Il fugace eterno attimo di gioia per un goal nei versi dell’indimenticabile Luigi Amendola
Quando due anni fa pubblicai il libro: Calcio d’autore da Umberto Saba a Gianni Brera: il football degli scrittori, Postfazione di Alessandro Bonan, Editrice La Scuola, 2016 (vedasi Vivimedia del 29 novembre 2016 servizio di Paola Valle ndr) dovetti, seppure a malincuore, operare una scrupolosa selezione. Avrei voluto inserire questa o quella poesia, ma la fedeltà tematica m’imponeva tagli ed esclusioni. Eppure vi era una poesia che avrei voluto assolutamente pubblicare, ma non mi fu possibile ritrovarla, confusa nel mare magnum di libri su libri, di fogli su fogli. E proprio in questi giorni dei Mondiali di Russia, orfani della nostra Nazionale, che inaspettatamente l’ho ritrovata:
ed eccomi sul campetto
illuminato a giorno,
una serata illune, a driblare
portiere e numero sette
ch’è arduo vincere e gioire.
Ma intanto stasera godo
questo goal segnato
e questa brezza mite,
la stretta dei compagni
a portiere battuto,
il cielo di stelle e marzapane …
Luigi Amendola
E’ una poesia “chiara”, di quel chiarore che si nutre di un’intima luce, quella propria dei poeti. Riflette l’attimo fugace ed eterno dopo una segnatura, un goal, in una partita giocata tra ragazzi “sul campetto /illuminato a giorno”, ma in una serata senza luna (“illune”)! Uno di quei campetti di periferia tipici degli anni sessanta e cosi cari a Pier Paolo Pasolini. Mi sarebbe piaciuto affiancarla a una poesia di Antonio Porta, (questa pubblicata), in cui regna un’identica atmosfera. Versi velati di un’inconsapevole malinconia (“arduo vincere e gioire”): un’altra crudele notte avrebbe avvolto i due poeti, scomparsi prematuramente.
Luigi Amendola, poeta e scrittore raffinato, morì nel 1997 a soli quarantasei anni. Era un amico, un caro amico. C’eravamo conosciuti a Roma presso il Centro Internazionale Eugenio Montale diretto da Maria Luisa Spaziani, frequentando alcuni dei più importanti poeti del primo novecento Mario Luzi, Giorgio Caproni, Luciano Erba, Andrea Zanzotto e anche un giovanissimo Valerio Magrelli. Fu per me un prezioso regalo essere suo amico. Ricordo di una sera in cui fui ospite a casa sua. Ci conoscevamo da poco eppure volle che mi fermassi a dormire, così spontaneamente. Dopo cena c’intrattenemmo a lungo a parlare, mi lesse anche alcune sue poesie: tra esse, questa, ritrovata in questi giorni. Scusami caro Luigi, per questa mia mancanza. A Luigi Amendola è legato anche il nostro Premio Badia. Nell’edizione del 1994, fu nella cinquina degli autori finalisti con il libro Carteggio del rancore (Mancosu Editore, 1993). Ricordo la sua gioia nel dialogare con gli alunni, la nostra passeggiata sotto i portici e la sua meraviglia: ” sembra di stare a Bologna”. Mi aveva promesso che sarebbe ritornato, semmai con un nuovo libro, …
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