CETARA (SA). Serata di emozioni sulle onde del Maric
Le invenzioni del Concorso letterario, le sirene del Canto del mare.
Due location ad alto tasso di suggestione, due iniziative di alto profilo e di ampia risonanza, contenuti carichi di profonde riflessioni e liriche meditazioni, grande partecipazione di pubblico, un inno alla Poesia, all’Arte, alla Musica, alla Cultura e di riflesso alla persona umana.
È stata decisamente spettacolare e densa di una sua sottile unicità, la serata tutta MARIC di mercoledì 24 luglio 2019 a Cetara, in Costiera Amalfitana.
Nell’ambito della Mostra CetArte, che ha previsto l’esposizione di quadri nella Torre di Cetara dal 5 al 30 luglio, sono stati effettuati due eventi organizzati appunto dal MARIC (Movimento Artistico per il Recupero delle Identità Culturali), fondato a presieduto dall’artista salernitano Vincenzo Vavuso: la premiazione del Concorso Nazionale di Poesia, Narrativa e Fotografia “Disarmiamo l’ignoranza”, e la performance di poesia, danza, musica e arte “Il canto del mare“, ideata e diretta da due creativi del Movimento, la cetarese doc Lucia De Santis e il riminese Mario Formica.
Il Concorso, giunto alla sua seconda edizione, forte di una ricca partecipazione, con circa centocinquanta opere in gara e concorrenti di varie regioni italiane (nutrita e qualificata soprattutto la rappresentanza toscana) e di tutte le generazioni ed età, nelle ore di un dolcissimo tramonto è andato in scena sulla Terrazza pensile dell’antica Torre di Cetara, con la vista beata sul presepiale storico borgo di pescatori, immerso tra verdi colline declinanti e le sensuali frastagliature della Divina Costiera.
In questo pur poetico scenario, la vera poesia è stata rappresentata dall’umanità e dalla sensibilità dei protagonisti e dalle emozioni da loro scatenate: storie agrodolci di rifiuto e accettazione della disabilità, dolore e amorevole rassegnazione per perdite affettive, svanganti violenze a danno di bambini e donne, solidarietà esaltate e giustiziate voglie di giustizia, inferni e paradisi di famiglia, la cecità della disperazione, le chiare albe della Curiosità e della voglia di conoscere, l’orrore della guerra nel rumoroso silenzio delle sue frastagliate pause. E poi, coloriti richiami gravidi di umanità a tradizioni, usi e costumi, secondo il tema specifico richiesto quest’anno.
Significativa anche la lista dei vincitori e dei premiati, come deliberato dalla Giuria coordinata da Franco Bruno Vitolo e composta dal presidente, il giornalista Sandro Ravagnani, da Stefania Maffei (toscana di Pontedera, gran motore del Maric e futura coordinatrice del Premio), Rosalia Cozza (ideatrice con Vavuso dell’iniziativa), dai poeti e scrittori Lucia De Santis, Pina Sozio, Tonino Scala, dalla Segretaria del Maric Isabella Pizzo.
Nella Sezione Poesia si è affermata la cavese Stefania Siani, diventata negli ultimi mesi una deliziosa divoratrice di premi a tutti i livelli e quasi sempre con testi diversi, a testimonianza di un campionario poetico di assoluta qualità e varietà.
Cava de’ Tirreni del resto ha fatto un po’ la parte del leone, visto che sono cavesi, e già pluripremiate altrove, le vincitrici della Sezione Tradizioni nella Prosa e nella poesia, rispettivamente Annamaria Farina e Giovanna Rispoli, ed è cavese di Roseto degli Abruzzi il talentuoso narratore Paolo Degli Esposti, mentre è “una napoletana-cavese che vive ad Arezzo” la fotografa-geografa-viaggiatrice Cristina Morra, una del tris vincente della fotografia. Di Castellammare è invece Teresa Esposito, la campionessa della poesia in dialetto, mentre toscano è il fotografo Giuseppe Lumia, sul podio insieme con la Morra e con la salernitana Lucia Ruocco.
Gli altri premiati, di cui la metà non campani, sono stati, nell’ordine, Silvana Salsano, Franco Donatini, Luciana Esposito, Teresa D’Amico, Luciana Cerne, Patrizia Lova, Marcello Lazzeri, Adele Denza (Poesia in Lingua italiana), Silvana Pinfildi Izzo, Fausto Marseglia, Giuseppe Capone, Salvatore Gazzara, Angelo Maria Di Tullio (Poesia in lingua dialettale), Sonia Arena, Genny Sollazzi, Donatella Daini, Laura Vezzosi, la diciassettenne Franziska Dura e il quasi novantenne Hans Herzog (Narrativa), Pasquale Di Domenico e Silvana Salsano (Narrativa – Usi,costumi e tradizioni), Alfonso Gargano (Poesia – Usi, costumi e tradizioni). Segnalazioni speciali sono state date al dodicenne cetarese Giuseppe Berardone, per una fresca poesia su Cetara e agli studenti delle scuole medie “Carducci Trezza” e “Giovanni XXIII” di Cava de’ Tirreni per la brillante partecipazione collettiva.
La premiazione è stata supportata anche dall’Associazione Giornalisti di Cava e Costa d’Amalfi “Lucio Barone”, presieduta da Emiliano Amato e già vicina al Maric in altre importanti manifestazioni.
