Dieci anni fa, moriva Alda Merini. Il ricordo di Antonio Donadio

PER UN AMORE PERDUTO

Donna che abbracci questo grande amore,
lo sai che muoio grossa di dolore,
donna, abbine cura dolcemente,
sapessi come è bello lui fremente,
egli guida l’amor tra le braccia:
è saporoso come la vinaccia,
donna guardalo bene dentro gli occhi,
io non lo toccai non ho baiocchi,
non potrei prezzolarlo e dargli senso
in questa vita che non ha dissenso,
donna guardagli i riccioli profondi:
sono angelici, tanti e sono biondi,
donna adorata, poi che ami lui,
sapessi cosa sono e cosa fui.

Alda Merini

(da Ipotenusa d’amore, Milano, La Vita Felice, 1995)

La poetessa Alda Merini nata il 21 marzo del 1931“ Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenare tempesta”, amava ripetere spesso che voleva morire “ in un giorno importante”, e così accadde: si spense, all’età di settantotto anni, il 1° novembre del 2009 presso all’Ospedale San Paolo di Milano. Tra pochi giorni, quindi, ricorre il decennale della sua morte e questo vuole essere un piccolo affettuoso ricordo della “poetessa dei navigli” su cui tanto si è detto e scritto, a proposito e non. Ho incontrato Alda Merini una sola volta. Fu in occasione della pubblicazione del mio libro Versi d’amore, cento liriche d’amore di poeti italiani del Novecento (San Paolo 2002) in cui avevo antologizzato la poesia qui riportata. In verità, la poetessa non venne alla presentazione ufficiale avvenuta presso la Fenac di Milano cui intervennero molti amici e poeti tra cui Maurizio Cucchi, Vincenzo Guarracino, Vivian Lamarque, Roberto Mussapi, Antonio Riccardi, Marco Beck, Silvio Riolfo Marengo, Raffaele Crovi, ma la ritrovai al mio fianco in un’altra occasione in un caffè letterario di Bergamo. Cortesemente accettò di autografare la pagina del mio libro con la sua poesia e fu così che ebbi l’occasione di scambiare qualche battuta. Mi sembrò una donna molto fragile, desiderosa solo di dispensare malinconici sorrisi seguiti subito dopo, semmai, da un’occasionale reprimenda verso il suo interlocutore di turno quasi ad ammonire che la debolezza di un veloce sorriso è solo un momento transitorio come la vita stessa. Così fece con me, dopo avermi ringraziato per l’inclusione nell’antologia da me curata, mi salutò frettolosamente passando ad altro. Tra i tanti omaggi che, in questi giorni, vengono rivolti ad Alda Merini, mi piace sottolineare quello che le ha reso un suo vecchio amico, Giacomo Barbieri attraverso una mostra documentaria a lei dedicata presso Villa Castelbarco a Vaprio d’Adda (19/27 ottobre) con la collaborazione dell’istituto internazionale di Studi Liguri e degli Amici del Museo-Bibloteca Clarence Bicknell. Mostra tenutasi già a Bordighera Book Festival nel settembre del 2014. Barbieri ha accompagnato la mostra con un piccolo libretto di memorie personali in cui scrive: “Dedico i miei ricordi ad una signora che, malgrado una vita tribolata, aveva rapporti interpersonali di buonsenso, cortesia e amicizia.”

Alda Merini: nome completo Alda Giuseppina Angela Merini (Milano1931-2009) poetessascrittrice, aforista. Ha scritto tantissimo tanto da essere, per taluni, colpevole d’inflazionare il mercato a scapito della qualità del prodotto. Cito, quindi, solo qualche libro tra i più famosi: Ipotenusa d’amore, con quattro disegni di Massimo O.Geranio, La Vita Felice, Milano 1992; Ballate non pagate a cura di Laura Alunno, Einaudi, Torino 1995; La pazza della porta accanto, Bompiani, Milano, 1995; Aforismi e magie, disegni di Alberto Casiraghi, Rizzoli, Milano 1999; La voce di Alda Merini. La dismisura dell’anima. Audiolibro. CD audio. Milano, Crocetti, 2004; Nuove magie: aforismi inediti 2007-2009, Rizzoli, Milano 2010.


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