I Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento 361ª edizione: 1656 – 2017

castello-santadiutore-notte-6-ott-2016-vivimediaCAVA DE’ TIRRENI (SA). Del pari ad Assisi, Bologna, Cascia, Ferrara, Firenze, Lanciano, Napoli, Rimini, Roma, Siena, Torino e altre 43 città d’Italia e d’Europa, Cava de’ Tirreni è Città Eucaristica dal 1656, ovvero da quando il Regno di Napoli, per lo sbarco di 40 contagiati soldati spagnoli, fu contaminato dalla peste bubbonica, che solo l’intervento di Dio nostro Padre poté debellare, atteso che in soli pochi mesi la popolazione metelliana venne dimezzata.

Il primo decesso nella Città di Cava (il toponimo Cava de’ Tirreni origina dal 23 ottobre 1862) per il contagio della nefasta pestilenza, si registrò a Casa Costa di San Cesareo, nel Distretto di Metiliano, poi a Casa Vallone di Dragonea e Casa Angrisani di Sant’Arcangelo, entrambe nel Distretto del Corpo di Cava, ed il 25 Maggio 1656, giorno dell’Ascensione, a Casa Rosi, nel Casale della Santissima Annunziata, del Distretto di Sant’Adjutore.

Il Vescovo Monsignor Lanfranchi fece annotare nei registri della Curia che solo nella Città di Cava, a causa della peste, perirono 6.300 persone, su una popolazione di 12.000 abitanti, di cui: 100 sacerdoti secolari, 40 frati, 80 chierici, 12 notai ed altrettanti medici. Nella chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari in Dupino, il 24 Giugno 1656, furono sepolte 22 persone.

La prima processione Eucaristica, officiata con sole poche donne, venne svolta nell’autunno del 1656 da Don Angelo Franco, l’unico superstite dei quattro Parroci della Santissima Annunziata il quale, giunto sul terrazzo superiore del Castello di Sant’Adjutore, posizionatosi verso i quattro punti cardinali, impartì la Santa benedizione alla gente della valle. La peste finì di propagarsi e dal dicembre dello stesso anno non si contarono più vittime.

Dall’anno seguente (era il 1657) i cavesi ricordano quello spaventoso evento ed il Celestiale Miracolo Eucaristico con i Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento, detti troppo genericamente e solamente dal dopoguerra: “festa di castello”, replicandola nel giorno di giovedì dell’ottava del Corpus Domini, che quest’anno 2017 ricade il 22 giugno.

Nella Platea Parrocchiale della Santissima Annunziata, Anno Domini MDCCXXXIII (1733), si legge: “1656 Tempo Peste ritrovo esser stata la prima volta che si portò processionalmente il Venerabile sopra la Cappella del Castello e il medesimo Gio. Antonio si fa esito per comodare la strada carlini trenta, fol.26, fu sotto l’ 16 Luglio di detto anno 1656”:

Altra testimonianza la troviamo nel manoscritto del 1765, a firma del Notaio cavese Filippo de’ Monica, custodito nell’archivio parrocchiale della Chiesa della Santissima Annunziata:

Fin dall’anno 1657 che questa città di Cava, non men delle altre di questo Regno di Napoli, soffrì la memorabile strage cagionata dalla peste bubbonica… Fan plauso, tratto tratto, le ordinate file de’ sparatori (gli attuali pistonieri) con di loro repliche scariche e le illuminazioni di qualsivoglia particolar casa e d’ogni tugurio per enarrare la Gloria del Signore… Sì teneva lunga processione sino al sommo del maniero, donde i parroci impartivano la Santa Benedizione alla valle, perché quel male non ritornasse a mietere vittime”.

    I festeggiamenti, come detto, originarono dal 1657 poiché i “signori” del Casale della Santissima Annunziata, presentatisi ai Parroci di quella Chiesa, chiesero di dare forma penitenziale e solenne alla processione frazionale del Corpus Domini, estendendone il percorso sino alla sommità del Castrum Sanct’Adjutore, affinché la Città fosse benedetta col Corpo di Cristo, racchiuso nell’Ostensorio, ciò per preservarla da futuri castighi.

