Cava de’ Tirreni (SA). Cento anni dalla nascita di Settimia Spizzichino, reduce da Auschwitz e concittadina onoraria

La memoria sarà onorata con una serie di iniziative nel dopoCovid prossimo venturo.


La memoria non è cenere, ma fuoco che arde”. Parole sacrosante, quelle pronunciate giovedì 15 aprile dal Sindaco di Cava de’ Tirreni Vincenzo Servalli dopo la meditazione silenziosa e la posa della corona di fiori davanti all’iscrizione marmorea della strada dedicata a Settimia Spizzichino. L’occasione era il centenario della sua nascita, in una manifestazione promossa dal Comune di Cava de’ Tirreni e dall’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) cittadina.

E di fuoco ne fa bruciare tanto, quasi esplodere, il ricordo di Settimia, ebrea romana, cittadina onoraria di Cava de’ Tirreni, l’unica donna sopravvissuta alla deportazione del 16 ottobre 1943 dal ghetto di Roma ad Auschwitz, testimone attivissima della Shoah, paladina della dignità umana.

Arde, e come, il dovere di ricordare quel pozzo nero della storia che è stata la persecuzione razzista contro gli Ebrei, sfociata nella tremenda soluzione finale dello sterminio di marca nazista, ma giunta al termine di un cammino discriminatorio radicato nei secoli. Un ricordo la cui fiamma deve essere capace di illuminare sempre la coscienza di un’umanità che purtroppo non ha smesso di dividere le persone in categorie etniche o culturali o religiose o sociali o sessuali e considera troppo spesso solo una parola l’invito sempre attuale del “fratelli tutti” che viene da lontano e che è il marchio luminoso non solo dell’enciclica ma dell’intero pontificato di Papa Francesco.

Quel fuoco si propaga ardente dalla figura di Settimia, che non ha mai smesso di parlare, testimoniare, accusare, invitare tutti a ricordarci di ricordare. Ed è, o dovrebbe essere, la benzina di energia perché ognuno di noi nel suo piccolo dia il suo contributo, la sua “goccia”, per costruire l’oceano di una società più giusta.

È un fuoco che per noi cavesi ha un livello di gradazione in più. È a Cava che, nel lontano 1995, decollò la voce di Settimia, che, pur se già forte, non aveva ancora lo strumento principale della comunicazione ad ampio raggio, cioè una pubblicazione scritta che raccontasse la sua vicenda.

Fu un decollo indimenticabile: l’invito da parte dell’Amministrazione Comunale, Sindaco Raffaele Fiorillo e il sempre rimpianto consigliere Franco Prisco in primis, l’incontro in Comune con oltre mille studenti e centinaia di cittadini per tre giorni “di fuoco”, la nascita o il consolidamento di un’amicizia “oltre la Shoah” con il gruppo organizzatore e il “grande gancio” Angela Benincasa…

E poi, finalmente, Lui, il libro della Memoria.

Fu il Comune di Cava a pubblicare l’autobiografia di Settimia, “Gli anni rubati”, stesa con il contributo di Isa di Nepi Olper, in un’edizione curata dalla Biblioteca Comunale nelle persone di Teresa Avallone e Federica Clarizia insieme con il sottoscritto scrivente Franco Bruno Vitolo. Tre edizioni, centinaia e centinaia di copie distribuite in tutta Italia, la raccolta di offerte destinate ad un viaggio collettivo ad Auschwitz. E con quei soldi studenti e cittadini cavesi, unitamente a lei e ad un gruppo di reduci romani o loro familiari, visitarono i lager con chi li aveva sperimentati. Difficile rendere a parole l’emozione e la lezione che quel viaggio donò e dona ancora. In compenso, sia la terza edizione de “Gli anni rubati”, con le testimonianze dei ragazzi, sia il libro che racconta il viaggio, cioè “Cioccolato ad Auschwitz”, sono tuttora strumenti che circolano nelle scuole e aiutano a ricordare ed a tenere acceso il fuoco. E una delle foto simbolo di Settimia e della Shoah, con il suo volto in primo e lo sfondo dei fili spinati, usata anche per il manifesto della deposizione della corona, fu scattata proprio nel corso di quel fatidico viaggio.

Intanto, tra un incontro e l’altro in Italia e nei luoghi deputati dei media, Settimia non aveva mai smesso di frequentare Cava, la sua amica-sorella-figlia-“mamma” Angela e la sua famiglia, e il gruppo di amici, abituati ormai a considerarla non la reduce Settimia ma l’amica Settimia.

E così, venne naturale la concessione della cittadinanza onoraria, poco prima della scomparsa, avvenuta il 3 luglio del 2000. Ma la sua memoria mai è rimasta cenere. Uscì postuma la terza edizione di “Gli anni rubati”, con testimonianze anche di Walter Veltroni, Francesco Rutelli, del Rabbino capo. Fu consegnata alla comunità romana a Roma in occasione dell’intestazione di una scuola proprio a lei.

E poi, il film monografico su di lei, “Nata due volte” , montato su materiale originale (di cui gran parte della Fondazione Spielberg) dal regista Giandomenico Curi. Il titolo evocava la data della sua seconda nascita, cioè la liberazione dal lager avvenuta proprio il giorno del suo compleanno e attraverso una fuoruscita “uterina” dal rifugio provvisorio sotto un mucchio di cadaveri.

E poi, l’intitolazione a Cava della traversa di via Filangieri, che presto dovrebbe diventare uno stradone di collegamento.

Di recente, l’avveniristico Ponte Spizzichino sul Tevere, disegnato da un superbig come Calatrava. E proprio il 15 aprile perfino un francobollo emesso dallo Stato!

E ancora tanti, tanti giri delle sue parole e del suo messaggio attraverso i libri, i video, i testimoni indiretti.

Insomma, la figura di Settimia, come quella di altri reduci, è ancora una caldaia bollente in cui far cuocere il cammino verso una società più giusta.

Una caldaia il cui fuoco va alimentato anche dalla Comunità cavese. È questo il senso delle parole del Sindaco, che valgono come promessa. Promessa di un convegno autunnale proprio in occasione del centenario, di un arricchimento di notizie nel sito web comunale, di una quarta edizione de “Gli anni rubati”, tuttora molto ricercato in tutta Italia, di un’adeguata celebrazione anche in Città nelle future giornate della memoria, magari, con l’indizione di un concorso letterario riservato ai giovani.

Perciò siano seme e germoglino presto le parole del Sindaco Servalli, non a caso pronunciate avendo accanto l’ex Sindaco Raffaele Fiorillo, che accolse Settimia per primo, e Luca Pastore, giovane Presidente dell’ANPI, che porterà la fiaccola accesa nei giorni a venire, Ce n’è tanto bisogno, di quel germoglio, e non solo per il ricordo della Shoah, ma anche per rafforzare uno dei picconi necessari per abbattere i muri tuttora presenti e predisporre praterie di giustizia per quello strano e tuttora misterioso mondo del dopoCovid che si prospetta davanti alla nostra umanità smarrita.

A quel fuoco, sotto quella caldaia, non sono chiamate solo le istituzioni, ma ognuno di noi… Insomma, commuoviamoci pure, ma poi muoviamoci…


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