Auguri di BUONA PASQUA da tutta la Redazione

Con questi raffinati versi di Antonio Donadio pubblicati nell’aprile del 2001 su I Luoghi dell’infinto mensile del quotidiano Avvenire e riproposti con la lettura critica del saggista e storico della chiesa Marco Roncalli.

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Pasqua

e poi
resta nel sepolcro vuoto
la veglia rumorosa ancora

chi mai più veglia?

Il libro inutile reliquia
di mani in mani
sarà riposto insieme: Segno
spentosi altrove
nell’ora che ritorna

e dal sepolcro
vuoto tornerà
la furia un dì deposta.
(Antonio Donadio).

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( da Avvenire /I Luoghi dell’Infinto aprile 2001 pagine 70/71
sullo sfondo “Deposizione nel sepolcro”, tessuto russo
del secolo XV – San Pietroburgo, Museo di Stato
)

“L’incipit, originale, è costituito da un dato immediato: il sepolcro è vuoto, e ciò significa – con una “sovra interpretazione” del figurato evangelico (J.Ernst) – che Gesù era veramente il Figlio di Dio. Donadio sembra voler ignorare la testimonianza dei due angeli (“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”cfr Lc 24, 4-6 ), mentre i suoi versi propongono subito immagini reali che si rarefanno progressivamente in un enunciato essenziale. Gli increduli (“ la veglia runorosa”) si attardano “ancora” davanti al sepolcro vuoto, ma ormai non c’è più bisogno di vegliare ( “chi mai più veglia?”). Il “prodigio” è avvenuto: la Notte è finita. Quindi il poeta avanza una sua lettura dell’evento: davanti alla Resurrezione le sacre scritture (“il libro”) assumono la valenza di “inutile reliquia”, perché la Resurrezione ne ha svelato il mistero custodito e ha dato inizio al tempo dello Spirito. O meglio, interpretando l’aggettivo “inutile” come ormai insufficiente, “il libro” , passerà ora “di mani in mani” per essere “riposto insieme”: testimonianza della comunione spirituale e umana dai primi cristiani a oggi. Il “Segno” è Cristo che, risorto dalla morte (“spentosi altrove”), ritorna alla Pasqua celebrata ogni anno, E dal sepolcro vuoto, colmato del prodigio divino, tornerà l’umanità avendo per sempre deposta la propria animalità ( “la furia un dì deposta”)“

M.Roncalli


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