Non so quanti, specie nel nord d’Italia, sanno che a scrivere l’immortale “Leggenda del Piave”, fu un poeta napoletano. Con l’entrata in guerra dell’Italia nel maggio del 1915, E A. Mario, poeta napoletano e impiegato postale, chiese alla Direzione delle Poste di poter essere impiegato nelle unità ambulanti postali addette al trasporto della posta in prima linea. E nel giugno del 1918, nell’infermo delle trincee, nacque la celeberrima “Leggenda del Piave” che divenne quasi un altro inno nazionale. Ma chi era questo strano postino? Il poeta si chiamava in verità Giovanni Ermete Gaeta, nato nel 1884 nel popolare rione Vicaria da genitori di umili condizioni. Vinto un concorso nell’amministrazione statale delle Poste, gli fu assegnata come sede Bergamo. Qui conobbe Marie Clinazovitz, (pseudonimo Mario Clarvy), una giornalista di origine polacca, direttrice della rivista letteraria “Il Ventesimo”che lo chiamò a collaborare con articoli e poesie. E’ allora che nacque quel suo strano pseudonimo: E. (da Ermete, suo secondo nome); A. (dal nome di Alessandro Sacheri, un caro amico redattore di un giornale di Genova dove il poeta aveva iniziato a scrivere i primi articoli); Mario (dallo pseudonimo della Clinazovitz). Licenziato dalle Poste perché “si assentava senza giusti motivi”, fu poi reintegrato quando si scoprì che l’impiegato Giovanni Ermete Gaeta, altri non era che il poeta e musicista E.A. Mario autore della celeberrima “Leggenda del Piave”. Nonostante ciò, fu nuovamente licenziato con la motivazione che la sua attività artistica non era conciliabile con il suo lavoro alle poste. Ancora riassunto, infine, con la semplice qualifica di avventizio postale, ne conservò l’impiego sino al 1961 anno della morte. Nel 1944 aveva composto, assieme all’amico il poeta Nicolardi, ancora una famosissima canzone: Tammurriata nera.