Le ultime mirabili parole del cavese gen. Sabato Martelli Castaldi alla Malga Lunga presso Bergamo

Non una poesia, questa volta, ma un sublime insegnamento d’amore universale.

Quando il tuo corpo
non sarà più, il tuo
spirito sarà ancora più
vivo nel ricordo di
chi resta. Fa che
possa essere sempre
di esempio.

Queste le ultime parole, l’ultimo messaggio che il generale Sabato Martelli Castaldi, il 24 marzo 1944, lasciò scritto sul muro della cella del carcere di via Tasso a Roma prima di essere trucidato presso le fosse ardeatine assieme ad altri 335 vittime innocenti – militari italiani, civili, ebrei, prigionieri politici, detenuti comuni – dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto il giorno prima per opera di partigiani in cui erano rimasti uccisi 33 soldati dell’esercito tedesco.

Ricordiamo chi era il generale Sabato Martelli Castaldi.

Nato a Cava de’ Tirreni nel 1896, fu dapprima generale di brigata aerea regia poi indomito partigiano. Entrato, dopo l’8 settembre del 1943, nel Fronte militare clandestino, nel gennaio del ’44, assieme ad un altro partigiano, per scagionare il proprietario di un polverificio accusato ingiustamente dai tedeschi di aver fiancheggiato i partigiani, si era volontariamente presentato al carcere di via Tasso. Rinchiuso nella cella numero 1, fu lungamente sottoposto ad atroci torture prima dell’orribile epilogo del 24 marzo. Cella n 1 in cui lasciò scritto sul muro quel sublime messaggio.

Parole che oggi, riportate su un drappo rosso a mo’ d’imperitura bandiera, sventolano presso la Malga Lunga, un piccolo museo della Resistenza ubicato in un ex rifugio montano situato tra le valli Cavallina, Borlezza e Gandino in territorio bergamasco. L’ ex rifugio fu una roccaforte partigiana. Al culmine di violenti scontri, in seguito al rastrellamento messo in atto da un plotone della Legione Tagliamento, 13 valorosi partigiani, il 21 novembre del 1944, furono fucilati ne pressi di Lovere. La Malga Lunga ristrutturata, poi, ad opera di ex partigiani in onore dei compagni caduti, è diventata una sorta di santuario della Resistenza dedicata ai 13 Martiri di Lovere.

Solo un’estrema sintesi, questa mia, di vite coraggiose ed esemplari cui tutti dobbiamo il dono della nostra libertà.

Un grazie particolare al bergamasco prof. Edoardo Del Bello, che, graziosamente, ha voluto farsi testimone di questo fraterno sventolio nella foto qui riportata.


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