouaches d’epoca, testi di canzoni con gli spartiti ed illustrazioni d’autore (un nome per tutti, il grande pittore Scoppetta), scene di vita quotidiana, quadretti di strada e di quartiere, poesie (Russo in primis), antichi mestieri, tipi classici della napoletanità. Insomma l’identità di un popolo. Un’identità a colori, proveniente da tempi in cui non esistevano le foto a colori e quindi i negativi dovevano essere colorati a mano, in uno dei trenta e passa laboratori che pullulavano nella città. Un’identità per certi versi anche idealizzata, perché vengono messi in evidenza soprattutto gli aspetti folkloristicamente attraenti di una società che, lo sappiamo bene, non mancava di ombre. Ma non dimentichiamo che le cartoline servivano soprattutto per propagandare l’immagine e le immagini di un luogo nel mondo. E queste cartoline ci sono riuscite benissimo.
E benissimo è riuscito a rendere questo mondo la strutturazione del libro.
I titoli delle sezioni sono già un programma:
Saluti da Napoli, con scenari del Vesuvio, immagine universale della Città, e tagli vesuviani per lo più sponsorizzati dagli alberghi con vista. Tutti Grand Hotel di risonanza mondiale, in luoghi di risonanza altrettanto mondiale, Santa Lucia in testa. Un Vesuvio in parte oleografico in parte sterminatore, forse a ricordare sottilmente non solo le ambivalente della Città ma anche il fatto che Napoli si diceva che fosse un Paradiso abitato da diavoli.
Panorami e vedute,con oltre cinquanta straordinari acquerelli e gouaches d’epoca, vere e proprie opere d’arte, con un realismo che ti fa innamorare dei luoghi e con venature e sfumature tonali di riflessi nell’acqua e giochi di luce e palazzi da sogno che te ne svelano la poesia e la storia. Dominanti, oltre a Santa Lucia, l’eterno Posillipo, Marechiaro, Mergellina. Insomma, i luoghi accarezzate da quel mare che una volta faceva sognare e dire Vedi napoli e poi muori e oggi ha tanti problemi a sognare e qualche volta ti fa anche morire di suo…
Canzoni e poesie: come già detto, opere d’arte pura, ma anche veicolo di napoletanità nel mondo. La canzone napoletana si diffuse tanto anche grazie al circolare pullulante di quei testi e quelle parole, che sono rimaste fino a noi e che difficilmente potranno sparire se non sparirà anche la napoletanità.
Le strade, i tipi e gli antichi mestieri: anche qui, gli straordinari artisti si sono superati. Basti guardare la meravigliosa serie di Della Valle, la cui immagine simbolo può essere un esplosivo pizzaiuolo riprodotto in elegantissima definizione a pagina a specchio, giusto per stupire e mostrare di che pasta è fatto l’intero libro. Ma di pasta ce n’è tanta, anche nelle cartoline, tra produttori, “spase” di spaghetti e scugnizzi mangiatori di maccheroni. E poi volti, scavati dal vento della vita ma illuminati da sguardi di una vitalità monellesca o teneramente appassionata a qualsiasi età. E antichi mestieri, evocanti magari altre forme dell’immaginario, a cominciare dal mitico pazzariello, l’imbonitore pubblicitario immortalato da Totò ne “L’oro di Napoli”.E scenette quotidiane apparentemente strane, come il camorrista elegantemente vestito che attende la fine di una partita a carte per prendersi la tangente…
A questo punto le altre due sezioni, I quartieri, le strade e le piazze e Le Chiese e i Monumenti potrebbero sembrare di ordinaria amministrazione, ed invece sono altrettanti squarci sulle tante bellezze più o meno conosciute che avrebbero potuto fare la fortuna turistica universale di una città che una volta era tra le più belle del mondo e che oggi piange i suoi monumenti ora travolti dal degrado urbano ora “scriviciati” ora semplicemente ignorati o trascurati o poco pubblicizzati. Eppure, sempre con un fascino incredibile, come quella stupenda Piazza del mercato, che era il cuore della Città e che ancora oggi sa tanto di Masaniello, tra uno sgretolamento e l’altro.
Ma altri luoghi erano belli e lo sono ancora, a dispetto di tutto. A cominciare naturalmente dalla immortale Santa Lucia, con la sua fontana artistica, il magico Castel dell’Ovo ed i suoi grandi alberghi che in una Città tutta rimessa a nuovo ospitarono i grandi della Terra in quel mitico G 7 del 1994, che restituì, sia pure per poco, l’orgoglio di essere napoletani.
In fondo, Napoli è… una cartolina a questo mira. A rendere i napoletani, e gli italiani, consapevoli della grande bellezza di cui sono depositari. Una Grande Bellezza che non attende altro, se non di essere riscoperta, o scoperta, o almeno semplicemente guardata.
Quelle seicento cartoline sono il puzzle ideale di questa Grande Bellezza. È questo il primo libro con tale completezza di angolazioni.
Insomma, il libro che non c’era. E che adesso c’è. Da essere orgogliosi di Napoli. E da essere orgogliosi che la scoperta sia avvenuta nella nostra Cava ad opera di cavesi orgogliosi in questo caso di sentirsi anche un poco napoletani…
- Il Vesuvio nel 1872
- Ricordo di Napoli – Canzoni
- ‘A mamma, poesia illustrata di Ferdinando Russo
- Mercato di pesci
- Pallonetto – Santa Lucia
- Piazza Mercato nel 1906
- Tarantella (1905)
- Venditori di scope che mangiano maccheroni
- Piedigrotta napoletana
- Posillipo
- Un momento della presentazione a Napoli
- Alfonso Prisco Ernesto Manzolillo e Gerardo Di Agostino (AD Area Blu) durante la presentazione a Cava de’ Tirreni, nel Salone di Rappresentanza del Comune
- Un bel tipo napoletano
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