CAVA DE’ TIRRENI (SA). “Un vortice a colori, in volo oltre il velo”. Presentata al Social Tennis di Cava de’ Tirreni l’opera prima di Anna Vittoria Giordano
Quel nudo di donna della copertina però non è il nudo dell’amore, ma il nudo dell’anima. E quel vortice a colori non rappresenta le sensazioni sensuali, ma le percezioni esistenziali. È il vortice della vita, che potremmo contemplare in tutta la sua caleidoscopica bellezza se riuscissimo a rimanere in equilibrio al suo centro, da dove si gode tutto il panorama dell’emozione e non si cade. Abbiamo in noi le forze fisiche e l’energia interiore per farlo. Quel vortice si può assaporare fino in fondo, se ci rendiamo conto che è solo la rampa di lancio per realizzare noi stessi volando fuori di noi, prima verso l’altro e poi verso l’oltre, verso quel divino che dà un senso al tutto.
Insomma, è un cammino dinamico, descritto da Anna Vittoria Giordano con una serie di liriche che prendono corpo, più che dal frammento singolo, proprio dal legame di pensiero che le unisce, così come i suoi versi sono legati tra loro in rime baciate, che oggi potrebbero sembrare obsolete, ma che sono organiche alle strutture ed alle esigenze espressive proprie dell’autrice. Sono versi a carattere gnomico, una forma di pensiero poetante che, pur se vi è sottesa una fantasia a colori, preferisce mostrarsi con le nettezze del bianco e nero della razionalità. Non a caso nel vortice di copertina, pur con tanti colori, manca il rosso, che è il classico colore dell’esplosione e che qui, di fronte a forme emozionali implosive per meglio puntare all’interiorità, è più logico che “si faccia parte”, pronto ad intervenire poi, al momento giusto, a poesia digerita.
Nella catena che collega tra loro le liriche, il cammino prende progressivamente forma, con tutte le sue tappe. Si sviluppa un elastico tra l’io e la sua conquista e il non io con le sue perdite: un elastico tra luce ed ombra, tra assenza ed essenza, che si allunga avendo come stella polare lo squarciamento del velo che copre la nostra interiorità e che ci impedisce di cogliere il senso e la forza piena della vita.
La poetessa come strumenti della navigazione suggerisce innanzitutto di combattere i tre grandi nemici: Ignoranza, Preconcetti e Superficialità. Un vero “tris d’ossi” difficili proprio da digerire. Vinta la battaglia, lo strumento primario diventa il proprio occhio, la capacità di accettarsi, di essere fieri di se stessi nella scoperta o riscoperta delle proprie potenzialità. Guardare avanti, quindi, e non lasciarsi condizionare dalla gente, imparare che nella vita si può scegliere di rotolare o di strisciare, di guardare in basso o in alto, di chiudersi o aprirsi, perché comunque siamo autori di noi stessi. Necessario è sapersi accontentare anche del poco, dedicare le proprie energie alla scoperta di nuove vie, non farsi sopraffare dall’impatto col gelo, non solo in se stessi, ma anche quando lo si riscontra nell’altro: anzi, è proprio quello il momento dell’empatia e/o di scoprire il dolce che è stato provvisoriamente ricoperto dall’amaro. Una scoperta della gentilezza nella forma e della comunicazione nella sostanza. Insomma, siamo api che devono saper incrementare il nettare e, senza fuggire dal nostro ego, senza assecondarne le tentazioni di chiusura o di eccessiva esaltazione, abituandolo a cogliere il sapore anche della carne senza sale ma nello stesso tempo innaffiando in lui la voglia del sogno.
Utilizzando questi strumenti, recuperando dalle ombre delle falsità complesse le vere luci della semplicità, riusciremo a superare la solitudine accarezzando il sole oltre le nubi, ad abbracciare la progressiva trinità dello splendore possibile: l’accettazione di se stessi, l’unione con gli altri, l’abbraccio con il Divino. Insomma, la Grande Bellezza di quel puzzle colmo di sorprese che è la Vita, unita alla alla forza irrinunciabile dell’Amore. Un Amore quindi dal sapore non individualisticamente ombelicale, ma illuminato sguardo cosmico verso il Tutto che ci circonda e che si esprime innanzitutto persona umana e nella sua anima.
E così, per dirla con Mario Luzi, Anna Vittoria Giordano, pur nella sua giovinezza mattutina, invita a cogliere del mattino non tanto la radiosità quanto la profondità della luce, che viene da lontano e guarda lontano.
Ed è grazie a questa luce che potremo diventare consapevoli dei colori che indossiamo. Per metterci il vestito bello e sposarci col vortice e, chissà, essere capaci di diventare anche noi vortici. O di generare nuovi vortici.
In fondo, come suggerisce la Giordano, è poeticamente vero che lo stralcio di un monte in lontananza accende in cuor tuo la speranza che il treno giusto per te non sia ancora passato, proprio come tra le nubi il sole non è ancora spuntato…
Commenti non possibili