Ripartito l’Autunno Cavese dell’Arte Tempra. Un viaggio nel cinema con Renata Fusco: ed è subito incanto
CAVA DE’ TIRRENI (SA). La magia del teatro … magia della creazione … nulla si sa, tutto si immagina. È un tradimento organizzato della realtà che apre la finestra proprio sulla realtà.
La magia del cinema … che non è il teatro e per certi versi sa essere teatro della vita, ispirandosi alla vita e trasformandola in visioni.
La magia della vita … che in lampi appare e scompare ai nostri occhi ora ignari ora fortunatamente consapevoli.
La magia della musica … che accompagna e colora l’immaginazione della mente, l’emozione del cuore, l’incanto dei lampi di vita.
E intanto, a ricordarci che “La vita è bella”, volano le canzoni e sembrano gli aquiloni …
Così, tra luci, note, armoniose movenze, pensieri e parole è apparsa sulla scena Renata Fusco a dare la chiave di apertura del suo “one woman fantashow” , “Cinema incanto”, da lei diretto oltre che interpretato, un viaggio da Cinema Paradiso nel paradiso del Cinema nel cinema e nelle sue musiche. Un’apertura che è valsa anche per tutta la rassegna dell’annuale, sempre atteso e amato, Autunno Cavese del Gruppo “TemprArte”, diretto da lei e da Mamma Clara Santacroce.
Veramente un Fantashow, quello di Renata, che si è confermata una delle artisti italiane più complete, versatili e coinvolgenti nel campo del musical. Del resto, se non si è una “Top” ai massimi livelli. non si sta per anni sui palcoscenici maggiori a lavorare, con gente come Lorella Cuccarini o Sandro Massimini o Roberto De Simone, né tanto meno si viene prescelti per doppiare la protagonista dell’edizione cinematografica italiana del “Fantasma dell’Opera”… e questo solo per citare le cime della sua personale carriera.
È stato veramente un fantashow, il suo: per la fantasia creativa con cui si sono fusi tutti gli elementi,
per l’accompagnamento “a bacio” e ad atmosfera del “pianista sull’Oceano” Lucio Grimaldi, per l’armoniosa composizione delle immagini, dei primi piani parlanti e dei filmati realizzata in squadra da Francesco Cuoco, Giovanni Noviello, Alberto Fusco (una squadra felicemente completata dall’assistente di regia Giuliana Carbone e da Francesco Sorrentino, Daniele Pisapia, Franchino Fausto, Felice Giordano), per la musica interiore creata dalla presenza di due grandi banner con celebri quadri di Friedrich… e naturalmente per la sua carismatica capacità di calamitare attenzione ed emozione, da sola, senza cadute di ritmo, per quasi due ore senza neppure l’intervallo.
La romantica carrozza con la quale ci ha portati nelle musiche di cento anni di cinema ci ha fatto fermare a pupille dolcemente incantate in tante stazioni che poi sono rimaste nel cuore e nella mente, resi ancora più ricettivi da un’ouverture che comprendeva Nuovo Cinema Paradiso, La vita è bella, Charlot, Fellini…
Dalle fantasmagorie di questi grandi ai silenzi-sguardi-campi lunghi parlanti di Sergio Leone, il passaggio è stato dolcemente elettrico, a creare la tensione giusta per un tuffo ad anima calda nella straordinaria voce muta di C’era una volta il west e poi, dopo Leone, nella poesia del Postino, con quel volto scavato di Troisi che campeggiava in diapositiva, per poi dissolversi dolorosamente nonostante in controluce le mani di Renata in disperata tensione cercassero di fermare la partenza precoce di quel carissimo Massimo che a suo tempo si era scusato per il ritardo e poi non ha avuto il tempo di scusarsi per l’anticipo…
Da qui il viaggio partito in romantica carrozza ha preso la strada di una ariosa e solare prateria, ad incontrare grandi musical come Mamma mia!, Cabaret. Jesus Christ Superstar, Cantando sotto la pioggia, Yentl,, Il mago di Oz, film epocali con colonne sonore altrettanto epocali come Indiana Jones, Ritorno al futuro, Lo squalo, A qualcuno piace caldo, ET, Il padrino,Love Story, Bodyguard , senza contare le dolci e dolenti esplorazioni nell’al di là di Robin Williams, le fantasiose magie di Harry Potter e Peter Pan.
Così il viaggio si è trasformato in romantica cavalcata, guidata a turno ora dal pianista in veste di accattivante solista, ora da Renata a dare l’imbeccata, ora dalle immagini e dai ben noti volti che fin da ragazzi ci hanno sempre coinvolti, quindi ancora dalla voce di Renata con l’incanto di splendide variazioni tonali, dolci gorgheggi e armoniose modulazioni
Alla fine abbiamo avuto tutti la sorridente sensazione di trovarci anche noi a cavalcioni dell’arcobaleno e forse anche in quell’isola che non c’è e che per tutte lo spettacolo c’è stata eccome. Se questo è avvenuto, però, è stato perché prima di tutto ci stava lei, Renata, a godersi il suo spettacolo, la sua personale immersione nei fondali colorati del Mar Sipario, dove lei guazza felice come il pesciolino Nemo. Lo ha confessato lei stessa, quando nella cavalcata del finale ha detto che il teatro è il suo cielo, il suo prato verde, il suo modo di guardare Dio, il luogo della sua rinnovata e rinnovabile rinascita nella trasfigurazione del reale. E nel dire questo il suo sguardo si illuminava con tutti i colori dell’arcobaleno. Quelle tavole da quando era piccolissima sono sempre stata la sua vitamina, che permette di farsi esplodere la vita dentro, come una mina.
Ed è bello esplodere così: dopo non ci si sente a pezzi, ma finalmente ricomposti …
Il prossimo appuntamento della Rassegna sarà domenica 18 e lunedì 19 novembre:“In nome del figlio – Storie di donne in chiaroscuro”, con la regia di Clara Santacroce.
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