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Franco Bruno Vitolo | 24 Aprile, 2019
CAVA DE’ TIRRENI (SA). Un “bel Po di emozioni“ per la presentazione in Comune del libro “Anima e versi”, di Anna Volpe, cavese doc di Taglio sul Po
Poesia di un incontro per un incontro di poesia …
È stata proprio poeticamente emozionale la presentazione a Palazzo di Città del libro Anima e versi, di Anna Volpe, cavese doc ma da anni trapiantata a Taglio di Po, nel Veneto, dove ha insegnato fino alla pensione e ora svolge attività di giornalista.
Per lei, l’emozione di un ritorno nella sua terra, che da sempre rappresenta l’Itaca del cuore.
Per i numerosi compagni di Liceo, rappresentati con affettuose parole da Maria Rosaria Marlia, l’emozione calda di una rimpatriata a carne viva con tanti ricordi e un grande abbraccio, reale tra i presenti in sala e ideale con i presenti nel cuore, precocemente volati nel paradiso della memoria (Pasquale Lamberti, Maria Caputo, Alfredo Venosi…).
Per i rappresentanti istituzionali, cioè la Presidente del Consiglio Comunale Lorena Iuliano, la Presidente dell’Iride Gabriella Alfano e i membri dell’Associazione Giornalisti “Lucio Barone”, un coinvolgimento tutt’altro che formale, per le ondate interiori che si sono scatenate in sala.
Per quasi tutti i presenti in sala, accomunati dall’appartenenza generazionale, il battito del cuore nel rievocare, nell’ambito di un passato di radici sociali e scolastiche che è un tesoro ancora fertile, la figura del carissimo prof. Anacleto Postiglione, recentemente scomparso, grande maestro di classicità, di humanitas e di vibrazioni umane, la cui presenza è rimasta stampata con piombo colorato e indelebile nelle pagine della nostra memoria.
A lui è stato dedicato il libro dall’autrice, la quale pur da lontano non ha mai interrotto quel rapporto culturale e personale che ha fatto da filo rosso nella tessitura della sua identità e della formazione emozionale. A lui sono state dedicati tanti segni di affetto sempreverde, nei commenti, negli sguardi, nelle relazioni, nell’abbraccio diretto alle figlie Daniela e Titti, intervenute per l’occasione. Era ancora uno di noi…
E per l’intero pubblico è stata comunque poesia l’impatto con un libro che contiene già nel titolo e nel sorriso azzurro del mare in copertina la sua anima romantica e lirica.
Donna dal tenero cuore, animo intriso di una straordinaria sensibilità, poetessa di sensi e sentimenti: così dicono di Anna Volpe nelle prefazioni Gino Sergi, Mario Semonovich e con loro Maria Olmina D’Arienzo, dirigente scolastica, una delle compagne del Liceo Classico “Marco Galdi”, speleologica analista della parola e entomologica relatrice dell’opera, che ha scritto, collaborato, parlato e partecipato con tutta la forza della sua cultura ma anche con tutto lo slancio dell’amica e della studentessa.
Da conduttore e relatore della serata, emozionalmente partecipe essendo io stato sia allievo del prof. Postiglione sia per un breve tempo suo supplente in classe nelle classi di Anna e dei suoi compagni, ho rilevato come l’insieme delle liriche del libro, più o meno coscientemente, non è una somma di poesie o una raccolta random, ma un cammino quasi a cielo aperto dell’autrice verso se stessa (e quel “verso” qui non è certo casuale…).
Lo confermano già i titoli delle sezioni: Radici, Paesaggi dell’anima, Amor tremendo, All’apparir del vero. Un tronco bello nodoso di vita interiore, non necessariamente legato alla successione spaziale e temporale. Poi, un ramoscello fiorito: due poesie nella lingua sua, quella napoletana, non a caso dedicate una alla terra campana che fa sempre don dan nel suo cuore, l’altra alla madre, che tanto ha dato e ha donato, pur lottando contro dolorose tempeste di vita, e con la quale era possibile solo una comunicazione visiva, essendo lei priva di udito.
