Rileggiamo come Mario Luzi “commentò” il ritrovamento del corpo di Aldo Moro in quel funesto 9 maggio di quarant’anni fa

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A inizio maggio di quarant’anni fa, il corpo di Aldo Moro fu fatto ritrovare nel cofano di una Renault 4 parcheggiata in via Gaetani a Roma. Era il terribile epilogo del sequestro del presidente della Democrazia Cristiana iniziato, ad opera delle Brigate Rosse, 55 giorni prima con l’eccidio dei cinque poliziotti che ne formavano la scorta. All’indomani di quel funesto 9 maggio 1978, Mario Luzi compose quella che è, a parer mio, un’esemplare, illuminata testimonianza non solo di quanto orrenda possa essere la ferocia umana (“Acciambellato in quella sconcia stiva,/ crivellato da quei colpi”), ma anche di quello che era in quegli anni, il “gioco politico” di cui Moro fu figura preminente, insostituibile (“il capo di cinque governi, /punto fisso o stratega di almeno dieci altri,/ la mente fina, il maestro/ sottile /di metodica pazienza”) ridotto ora aquell’abbosciato/sacco di già oscura carne”. Nella seconda strofa, (rigorosamente, suddivisa dalla prima), Luzi sprona se stesso – e noi lettori- al compito di cercare la verità, solo apparentemente palese, su quanto è accaduto (“o ben dentro l’occhio/ di una qualche silenziosa lungimiranza- quale?”). Consapevoli che è cammino impervio e difficile ritrovare in noi l’oculata perspicacia (“silenziosa lungimiranza”) che porterebbe a capire il perché dell’omicidio Moro, della sua scorta e anche di quegli anni di morte e terrore. Ma un super ostacolo si frappone in questa impervia ricerca (“non lascia tempo di avvistarla/ la super inseguita gibigianna”.): quel riverbero di luce (la gibigianna”),che, metaforicamente, abbaglia e impedisce di accedere distintamente alla verità. 

Acciambellato in quella sconcia stiva,
crivellato da
quei colpi, è lui, il capo di cinque governi,
punto fisso o stratega di almeno dieci altri.
la mente fina, il maestro
sottile
di metodica pazienza, esempio
vero di essa
anche spiritualmente: lui –
come negarlo? – quell’abbosciato
sacco di già oscura carne

fuori da ogni possibile rispondenza
col suo passato
e con i suoi disegni, fuori atrocemente-
o ben dentro l’occhio
di una qualche silenziosa lungimiranza- quale?
non lascia tempo di avvistarla
la super inseguita gibigianna.
 

Mario Luzi

(da  Per il battesimo dei nostri frammenti, Garzanti, marzo 1985)


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