Cava de’ Tirreni: una mostra al top, Cesare da Sesto … e tanto Leonardo
Due sedi di esposizione, il genio italico per eccellenza, un pittore rinascimentale che ha lasciato il segno in tutta Italia, l’intervento di esperti di statura mondiale, due chicche artistiche di gran pregio, una panoramica su un’epoca d’oro della nostra cultura, la riproduzione fedele di geniali macchine o sognanti plastici di cinquecento anni fa.
Eccolo, il quadro di un’iniziativa culturale che non può non riempire d’orgoglio un’intera cittadinanza.
La mostra Leonardo e Cesare da sesto nel Rinascimento meridionale, visibile fino a settembre a Santa Maria del Rifugio e presso l’Abbazia benedettina, ha suscitato l’interesse del mondo culturale ed artistico di tutta Italia, oltre che quello dei media (vedi arrivo della troupe RAI di Unomattina).
Merito della Pala Lucana, il quadro scoperto nel 2008 dal prof. Nicola Barbatelli presso una collezione privata e che probabilmente è un autoritratto di Leonardo da Vinci.
Merito del Polittico rappresentante in nove quadri San Pietro, la Madonna col bambino, San Paolo, San Benedetto, il Battesimo di Cristo, e nella predella una trafila di altri dieci santi con Dio Padre, concepito nel XVI secolo come una pala d’altare ed oggi conservato nel Museo dell’Abbazia Benedettina: un’opera commissionata a suo tempo dall’Abate a Girolamo Ramarino e realizzata con la collaborazione di Cesare da Sesto, pittore della scuola raffaellesca e di formazione leonardesca.
Merito dell’importanza tecnica ed artistica di queste opere, che, come ha spiegato nei suoi studi il prof. Peter Hohenstadt, riproducono artisticamente l’idea aristotelica del movimento e della vita negli esseri viventi, rappresentati, oltre che con le già usate tecniche rinascimentali, con l’uso della binocularità, cioè secondo la visione complementare dell’uno e dell’altro occhio insieme, che permette di avere una visione delle cose non appiattita. È questa una tecnica che superava anche la già fondamentale prospettiva geometrica, utilissima per esprimere il mondo secondo lo sguardo umano, in piena conformità con l’importanza che nel periodo rinascimentale si dava alla riscoperta delle facoltà dell’uomo stesso.
Merito della presenza in sede inaugurale di personalità come i prof. Nicola Barbatelli e Peter Hohenstadt e del prof. Carlo Pedretti, docente dell’Università di Los Angeles e della sua sede in Urbino, forse il maggior esperto vivente di studi leonardeschi.
Merito di un catalogo di altissimo profilo artistico, curato dallo stesso Barbatelli, destinato ad essere conosciuto ben oltre i confini della Città e della Regione.
Merito dell’idea brillantissima di corredare a Santa Maria del Rifugio le immagini pittoriche con la riproduzione fedele e documentata delle macchine con spirito profetico ideate da Leonardo. Quelle macchine, che si possono ammirare, toccare, fotografare, capire grazie a disegni e didascalie, rappresentano un’attrazione irresistibile, un’occasione da non perdere.
Tutto bene, dunque? È il momento buono per un rilancio alla grande dell’attenzione turistica diffusa per la nostra Città?
In potenza sì, se non fosse per un piccolo difetto di comunicazione.
Sui manifesti non si fa cenno minimamente né della Pala Lucana né tanto meno dell’esposizione delle macchine, che, anche se non originali, sono una fonte di attrazione ben più forte del puro richiamo pittorico. E, nei comunicati stampa diffusi, rispetto alle macchine viene evidenziata la presenza dei disegni, che, pur se preziosi, hanno ben altro impatto.
Inoltre il manifesto sembra finalizzato più alla figura di Cesare da Sesto, rispettabile ma non particolarmente attrattiva, che a quella di Leonardo, che non solo in Italia, ma in tutto il mondo è di quelli che basta la parola.
Il motivo, i responsabili? Mistero, per ora.
E peccato. Peccato per un’idea veramente alla grande, tanto più valorizzabile in un periodo di crisi e di spese limitate. Un’idea che ben si sposa con la Settimana Rinascimentale, giunta alla seconda edizione, tale da accorpare una serie di eventi in un evento unico e molto più di impatto.
Quindi, brava l’Amministrazione che si è mossa per un’iniziativa qualificata ed originale. Ma ancora più brava se correrà ai ripari con una promozione più chiara, anche tra i Cavesi stessi, sempre un po’ restii a valorizzare certe manifestazioni di livello culturale “specialistico”.
Non vorremmo che, con la comunicazione limitata ed ambigua, si facesse la fine di chi ha vinto la lotteria ma ha perso il biglietto.
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