Dal buio di una grotta una Luce della Storia. Una targa del Rotary davanti all’antro dove Mamma Lucia custodiva i corpi dei soldati
È rimasta immutata, pur dopo quasi settant’anni, l’emozione suscitata dalla figura di Mamma Lucia.
È emersa in modo chiaro e lampante in occasione della cerimonia svoltasi il 7 giugno u.s. alla Serra di Cava de’ Tirreni, per lo scoprimento della targa davanti alla restaurata caverna in cui Mamma Lucia Pisapia (in Apicella), accompagnata dalla cara amica Carmela Matonti, deponeva provvisoriamente i corpi dei soldati tedeschi trovati nella zona, in attesa di ripulirli e poi restituirli alle famiglie: uno spicchio di quel grande gesto di umana pietà e di maternità universale che la portò a recuperare e rimpatriare i corpi di oltre seicento giovani, non nemici ma figli di mamma. Un gesto che le fece meritare, oltre a riconoscimenti ufficiali di gratitudine prima dalla della Repubblica di Germania e poi da quella Italiana e dal Vaticano, il titolo affettuosamente tenero di Madre dei caduti.
Il recupero ed il restauro sono stati opera del Rotary Club di Cava, già benemerito di altre operazioni di amore per la Città, in primis le due edizioni di Lady Cava, con la raccolta di quasi ottocento cartoline d’epoca.
È stata una cerimonia solenne, emozionante, infuocata non solo dal sole cocente, che ha fatto pure qualche “vittima”, ma anche dalla presenza delle massime autorità civili e religiose e soprattutto dal calore delle parole spese per esaltare il gesto altissimi e nobilissimo della cara Madre dei caduti.
Oltre al Sindaco di Cava Marco Galdi, all’on. regionale Giovanni Baldi, all’Ass. alla Cultura Teresa Sorrentino, al Vescovo Mons. Orazio Soricelli, al Presidente del Rotary di Cava Emilio Franzese, alle autorità civili provinciali, erano presenti Berthold Muench, Presidente del Rotary di Schwerte, la città tedesca gemellata con Cava, e perfino il Console tedesco Christian Much. Proprio da lui sono venute le parole più forti e più attuali. Ha esaltato in Mamma Lucia lo spirito del popolo, e non è stato il solo, ed ha sottolineato come il potere del segno da lei lasciato sia una proposta molto positiva in un tempo in cui ritornano vecchi stereotipi e si sta diffondendo un pericoloso mormorio antitedesco per effetto delle note e controverse politiche dell’Unione europea. Ha parlato con la passione di chi sente fino in fondo la differenza tra la concordia e la discordia, tra la pace e la guerra. Ed anche per questo le sue parole per Mamma Lucia sono state parole d’amore. Come lo sono state quelle del rappresentante di Schwerte, nel nome del messaggio di Mamma Lucia e dell’amicizia che da oltre trent’anni lega Cava alla sua Città, un simbolo del sereno dopo tante tempeste.
E parole d’amore sono venute dal Sindaco Marco Galdi, che nella sua versatile cultura innamorata delle altre culture ha anche tracciato saluti ed espressioni in tedesco, e dall’on. Giovanni Baldi, che con la voce ancora rotta dall’emozione ha ricordato il trapasso di Mamma Lucia, a cui ha assistito personalmente. Di color emozione anche gli sguardi di Tania Santoro, a sentire nella lettura delle parole di Papà Quirino tratte dal suo libro I morti parlano il vento della memoria e dell’affetto e del rimpianto. E che dire del rimbombo di ricordi che dalla caverna arrivava al cuore del suo “restauratore”, l’Architetto Pio Silvestro, che di Mamma Lucia è stato anche un minicollaboratore, oltre che un teneramente accarezzato bello di mamma? Il fruscio di una storia e di un’identità, di una presenza ancora fortissima legata ad un’indelebile lezione di vita, avvolgeva anche i numerosi familiari di Mamma Lucia, dal figlio Antonio ai nipoti e ai pronipoti. Come cornice, la gratificante soddisfazione del Rotary International – sez. Cava, grande postino d’amore di una Città da amare, ed il sorriso sempre illuminante di Lucia Avigliano, motore metelliano, che del luogo è stata la principale riscopritrice.
Alla fine, è rimasto il segno: la targa e la grotta. Una caverna cacciata fuori dall’ombra, una targa bilingue con tre parole (Faro–Vorbild, Luce-Licht, Speranza–Hoffnung), un monito di Pace e di Forza morale. Sono segni vivificanti, da conoscere e coccolare. E non dimentichiamo anche che sono il segno di un sogno di civiltà e di fede. Un sogno che ognuno di noi può aiutare a coltivare mettendo il suo mattone per abbattere il personale pezzo di muro …
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