Nel segno della nominazione, l’ultimo libro di Paolo Romano
Nel segno della nominazione l’originalissimo testo poetico di Paolo Romano “Mille quadri non dipinti ”. Dice l’autore: “Mille quadri non dipinti” è il parziale allestimento d’una pinacoteca dell’immaginario, liberazione d’archetipi, museo degli occhi che hanno veduto, hanno bevuto tutto il visibile e conservano le tele, una miriade di tele”. Pinacoteca nominale, pinacoteca della parola, del suono, dell’essenza in sé. Interessante la prefazione al libro di Erri De Luca, ma non del tutto condivisibile quando afferma: “Al catalogo dei titoli di Paolo Romano abbino gli autori ai quali commissionerei i lavori, alcuni dell’immenso catalogo. Affido al signor Claude Monet facitura del quadro “Neve alla miniera” in forza della sua intelligenza della natura dell’acqua. Affido “Il viaggio breve di un proiettile” al pittore Michelangelo per la sua intimità con il giovane Davide, primo maestro di basilica, oltre che re guerriero d’Israele”. Ritengo che se questi titoli “dessero vita” a una reale opera pittorica, il “lavoro” di Romano perderebbe forza, vigore, connotazione, identità. In questo libro al centro è la Nominazione, ovvero la Parola che è, s’impone e resta come Res a se stante, non denominazione di qualcos’altro da sé. E’ questa la forza di un libro non certo facile. Infatti molto arduo è l’esercizio del Nominare. Il grande Mario Luzi diceva: “Difficile il rapporto tra le cose e le parole. Più che il valore magico della parola poetica, la magia è nella parola. Quando la parola effettivamente trova e ritrova questa immedesimazione con la cosa, questa identificazione e non è più una cifra, o un segno convenzionale, ma è finalmente la parola, che significa la Cosa che veramente significa e che veramente la fa nascere, la fa nascere dal pensiero”. Ecco che allora questi titoli danno luogo al divenire nato da immagini sognate, sbiadite o ferme, da momenti lirici fortemente vissuti o solo desiderati per un insieme di frammenti poetici che, vissuti autonomamente, s’impongono di vivere incessantemente. Indagare le cose, i fatti naturali, la razionalità o meno dell’essere umano, i processi materici, la quotidianità del vivere, i tempi e i modi del puro sognare, attraverso la pura nominazione fattosi testo poetico. Questa “narrazione testuale” diviene un atipico mosaico attraverso una partitura caratterizzata da ritmi cadenzati da brevi o lunghi vuoti, e silenzi, lunghi silenzi, laddove il non-verso sembra tacere eppur detta sensazioni tutte da scoprire per un attento lettore.
L’isola della danza
La stanza vuota
A porte chiuse
L’osservatore
Ultimamente
Inventariare
Cartolina del Novecento
(da “Mille quadri non dipinti” pag.119)
Paolo Romano, giornalista professionista, già in forza a Rai-Giubileo, è redattore di TDS Salerno. Collabora con il quotidiano La Città, gruppo L’espresso. Ha realizzato documentari in India, Tunisia, Germania, Israele, Egitto, Giordania. Ha vinto il premio Giornalistico “Città di Salerno” (2006) e il Premio “ Media e Territorio”(2010). Tra le sue pubblicazioni: “Menti perdute” (Ripostes 1995), “Circo-stanze” (Ripostes 2000), “Il Dio della valigia” (Il grappolo 2004). Una silloge di sue poesie è stata tradotta in inglese e pubblicata negli Stati Uniti su “Gradiva-Internazional Journal of Italian Poetry”.
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