Il canto letterario-artistico del Maric si è poi completato in serata, con Il canto del mare, suggestivo mix di poesia, danza, musica, recitazione e natura, realizzato quasi sulla spiaggia, avendo come fondale le rocce dell’altura sul cui picco è la Torretta e come colonna sonora il mare vero e quello suggestivamente ricreato dagli strumenti. L’idea è stata della cetarese-Maric Lucia De Santis, già apprezzata poetessa di intensa e delicata sensibilità, che ci ha messo proprio l’anima, sia nel senso dell’impegno culturale, attoriale, registico ed emozionale, sia nella rappresentazione delle ondate soggettive del suo animo attraverso le metafore oggettive del mare e delle sue onde.
Più che una storia con un inizio e una fine, Il canto del mare è infatti la musica di un cuore di donna avido d’amore e della sua navigazione sempre molto ondosa, affascinante e dolorosa, inturbinata dalle tempeste del desiderio e della passione, della speranza e della delusione, in bilico tra le luci abbaglianti della dolcezza e le ombre svanganti della perdita o dell’abbandono.
Protagoniste del canto, che significativamente si apre con l’uscita di una venerea sirena dal Mare, sono tre sirene (la stessa Lucia, Syria Amatino e Giulia Biondini), che dialogano-monologano con la Luna e con il Mare, in un cammino dalle acque della realtà ai vagheggiamenti del sogno, che le porterà a sfiorare i mari della Luna e a farsi abbracciare dalla coscienza del presente in un impetuoso abbraccio ondoso…
In effetti le sirene sono tre, ma è unica l’anima tripartita della poetessa, divisa dalle tempeste d’amore, ma desiderosa di scivolare via con l’amico vento in un valzer travolgente, di far volare pensieri leggeri alti come gabbiani, ebbri di desideri. Alla radice, il ricordo, o il rimpianto, o il vagheggiamento, di una passione la cui eco lei riascolta fin nel profondo delle sue viscere, ma mentre suona la fisarmonica del passato esplodono le musiche di vento che l’avevano fatto volare e combattono un’elettrica intima lotta per ridare luce alla dolente eclissi d’amore che la tormenta. E lei chiede al vento di cullare il suo arcobaleno, di ridarle quel respiro che le donerebbe mille anni di vita, di farle richiudere l’ombrello aperto per proteggersi dalle piogge dell’anima, di ritornare aria che inonda, terra feconda, fuoco di sangue, acqua di sete incantata. E chiede al mare di placare le sue tempeste e di cantarle quel melodioso canto che le appartiene, nelle sere dell’anima, a lenire il bruciore dei graffi sulle negate carezze. Alla fine è nel canto del mare che lei si rifugia, nell’ascolto del vento, per lasciarsi cullare nel cobalto di un sogno d’amore che sa colorare la sua stagione autunnale.
Sono versi di lirica malinconia e estatica dolcezza dedicati all’Universo magico nell’intervallo danzante del tramonto e del giorno, ma anche versi dedicati a se stessa come persona, alla donna in quanto tale, alla Natura vicina in quanto romantica compagna dell’anima. Versi e prose e frammenti di canzoni, in lingua italiana e anche napoletana, con cammei di altri autori, quasi tutti creativi del Maric (a proposito, perché non citarli?), ma assemblati in toto da Lucia, che ha poi teatralizzato un’idea originale ad alto tasso di intensità poetica.
Nella realizzazione, gli stessi versi, immersi nella nuvola dell’incanto delle sirene, si colgono più come eco lirica che nel loro contenuto specifico. Esse tendono a dissolversi nella ricreazione dei suoni della natura, nel gioco della Luna protagonista sul palco, nei teloni che svelano e proteggono, nell’ombrello che ripara e dà calore, nelle danze dei bravissimi Giuseppe Protano e Patrizia Di Matteo, che danno corpo ai sogni e alle memorie. Il tutto diventa allora una lenta atmosfera sull’onda, da cui ogni spettatore può lasciarsi dondolare secondo le sue personali emozioni, i suoi graffi, le sue carezze più o meno godute e negate.
Al termine, sotto la guida del conduttore Guido Mastroianni e alla presenza anche delle autorità cittadine, Sindaco Fortunato Della Monica in testa, grandi feste e congratulazioni, soprattutto intorno al Maric e alla bella persona poetica della cara Lucia.
Nel complesso, lo spettacolo ha rappresentato un appassionato e originale percorso di bel canto marino, che in futuro, magari con qualche opportuno ritocco nella teatralizzazione e nella fonia, sarebbe anche bello riproporre, sempre sulle onde del Maric.
Su queste onde intanto galleggia festosa la nave dell’attesa: la serata infatti è stata un’anticipazione spettacolare del grande evento del 21 settembre prossimo, quando ad Accumoli, paese del Centro Italia distrutto dai terremoti del 2016, avverrà l’inaugurazione ufficiale della Casa della Cultura, realizzata grazie ad una raccolta di fondi promossa e gestita dal Movimento e diretta alla grande dal Presidente Vavuso.
È il segno prezioso della fusione possibile tra Creatività, Solidarietà, Società e Cultura. Un esempio da seguire e da percorrere fino in fondo. Grazie al Maric ed a quei gruppi che ancora ci credono e ci vogliono credere.
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