La protesta in una lettera aperta di un cittadino comune: è ancora tempo d’indignazione, purtroppo!
Un film già visto. Non c’è nulla di più noioso di essere costretti a vedere un film già visto e che, per giunta, non ti è piaciuto.
E’ quanto sta avvenendo in questi giorni in Italia. E ci si indigna.
Il “nuovo” governo, sempre tecnico e traghettatore, presieduto da Gentiloni è un copia-incolla del precedente.
E pensare che Renzi si è imposto mediaticamente, senza ricevere quel necessario consenso popolare attraverso regolari elezioni, con il suo cavallo di battaglia della rottamazione …
Sì, devo riconoscere che ha portato una ventata di novità, per quanto riguarda l’aspetto somatico di chi siede oggi in Parlamento. Ma si tratta solo di una ventata anagrafica. Abbiamo infatti perso statisti di calibro per “onorevoli” freschi e impreparati, che di certo non rappresentano questo popolo italiano.
Un popolo costituito, oggi, prevalentemente da anziani e seconda età. Fasce sociali che ormai vivono nel limbo dell’economia nazionale (vedi prepensionati, esodati, alla ricerca di occupazione a 50 anni suonati …). Né rappresentativo di quella fettina sociale costituita dai più giovani, che non si riconoscono nei quadri dirigenti.
Vuoi perché lontani dalle loro esigenze, che a 30-40 anni, anche plurilaureati, non si possono permettere ancora un’autonomia finanziaria, oppure perché non rientrano nei nepotismi di potere, o perché denigrati a bamboccioni dell’ultima ora, o perché costretti ad emigrare.
Mi chiedo realmente cosa sia cambiato coll’avvicendarsi dei governi, dalla caduta del muro. Abbiamo perso la Politica, la nobile arte della Politica; abbiamo perso i partiti, unico strumento riconosciuto dalla Costituzione per concorrere ad una linea politica, trasformatisi oggi solo in macchine elettorali sofisticate per raccogliere voti; è degenerato il capitalismo in liberismo economico; è degenerata la scuola, centro di formazione della cittadinanza, in aziende in fregola per l’appannaggio di fondi. Inoltre ci sono quegli aspetti tecnici relativi alle tornate elettorali, o referendarie, che permangono ambigui e risultano utili solo come paraventi per negare eventuali sconfitte elettorali.
Il riferimento è relativo al voto all’estero (buste bianche,anonime, schede non vidimate e non timbrate); ai seggi volanti, che nei piccoli centri raccolgono voti palesi e li lasciano incustoditi; agli studenti degli atenei italiani, fuori sede, che si trasformano in elettori fantasma e sgomitano per fare i rappresentanti di lista, almeno possono votare … “E’ sempre stato così!” in molti affermano, specie tra militanti. Allora di quale cambiamento parliamo?
Anche l’attaccamento alla poltrona è del tutto uguale a quello degli “onorevoli” che li hanno preceduti.
Ampia dimostrazione è stata data dall’ex ministro per le Attività Parlamentari, Boschi, sonoramente bocciata dai risultati referendari e che aveva annunciato, a chiari lettere, il suo ritiro dalla politica, assumendosi le sue di responsabilità. Ha invece accettato addirittura una promozione! E non è il solo caso.
Questa mancanza totale di dignità e di coerenza non rispecchia il popolo italiano.
Il popolo italiano dignitosamente sta affrontando la crisi economica, nonostante l’evidente stridere con i vitalizi che si maturano in Parlamento, e al quale aspirano i “nuovi” pervenuti alla politica di Stato, che oggi scalpitano per tirare avanti fino a settembre.
Non rispecchia neppure la coerenza del popolo italiano. Coerenza che si manifesta ogni giorno quando, assumendo la propria di responsabilità, si appresta a pagare una multa se infrange la legge, oppure a rispettare la scadenza di una bolletta, pur lavorando in termini schiavistici, o, ancora, facendo fronte all’anatocismo per assolvere ai conti in rosso (non avendo nessun ente che li sovvenzioni), o mandando i propri figli a scuola, pur consapevoli che ormai è solo un’azienda …
Questo non è il cambiamento cui aspirava il popolo italiano!
Il popolo italiano aspirava, e aspira, a due cose, oggi totalmente e volutamente ignorate dai quadri dirigenti: democrazia e equità.
La democrazia si sta assottigliando sempre più, sufficiente soffermarsi al succedersi degli ultimi quattro governi (tralasciamo province e Ato dominante regionale). Per non parlare poi dell’umiliazione, del fango, in cui si viene gettati se non ci si conforma agli schemi reimposti.
L’equità invece è ormai una chimera, basti considerare il provvedimento varato per i pensionati di minima, proprietari della prima casa, invitati a ipotecare per vivere più dignitosamente, oppure i tanti, italiani, costretti a firmare falsi contratti di lavoro, pur di sentirsi produttivi.
I tempi sono maturi ormai per realizzare quella rivoluzione culturale che possa rendere il popolo protagonista del proprio futuro, che possa lenire quel disagio sociale e economico in cui è stato sprofondato, che lo renda partecipe e responsabile, come realmente desidera essere, e non suddito accondiscendente.
Per realizzare questa rivoluzione culturale è necessario azzerare il modus vivendi che ci è stata inculcato fino ad oggi.
Il NO al referendum equivale anche ad un NO alla corruzione politica, un NO al trasformismo opportunistico, un NO all’incoerenza di uno Stato che invita i cittadini al voto referendario, per poi non rispettarne l’esito (vedi anche referendum acqua 2011), un NO alle autocelebrazioni e alle passerelle delle prime donne …
Un governo serio non può più limitarsi a rispondere alle richieste di pochi, tralasciando le esigenze di molti.
Non ci si meravigli se dilaga il populismo!
Chi, delle forze politiche presenti, parlamentari ed extraparlamentari, è disposta a farsi carico di questo cambiamento? (Patrizia Reso)
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