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Coronavirus. La voce dei poeti: Maria Lenti
Passaggio
chi alza la lanterna
non l’ho saputo
non saprei
non ho memoria
non ho carta pretoria …
s’è incamminato
allampanato
s’è dileguato teso
stravolto in volto
davanti a tutti
balordo offeso
tra sassi e flutti
forse sdegnato
forse seccato
forse accecato
forse mai stato
Maria Lenti
Un sapiente gioco metrico fa di questa lirica, una graffiante litania. L’uso dell’anafora presente massicciamente nella prima strofa (non) e nella terza (forse) diventa il segno predominante con un armonico intreccio di rime che quasi giocano a rincorrersi (vv 4/5 memoria/pretoria); (vv 6/7 incamminato/allampanato); (vv 8/11 teso/offeso); (vv 10/12 tutti/flutti) con rima al mezzo (vv 9/11 stravolto/volto/balordo), per poi mostrasi, sfacciatamente, e con forza, nella terza e ultima strofa con la presenza di ben quattro rime baciate in “ato” (vv 13/14/15/16 sdegnato, seccato, accecato, stato). Intrigante cantilena che va a perdersi all’infinto con la cadenza del procedere, in conformità con il tema stesso della lirica, dell’andare oltre per una perfetta semantizzazione del significante ovvero forma e contenuto diventano tutt’uno.
Ogni certezza è smarrita, neppure la “memoria” ormai impotente, può più dar certezze. “Qualcuno” è partito, andato. Ma chi? Chi ha alzato la familiare amica“ lanterna”? Forse l’alter ego del poeta stesso? E chi potrà dire del suo andare, del suo “passaggio” oltre? Tutto è oscuro. L’uomo, eterno navigante, va, deve andare, è il suo destino, ma non sa dove e soprattutto dove arriverà. Tutto è nebuloso, le stelle tramontate per sempre, il cielo è nero, sembra la prima notte dell’esistenza, prima della luce. “L’uomo”, nonostante tutto, si è messo in cammino, ma il suo è un cammino doloroso “stravolto in volto”, non compreso dagli stessi uomini che pur dovrebbero essere i suoi compagni di viaggio, d’avventura, anzi è deriso nel suo desiderio di andare avanti, di procedere nonostante tutto. Il suo cammino è sempre più pieno di ostacoli: perché non ritorna indietro? Perché non rinuncia? Gli insulti si fanno sempre più pressanti, (“balordo offeso”), eppure non recede. Non ha certezze, ma sa che deve andare, di questo è convinto seppure il dubbio per l’esito finale lo attanagli, forse ciò che era luce, non è che inganno (“forse accecato”), forse il suo stesso andare non è che un inganno, forse il desiderio dal “passaggio” oltre, forse la sua stessa vita non è stata che un’illusione “forse mai stato”.
Questo nostro incedere in questi dolorosi giorni, dove nulla è sicuro se non la paura della sconfitta, perfino della morte, diventa l’emblema dell’uomo d’oggi che non si rassegna, che sa che deve andare avanti, porsi domande e cercare risposte, ma il momento dello scoramento, è dietro l’angolo pronto a sconfiggere la sua stessa missione che è missione di vita, nonostante tutto.
E’ questo il “passaggio” oltre che ci regala Maria Lenti, un andare oltre che è tutto intimo, di sferzante, a volte crudele introspezione, un andare contro un invisibile nemico con cui fare i conti ma nella certezza che è proprio dell’Uomo lottare per un fine che può tardare ma che deve pur esserci al termine del lungo, doloroso, incessante andare.
Maria Lenti, poeta, scrittrice, saggista, giornalista, vive a Urbino dov’è nata nel 1941. Già docente di lettere negli istituti superiori è stata deputata al Parlamento italiano per Rifondazione Comunista dal 1994 al 2001. Ha collaborato con quotidiani (l’Unità”, “Paese Sera”, “Brescia oggi”) e periodici con recensioni e saggi su poeti e artisti del Novecento. Numerose le sue pubblicazioni sia di poesia sia di narrativa e saggistica. Tra le più recenti, citiamo: Passi variati, Tracce 2003; Versi alfabetici Quattroventi,2005; Giardini d’aria Marte (Colonnella) 2011; Dentro il mutamento, antologia di poeti italiani contemporanei, Collana Nuovi / Fermenti Poesia, 2011; Effetto giorno. Scritti diversi (1993-2012) Ediland2012;Cartografie neodialettali. Poeti di Romagna e d’altri luoghi Pazzini, 2014; Ai piedi del faro La Vita Felice, 2016; “Certe piccole lune” , Fara editore, 2017; Elena, Ecuba e le altre, Arcipelago Itaca,2019.