Cava de’ Tirreni (SA). Serena, Marianna, Ana Petra: tre baby-poetesse di grande talento sul podio del Concorso “Arte e Cultura”
Nel riportare in un recente articolo gli esiti del concorso letterario artistico indetto dall’Accademia “Arte e Cultura Michelangelo Angrisani”, abbiamo lasciato a parte la Sezione Baby Artisti, perché riteniamo che meriti una particolare attenzione la fioritura di talenti giovanissimi emersa in questa edizione 2021 veramente speciale. Oltre al non ancora dodicenne Antonio De Caro, che, come già detto nel precedente articolo, ha ricevuto la medaglia della Camera dei Deputati per un avvincente racconto “fantaecologico”, meritano un discorso a parte le tre giovanissime salite sul podio, la cavese Serena Luciano, la “cuneese” Marianna Siani, la rumena Ana Petra Mirica Bobit: tre talenti da mettere in luce, seguire ed eventualmente “coccolare”.
Ti martella come un’incudine! / Chiusa in una stanza / i pensieri iniziano una danza. / Una danza triste che ti fa perdere il sorriso, / poi arriva lei, la mia mamma / che con una carezza porta via la tristezza… Nella semplicità di queste parole la profondità di un affetto. Non era facile riuscirci a soli undici anni, ma Serena Luciano, terza classificata, ci è riuscita, confermando le sue qualità in pieno germoglio, che le hanno permesso a scuola di essere promossa sfiorando la media del dieci e di partecipare alle video-poesie de La giara 2021, facendo, lei pulcina, anticipatamente capolino tra gli adulti.
Se di Serena si assaporano i primi germogli, di Marianna Siani, sedicenne studentessa “cavese di Cuneo”, piazzatasi al secondo posto, si sente già il profumo della pianta in fiore. Le due poesie da lei presentate, una sul cammino dell’esistenza e l’altra sul senso delle esperienze, aprono ampi orizzonti di emozioni e riflessioni, con sprazzi di filosofiche meditazioni che stupiscono in rapporto all’età e che non sono inferiori ad analoghi pensieri partoriti da cervelli e cuori più adulti. Marianna non vuole inaridirsi con i calcoli dei grandi, ma vuole assaporare tutti gli istanti con un cuore “da bambino”, perché noi tutti siamo parte di un miracolo divino / e bagnati da gocce di occasioni / che ci scivolano addosso a milioni, / in questa vita che è un miracolo senza spiegazioni… e queste occasioni non possiamo lasciarcele scappare tra le dita con le nostre più o meno colpevoli inconsapevolezze. La preghiera da lei rivolta alla vita ci lascia con il cuore gonfio:
Vita, che non hai istruzioni, / insegnaci a leggere ogni tuo discorso / contenuto nel libro dell’universo, / di cui gli uomini sono le illustrazioni.
Lei si rivolge soprattutto alla forza e alla capacità dell’uomo di capire, sentire, vedere e scegliere, perché la nostra vita siamo noi che la costruiamo, consapevoli che non siamo più di un particolare / nella perfezione del mosaico universale. ed è questo particolare che dobbiamo far fruttare, come scintilla che genera fuoco. Del resto basta un motivo, una luce per crescere e camminare:
la speranza che si nasconde sotto le lacrime amare.
Questo senso dell’appartenenza al tutto universale, non certo comune in una ragazzina così giovane, è anche l’anima della poesia Il viaggiatore, dove lei invita chi si deve spostare da un luogo all’altro (un riferimento alla sua esperienza da “migrata”) a riflettere che in fondo si va solo in un frammento diverso / in un’altra tesserina colorata / di un immenso universo. Viaggiando, tutto sembra nuovo, eppure tutto è legato da un filo perché siamo nella stesso pianeta e noi, volenti o nolenti, siamo una solida unità, avvinti / dalla stessa meravigliosa umanità. Cara Marianna, chapeau!
Se Marianna Siani va diritto al cuore delle meditazioni attraverso i suoi tagli in rima, la rumena Ana Petra Mirica Bobit, sua coetanea, prima classificata (un fenomeno che a dodici anni aveva già pubblicato tre raccolte di poesia!) preferisce “giocare” con virtuosa maestria sulla forza delle immagini e sull’incisività delle metafore, creando degli elettrici contrappunti quasi musicali, ma nello stesso tempo inducendo a riflessioni di ampio respiro emozionale e culturale. Ci è riuscita magnificamente, descrivendo il supplizio della terra da parte dell’uomo, che sta ferendo mortalmente la natura in quanto tale e la sua natura stessa.
Che dire di quel folgorante incipit della nostra poetessa?
Dal cuore strappato dal sole / nasce / la lacrima della terra strizzata, / il verso dello zufolo / schiacciato sotto il solco, / l’anima dell’aratro / impoverita sotto la granaglia.
E che dire di quei pensieri dell’eternità scavati come righe profonde / nell’occhio cieco dei solchi,/ mentre strillano stridulamente gli uccelli neri / fischiettando l’aria / delle nuvole dei secoli passati?
E come non emozionarsi in quel catartico vagheggiamento finale, così possibile, così realistico, così poetico, di lei che vorrebbe camminare scalza sulla morbidezza delle foglie, / sentire attimi di stridore tra le dita?
In queste parole, ma anche nella descrizione della falsa libertà di un mondo in cui siamo cornee di ghiaccio senza appetito perché un pezzo di vetro decide il nostro modo di apparire, si sente la forza non solo di un talento precoce, ma anche di una scuola, quella rumena, dove la creazione poetica è materia di formazione e di incontro fin dalla prima età.
Perciò guardiamo con speranza a questi semi di qualità che ci vengono da giovanissimi, perché ogni scintilla di padronanza della parola, di originalità delle idee, di percezione mentale e sensoriale della realtà non visibile, è il segno che nel gran rumore della massificazione tecnologica e della frenesia comportamentale c’è ancora il tempo per il silenzio della meditazione e dello studio. E … buon pro ne venga …
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