CAVA DE’ TIRRENI (SA). Una storia contemporanea, di Stefania Cataldo. Presentazione al Marte di Cava il 26 settembre. Il figlio è disabile e la coppia scoppia. E se fosse disabile la coppia?
Tra le non poche novità che quest’anno caratterizzeranno a Cava de’ Tirreni la Festa dell’Osservatorio cittadino delle diverse abilità, in programma a fine settembre, spicca la presentazione di libri che, direttamente o indirettamente, affrontano l’argomento.
Ed è interessante e per certi versi provocatorio il taglio dato da Una storia contemporanea (Ed. Aletti), opera prima dell’avvocato salernitano Stefania Cataldo.
La storia contemporanea è una intensa, controversa, partecipata, ma comune storia d’amore. Coinvolge Lauren, giornalista, salernitana di origine, romana di adozione, e Claudio, giovane professionista romano di famiglia agiata. Incontro fascinoso, approcci ammalianti, superamento di significativi contrasti caratteriali, intesa galoppante, sensi incantati, matrimonio promettente.
Le premesse per un’armonia sempre più appagante all’apparenza ci sono tutte, ma la luce si spegne dopo che nasce Mattia, affetto da seri problemi cognitivi e di mobilità.
Una situazione da affrontare di petto, e insieme. Ma i due sposi non ci riescono. Da una parte, lei, dopo aver stretto i denti per superare lo smarrimento, decide di lottare e di affrontare il cammino tenendo caldamente per mano la crescita del bambino. Dall’altra Claudio progressivamente rifiuta, fugge, si tuffa nella vita fuori casa. I problemi, anziché unirli, li hanno divisi. Nei progressivi sviluppi della crisi, intervengono quasi naturalmente anche approcci extramatrimoniali. E la loro nave, pur se tra alti e bassi, pentimenti e rinascite, naviga tra ribollenti onde di tempeste emozionali, in cui i due protagonisti non mancano di commettere errori anche gravi di relazione e di comunicazione.
Come si può notare, nella breve presentazione della trama abbiamo detto “dopo che” nasce il figlio disabile” e non “poiché” nasce il figlio disabile.
La distinzione è importante, perché lo spirito del romanzo va proprio in questa direzione. L’obiettivo primario della Cataldo non è di parlare della disabilità e del modo di gestirla, ma di far capire come di fronte a difficoltà e problemi da superare conti non tanto l’entità del problema, ma il modo con cui lo si affronta. Un modo che svela di fatto il carattere di ognuno dei protagonisti. E nella gestione della difficoltà il carattere può maturare e rafforzarsi, oppure, se non supera la fragilità di partenza, può andare a rischio di disgregazione.
In qualche modo quindi è un romanzo di formazione, o per certi versi, di “deformazione”. Da qui sviluppa tutta una serie di tematiche, come il senso di colpa, comportamentale o genetico, che accompagna il genitore di un figlio disabile, lo scontro tra la paura di generarne un altro simile ed il desiderio di provare con un altro figlio la compensazione di certi squilibri. O anche, e forse soprattutto, i problemi che si moltiplicano quando tra le persone non c’è una comunicazione aperta, tanto più necessaria nei momenti difficili e tanto più grave quando i protagonisti sono legati da un rapporto di intimità e di coppia. Il tutto viene incorniciato nella ricerca di un’etica di vita, di una padronanza delle emozioni, di una forza d’animo adeguate a sostenere il senso di responsabilità ed i disagi affettivi e magari a fecondarli come costruttori di nuove opportunità, e non come distruttori di provate armonie.
Questo, ed altro, quindi, nel romanzo di Stefania Cataldo. Varrà la pena venirlo a conoscere nella presentazione, che si terrà il 26 settembre alle 18,30 in Mediateca. Ma varrà la pena anche leggerlo e riflettere sulla lezione di una vicenda comunque dolorosa ed a tratti imbarazzante. Anche per questo, tante volte la letteratura è maestra di vita …
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