Ogni anno, da allora, anche durante il ventennio fascista, la pia processione si è ripetuta sempre identica, con l’aggiunta dello sparo dei pistoni dai sentieri e dagli spalti del Castello, nel giorno del giovedì dell’ottava del Corpus Domini, in segno di solennità. La sera del sabato successivo, il fantastico gioco di fuochi pirotecnici termina (non si è mai saputo il motivo) con l’incendio della secolare fortezza e l’apparizione del patrio tricolore.

In una relazione, le sagge Beatrice Sparano e Lucia Avigliano hanno scritto: “La fede ed il fervore che sostengono, attraverso i secoli, la pia consuetudine della benedizione col Santissimo dal Castello, rimasta ininterrotta dal 1656 fino ai giorni nostri, possono considerarsi il vero “miracolo” che testimonia la religiosità del popolo cavese.”

Per buon auspicio, prima d’iniziare i Festeggiamenti in Onore del Santissimo Sacramento, il giorno dell’Ascensione, sul terrazzo più alto del Castello, a cura dell’Ente Montecastello, viene issato il vessillo della Città e davanti alla grande croce metallica viene posizionato il primo palo per la costruzione dell’imponente Ostensorio, che si completerà, illuminato, nei giorni successivi; qualche giorno prima del giovedì dell’ottava del Corpus Domini o la stessa mattina, gli otto Casali di Trombonieri: Sant’Anna, Sant’Anna all’Oliveto, Borgo Scacciaventi-Croce, Santissimo Sacramento, Filangieri, Senatore e Santa Maria del Rovo, divisi nei rispettivi quattro Distretti che sino all’alba dell’800 costituivano la Città di Cava (come detto in precedenza, il toponimo Cava de’ Tirreni origina dal 23 ottobre 1862): Sant’Adjutore, Metelliano, Corpo di Cava e Pasculano si portano intorno al vetusto maniero per issare il proprio vessillo.

I preparativi per trascorrere la tradizionale “giornata al monte”, iniziano qualche giorno prima con la approntamento della colazione, del pranzo e della cena, cucinati dalle mamme, dalle mogli e dalle fidanzate, le quali, un tempo, o per leggenda o per superstizione, al calare della sera non erano più bene accette sul Colle di Sant’Adjutore, detto impropriamente monte castello. In passato i maschi liberi e maliziosi a squarcia gola gridavano ed ancor oggi qualcuno spiritosamente lo fa, “abbasce ‘e ffemmene”!

Chi resta a casa o chi si reca a lavoro, vedendo lo sventolio delle bandiere della Città sul Colle tanto amato da noi cavoti, quali quelli dei Distretti di Sant’Adjutore: bianco-celeste, Mitiliano: rosso-verde, Corpo di Cava: bianco-nero e Pasculano: giallo-nero, oltre a quelli degli otto Casali, con un groppo in gola, dirà: l’anno che vene, vaco pur’io.

Per tutta la giornata i pistonieri, dopo la partecipazione alla Santa Messa del mattino, sono impegnati nello sparo dei “pistoni” antichi archibugi, il cui progenitore origina dal XVI secolo, e mangiare pasta e fagioli, soppressate, milza di vitella (‘a meveza), zucchine alla scapece, formaggi di vario tipo e quant’altro, il tutto unito ad buon vino. Il pranzo è allietato da canti e musiche d’un tempo, scritte da chi la festa l’ha tramandata di padre in figlio.

A sera, alle 20,30, ci si appresta alla processione del Corpus Domini, che dalla secolare Chiesa della Santissima Annunziata giunge sino al terrazzo superiore di quel che resta del maniero, da dove il Pastore della Diocesi impartisce la benedizione in direzione dei quattro punti cardinali.

Dalla valle si distinguono le ombre dei tantissimi fedeli in processione e lo sfavillare delle fiaccole.

Giovedì 22 Giugno 2017, di buon mattino, per la 361ª volta, saliti sul terrazzo inferiore del Castello di Sant’Adjutore, cingendo l’altare del Signore, con i celebranti, impetreremo Dio nostro Padre acchè le pesti odierne, che sono: la devianza giovanile, i dissensi in famiglia, la disoccupazione, il femminicidio, ecc., abbiano a cessare, in riguardo che questa nostra amata Cava de’ Tirreni, è: “Città Eucaristica”.


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