CAVA DE’ TIRRENI (SA). Ricordando il caro Peppe Basta, una vita da teatro
Hai attraversato come un soffio di vento tutte le scene della vita e con forza e leggerezza hai soffiato sui cuori di tanti, lasciando una scia colorata.
Eravate una cosa sola tu e il palcoscenico e, come si addice ad ogni vero attore e come sottolineavi in uno dei tuoi monologhi più amati, spogliarsi “dopo il sipario” del vestito sorridente era ritrovarsi a contatto nudo con la parte più misteriosa e chiaroscurale di se stesso. Ma forse era anche scoprire che, se pure trasparivano oltre la maschera frammenti di fragilità o di debolezza o una stranita voglia di coccole, in fondo rimaneva tanto di quel Peppe che liberava energie esplosive o insegnava al mondo dei ragazzi a ritrovare i colori giusti della crescita grazie alla libera fuoruscita delle energie emozionali fisiche ed emozionali.
Era questo il filo rosso che ha tracciato i tuoi giorni, fin da quando, giovanissimo, sentivi in te il vulcano della nuova cultura giovanile e ti scatenavi nelle danze sfrenate in compagnia e contemporaneamente nelle danze disciplinate sui primi palcoscenici che calcavi. Sentivi che il nuovo mondo stava anche nel nuovo teatro, e lo coltivasti con convinzione a Nocera , proponendo con i tuoi amici, Franco Forte in testa, le idee innovative del teatro gestuale, della scrittura di scena, dell’intelligenza nell’assurdo, dell’occupazione fisica della scena oltre la parola.
Leo De Berardinis, Eugenio Barba, Grotowsky, Beckett, Ionesco, gli straniamenti degli autori russi: erano questi la nuova frontiera. E l’hai difesa con coerenza, anche negli anni in cui con i tuoi amici avete aperto colorate finestre artistiche e culturali col Teatro A di Sanseverino. Ma l’hai fatto pure nell’ultimo lungo periodo della tua vita, quando ti sei dedicato ai progetti teatrali nelle scuole e sei stato il lettore ufficiale dei testi dell’Iride (perla nazionale della tua “iridata” famiglia), fino all’ultima emozionante lettura, non in diretta ma registrata dalla stanza del tuo sofferente tunnel finale.
E hai animato a lettere di fuoco le visite degli studenti (e non solo) alle stimolanti mostre della Mediateca Marte, quando i visitatori se ne tornavano a casa sospesi a metà tra il godimento di aver scoperto un Mirò, un Picasso, uno Chagall e il divertito piacere di aver visto e ascoltato Peppe Basta mentre, da artista lui stesso, dipingeva con la sua voce e le sue movenze le parole degli artisti.
Credevi profondamente nel teatro, come fonte di cultura, di comunicazione, di formazione. Una fonte universale, connaturata all’uomo in quanto animale sociale, a prescindere dall’età. Anche per questo ti sei lanciato con slancio e convinzione a costruire spettacoli dovunque, nelle scene più mature e nelle “periferie del sipario”. Come non citare la tua collaborazione con l’indimenticabile Betty Sabatino nei suoi progetti di diffusione della filosofia fin da bambini, intendendo la filosofia come capacità autonoma di discernimento, di giudizio e di espressione dei sentimenti e del pensiero? Come non ringraziarti per la tua presenza assidua, generosa, instancabile, tra i ragazzi dell’ANAIMA, a costruire per qualche decina di anni spettacoli “normodotati” anche per non normodotati ed offrendo loro una finestra su un protagonismo assolutamente rivitalizzante?
E, mi consentirai, come posso dimenticare io personalmente la nostra lunga collaborazione, scolastica e non solo? Insieme ne abbiamo costruiti tanti, di spettacoli, al Liceo Scientifico “A. Genoino”, con quel magnifico gruppo degli “Assurdi&Basta” (un nome che era tutto un programma) e senza rinchiuderli tra le mura di un istituto, ma portandoli in giro, partecipando a tanti concorsi e ottenendo riconoscimenti e premi che ci gratificavano, ci sollecitavano a proseguire e soprattutto cementavano in noi l’intesa e nei ragazzi la scoperta di un’identità personale e di gruppo che da sola aggiungeva sostanza vitale alla loro presenza nella scuola. La prima uscita in quel di Teggiano con il tuffo nel teatro dell’assurdo… l’altro tuffo nell’elettrico contrasto tra il mondo dell’immaginario e quello crudele della realtà nell’immaginifico “Play station” con un redivivo Dylan Dog… il successo de “Il rifugio”, che ci portò al Festival Nazionale di Serra San Quirico e alla quadruplice premiazione sul palco con Flavio Insinna… la straordinaria esperienza di “Family show”, con i genitori e i ragazzi che mettevano in scena il vissuto delle problematiche educative e familiari… l’emozione a battito di cuore del Premio anticamorra a Marano ricevuto dalle mani di Rita Borsellino per il nostro corto “Pallottolina” …
E tante ancora ne potremmo rievocare… Ricordi bellissimi che ancora oggi lasciano una profonda scia di emozione: non il rimpianto perché non ci sono più, ma la gioia di averli vissuti. In questi ricordi campeggia sempre il modello del tuo modo di affrontare le cose: divertimento e giocosità al massimo livello possibile, creatività sorprendente e pertinente, ma mai separati dal rigore e dall’impegno, che portava te e stimolava ognuno di noi a dare sempre il massimo e comunque a crescere di tanto, in rapporto al personale punto di partenza. Proprio grazie al tuo modello “sacerdotale”, al tuo energetico amore per la comunicazione teatrale ed alle tue spinte, possiamo dire con convinzione che ogni ragazzo che con te ha calcato le scene è riuscito a scoprire e utilizzare il picco delle potenzialità del momento, attoriali e non solo, dando così una sterzata alla personale esistenza.
In questo sei stato un maestro di vita e una salutare fonte di energia rinnovabile. Se una tale impronta rimane nella mente di tutti noi, nel cuore non può che ondeggiare il pensiero della tua dimensione personale, di quella tua calda umanità sottesa allo slancio e alla partecipazione con cui affrontavi i tuoi impegni, di quel tuo elettrico ponte levatoio tra estroversione e introversione, di quella tua adorabile capacità di fare i conti chiaroscurali con i tuoi sogni e nello stesso tempo di stimolare negli altri solari sogni della fantasia e dell’immaginazione, di quel tuo saper essere in bilico tra arcane malinconie, consapevoli corrucci e freschi sorrisi.
Troppo presto te ne sei andato: tanto avevi dato, tanto stavi dando, tanto avresti potuto ancora dare. Rimane il dolore di un fiore tarpato ancora nella pienezza matura del suo profumo. Rimane la scia del ricordo e delle tue impronte diffuse. Rimane la speranza che la nostra comunità sappia conservare la memoria di te come si deve e come è giusto che sia. Rimane il sorriso perché “ci sei stato”.
Non “basta”, ma sarà un modo per essere ancora Basta…
Ciao, caro Peppe e … grazie di tutto!
Commenti non possibili