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Franco Bruno Vitolo | 28 Marzo, 2022
Salerno – Cava de’ Tirreni (SA). Piazza della Libertà e la violenza di genere in un video di Rosanna Di Marino e Anna Panariello
Una musica avvolgente e tambureggiante, quasi ad urlo di cuore, un montaggio rapido e a volte stordente, un’atmosfera inquietante in scuro chiaro, con dominanza di notturni, due volti di donna smarriti e dolenti per sottintese violenze e abusi, due corpi in camicione chiaro ora rannicchiati su se stessi, ora coperti di veli, ora nell’atto di togliersi il velo in un gesto liberatorio, inseriti spesso in uno scenario di gabbiosi reticolati, ad indicare lo stato di sottomissione e di prigionia in cui si trovano e da cui desiderano liberarsi.
Contestualmente, nella fase iniziale, ad indicare lo sbocco possibile rispetto a tali compressioni, domina Lei, la nuova monumentale Piazza della Libertà di Salerno, che, pur se ancora in fieri, ha aperto nuovi cammini e nuove spettacolari angolazioni, collegando il porto di Molo Manfredi e gli arrivi delle navi con tutto lo scenario meraviglioso e sterminato del Lungomare che si estende fin quasi alla Piana di Pestum.
Lei, la Piazza denominata col valore supremo della vita umana, è stata inquadrata con grande suggestione, in chiave notturna e con lo sfondo de Lungomare illuminato, dal basso e dall’alto, come da un aereo in atterraggio su grande aeroporto o percorrendo una pista piena di lucine che come stelle indicano la strada. Su queste luci si avviano le due donne, ancora in camicione, lentamente, senza veli o gabbie. È il sogno tarpato di un cammino di luce? È la strada ritrovata dopo l’inferno delle violenze? Forse ambedue, ma l’importante è il respiro di vita che da quel cammino si emana e da quei piedi nudi che sinergizzano con la terra.
Sono questi i due cuori di Ab-uso, la creativa performance video (recuperabile on line da You Tube), generata in occasione della Festa della Donna ma valida per ogni giorno dell’anna. A realizzarla, Rosanna Di Marino e Anna Panariello, due artiste di Cava de’ Tirreni che ci hanno abituati a produzioni del genere, sospese tra il provocatorio e l’indefinito, ma sempre impregnate da uno spirito di sensuale vitalità, da un contatto plurisensoriale con la materia e con l’ambiente, da un messaggio di denuncia contro le violenze di genere e contro le offese arrecate alla dignità della donna ed alla persona: inni alla libertà e alla vita.
Sono importanti, video del genere, perché non solo aprono o perseguono le nuove frontiere dell’arte e della comunicazione, fondate sulla creatività multimediale e trasmissibili integralmente on line, ma producono messaggi di luce tra le ombre di cui abbiamo costantemente bisogno in questi tempi di regressioni civili, politiche e umane. E lo fanno creando un rapporto stretto con l’ambiente urbano, che assume un’anima e dimostra di poterne avere anche altre, di anime, a seconda dello sguardo di chi lo rappresenta.
È bello questo spirito, perché permette di passare dall’Ab-uso all’uso e di far trasvolare l’uso stesso in un connubio carico di condivisione e di felice unione.
Ma sarebbe ancora più bello non aver bisogno di video di denunce di abusi, perché significherebbe non ci sarebbero abusi da denunciare…
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