Premio Letterario Badia: scelta la terna dei libri finalisti
Di Claudio Pellizzeni, Gianrico Carofiglio, Salvatore Basile i romanzi che saranno giudicati dagli studenti. Il 22 novembre la consegna dei volumi.
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Ed è finalmente arrivata la scelta dei libri che si sfideranno alla dodicesima edizione del Premio Letterario “Badia di Cava de’ Tirreni”, organizzato dal Comune e riservato agli studenti delle scuole superiori, che fanno contemporaneamente da giurati e da candidati, in virtù delle loro recensioni e degli esiti di una prova estemporanea da affrontare al termine del cammino.
La Commissione Scientifica che ha scelto i libri era composta:
dal Prof. Antonio Avallone, presidente onorario del Premio, dalla dott.ssa Annamaria Armenante, ideatrice del Premio, dalla dott.ssa Filomena Ugliano della Biblioteca Comunale, dal prof. Franco Bruno Vitolo, coordinatore dei lavori fin dalla prima edizione, dai docenti referenti del Premio segnalati dai dirigenti scolastici degli Istituti superiori del territorio, ovvero: per il Liceo Scientifico A.Genoino la professoressa Annamaria Senatore;, per l’Istituto Vanvitelli ITG e per l’ ITC Matteo Della Corte la prof.ssa Rosa Rocco; per il Liceo Classico Marco Galdi la Prof.ssa Maria Pia Vozzi, per il Liceo Linguistico e Socio-psico-pedagogico la prof.ssa Mariella Logiudice; per l’IIS “Filangieri” la prof.ssa Lucia D’Urso.
Il tema prescelto era “Il viaggio”, nelle sue varie sfaccettature (geografico, storico, interiore, sociologico, fantasioso, et sim.). I libri finalisti, scelti tra una rosa di dieci a suo tempo preselezionati, sono i seguenti:
*L’orizzonte ogni giorno un po’ più in là (Sperling&Kupfer edizioni) di Claudio Pellizzeni, trentasettenne scrittore-viaggiatore, ex bancario, noto al grande pubblico per i servizi speciali realizzati per Licia Colò e trasmessi nella trasmissione Il mondo insieme, su TV 2000.
È un diario vivace, coinvolgente e appassionato dei suoi viaggi nei cinque continenti, fatti dopo aver lasciato il lavoro di impiegato, che era sicuro, ma non gli faceva “ribollire il sangue” né sapeva regalargli spiccioli di quella felicità alla quale egli riteneva di aver diritto come essere umano e come giovane che non vuole rinunciare ai propri sogni.
È però tutt’altro che pura cronaca, tutt’altro che una guida turistica, ma il contatto vivo con un’esperienza di vita, fatta di scelte che comportano rotture, rischi, scommesse esistenziali, riuscendo anche ad aprire finestre sul mondo, sulle culture altre, sulla vita stessa vista da altre angolazioni. È anche una storia di resilienza e di lotta, perché, oltre che dalla prostrazione della routine lavorativa, Pellizzeni si deve difendere anche dall’insidia permanente del diabete che lo affligge fin dalla tenera età.
Alla fine, si rivela, per certi versi, la storia di un innamoramento: per il viaggio, per la scoperta, per la conoscenza vera del mondo e di se stessi. Un innamoramento che diventa poi amore, per tutto ciò che ci circonda e per la vita stessa.
*Le tre del mattino (Einaudi edizioni) di Gianrico Carofiglio, cinquantasettenne scrittore pugliese, ex magistrato ed ex deputato, scrittore di grande successo nazionale e internazionale: al suo attivo una ventina di libri, tradotti in ventotto lingue, cinque milioni di copie vendute, una quindicina di premi al suo attivo, una popolarità grandissima tra i lettori, apprezzamenti unanimi di critica e pubblico…
Questo romanzo è scritto in stile Carofiglio: espressioni chiare, sintetiche, essenziali, che arrivano dirette al cuore e alla mente e aprono finestre “ad espansione”. Viene raccontato, in prima persona dal giovane protagonista, l’incontro-scoperta del ventenne Antonio, col padre, nel corso di due giornate e nottate trascorse insieme nella Marsiglia degli anni ’80, dove si sono recati per una visita importante del giovane, malato di epilessia ma in via di guarigione.