Madre naturale e terra madre: è questa l’incubazione del viaggio di Anna, partito da una famiglia dove le ondate di dolore e le dolorose scomparse hanno cementato la necessità di stare abbracciati per poter volare, unendo le rispettive ali solitarie. Poi, la radice scuola: la dedica al Prof. Postiglione, che ha spalancato la mente e il cuore all’infinita bellezza della poesia, e quella alle compagne di classe, citate quasi tutte, in versi dove l’emozione poetica era evocata dalla semplice pronuncia del loro nome, che per molte era corredata anche dalla presenza fisica.
È questa la cornice dei colori che progressivamente Anna ha saputo mettere nella sua vita: quei colori che Maria Olmina D’Arienzo scova e conta verso per verso, non per gusto nozionistico ma per riprodurre la tavolozza che si è formata nel cuore di Anna.
Se l’inizio è nelle radici e nell’uscita tempestosa dal porto verso un oceano sperabilmente più tranquillo, le conclusioni del cammino sono nel timido ma deciso approccio alla scoperta dei raggi sole possibili ogni volta che le acque diventavano troppo gelide. Eppure si doveva pur sempre fare i conti con il suo cuore combattivo, pronto a trovare le luci nel buio, le primavere nell’animo, piccoli sogni realizzati. Un cuore deciso a vivere ancora una vibrante giovinezza della vita, a cercare tra le nebbie il suo tallone, a vincere la sua sfida perché lei, Anna, è fiera, è bella, è tosta.
Al centro di questo cammino e come humus fecondo, la poetessa ha inserito tutta la sua elettricità romantica che viene da lontano, dall’amato romanticismo classico di Catullo fino al doloroso apparir del vero di sapore leopardiano, in un cammino accompagnato e illuminato dalla forza dell’immaginazione, che le nasce da dentro, soprattutto attraverso i rimpianti e le attese d’amore, in un’onda che si inabissa nel dolore della perdita e rinasce nell’esaltazione della riscoperta. E compagna, sempre romanticamente, le è la natura, nelle sue meravigliose vibrazioni tonali che si sposano con gli stati d’animo del momento. Su tutto, il mare, quello amniotico della sua terra e quello accogliente delle coste croate, fonte di vita nuova e nuovi porti, dove il nero delle cadute è sostituito dall’azzurro di occhi nuovi che guardano lei e con cui sta ripennellando il suo mondo. E il naufragar le è dolce in questi mari…
E… naufragando naufragando… e creando uno strano ma intrigante gioco di parole, possiamo immaginare che lei possa dire una frase del genere: “Levo panna (come si faceva dal latte una volta, dal latte si scrostava la copertura di panna mostrando l’anima bianca del liquido), dal mare decollo col mio naveplano (il veliero dell’immaginazione, della fantasia e del sentimento) e volo verso atomi di azzurro”. Frase troppo strana? Mica tanto, se pensiamo che levo panna e naveplano sono anagrammi di Anna Volpe e Atomi è l’anagramma di Ti amo…
Giochi di parole a parte, tutta questa congerie di emozioni in qualche modo è venuta fuori sia dal libro che dalla serata. Si è creato una specie di caminetto affettuoso che ha coinvolto tutti, nell’emozione di un abbraccio che comunque si è rivelato lungo una vita, tale che ad un certo punto non c’era più posto nemmeno per il rimpianto. Infatti è stato scoperto il tesoro di tante conquiste vissute insieme, individualmente e da una generazione fortunata, di tante esperienze ed emozioni che anche le cose oramai perdute sono diventate fonte di bellezza perché comunque ci sono state.
E si è forse creato, per un’ora o forse anche molto di più, quel cerchio magico che unisce la percezione di amare e quella di essere amati e che, come dice Il Piccolo Principe, è la radice della felicità, o almeno di un momento di felicità.
Forse è proprio questo che abbiamo vissuto. Un momento di felicità. Custodiamolo bene oggi. Potrà comunque servirci domani…
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