Il loro rapporto fino a quel momento era stato superficiale e soffocato dalle tensioni familiari, che avevano portato poi alla rottura tra i due genitori. Ne era nata una dimensione di estraneità reciproca, che proprio nei due giorni a Marsiglia viene per fortuna rotta dal lievitante piacere di stare insieme e conoscere il rispettivo vissuto, poi dai colloqui sempre più intimi, dalle piccole e grandi complicità e confessioni, dal recupero di un canale di affetto e di comunicazione che alla fine non solo fa crescere il loro rapporto ma diventa per entrambi un momento di formazione individuale e nello stesso tempo una lezione di vita e di umanità che va ben oltre la loro storia personale.
*Lo strano viaggio di un oggetto smarrito (Garzanti Editore), del “napoletano di Roma” Salvatore Basile, regista e sceneggiatore televisivo (al suo attivo, tra l’altro, Don Matteo 8, Una pallottola sul cuore, A un passo dal cielo, Il restauratore), al sua primo, folgorante romanzo, già tradotto in cinque lingue e venduto in vari paesi stranieri.
La vicenda racconta di Michele, nato e cresciuto in una stazione dove il padre fa il ferroviere. Abbandonato dalla madre quando aveva sette anni, il giovane arriva a trent’anni con il cuore imbalsamato. Vive rintanato nella stessa stazione dell’infanzia, a fare lo stesso lavoro che aveva fatto il padre. È solo, isolato, imbranato. Unica sua attività, l’unico treno che ogni giorno arriva nella sua stazione; unico hobby, la raccolta degli oggetti smarriti ritrovati proprio su quel treno. Un giorno, tra questi, trova un suo diario-bambino che lui sapeva essere in mano alla madre il giorno della “fuga”. E nel contempo conosce Elena, una ragazza piena di vita, ma non solo…
Da qui, anche sulla spinta di Elena, comincia un lungo e defatigante viaggio alla ricerca della madre e alla scoperta della vita che intanto c’è stata in questi suoi anni di imbalsamamento. Il racconto si snoda attraverso una miriade di episodi, ognuno dei quali è capace di trafiggere il cuore e smuovere la mente nella creazione di un vero e proprio “poema del dolore, dell’amore e degli affetti”. Nello stesso tempo, essendo un viaggio nel mistero, diventa una specie di thriller dell’anima, un romanzo giallo d’azione e di emozione. Alla fine, Michele capirà che raccoglieva gli oggetti smarriti perché anche lui si sentiva un oggetto smarrito… Ma intanto saranno successe tante cose veramente straordinarie…
Il libro è lungo, ma alla fine sembra quasi “breve”, perché è scritto con una chiarezza ed una capacità di coinvolgimento a tratti tali da lasciare col fiato sospeso e con la voglia di sapere altro.
E si giunge alla fine con il piacere stimolante di poter tenere al guinzaglio non solo gli smarrimenti di Michele, ma anche quelli personali.
I libri saranno consegnati agli studenti delle scuole superiori di Cava, salvo complicazioni, giovedì 22 novembre alle ore 10 a Palazzo di Città. La premiazione, nella giornata dell’incontro diretto con lo scrittore vincitore, si terrà verso la fine di maggio.
Sono, come si può vedere, tre variazioni ad ampio respiro sul tema del viaggio, tutte e tre stimolanti e coinvolgenti. Ci si augura che possano entrare nel cuore dei ragazzi così come sono entrati nel cuore dei Commissari che li hanno scelti. Soprattutto, si spera che siano un incentivo per la lettura e per una riflessione non superficiale e solo di pancia sulla vita e sulla società. Ne abbiamo bisogno come il pane, in questi tempi in cui la Cultura troppe volte sembra un Panda in via di estinzione …
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